La Sìlfide è una figura femminile della mitologia. Si tratta di un genio del vento e dei boschi, e possiede una figura agile e snella, tanto che la parola si usa anche per indicare ragazze di analoga corporatura. Paracelso, che ne narrò ampiamente le gesta, e può essere considerato il loro "inventore", le chiama anche "Silvani" e si ispirò probabilmente a figure mitiche della Cabala. Le Silfidi sono talora descritte in gruppi con i Silfi, loro corrispondente maschile. Le Silfidi appartengono all’Elemento Aria.
Le loro caratteristiche, per come le conosciamo dalle fonti mitiche, sono estremamente poco note: sono considerate viventi nel vento e come esseri che si spostano nelle correnti aeree. Inoltre sono ritenute creature estremamente timide, anche se non disdegnano il contatto con gli umani, spesso ingannevoli (specie quelle femminili) pur non mancando talora di apparire dolci, comprensive e utili: infatti se ritengono che l'aiuto a loro richiesto sia giusto allora vengono descritte come capaci di rivoltare il mondo pur di aiutare il loro protetto. I luoghi idonei per incontrarle sarebbero le pianure, le montagne, le altezze vertiginose e, comunque, i luoghi molto ventosi.Sotto il regno di Pipino il Breve si manifestarono in Francia fenomeni assai singolari. L’aria era piena di figure umane, il cielo rifletteva immagini di palazzi, di giardini, di flutti agitati, di vascelli con le vele al vento e di eserciti in ordine d battaglia.
L’atmosfera rassomigliava ad un grande sogno:tutti potevano distinguere i dettagli di questi quadri fantastici. Si trattava di un’epidemia che colpiva gli organi visivi o di una perturbazione atmosferica proiettante miraggi nell’aria condensata? L’immaginazione era trascinata da queste meravigliose fantasie quando apparivano i miraggi celesti, le figure umane fra le nubi. Si confondevano i sogni con lo stato di veglia, e parecchie persone si credettero levate in alto da creature aeree. Non si parlò che di viaggi nei paesi dei silfi… la follia s’impadronì delle menti più sagge, ed alfine la Chiesa dovette intervenire. Avvenne che un giorno, a Lione, si videro scendere dalle “navi aeree” tre uomini e una donna; tutta la città si raduna lì intorno, grida che quelli sono stregoni e che Grimoaldo, duca di Benevento, nemico di Carlo Magno, li manda per rovinare le messi della Francia e gettare veleni sulle frutta e nelle fontane. I quattro innocenti hanno un bel dire, per difendersi, che sono dello stesso paese e che sono stati rapiti poco prima da “uomini prodigiosi”; questi li hanno portati a bordo di “navi aeree” di mirabile struttura e mostrato loro “meraviglie inaudite”, pregandoli infine di riferire tali cose ai concittadini.
Il popolo, ostinato, non volle ascoltare la loro difesa; stava per gettarli nel fuoco,quando il brav’uomo Agobardo, vescovo di Lione, che aveva acquistato molta autorità quand’era stato monaco in quella città, accorse al clamore. Avendo udito l’accusa del popolo e la difesa degli imputati, sentenziò gravemente che l’una e l’altra erano false: non era vero che quegli uomini erano “scesi dall’aria” e quello che dicevano di avervi veduto era impossibile; la qual cosa valse loro la vita.
Il popolo, infatti, credette più alla parola del buon padre Agobardo che ai suoi propri occhi; si calmò, rimise in libertà i quattro “ambasciatori dei Silfi” ed accolse con ammirazione il libro che Agobardo scrisse per confermare la sentenza che aveva pronunciato.“In questa regione tutti gli uomini, nobili e poveri, cittadini e villici, vecchi e giovani, ritengono che la grandine ed il tuono possano essere realizzate dalla volontà umana. Dicono infatti, dopo aver sentito i tuoni e visto le folgori: è la tempesta magica!" Abbiamo visto e sentito dire che la maggior parte delle persone sono oppresse da così grande stupidità ed alienati da tanta stoltezza, da pensare che esista una regione, detta Magonia, dalla quale vengono navi, portate dalle nuvole, ove le messi che cadono a causa delle grandinate e periscono a causa delle tempeste, vengono trasportate nella regione in questione. I nocchieri dell'aria in persona, evidentemente, darebbero ai "Tempestarii" ricompense, ricevendo frumento ed altri cereali. Di costoro, parimenti accecati da tanta stoltezza, da credere che queste cose possano avvenire, abbiamo visto molti in una riunione, esporre quattro persone prigioniere: tre uomini ed una donna che si diceva fossero caduti da quella navi; esse tenute in ceppi per diversi giorni, furono portate al nostro cospetto, come se dovessero essere lapidate”
Leggendo il testo riportato, non si può non notare la somiglianza con le moderne esperienze raccontate dai cosiddetti “contattisti”: persone che affermano di avere ripetuti incontri con esseri alieni, dall’aspetto di bellissimi esseri umani con sembianza “nordiche”(occhi e capelli chiari) e dai quali ricevono messaggi di pace e di fratellanza cosmica.
Fortunatamente ai giorni nostri i contattisti non sono più oggetto di violenza ma sono comunque ancora osteggiati dai “discendenti” di Agobardo che continuano implacabilmente ad affermare l’impossibilità di visite aliene sulla Terra a causa delle grosse distanze che ci separano da altri eventuali pianeti abitati.
Personalmente ritengo tali cronache un ulteriore indizio che mi porta a considerare che nel passato l’umanità sia stata visitata da intelligenze non terrestri, che continuano il loro instancabile monitoraggio del nostro pianeta e della razza umana.
Documento redatto dal Vescovo Agobardo di Lione nel corso del primo decennio del IX secolo.
di Eliphas Lévi, cabalista medioevale.