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1 gennaio 2015 4 01 /01 /gennaio /2015 23:26
Incubus: il demone dimenticato
Incubus: il demone dimenticato

~~“Incubus” era, anticamente, il nome di un dèmone che si diceva perseguitasse nottetempo gli uomini, turbandone i sonni.

È una delle figure “vampiriche” più conosciute e temute, entrata a far parte di miti e leggende, uno spirito malvagio che veniva anche associato, come nome secondario, a Fauno. Questi demoni erano raffigurati aventi in testa un berretto conico, che talvolta perdevano mentre folleggiavano, e colui che trovava uno di questi, acquistava il potere di scoprire tesori nascosti. Originariamente per incubo si intendeva il sogno di essere sopraffatti da un mostro, l’Incubus appunto, e nelle tradizioni popolari successive l’incubo viene rappresentato sotto forma di un omiciattolo gibboso che s’intrufola in casa e siede sul petto dei dormienti togliendo loro il respiro.

La sensazione infatti, è che degli intrusi siano entrati in casa. Si tratta di un’esperienza registrata nel corso della storia dalle culture più diverse: i babilonesi chiamavano questa terrorizzante intrusione “Lilitu”, demone del vento, che seduceva gli uomini di notte, gli ebrei la chiamavano “Lilith“, nel Medioevo era nota come “Lamia” e nell’antica Germania come “Mara”, la vecchia ed orribile donna che sedeva sul petto del dormiente e produceva brutti sogni. Questa figura assunse anche caratteristiche maschili presso molte culture, e prese il nome latino di Incubus: incubo. Nel Salmo 91 si trova una definizione che calza a pennello: “terrore notturno”. Il termine latino “incubus” si può scindere nel suffisso “in”, che significa “sopra”, e in “cubus”, che deriva dal verbo “cubare” e che significa appunto “giacere”; quindi anche nel nome si richiama la figura del demone oppressore che giace sul petto dei dormienti.

Si dice che l’Incubus giungesse nelle case di notte ed avesse rapporti sessuali con giovani donne, nutrendosi della loro forza vitale e del desiderio carnale suscitato nel sonno. Le sue vittime rimanevano prive di forze e sterili, spesso morivano di consunzione perché non riuscivano a riprendersi dopo la visita del “mostro”. L’Incubus sottraeva energia dalla donna con cui giaceva per trarne nutrimento, e nella maggior parte dei casi uccideva la sua vittima, o la lasciava in pessime condizioni di salute. Gli incubi continuano ad essere presenti nelle leggende medievali dove la loro figura diventa più malvagia. Nel Medioevo e fino al tardo XVII secolo, troviamo la credenza che il Diavolo potesse trasformarsi in una leggiadra fanciulla (Succubus), copulare con un uomo e trattenerne lo sperma. Poi divenire un uomo (Incubus), ed ingravidare una donna. Il tempo che trascorre necessariamente tra queste due operazioni spiega il perché lo sperma del Diavolo sia gelato, come leggiamo in tutti i più importanti trattati di demonologia coevi, e come risultava dalle testimonianze concordi delle Streghe. Durante la caccia alle Streghe, l’ammissione di aver avuto rapporti sessuali con un Demone o Satana era uno dei peccati per i quali le donne venivano uccise. Si riteneva che a volte gli incubi concepissero dei figli con le donne che possedevano; una delle leggende più famose di un tale caso è quella del Mago Merlino, il famoso mago della leggenda di re Artù, che si narra fosse figlio di un Demone ed un’umana. Sembrerebbe che in alcune aree questo mito sia stato modificato sino a rendere l’Incubo protagonista di molte tradizioni locali, ma anche temuto personaggio notturno tutt’oggi presente; ovviamente i nomi sono stati cambiati e la sua stessa natura di Demone spesso viene sostituita. In Sardegna, in tempi non troppo remoti, i pastori sostenevano l’esistenza di creature notturne capaci di “disturbare” chi dorme, provocando inevitabilmente incubi. A volte, secondo queste credenze, assumono l’aspetto di esseri muniti d’artigli, quindi facilmente ricollegabili come aspetto a lupi o cani di proporzioni gigantesche; altre volte, però, assumono l’aspetto di Folletti, il cui unico scopo è di custodire tesori e disturbare i dormienti (generalmente sedendosi sul loro petto impedendo una respirazione regolare) che, dopo essersi dimostrati pazienti nei loro riguardi, possono entrare in possesso di immense ricchezze.

