Nel Giornale di bordo di Cristoforo Colombo, in data sabato 15 settembre 1492, troviamo la seguente annotazione:
“Navigò in questo giorno, compresa la notte, 27 leghe e più, in direzione di ponente.
Al cominciar della notte videro cader dal cielo una meravigliosa striscia di fuoco, a quattro o cinque leghe dai navigli.”
Ciò che ricorda essere una meteora, è definita dal navigante Bartolomeo de Las Casas, un “meravilloso ramo de fuego”; il marinaio, nella sua Historia de las Indias, aggiunge:
“E tutte queste cose agitavano e attristavano gli uomini, i quali incominciavano a credere che fossero segnali di malaugurio.”
In una Cronaca della Zentralbibliothek di Zurigo, riferita alla città di Zessenhausen, si documenta che nell’anno 1544 erano stati visti segni sul sole e sulla luna; la gente cominciò a spaventarsi temendo che Dio volesse punire la terra e i suoi peccati.
L’apparizione dei meravigliosi segni nel cielo fu preceduta da un terremoto.
Il 4 maggio tra le 4 e le 5 della notte, numerosi contadini della cittadina tedesca di Phorzhaim osservarono una stella con una lunga coda, grossa quanto una pietra di mulino; essa lanciava delle faville ed in seguito si inabissò nel fiume facendone ribollire le acque; non si trattava di un meteorite: riemerse producendo un boato spaventoso e, dopo un breve volo, si posò su un campo bruciandone il terreno. Non era nemmeno un fulmine globulare: alla fine di quelle peripezie si sollevò dal suolo schizzando verso il cielo, per riunirsi con la grande stella; dopodiché i due ordigni scomparvero entrambe.
Curiosamente, le cronache locali illustrarono l’evento, ben descritto, con un’immagine di sfrenata fantasia: un drago dalla cui coda partiva un getto di fuoco (evidentemente l’episodio venne interpretato come un dispetto del Maligno, di cui il drago è un simbolo).
Dopo quelle apparizioni, le genti del posto videro apparire nel cielo strani miraggi: figure di antichi guerrieri e conti che molto prima avevano abitato la zona, quasi come se qualcuno si divertisse a proiettare strani ologrammi nel cielo (il che, ancora una volta, ricorre nella moderna casistica ufologica). Si narra ancora, inoltre, che nel 1520, al “tempo del cavaliere Massimiliano”, venne visto una sorta di “albero luminoso” scendere dal cielo, posarsi al suolo e poi nuovamente risalirvi per unirsi ad un grande cerchio.
Un avvistamento registrato su Firenze nel XVI° secolo è stato recuperato dallo studioso Gabriele Parnis dal “Diario Architetti Parigi” esistente nel Gabinetto degli Uffizi di Firenze.
Nel documento si leggeva: “A dì 31 marzo a 1/2 mezza di notte venne sopra Fiorenza un razzo non mai visto e la mattina seguente a ore 9 una fiamma di fuoco rosso sopra al Palazzo”.
Sopra la nota si legge la data “a dì 29 marzo 1582”. “Con questo documento”, commentava il ricercatore Solas Boncompagni, “salgono a tre i fenomeni strani che in varie opere vengono riferiti e che interessarono nel passato il cielo di Firenze. Gli altri, infatti, sono quelli ricordati da Dante ne Il Convivio e da Cellini nella sua Vita.
Ne Il Convivio Il, XIII, 22 è scritto: E Seneca dice che ne la morte d’Augusto imperatore vide in alto una palla di fuoco; e in Fiorenza, nel principio de la sua distruzione (1301 – venuta in Firenze di Carlo di Valois), veduta fu ne l’aere, in figura d’una croce, grande quantità di questi vapori seguaci della stella di Marte”.
In una miniatura del XVI° secolo è raffigurata una cometa dalla stranissima forma a disco, che appare sopra un palazzo davanti al quale si danno battaglia due guerrieri.
In cielo è visibile anche un calice (probabilmente il Santo Graal). É possibile una rilettura psicologica.
Nella Gazzetta di Norimberga del 14 aprile 1561 si legge: “Molti videro delle sfere di color sangue, blu e nere, e dei dischi circolari attorno al sole. Si videro anche due o tre tubi cilindrici che contenevano queste palle. Questi elementi parvero lottare gli uni contro gli altri e il tutto durò un’ora. Poi tutto sparì con un gran vapore”.
Ripresa anche dal celebre psichiatra svizzero Carl Gustav Jung, per dimostrare come il fenomeno degli UFO potesse essere un mito presente da secoli nell’inconscio collettivo planetario, l’immagine che illustrava la cronaca è stata confrontata dai moderni ufologi con le foto di sigari volanti da cui escono dei dischi di minori dimensioni, trovando straordinari parallelismi con quelli che era stato scambiati cannoni che sparavano palle volanti.
Un evento analogo è illustrato nel Volantino di Basilea (custodito nella raccolta Wickiana della Biblioteca di Zurigo) e riferito al 7 agosto 1566; così lo descrive Samuel Coccius: “Il 7 agosto all’alba si videro molte grandi sfere dirigersi verso il sole e poi combattersi: molte divennero rosso fuoco e si consumarono svanendo”. Alla cronaca era accluso il disegno di sfere bianche e nere sopra la cattedrale, additate dai terrorizzati cittadini svizzeri.
