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9 marzo 2012 5 09 /03 /marzo /2012 17:46

 La fortissima tempesta solare fornisce uno spettacolo finora senza eguali. La tempesta geomagnetica inizialmente non ha sotito problemi rilevanti per il nostro pianeta ,molto poco in termini di effetti sui sistemi elettrici. Via via che le particelle lanciate dal sole arrivano sulla Terra,stanno interagiscono sulla  magnetosfera, rendendo i suoi risultati molto appariscenti. In questo momento è presente una moderata tempesta geomagnetica. .La foto che viene mostrata e' “L’esposizione dello scatto è di un solo secondo, quindi ciò che si vede è paragonabile a quello che si è osservato ad occhio nudo”. Nelle prossime ore le aurore boreali non mancheranno di illuminare i cieli delle alte latitudini con tonalità sempre più spettacolari.Ogni anno le aurore boreali mostrano spettacoli incredibili ed affascinanti:quest'anno sara' sicuramente quello con gli effetti piu' belli che si siano mai visti.

Credit: Jónína Oskarsdottir

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8 marzo 2012 4 08 /03 /marzo /2012 18:06

TEMPESTA GEOMAGNETICA: tempeste geomagnetiche polari sono in corso dopo l'arrivo di una espulsione di massa coronale (CME) avvenuto il 7 marzo alle 04:00 UT. Ad alta latitudine gli osservatori sono allertati per le aurore. Poco dopo l'impatto CME, una raffica di Northern Lights sono apparse sul confine USA-Canada. Shawn Malone ha fotografato dalle rive del Lago Superiore: "Sono stato fortunato a riprendere questa esplosione di attività di aurora brillante che è rimasta molto attiva per quasi un'ora", afferma l'autore che ha anche fatto un video.

 "L'aurora non ha avuto problemi a splendere nel cielo nonostante il chiaro di Luna". MAJOR SOLAR FLARE: il grande gruppo di macchie solari AR1429 ha scatenato un altro consistente FLARE. Questo è è stato ancora più forte ovvero una eruzione di classe X5 avvenuta il 7 marzo alle 00:28 UT. Il NASA Solar Dynamics Observatory ha registrato il flash nell'estremo UV: L'eruzione ha lanciato un luminoso CME nello spazio, come si vede qui nel filmato ripreso dal Solar and Heliospheric Observatory. Anche se la CME non è diretta esattamente verso la Terra, sembra abbia una direzione sufficiente per dare un colpo di striscio al campo magnetico del nostro pianeta verso l'8-9 marzo. Questo dovrebbe aggiungersi ai distrubi già in corso alle alte latitudini. Il flare ha anche accelerato i protoni energetici diretti verso la Terra, innescando una tempesta solare di classe S3 con radiazioni in aumento. Tale tempesta è soprattutto un fastidio per i satelliti, in quanto può causare riavvii occasionali dei computer di bordo e l'aggiunta di rumore nei sistemi di imaging che riprendono il pianeta o comunque che stanno eseguendo immagini.

FORTE ATTIVITA' SOLARE: L'attività solare è nuovamente aumentata. AR1429, il gruppo delle macchie solari che è emerso il 2 marzo, si sta facendo notare con esplosioni di un certo rilievo. La più forte finora, una eruzione X1-class , si è verificata questa mattina, 5 marzo alle 04:13 UT. Il NASA Solar Dynamics Observatory ha registrato il flash nell'estremo ultravioletto:La nube in espansione sarà probabilmente in grado di eseguire un colpo di striscio al campo magnetico della Terra il 6 o il 7 marzo che stiamo verificando. Si potrà essere più precisi solo nelle prossime ore ricevendo nuovi dati e aggiornamenti su questa possibilità in quanto i dati necessari alla previsione sono ancora frammentari.

Come sempre, alle alte latitudini gli osservatori del cielo sono già allertati per le aurore possibili nelle notti a venire.

Quando il CME generato con l' X-flare arriverà, una tempesta geomagnetica potrebbe essere già in corso. Infatti un precedente CME è già in rotta verso il nostro pianeta. Secondo gli analisti presso il Goddard Space Weather Lab, la nube, che era stata prodotta da una eruzione di classe M2 delle macchie solari AR1429

 

 

 

http://antaresnotizie.blogspot.com/

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6 marzo 2012 2 06 /03 /marzo /2012 05:12
Una donna Ayoreo. I suoi parenti incontattati sono minacciati dal disboscamento.
Una donna Ayoreo. I suoi parenti incontattati sono minacciati dal disboscamento.
© Survival

In un rapporto ufficiale, l’INDI, il Dipartimento agli affari indiani del Paraguay, ha confermato la presenza di una tribù incontattata in un’azienda agricola nella regione settentrionale del Chaco.