Oggi Incubus è il nome che si assegna ad un turbamento della parte inconscia della psiche, il cui oscuro agitarsi si rivela simbolicamente nel corso dei sogni. In ogni caso, l’incubo è da sempre fonte di continua meraviglia. Uno dei mali dell’uomo e della società in genere è la paura, forse il male peggiore perché legato al mistero e all’ignoto. La madre di tutte le paure, è quella della morte, e tra tutte le esperienze che terrorizzano l’uomo ed invitano all’umiltà di fronte all’ignoto, gli incubi sono forse la più diffusa e la più caratteristica, in quanto gli esseri umani sono le uniche creature viventi pienamente consapevoli della precarietà della loro esistenza. È precisamente questo senso di vulnerabilità a costituire la struttura essenziale di questo tipo di sogni. L’incubo è, insomma, il prototipo del “terrore umano”. In campo medico psicologico si definisce “incubo” un sogno a contenuto angoscioso, che presenta tre caratteristiche principali, nonché altre secondarie, non sempre presenti. In primo luogo si manifesta attraverso un senso di terrore mortale; in secondo luogo il dormiente è soggetto ad un forte senso di oppressione e soffocamento sul petto; infine, egli avverte la sensazione di essere completamente paralizzato, senza alcuna capacità di muoversi. Si possono inoltre verificare polluzioni involontarie, palpitazioni, sudorazioni fredde e via dicendo. Poiché questa esperienza angosciosa è spesso collegata al sogno di qualche essere mostruoso che sale sul petto del dormiente minacciando di ucciderlo, la causa dell’Incubo è dunque stata, fin dall’antichità, attribuita all’opera di esseri demoniaci reali.

Ad ogni modo, la sensazione di veridicità dell’esperienza è assolutamente corretta, nel senso che si verificano dei reali cambiamenti fisici nel corpo. Occhi aperti, paralisi dei muscoli e difficoltà respiratorie sono riportate da più osservatori. In seguito ad essi, molti appaiono pallidi e tremano. Queste caratteristiche hanno molto in comune con uno stato fisiologico noto come “paralisi notturna”. È una delle scoperte sul sonno più sorprendenti: durante ogni fase REM (per 4 o 5 periodi ogni notte, e per un totale di circa 90 minuti) il corpo dell’uomo (ad eccezione degli occhi) è completamente paralizzato, non è possibile muoversi e si perde il controllo dei muscoli. Probabilmente, questa paralisi ha la funzione di difendere l’individuo dai movimenti inconsulti provocati dal sogno. «I circuiti del cervello attivati durante il sogno» spiega Ronald K. Siegel (1992) «inviano segnali – come l’immagine di un intruso – alla corteccia cerebrale, dove sono elaborati come se provenissero dall’esterno. Dunque, le immagini del sogno si estendono alla fase di veglia, e il dormiente vede immagini visive (o ha sensazioni in altre modalità sensoriali) dentro il reale contesto della camera da letto. Il nostro cervello riconosce in che stato si trova veglia o sonno solo dal contesto circostante. Nei sogni, il contesto è di immagini disorganizzate e ciò comunica al cervello che sta dormendo. Nello stato di paralisi/fantasia-ipnopompica il contesto è invece di percezioni organizzate, e il cervello conclude di essere sveglio nonostante la natura molto differente delle percezioni.

Così, dunque, il cervello viene ingannato da simili sogni allucinatori.» Per il dottor John E. Mack, un esperto studioso sugli incubi, esiste un rapporto fra incubi e creatività umana. Se il processo creativo è un tentativo di risolvere un conflitto, o di realizzare un desiderio, o di recuperare un bene perduto, o di eliminare le proprie limitazioni ed inettitudini, i sogni sono uno dei terreni più favorevoli nei quali tutte queste attività possono essere esplicate. Nel sogno si manifestano gli elementi emotivi vividi e intensi, c’è impiego dei simboli ricco e flessibile, il senso della percezione è completo e si ha accesso a contenuti mentali inconsci; questi sono precisamente i meccanismi psicologici essenziali del processo creativo. Di conseguenza nei sogni si può “creare” altrettanto bene che in stato di veglia, e non è impossibile che molte creazioni diurne si basino in realtà su un lavoro già in parte compiuto nei sogni. Comunque le più recenti ricerche sembrano indicare che gli incubi sono legati non tanto al nostro cervello, quanto ai nostri geni. In un recente numero del “British Journal of Psychiatry”, il dottor Anthony Kales e i suoi collaboratori sostengono che una serie di fattori genetici predisporrebbero gli individui non soltanto ai terrori notturni, ma anche ad altri disturbi del sonno, come il sonnambulismo. Queste conclusioni discendono da una serie di studi condotti dal fisiologo francese Jouvet, che ha analizzato il comportamento durante il sonno di animali a cui erano stati bloccati i centri cerebrali incaricati di mantenere rilassato il corpo anche quando il cervello, sognando, ordina una serie di movimenti, come la fuga o l’attacco. Jouvet ha osservato che gli animali sembrano riprodurre, durante le visioni notturne, una serie di comportamenti standard, come se agissero in risposta a situazioni già pre-programmate nel cervello stesso: questa pre-programmazione può essere solo di tipo genetico, e Jouvet ne ha avuto la conferma facendo incrociare fra di loro i topolini di ceppi diversi, ciascuno caratterizzato da uno schema di “comportamento onirico” differente; i nuovi nati presentavano comportamenti di tipo intermedio fra quelli dei due genitori, da cui li avevano ereditati.