E troviamo gli UFO persino nelle memorie del celeberrimo Giacomo Casanova che, nella Storia della mia vita, ricorda: “Raggiunsi Otricoli a piedi, perché volevo vedere con calma il ponte antico, e da Otricoli un vetturino mi condusse per quattro paoli a Castelnuovo. Ne partii a mezzanotte e feci la strada ancora a piedi arrivando a Roma alle nove dei mattino dei primo di settembre. Ma ecco un episodio che forse divertirà alcuno dei miei lettori. Avevo lasciato Castelnuovo da un’ora e me ne andavo alla volta di Roma in un’aria tranquilla e sotto un cielo sereno quando notai a dieci passi da me a destra una fiamma piramidale alta un cubito e sollevata da terra quattro o cinque piedi, che mi accompagnava. La fiamma si fermava quando io mi fermavo, e quando la strada era fiancheggiata da alberi non la vedevo più, ma tornavo a vederla quando avevo superato le piante. Mi ci avvicinai parecchie volte e di tanto io mi avvicinavo di tanto essa si allontanava. Provai a tornare sul miei passi e allora non la vedevo più, ma quando riprendevo il cammino la ritrovavo allo stesso posto. Scomparve soltanto con la luce del giorno. Debbo dire che, a dispetto delle mie conoscenze di fisica, la vista di questa piccola meteora mi fece nascere delle strane idee. Ebbi l’accortezza di non parlarne a nessuno. Arrivai a Roma con sette paoli in tasca”.
L’apparizione di due misteriosi dischi luminosi al di sopra di due vascelli, in pieno mare, è illustrata in una stampa del XVI° secolo, il Theatrum Orbis Terrarum (Firenze, Museo della scienza). Anche in pieno rinascimento queste apparizioni venivano rilette come precisi moniti divini, non più però alle popolazioni, ma ai politici e sovrani del tempo. Nella cronaca che segue, tratta da un opuscolo (o planchetta) del 1589 in francese, e di cui esiste anche una trascrizione lionese di Anatole Claudin, ne troviamo un chiaro esempio.
Il primo avvenimento riferito è chiaramente il passaggio di una meteora, come dimostra il fatto che l’ordigno bruci in pochi istanti; il secondo episodio è invece più marcatamente ufologico.
In entrambi i casi per le due apparizioni veniva proposta un’interpretazione “spirituale”.
L’opuscolo riportava: “Sappiamo, o popolo cattolico, che nostro Signor Gesù Cristo, prima che distruggesse e cancellasse la città di Sodoma e Gomorra, fece molti prodigi… analogamente io potrei certamente dire altrettanto o quasi di tutte le città della nostra desolata Francia, nelle quali vediamo altrettanta empietà. Se non ci correggiamo, certamente vedremo l’ira di Dio, come già ne abbiamo veduto un inizio davanti ai nostri occhi nella città di Bloys, dove abbiamo perduto le due luci della nostra Francia per colpa di un malvagio ed infelice tradimento. Noi dobbiamo emendarci e fare penitenza e convertirci, vedendo i prodigi orribili e spaventosi che si sono manifestati in molti posti della nostra Francia, e soprattutto sulla città di Bloys, sulla quale nel giorno dello scorso Natale (1588; N.d.A.) cadde una fiaccola di fuoco ardente, che si dissolse in un istante; poi, nel seguente giorno degl’Innocenti, apparvero in cielo, verso le sette o le otto ore di sera due uomini in armatura bianca, che avevano nella mano destra una spada tagliente insanguinata, i quali rimasero poco dinanzi agli occhi delle persone che erano là a guardarli, volendo quasi dimostrare così la morte di qualche gran principe, per la malvagità ed i tradimenti che sono stati commessi da poco tempo in qua e che si commettono tutti i giorni. Poco dopo si videro (sempre nel cielo; N.d.A.) delle squadre armate, tutte luminose, lottare con le loro lance le une contro le altre, significando le guerre, e le vittorie che noi avremo contro gli eretici se ben tosto vi metteremo riparo sia per mezzo delle preghiere che per mezzo delle armi”.
Proseguiva la cronaca: “Altri segni spaventevoli apparsi in cielo tra Parigi e Saint Denis. In Francia, il dodici e il tredici di gennaio 1589. Giovedì 12 gennaio 1589 sono state viste di notte due grosse nubi tra Parigi e Saint Denis, che emanavano grande luminosità, e venendo l’una contro l’altra si sono unite e poi hanno indietreggiato; ne sono sortite in gran numero saette e lance di fuoco e la battaglia durò a lungo; poi, dopo aver ben combattuto, si ritirarono allineandosi di testa e poi ricominciarono a muoversi e passarono sopra la città di Parigi e andarono in linea retta verso il Mezzogiorno. Poi, il venerdì tredici del detto mese di gennaio, si è visto anche, in cielo, un corpo a forma di falce lunare con sopra una stella, come una cometa che brillò per tutto il giorno, e di cui il popolo fu molto impressionato. Popolo Cristiano, preghiamo Dio che ci preservi da quello che gli astri ci minacciano. Così sia”.