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25 novembre 2018 7 25 /11 /novembre /2018 23:28
Terra piatta o Terra sferica?

I teorici della Terra piatta, anche noti come i “terrapiattisti”, si sono dati appuntamento in Inghilterra per una convention attraverso la quale spiegare all’umanità le ragioni che danno valore al loro modello.

La scienza ci ha insegnato che la forma della terra è simile a quella di una sfera, per l’esattezza si tratterebbe di un ellissoide di rotazione, ma non tutti la pensano così. Correnti di pensiero che sembravano superate definitivamente dopo Copernico, Keplero e Galileo, hanno ripreso vigore negli ultimi anni dall’America e c’è tanta gente che, adesso, non ha paura di dire quello che pensa: «la terra è piatta e non gira, perchè è il nostro pianeta il vero centro dell’universo». 

Nel corso della Flat Earth Convention i sostenitori della bizzarra teoria si sono alternati sul palcoscenico, enunciando una moltitudine di considerazioni che dovrebbero avvalorare la teoria nonostante le discrepanze con le osservazioni empiriche. Secondo Darren Nesbit, uno dei partecipanti al convegno, i terrasferisti sono convinti che il mondo sia “sferico” a causa del cosiddetto effetto Pac-Man.

Proprio come la Pallina gialla del famoso videogioco anni ’80, che riusciva a muoversi sulle aperture lungo i bordi dello schermo passando di colpo da una parte all’altra del quadrato di gioco, anche gli esseri umani, spostandosi in linea retta a bordo di un aereo – e senza mai cambiare direzione - si ritrovano magicamente al punto di partenza. Secondo Nesbit, che non ha tuttavia presentato prove scientifiche capaci di spiegare l’effetto, anche l’uomo, raggiunti i bordi del disco scompare per poi materializzarsi dalla parte opposta della Terra.

Il sostenitore del modello “bidimensionale”, per dare maggior prestigio alle proprie parole, ha scomodato persino Albert Einstein e la teoria della relatività generale, sostenendo che l’effetto Pac-Man è dovuto al fatto che “lo spazio-tempo si ripiega su se stesso”. Insomma Nesbit avrebbe così fatto quadrare il cerchio, ma non convinto miliardi di persone fermamente convinte di vivere su un pianeta sferico.

Ma a riguardo abbiamo anche altre teorie o prove...inconfutabili.

Dagli antichi Greci si riportato incredibili studi che la Terra è sferica. Fu probabilmente Pitagora che per primo suggerì questa ipotesi, verso il 500 a.C. Egli basò la sua idea sul fatto che la Luna è sferica. Lo aveva dimostrato osservando la forma del terminatore, cioè della linea che divide la parte illuminata della Luna e la parte in ombra, e le sue variazioni nel corso del ciclo lunare.

Pitagora intuì che se la Luna è sferica anche la Terra deve esserlo. Dopodiché, fra il 500 a.C. e il 430 a.C., un allievo di nome Anassagora determinò la vera causa delle eclissi di Luna e di Sole, e in seguito la forma dell'ombra terrestre sulla Luna durante un'eclissi lunare poté essere utilizzata per dimostrare la sfericità della Terra.

Attorno al 350 a.C., Aristotele dichiarò che la Terra è una sfera, basandosi sulle osservazioni compiute sulle diverse costellazioni visibili in cielo spostandosi sulla Terra a diverse latitudini. Durante il secolo successivo, Aristarco ed Eratostene misurarono perfino il raggio terrestre !

 

Rotondo semmai è un disco, mentre la Terra è una sfera.

Occorre quindi andare finalmente oltre quel cambio di paradigma, avvenuto ormai quattro secoli fa: la Terra non è piatta. Molto bene. Ce ne siamo ormai fatti una ragione, adesso ci serve acquisire finalmente una concezione più avanzata della nostra collocazione fisica, dimensionale ed ambientale nell’ambiente cosmico che abitiamo.

La Terra è, o è stata, talmente grande che quando viaggiamo abbiamo l’impressione di muoverci in linea retta. Ma non è così: seguiamo sempre la curvatura della Terra, la sfera su cui poggiamo i nostri piedi. Che importanza può avere, questo semplice fatto, per la nostra sopravvivenza ed il nostro benessere, sia come individui sia come civiltà?
Ebbene, ne ha molta.

All’epoca delle missioni Apollo le cose sembravano semplici. Si dava per scontato che, allo sbarco sulla Luna, sarebbe seguita la costruzione di una base permanente, il progressivo insediamento, e via via la costruzione delle infrastrutture in orbita terrestre e lunare, stazioni di sosta e rifornimento, grandi officine per l’assemblaggio di veicoli, moduli abitativi, installazioni di ricerca, impianti di produzione industriale a gravità zero, ospedali, ….

Tale sviluppo si dava per scontato, in base alla storia dell’esplorazione terrestre, delle colonizzazioni, e dello sviluppo del commercio e del turismo attraverso gli oceani, prima con la marina mercantile, poi con l’aviazione civile.