Il sogno, pertanto, secondo Jouvet e quanti la pensano come lui, sarebbe una specie di riprogrammazione del cervello, un riassetto degli schemi di comportamento della specie di fronte agli eventi fondamentali, compresi quelli che l’individuo non usa più. L’incubo corrisponderebbe appunto a schemi di comportamento ancestrali, risalenti all’uomo primitivo, vittima quotidianamente di pericoli ignoti, a cui doveva reagire con la lotta o con la fuga. Ma come si sviluppano questi incubi? Essi si manifestano a causa di stress mentali, angosce dell’inconscio, brutti pensieri assimilati di giorno, chimica sfalsata del cervello, ed infine per un eccessivo utilizzo dell’apparato digestivo in piena notte. Arrivano nelle vicinanze della REM, e in alcuni casi nei pressi del sonno profondo (sogni terrifici).

È probabile che questi sogni attivino l’inconscio e la sua percezione in un momento sfavorevole ai sogni, perché non in fase REM e quindi senza la giusta chimica, dando alla vita insognazioni che il cervello non riesce nemmeno ad elaborare. Gli incubi e i brutti sogni gettano un’ombra su tutta la giornata seguente e il loro effetto può persistere con apprensioni diurne, si ripercuotono anche di giorno e possono persino provocare attacchi di panico. Nel caso degli incubi fatti proprio nei pressi della REM, quando tutto è già un sogno, c’è invece la possibilità che tutto si trasformi in un sogno lucido, perché il cervello è in grado di rispondere ai segnali del profondo inconscio, e quindi è una sorta di protezione o reazione dell’inconscio stesso, che elabora vie d’uscita all’interno del mondo onirico. In definitiva sembra che gli incubi possano essere la reazione per non diventare depressi o in estremi casi pazzi, come riflesso a quello che ci accade, a quello che noi siamo o a quello che sentiamo (o percepiamo) nel mondo reale. Ciò può essere un ciclo vizioso notte e giorno, giorno e notte: in base a come reagiamo di giorno, la nostra mente reagisce e l’incontrario. Gli incubi, in senso stretto, non sono propriamente sogni. Si verificano nel quarto stadio del sonno profondo: è tipico dell’attività mentale durante il sonno sincronizzato il fatto che le persone non riferiscano sogni ricchi di eventi, come invece fanno nel caso di un sogno vero e proprio che si verifica durante il sonno desincronizzato (fase REM). Infatti, gli incubi assumono prevalentemente la forma di immagini statiche e sfuocate, situazioni isolate, alle quali si accompagnano intense sensazioni di paralisi ed ansia, senso di oppressione toracica, di soffocamento e palpitazioni. Al risveglio, a causa della mancanza di vivide immagini, non si ricorda cosa esattamente terrorizzava, il ricordo di cosa è accaduto è nebuloso o più spesso assente. Rimane solo una forte paura. Nell’incubo si ha l’impressione di essersi misteriosamente trovati avvolti da un’atmosfera inconsueta, minacciosa, inquietante, o allusiva ad un pericolo imminente e sconosciuto. Poiché il sonno profondo (stadi 3 e 4) è più abbondante all’inizio della nottata, l’incubo si verifica generalmente durante la prima ora e mezzo.

