Ci sono sempre considerazioni da scoprire e valutare, sul nostro clima e sulle ripercussioni che il nostro mondo ci regala, nelle buona e nella cattiva sorte. Sentiamo a pelle questo genere di cambiamento, ne parliamo costantemente con chiunque e speriamo sempre che il clima ci lasci vivere in tranquillità giornate serene; i centri meteorologici, quasi diventano un punto di riferimento per ognuno di noi per come organizzare un week end. Dobbiamo comunque valutare altri aspetti non superficiali di questi cambiamenti climatici che diventano troppo improvvisi e difficili da fronteggiare. Pochi anni fa sentivo da appassionati del mistero e studiosi di astrologia che entrare nell' era dell' acquario, avrebbe avuto un escalation di problemi mondiali dovuti all' acqua e dire acqua, significava dire pioggie torrenziali, esondazioni di fiumi, neve in quantità molto superiori alla media annuale, innalzamento dei mari e degli oceani. Non tutte queste previsioni sono state prese in considerazione e il risultato, in ogni caso, è quello che vediamo. Certamente parlano di primavera già avviata in Italia, un modo paradossitico per mettere a tacere malelingue e far tirare un sospiro di sollievo a che ha paura degli eventi meteo, ma... il tempo ci parla con i fatti e le parole finora, rimangono solo una semplice speranza. Le variazioni di questo equilibrio dovute ai cambiamenti dell’attività del Sole, alle interazioni tra atmosfera, oceani, ghiaccio, crosta terrestre e biosfera (ove si riscontrano le condizioni necessarie alla vita animale e vegetale) e alla mano dell’uomo (cambiamenti antropogenici) danno origine a ciò che viene comunemente definito come “mutamento climatico”.
E’ il surriscaldamento climatico a causare l’aumento dei terribili uragani, quasi raddoppiati negli anni più caldi rispetto a quelli più freddi, che devastano il pianeta. Lo scrive The Independent, citando i risultati di uno studio coordinato da Aslak Grinsted, del Niels Bohr Institute dell’università di Copenhagen, il quale sulla base dei dati relativi alla misurazione delle maree, a partire dal 1923, ha collegato la frequenza e l’intensità delle tempeste tropicali al riscaldamento della temperatura globale media della terra, aumentata in questi novant’anni di 0,7 gradi. La storia della Terra narra variazioni climatiche di vaste dimensioni verificatesi per cause naturali che hanno provocato immense devastazioni e spesso perdite di vite umane ma durante gli ultimi decenni gli esperti hanno documentato un pericoloso riscaldamento globale che indebolisce il suolo e le acque del nostro pianeta.
Per i maya il 21 dicembre 2012 finiva un ciclo astrologico, terminata la quinta Era (in effetti termina l'Era dei pesci lasciando il posto all'Era dell'acquario) in più in quella data la Terra si sarebbe trovata allineata con il Sole e il centro della nostra Galassia, tra l'altro per i popoli antichi corrisponde al regno degli dei, dal quale i signori del cielo discenderanno nuovamente sulla Terra.
Proprio a causa di questo allineamento il Sole potrebbe scatenare tempesti solari.
Secondo i Maya ci furono cinque Ere cosmiche, corrispondenti ad altrettante civiltà.
Le precedenti quattro Ere (dell’Acqua, Aria, Fuoco e Terra) sarebbero tutte concluse a causa di devastanti sconvolgimenti ambientali.Alcuni studiosi affermano che la prima civiltà, quella distrutta dall’Acqua, era Atlantide.
Nel Popol Vuh dei Maya Quiché, si legge: "un diluvio fu suscitato dal Cuore del Cielo...una pesante resina cadde dal cielo.. la faccia della terra si oscurò, e una nera pioggia cadde su di essa, notte e giorno". Posso pensare semplicemente che questi ''Signori'', siano gli elementi del nostro mondo e che la resina pesante, possa appartenere ai vulcani quando eruttano lapilli che rimangono nella terra distanti diversi chilometri.Secondo alcuni ricercatori, tra i quali Maurice Cotterell e Adrian Gilbert, i cataclismi che caratterizzarono la fine delle Ere Maya furono causati da una inversione del campo magnetico terrestre, dovuto ad uno spostamento dell’asse del pianeta. La Terra infatti subirebbe periodicamente una variazione dell’inclinazione assiale rispetto al piano dell’ellittica del sistema solare e questo provocherebbe scenari apocalittici in quanto lo spostamento dell’asse cambierebbe il clima in ogni parte del mondo.
Un dossier di oltre trecento pagine commissionato da venti governi e redatto da oltre cinquanta esperti, pubblicato invece da DARA, organizzazione non governativa europea che si occupa dell’efficacia degli aiuti alle popolazioni povere in concerto con il Climate Vulnerable Forum, sostiene che sotto il profilo economico e umano il global warming, provocando 400mila morti l’anno, ha un costo superiore alla crisi finanziaria: 1200 miliardi di dollari cioè l’1,6% del Pil di tutto il pianeta. Senza considerare l’inquinamento provocato dall’uso di combustibili fossili, che uccide 4,5 milioni di persone l’anno, e che secondo il report, sommato al costo del cambiamento climatico toccherà il 3,2% del Pil mondiale.