Ma così non è stato, e questo deve insegnarci qualcosa. Significa che, se pensiamo davvero che la civiltà debba espandersi nello spazio — e basta riflettere senza pregiudizi per qualche minuto per rendersi conto che non vi sono altre vie per salvare la nostra civiltà –, serve molto di più, in termini di definizione della visione e delle strategie globali di sviluppo.

In passato i colonizzatori ed i commercianti si sono mossi con le loro navi, percorrendo gli oceani, trovando spesso realtà più primitive, rispetto a quelle da cui partivano, ma a volte anche civiltà avanzate, che a loro volta avevano sviluppato flotte di navigazione anche molto potenti (ad esempio la Cina).

Nel caso del viaggio spaziale, il modello esplorazione-commercio-colonizzazione non ha sinora funzionato, soprattutto perchè giunti alla destinazione non si trova nessuno, e l’ambiente vitale deve essere costruito interamente. Abbiamo avuto alcuni primi, sporadici, vettori diretti verso l’esterno: le missioni Apollo sulla Luna, la MIR, la International Space Station. Ci siamo mossi, con alcune missioni esplorative, cui non ha fatto seguito un vero consolidamento di posizioni: la MIR è stata decommissionata, la ISS finirà per esserlo.

L’unico caso di espansione commerciale nello spazio rimane quello dei satelliti di telecomunicazione, osservazione della terra, posizionamento GPS. Ma non si è trattato di espansione umana, bensì della messa in orbita migliaia di tonnellate di manufatti terrestri, rapidamente decadenti allo stato di detriti. Questo è il destino di tutto quanto l’uomo costruisce e poi abbandona: finisce per diventare un problema, e che problema! Più decade, più il recupero e la manutenzione diventano difficili.

Tuttavia il modello è da prendere in considerazione: si tratta di un modello sferico. La sfera dei manufatti umani, che si è sviluppata nei millenni tutto intorno alla superficie del nostro pianeta, si è estesa in qualche misura all’orbita, tra LEO (3-400 km), dove vola la ISS, e GEO (36.000 km), dove orbitano i satelliti geostazionari.

Dal punto di vista filosofico si tratta di esercitarsi in un passo interiore, piccolo, ma di cui si avvertirà progressivamente l’importanza man mano che lo sentiremo consolidarsi nella nostra psiche: dal concetto della terra rotonda, dobbiamo passare alla concezione sferica.

L’espansione viene vista quindi nella sua vera dimensione: un progressivo allargamento, che non basta pensare a 360 gradi (visione discoidale), ma su tutti i gradi quadrati della sfera… Da wikipedia: l’angolo solido sotteso dall’intera superficie sferica misura 4π, per avere la misura in gradi quadrati si moltiplica il valore in steradianti per (180/π)2, ovvero per 3282.8 (circa), quindi tutta la sfera corrisponde a circa 41253 gradi quadrati.

 

Dal punto di vista ingegneristico, potremmo parlare di un processo di espansione se si sviluppa su almeno qualche centinaio di vettori radianti, in modo tale che l’intera biosfera umana ne risulti progressivamente ampliata, in modo più o meno contiguo.

Per venire ad una visione più pragmatica, si tratta di padroneggiare l’orbita terrestre, migliorando le capacità di navigazione e manovra interorbitale, costruendo una rete di infrastrutture abitate, tra LEO e GEO, dalle quali si possa mettere mano alla necessaria bonifica e recupero dei detriti spaziali, assemblare veicoli per viaggiare verso destinazioni più esterne, sviluppare attività industriali e commerciali, hotel, produrre energia elettrica da impianti solari di grandi dimensioni.

Sarà come se la sfera terrestre fosse ampliata di qualche migliaio di chilometri verso l’esterno. Tale piattaforma potrà essere costruita utilizzando materiali non solo terrestri, ma anche materie prime lunari ed asteroidee. La tecnologia delle stampanti 3D fornirà un contributo determinante a questo processo: stabilimenti produttivi polifunzionali potranno essere installati sulla Luna e nei punti di Librazione di Lagrange, per costruire e rifornire l’antroposfera in espansione.

Un piano spaziale di nuova concezione, di cui l’esplorazione di mete più lontane — Marte e le sue lune — non sarà l’ennesima “cattedrale nel deserto”, concepita solo per spillare denaro pubblico, ma la punta avanzata dello sforzo più grande che l’umanità abbia compiuto, dopo la costruzione delle piramidi. Su quest’ultimo pensiero, occorre ragionare oltre. La costruzione delle piramidi, per le conoscenze tecnologiche di 4000 anni fa, ha certamente costituito uno sforzo di portata enormemente superiore a quello di costruire l’infrastruttura geo-lunare, ai giorni nostri… Se pensiamo di essere più evoluti e molto più progrediti, come possiamo esitare davanti alla sfida della nostra epoca?

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