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2 novembre 2012 5 02 /11 /novembre /2012 23:08

La pratica della mummificazione delle teste è antica quanto il mondo. Veniva praticata da tribù particolarmente bellicose dell'America meridionale, da alcune tribù africane ed era conosciuta anche in Asia. Consisteva nella disossatura del cranio e successivamente con cospargimenti di olii e creme particolari. Venivano quasi sempre lasciati tutti i capelli.
Le teste così imbalsamate venivano mostrate come trofei e costituivano un ottimo deterrente psicologico per gli avversari ostili. Vengono chiamate "tsantsas". A Tutumberos, in Perù, erano stanziate alcune famiglie di Indios Jíbaro - o Jívaro, la cui caratteristica è l’estrema bellicosità, che li rese temibili avversari degli Spagnoli nel XVI secolo.
Sono loro che riducono le teste dei nemici decapitati alla grandezza di un pugno, dopo averle disossate e mummificate, lasciando intatta la lunghezza dei capelli.

image  testa_tsantsa

La pratica della preparazione delle tsantsas aveva inizialmente un valore religioso; si riteneva che il rimpicciolimento della testa di un nemico potesse imprigionare lo spirito del nemico costringendolo a servire il cacciatore di teste. Serviva anche ad impedire che lo spirito del morto potesse vendicare la sua morte.

Gli Shuar credevano nell'esistenza di tre spiriti fondamentali:

  • Wakani - innati negli umani e dunque capaci di sopravvivere alla loro morte.
  • Arutam - letteralmente "visione" o "potere", protegge gli umani dalla morte violenta.
  • Muisak - spirito vendicativo, che viene evocato quando la persona portatrice dell'arutam viene assassinata.

Per impedire a quest'ultimo spirito di usare i suoi poteri, si tagliava la testa del nemico sottoponendola poi al processo di rimpicciolimento. Il processo serviva anche come monito al nemico. Nonostante tutto, il possessore della tsantsa non la conservava a lungo. Molte teste venivano poi utilizzate nel corso di cerimonie e feste religiose che celebravano le vittorie della tribù. Non è chiaro se queste teste venissero buttate via o conservate.

Gli indios Jivaros abitano una sterminata e lussureggiante foresta che occupa la parte alta dell'Amazzonia e che si estende sino agli altipiani che precedono le Ande ai confini con il Perù e l'Ecuador. Questa popolazione si divide in shuara, i più acculturati, ed achuara, il nucleo più antico che abita l'interno della foresta. Quello degli achuara è rimasto il popolo bellicoso che resistette alla conquista inca e a quella spagnola. Nel 1600. in due giorni, gli achuara sterminarono oltre 20.000 coloni spagnoli. Non esistono, nel territorio dei Jivaros, agglomerati che possano definirsi villaggi. Una famiglia o un clan sino a trenta persone vive nella propria jivaria che può distare da un'altra anche quattro o cinque miglia.

Ogni clan ha un leader, il curaka, l'uomo più coraggioso che ha più teste all'attivo. Presso i Jivaros il lavoro è suddiviso tra i due sessi in base al genere che ha l'oggetto da lavorare. Le donne cucinano perché il fuoco è di genere femminile; fabbricano vasi perché l'argilla è parte della Madre Terra; la manioca e quasi tutte le piante sono di genere femminile e, per questo, le donne lavorano la terra e preparano la nijimanche o chica, una bevanda acidula, densa e bianca, ottenuta dalla fermentazione della manioca dopo averla prima masticata e poi sputata in grandi orci. Il cotone, è di genere maschile e tocca agli uomini filarlo e tesserlo; la fibra è di genere maschile e, perciò, sono gli uomini a intrecciare i cesti i quali, a loro volta, essendo di genere femminile, vengono portati dalle donne. Generalmente non allevano animali domestici se non il cane, utilissimo per molti tipi di caccia e, pertanto, allevato e tenuto con molta cura. E non sorprende vedere una donna allattare, assieme al figlioletto, anche un cucciolo di cane nel caso che questo rimanga orfano di madre.

Profondi conoscitori di veleni e di medicine, possono usare le loro conoscenze per uccidere o per guarire. La malattia, se non ha una causa facilmente individuabile, non è uno stato naturale, ma è considerata come una offesa all'ordine delle cose e non può che essere stata intenzionalmente provocata da un nemico. È lo stregone, il wishinu o brujo, che indica il reo del maleficio, poiché tra i suoi ruoli vi è quello primario di individuare le varie entità maligne che causano malattie e sciagure. Questi ignudi figli della foresta, dai volti glabri e spesso dipinti, vivono in un constante stato di diffidenza e di sospetto. Si può dire che vivano in un incessante stato di guerra endemica. Le guerre sono agguati, catene di vendette che si tramandano di generazione in generazione. La vendetta è una sola, la morte. Una morte che viene preparata per anni, pazientemente, aspettando l'occasione opportuna. Allora si organizza un agguato e la vittima, quando meno se lo aspetta, viene uccisa con l'unico scopo di averne tagliata la testa.
Queste teste rimpicciolite o tsantsas sono uniche nel loro genere: si tratta della pelle della testa di un uomo adulto ridotta con abilità sconcertante e attraverso numerose operazioni al volume di un pugno. Le labbra vengono cucite con numerosi lacci di fibre le quali formano un ciuffo penzolante della stessa lunghezza della capigliatura.