Proprietaria del terreno in cui sono state trovate tracce della presenza di Ayoreo incontattati è una controversa società d’allevatori brasiliana chiamata River Plate. Le indagini hanno rinvenuto prove evidenti della presenza di quella che localmente viene definita la “tribù che si nasconde”: impronte nitide, buche scavate per catturare tartarughe e rami spezzati.

“Gli Indiani che abitano nell’area sono costretti a fuggire in altre zone per non essere individuati…” ha dichiarato l’INDI. “Ignorare il patrimonio di conoscenze dei proprietari originari della foresta del Chaco sarebbe una follia”.

Le prove raccolte avranno ripercussioni sulle società d’allevamento River Plate e BBC S.A., già accusate di mettere a rischio la vita degli Ayoreo.

Un’abitazione degli Ayoreo incontattati rinvenuta durante i lavori di apertura di una strada attraverso la loro terra.
Un’abitazione degli Ayoreo incontattati rinvenuta durante i lavori di apertura di una strada attraverso la loro terra.
© Survival

Grazie alle immagini satellitari diffuse nel 2011, che mostravano l’impudente distruzione di almeno 4.000 ettari di foresta abitata da gruppi di Indiani incontattati, le due compagnie furono imputate di deforestazione illegale.

L’organizzazione ayoreo OPIT ha lanciato un appello pubblico in cui si chiede un’azione più decisa per proteggere i membri incontattati che le attività della River Plate stanno costringendo a uscire dalle foreste natali.

“Le chiediamo di fermare la deforestazione del Chaco e di punire coloro che stano uccidendo la foresta da cui dipende la nostra sopravvivenza” ha chiesto al procuratore generale del Paraguay il leader Ayoreo Porai Picanerai in febbraio.

“È incoraggiante che il governo abbia accolto la richiesta degli Ayoreo di indagare sulla presenza dei loro parenti incontattati” ha commentato oggi Stephen Corry, direttore generale di Survival International. “Tuttavia, i fatti contano più delle parole. Il governo deve ora dare un giro di vite alla deforestazione illegale e garantire i diritti alla terra che gli Ayoreo rivendicano da oltre 20 anni. È un passo fondamentale se si vuole salvaguardare la loro sopravvivenza”.

http://www.survival.it/

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4 marzo 2012 7 04 /03 /marzo /2012 23:51

Durante una battuta di pesca sul fiume Congo in Africa, il pescatore britannico Jeremy Wade, 52 anni, ha tirato su un enorme tigerfish Goliath.

Tigerfish può essere considerato l' equivalente dell'Africa del Sud America del piranha, anche se appartengono a una famiglia completamente differente, come sono famosi per la loro ferocia quando cacciano. Hanno i denti  ad incastro, con corpi snelli, muscolari, costruiti per la velocità. Tigerfish sono predatori aggressivi. Un tigerfish ha dei sacchetti riempiti di gas nel suo corpo che utilizza come ricevitore audio. Questo trasmette vibrazioni dall'acqua, che permette di rilevare tutti gli animali nelle vicinanze e rispondere di conseguenza. Una scuola di novellame può affrontare gli animali di quasi qualsiasi dimensione, comprese eventuali animali terrestri che si allontanano troppo vicino al bordo dell'acqua. Gli adulti tendono a viaggiare in gruppi più piccoli di quattro o cinque, ma sono non meno pericolosi. Persino un individuo può prendere prede grandi come se stesso. Quando il cibo è scarso o la competizione per il cibo è troppo grande, tigerfish può ricorrere al cannibalismo. Questo è particolarmente comune nella stagione secca. Tigerfish sono anche noti per attaccare l'uomo, questi attacchi possono essere devastanti per i denti affilati e tattica aggressiva caccia. Ci sono alcuni casi di morte registrata.
Il Goliath è considerato uno dei pesci d'acqua dolce più grande del mondo e si teme molto più grande e più mortale del piranha.Il pesce gigante ha 32 denti che sono di dimensioni simili a quelle di un grande squalo bianco e si è appreso che attacca gli esseri umani e coccodrilli.
Un gruppo di pescatori sono riusciti a catturarlo in un habitat molto difficile da raggiungere.
"Questo pesce non è tinca", ha detto Wade,"E ' a tutti gli effetti, un piranha gigante. E ' una vera bestia.