Nell’incubo, che anche se sembra interminabile non dura più di cinque minuti, il risveglio è improvviso, la persona spalanca gli occhi, è agitatissima, in preda al panico, confusa, impaurita con evidenti reazioni somatiche come tremori, profusa sudorazione, accelerazione del battito cardiaco e dei ritmi respiratori. Di solito non ci si risveglia mai completamente e il soggetto si riaddormenta di nuovo. Gli incubi sono frequenti nei bambini, l’attività insorge generalmente fra i 4 e i 12 anni per poi scomparire nell’adolescenza. La loro comparsa in età adulta e il loro persistere nel tempo, sono legati a situazioni di vita stressanti e a problemi psicologici nella sfera affettiva, in particolare relativi alla mancanza di controllo dell’ansia e degli impulsi aggressivi, oppure sono dovute alla brusca interruzione di alcuni trattamenti farmacologici (come i sonniferi barbiturici). Anche l’astinenza forzata da droghe, anfetamine ed alcol può far insorgere la comparsa di incubi. La causa dell’incubo è sconosciuta, ma si tende ad attribuirla ad un disturbo nel processo di risveglio dal sonno profondo. Invece i sogni terrifici sono vere e proprie esperienze oniriche del sonno desincronizzato, e si verificano a notte inoltrata. Durano una quindicina di minuti e si ricordano meglio. Sono i sogni che producono reazioni di spavento: di solito nelle scene oniriche il sognatore si trova ad essere attaccato, inseguito o affogato. I sogni terrifici, più o meno ricorrenti, segnalano la presenza di un problema psicologico che preme di essere risolto in modo adeguato. I sogni terrifici dal punto di vista soggettivo non sono molto diversi dagli incubi, si distinguono da questi ultimi solo per la dinamica e la vividezza delle immagini, per la complessità degli eventi e per la minor intensità delle reazioni ansiose suscitate.

Gli incubi sono fenomeni rari, mentre i sogni terrifici sono molto comuni. Inoltre un’altra differenza è che i sogni terrifici, anche se ricorrenti, tendono a cambiare forma via via che l’individuo affronta i propri nuclei problematici nella vita, mentre gli incubi sono più ripetitivi, sicché si hanno le stesse immagini spaventose anche per anni, come la tipica figura nera ai piedi del letto o gli occhi che fissano. In psicoanalisi non si bada a questi dettagli psicofisiologici, così incubi e sogni terrifici sono inclusi sotto la comune denominazione di “sogni d’angoscia”. Secondo Ernest Jones, uno dei primi allievi di Freud, le caratteristiche fondamentali dell’incubo sono: un terrore insopportabile, un senso di oppressione e peso sul petto che rende difficoltosa la respirazione, e la convinzione di trovarsi irrimediabilmente paralizzati. Per Freud i sogni d’angoscia sono il risultato di un fallimento del lavoro della censura: senza il camuffamento operato dalla censura, l’IO si trova investito dai contenuti dell’inconscio. Scrive Freud in proposito: «Il sogno d’angoscia è spesso lo scoperto appagamento di un desiderio, naturalmente non di un desiderio accettato ma di un desiderio respinto. L’angoscia è l’indizio che il desiderio represso si è mostrato più forte della censura, che il desiderio ha imposto, od era in procinto di imporre, il proprio appagamento contro la censura.» Tali sogni mettono il sognatore di fronte a desideri, pensieri e ricordi che egli ha rinnegato e non riconosce come propri. Questi aspetti misconosciuti dell’IO si organizzano in quella che Jung ha chiamato l’Ombra (che è la nostra parte rifiutata, somma di tutte le caratteristiche personali che, per la loro incompatibilità con la forma di vita scelta coscientemente, l’individuo nasconde agli altri e a se stesso), che può personificarsi nei personaggi onirici che si introducono nel sogno. Difatti in psicoterapia i sogni d’angoscia offrono il mezzo più diretto per scoprire il vero problema che assilla la vita del soggetto, e ci si rivolge ai sogni ordinari per giungerne alla soluzione. Nei sogni d’angoscia il sognatore si trova di fronte ad una situazione onirica che minaccia la sua identità, essi segnano momenti particolari della vita dell’individuo, hanno a che fare con i travagli connessi alle svolte personali, ed è per questo che sono più frequenti durante l’adolescenza e le crisi della mezza età. È possibile distinguere i sogni d’angoscia in tre grosse categorie interpretative. La prima fa derivare gli incubi dalla riproduzione di esperienze traumatiche vissute dal soggetto nel passato, situazioni o pericoli ai quali non ha potuto adeguatamente reagire, dove il soggetto ne fu vittima passiva. Sono invasioni violente nella continuità psicologica, rappresentano tentativi di assimilare un’esperienza inammissibile, di convertire in ricordo un’esperienza inimmaginabile. Nella seconda categoria vi sono quei sogni angoscianti che si originano da timori nei confronti dei propri impulsi, sessuali ed aggressivi, e, come si diceva in relazione all’Ombra, ognuna di queste incontrollate tendenze può trovare una rappresentazione simbolica in esseri mostruosi o animali. Rientra in questa categoria la tesi dello psicanalista Ernest Jones secondo cui l’Incubus, il mostro che si insinua nel sonno (che può assumere le sembianze di essere subumano, animale, strega, vampiro, assassino pazzo, e così via), rappresenta una persona, di solito un genitore, verso la quale il sognatore proietta tali impulsi.