Se cerchiamo di capire la mentalità di questi Jivaros che tagliano la testa ad un nemico ucciso, bisogna convenire che non si tratta di furia sanguinaria, ma di una forma di spiritualità profondamente ancorata. Come il cannibale mangia parti del cadavere ( dove la fame ha solo un ruolo secondario) così il trofeo in forma di testa dà al proprietario certe forze come il coraggio, la potenza che erano propri della vittima. In questo modo il trofeo può anche diventare un talismano per tutto il clan, il che spiega tutte le cerimonie connesse con la produzione e l'accettazione da parte del clan di una testa rimpicciolita. La credenza che spinge un Jivaro alla caccia della testa di un nemico è una vendetta che serve a placare lo spirito della persona da vendicare. Solo così lo spirito di questa persona potrà riposare in pace anziché aggirarsi intorno tormentato. È questa credenza religiosa che continua a perpetuare la guerra tra i Jivaros. 
 

Vi mostro però la teta di questo antropologo svedese che studiava le tribù native ed evidentemente ha subito la stessa fine. Era interessato allo studio della famigerata tribù Jivaro in Equador e fu nel cammino verso quel posto che perse la vita.

 

 

 

 

 

 

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Di lui si persero le tracce fino al 1919 quando un gruppo di facoltosi turisti inglesi in visita a Quito, Ecuador, visitarono un mercato tradizionale in cerca di souvenir. Annoiati dai soliti ninnoli esposti, un indio propose loro un rarissimo oggetto tipico delle giungle al confine tra Perù ed Ecuador: una testa rimpicciolita dalla tribù Jívaro. Con una certa sorpresa, gli inglesi notarono che si trattava di una testa appartenuta a un bianco ed effettivamente rimpicciolita secondo il metodo indigeno, i cui dettagli cruenti (scorticamento, bollitura e ridimensionamento tramite pietre calde sempre più piccole) erano stati ormai diffusi anche in Europa grazie ad alcuni esploratori del secolo precedente. Ma l’attenzione dei turisti fu principalmente attirata da alcuni oggetti che accompagnavano il macabro “trofeo”: un paio di occhiali e un’agendina consunta che però recava il nome e l’indirizzo del defunto proprietario…professor Markus Lindstrom, University of Chicago.

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La dottoressa Kahila Bar-Gal ha concentrato invece le sue ricerche su una testa esposta all' Eretz Israel Museum di Tel Aviv. Conserva barba e capelli, al punto da potergli attribuire persino la proprietà.

testa_tsantsa_2



La testa apparteneva probabilmente ad un uomo sudamericano di origine afro-ecuadoregna che si scontrò contro gli Jivaro-Shuar in Ecuador, e sarebbe stato ucciso in un periodo compreso tra il 1600 e il 1898. Impossibile fare una stima esatta dell'avvenimento tramite l'analisi del DNA, a causa della lavorazione della testa.

Vi era proprio una cerimonia spirituale di mummuficazione di teste, che differiva da tribù a tribù, anche se sostanzialmente simile a livello tecnico. Si sa che la tribù Jivaro-Shuar conservava le teste come portafortuna, e venivano persino indossate in particolari eventi religiosi. Per loro una campagna di guerra era considerata un totale insuccesso se non rientrava con almeno una testa come trofeo del nemico.

Le Tsantsa erano considerate dai Jivaro come delle gabbie per lo spirito del nemico ucciso. Attraverso la cerimonia di preparazione si tratteneva l'anima del defunto nella testa, veniva loro praticata un'incisione per rimuovere la pelle dal cranio, veniva poi tolto ogni elemento osseo per procedere con la lavorazione della pelle.

Palpebre e labbra venivano cucite (le prime dall'interno, rivoltando la pelle, le seconde dall'esterno), e la testa veniva successivamente fatta bollire in una mistura di acqua e corteccia. Ciò faceva sì che la testa si riducesse di un terzo dell'originale, dando poi modo di proseguire con un'ulteriore lavorazione che conservava i lineamenti della testa e induriva la pelle.

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commenti

K
<br /> A me le tsantsas non dispiacciono, è come un metodo di imbalsamazione per ricordare il defunto, nonostante fosse un nemico. Certo per noi non è bello organizzare per vendetta un<br /> agguato, uccidere un essere umano e lavorarne la testa, ma questo fa parte delle loro tradizioni. Ovviamente hanno valori diversi dai nostri con un altro concetto della vita umana e della<br /> morte. Magari vivendo più a contatto con la natura non considerano l'uomo superiore agli altri esseri e quindi non esitano ad uccidere chi reputano un nemico violatore dell'ordine naturale.<br />
Rispondi
I
<br /> <br /> Come si suol dire, paese che vai, usanza che trovi. La loro cultura riguardo ad un nemico, è molto apprezzata da parecchie persone e pensare che persino altre persone che non erano in guerra ne<br /> tantomeno nemici loro, hanno potuto ''beneficiare'', di questa imbalsamazione. Tra l' altro, proprio questa tecnica, richiede molta pazienza e nessun errore: quasi diventasse un onore, essere<br /> trasformati in piccole teste da passeggio. :)<br /> <br /> <br /> <br />

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