Costi altissimi che peseranno soprattutto sulle economie più deboli e in via di sviluppo, le quali secondo il dossier subiranno nel 2030, a causa dei cataclismi ambientali, perdite pari all’11% del Pil. “Un aumento della temperatura a livello globale di un grado” ha detto Sheikh Hasina, primo ministro del Bangladesh “equivale a una perdita di produttività agricola del 10%. Per noi questo significa 4 milioni di tonnellate in meno di raccolti ovvero circa 2,5 miliardi di dollari di perdite, circa il 2% del nostro Pil”. Ma anche per le economie sviluppate si preannuncia un orizzonte poco roseo: nel 2030 le catastrofi ambientali costeranno agli Stati Uniti il 2% del Pil, e alla Cina una cifra attorno ai 1200 miliardi di dollari.
“Il cambiamento climatico è un pericolo presente che oramai viviamo ogni giorno. Il suo impatto economico è già tra noi” conferma Michael Cutajar, del Framework Convention on Climate Change delle Nazioni Unite. E secondo quanto dichiarato nel maggio scorso da Jorgen Randers, della BI Norwegian Business School di Oslo e autore di 2052: A Global Forecast for the Next Forty Years, tra quarant’anni la temperatura media del pianeta salirà di 2 gradi celsius, arrivando a compromettere l’esistenza della specie umana. “Di questo passo, l’aumento della produzione di anidride carbonica provocherà un surriscaldamento precoce, che toccherà i 2,8 gradi nel 2080″ affermava Randers, suggerendo di sostituire i combustibili fossili con un sistema energetico green per i paesi in via di sviluppo, puntando sui governi capaci di una visione di lungo periodo. Insomma, se, anche, considerato l’aumento della popolazione mondiale, continueremo a consumare, spremendo risorse e profitti dalla Terra a questo ritmo – oggi il pianeta consuma in tre settimane quello che dieci anni fa consumava in un mese – moriremo tutti.Il surriscaldamento atmosferico potrebbe accelerare la diffusione di malattie infettive e diffonderne di tropicali influenzando notevolmente lo stato di salute di tutti gli esseri viventi.
“Emettiamo due volte la quantità di gas di serra in un anno che può essere assorbita dalle foreste e dagli oceani del pianeta” prosegue Randers.”Ormai abbiamo superato la disponibilità di risorse della terra, e in alcuni casi vedremo collassi su scala locale già prima del 2052. Non agendo al momento opportuno, l’umanità ora è diretta verso una catastrofe ambientale e sociale che potrebbe colpirci nella seconda metà del XXI secolo”. Le informazioni a riguardo sono troppe e i capi di governo sanno che abbiamo poco tempo per evitare catastrofi sempre peggiori.
Come noto, l’aumento delle temperature comporta degli inevitabili effetti a livello meteorologico. Con l’incremento della temperatura vi è un conseguente aumento dell’evaporazione, per cui si ritiene che, a livello globale, l’inasprimento dell’effetto serra porterà ad una crescita delle precipitazioni e ad una maggiore frequenza delle tempeste di forte intensità. A causa del maggior calore vi sarà una riduzione dell’umidità in varie regioni delle zone tropicali che andranno incontro a frequenti siccità.
Altra conseguenza del riscaldamento globale è l’aumento dei livelli del mare in tutto il mondo (cfr. figura sotto).
L’innalzamento del livello del mare in Europa nel report dell’Agenzia Europea per l’Ambiente è stato così documentati: si stima che il livello del mare abbia subito un lieve calo negli ultimi 40 anni nel mare tra Finlandia e Svezia, salvo salire drammaticamente in Danimarca e la zona mediterranea dell’Europa. Questo fattore comporta un massiccio aumento delle alluvioni, secondo le previsioni saranno 100 all’anno in alcune zone europee.
Relativamente al suolo i ricercatori sostengono che il graduale aumento di anidride carbonica atmosferica (CO2) ha accelerato il rilascio di metano e protossido di azoto nel terreno. Il suolo ospita minuscoli microrganismi che respirano CO2 ed espellono azoto e metano, gas che si diffondono nell’atmosfera accelerando il processo inquinante. Gli studi evidenziati da Nature mettono in risalto anche che l’effetto serra, oltre a riscaldare le acque marine, sia all’origine di forti precipitazioni e uragani nelle zone tropicali favorendo l’erosione del suolo.
L’effetto serra costituirebbe, quindi, il fattore principale del surriscaldamento del pianeta, influenzando la circolazione generale dell’atmosfera e, di conseguenza, l’evoluzione dei principali sistemi atmosferici.
Continuando ad aumentare la concentrazione di anidride carbonica nell’aria, nel giro di 50-100 anni, la temperatura della Terra potrebbe salire in media di due o tre gradi centigradi, valore che a latitudini polari potrebbe anche triplicarsi, con gravi ripercussioni sull’aumento del livello medio degli oceani in seguito alla fusione dei ghiacci.
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