Nella terza categoria ci sono quei sogni, o esperienze semi-oniriche, che sono il prodotto mentale di semplici sensazioni d’origine corporea, come per esempio i morsi della fame che creano gli incubi viscerali di essere assaliti da ragni, o il formicolio di una gamba che diventa l’aggressione di un esercito di formiche, o l’impressione d’essere schiacciati da un grosso peso. Nell’interpretazione junghiana, il terrore dell’incubo, oltre a rappresentare l’effetto dell’incontro con l’Ombra, potrebbe essere imputabile al mysterium tremendum della forza primordiale dell’apparizione di un potente archetipico dell’inconscio collettivo, che può personificarsi al sognatore come un’entità mostruosa. Negli incubi tutti quanti siamo vittime delle nostre energie rinnegate, e la paura diventa un espediente usato dalla psiche per agganciare la nostra attenzione su qualcosa che ha bisogno di essere portato alla luce. L‘incubo è allora molto importante, diventa una sorta di maestro per indicarci ciò che abbiamo bisogno di integrare, e ciò che probabilmente è carente nella nostra vita. Diventa sintomo di un’energia compressa e nascosta che, nel sotterraneo del nostro inconscio, reclama il suo spazio e la nostra attenzione. Questo non significa che l’energia rinnegata e repressa debba essere riportata alla luce o integrata così com’è, bensì che in questi contenuti che si palesano, c’è un messaggio per noi che riguarda la nostra maturità, la nostra evoluzione… c’è qualcosa che può esserci utile, che noi non vediamo e che, nell’arco del tempo, abbiamo colorato con le tonalità dell’ombra. Se noi sogniamo assassini, aggressori o persone minacciose, l’aggressività evidente delle situazioni sarà un chiaro collegamento con la nostra aggressività o violenza innate, che sono state represse e rinnegate. Non saranno però queste qualità “nude e crude” che noi possiamo o dobbiamo integrare, bensì un aspetto di sana aggressività naturale, che può tradursi in autodifesa, capacità di porre confini ai soprusi o alle ingerenze altrui, assertività. Più troviamo, negli aspetti rinnegati portati dagli incubi, un seme di verità che può fiorire nella nostra vita, e più esse si smorzeranno, perdendo quel carattere spaventoso o terrorizzante.

Quando un incubo diventa ricorrente, può turbare non soltanto durante il sonno, ma anche da svegli. In tal caso, piuttosto che ignorarlo, bisogna affrontare il problema, in modo che l’incubo diventi un sogno meno minaccioso. Alcuni psicologi spiegano che il trattamento degli incubi permette di superare le proprie paure e facilita l’evoluzione psicologica. Il metodo più conosciuto per farlo, consiste nello scrivere o visualizzare il proprio incubo prima di addormentarsi, inventando un altro scenario. Riproducendo questa scena con l’immaginazione per molte sere di fila, l’incubo si modificherà lentamente, e finirà per avere un finale più positivo. Altra possibilità: se si ha l’occasione di fare un incubo “lucido”, cioè se si è capaci di svegliarsi rendendosi conto del fatto che si sta sognando, è possibile cambiare le azioni, porsi delle domande sulla ragione di questo sogno e modificarlo. I sogni lucidi possono essere usati per lavorare in modo attivo all’interno dell‘incubo affrontando il “nemico” e la sua energia, cercando di sedare il conflitto e di sentire cosa nasconde. Molto utile per l’elaborazione degli incubi è anche la tecnica del rientro guidato nel sogno, in cui il sognatore può, con l’aiuto di un terapeuta, rientrare nel suo sogno ad occhi chiusi, ripercorrerlo, dialogare con vari personaggi e portare a compimento le situazioni irrisolte, o modificare quelle che spaventano e lasciano insoddisfatti. La caratteristica più evidente di questa esperienza è l’eliminazione della paura. È molto frequente infatti, che i personaggi o le situazioni paurose, in questo contesto si sgonfino, si trasformino, assumano un significato diverso, e non di rado rechino messaggi al sognatore. In questa prospettiva l’incubo può essere usato come guida, ed ampliamento delle proprie risorse umane.

https://giardinodellefate.wordpress.com/sogni/incubus/420070-2/

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