I denti sono incredibilmente aguzzi e sono circa la stessa lunghezza di quelli di un grande squalo bianco.
Oltretutto ha anche un morso estremamente potente ed è conosciuto per consumare prede delle stesse dimensioni, attaccano le persone e staccano pezzi ai coccodrilli.
Si pensa che questi attacchi del pesce siano una risposta riflessa ai movimenti improvvisi o di schizzi.
E 'molto raro per la cattura, specialmente da un estraneo, perché si trovano in postazioni remote e difficili da raggiungere, anche perchè non ci sono guide su quella parte del fiume Congo.
Wade ha utilizzato un grosso pesce gatto come esca, un canna da pesca 200-libre e inoltre (non faccio fatica a crederci), ha preso una distanza considerevole per la sua sicurezza.
Wade, una volta catturato questo pesce, è riuscito ad ottenere queste foto ed infine lo ha fatto tornare al suo habitat.
 
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28 febbraio 2012 2 28 /02 /febbraio /2012 22:04
     Venere di ghiaccio Nel mondo indubbiamente esistono  vari concorsi di scultura di ghiaccio, precisamente nell'emisfero settentrionale, ma  come il ghiaccio nei Campionati del Mondo d'Arte a Fairbanks, Alaska difficilmente si possono scovare.  La gestione dell'organizzazione non-profit di ghiaccio in Alaska, è vista come il concorso di scultura di ghiaccio più grande del mondo.
il ghiaccio congela rapidamente  nell'interno dell'Alaska durante l'inverno le temperature, aggiungendo solo una leggera sfumatura blu glaciale.FIguratevi cheil ghiaccio e 'così chiaro che si puo'   leggere un giornale attraverso un metro da blocco di ghiaccio. Gli scultori sostengono che il ghiaccio di Fairbanks 'è il migliore del pianeta per le loro sculture.
Un'arte che fa rimanere di ghiaccio
 la NICA, National Ice Carving Association, che riunisce tutti gli appassionati scultori di ghiaccio e organizza mostre e competizioni in tutta America. L'obiettivo dello scultore è di far sembrare la statua di materiale plastico o di vetro grazie ad una strabiliante trasparenza. Con i suoi strumenti, tra cui una pericolosa sega a maglia, si modella e si dà la forma desiderata un grande blocco di ghiaccio.
Scolpire il ghiaccio è stato recentemente incluso nelle Olimpiadi invernali come un concorso culturale.I  Campionati del Mondo Ice Art hanno servito come Trials olimpici degli Stati Uniti nel 1993 e nel 1997. Bisogna anche dire che in molte manifestazioni di questo genere fanno uso di blocchi di ghiaccio prodotti commercialmenti, invece i  Campionati del Mondo Ice Art utilizzano enormi blocchi di ghiaccio  prodotti naturalmente, ottenuti attraverso  zone umide nelle vicinanze. I massi di ghiaccio misurano approssimamente  3 'x 8' x 5 'e pesano 4-5 tonnellate.Gli ultimi capolavori nel Multi-Block, concorso Classic, possono anche  pesare fino a venti tonnellate, e fino a 25 metri di altezza.  

Il più grande igloo del mondo: e il più accogliente. Questo è diventato il primo hotel al mondo fatto interamente di ghiaccio. Viene ricostruito ogni anno sempre nuovo, dopo essersi sciolto sotto i primi raggi di sole di maggio, presso Jukkasjarvi, in Svezia.
Di ghiaccio sono i letti, i tavoli, le poltrone e perfino il caminetto (nella foto). Gli ospiti dell'Ice Hotel dormono avvolti da pelli di animali e pare che rimangano al caldo nonostante la temperatura all'interno dell'igloo sia a -9 °C. In fondo, niente a confronto dei -35 °C che si possono raggiungere all'esterno.
Per costruirlo non servono mattoni: l'edificio nasce grazie a 10.000 tonnellate di ghiaccio provenienti dal fiume Torne e a 30.000 tonnellate di neve fresca.

 

 

 

 
Nel corso dei Campionati del Mondo Ice Art, la maggior parte del ghiaccio è segato, scheggiati o levigato come se fosse un blocco di legno o di pietra. Determinate sculture di ghiaccio possono essere realizzate anche in 2 giorni.   
Quando andare nei Campionati del Mondo di Ice Art?
Campionati del Mondo Ice Art si svolgono in Alaska Fairbanks nei mesi di febbraio e marzo. Poiché questo è il periodo più freddo dell'anno per visitare l'Alaska, è necessario assicurarsi di indossare e portare abiti abbastanza caldi...
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28 febbraio 2012 2 28 /02 /febbraio /2012 18:54

Credit: Aaro Kukkohovi

Ieri sera, per la seconda notte di fila, gli osservatori del cielo di tutto il Circolo Polare Artico hanno assistito al suggestivo spettacolo delle aurore. “Non ho mai visto niente di simile a questo“, dice Aaro Kukkohovi, che ha fotografato un’eruzione di luce da Lumijoki, un comune della Finlandia: “Che fantastica esplosione di energia. Il tutto soffiava come in un buco del campo magnetico terrestre appena sopra di noi!” La sua retorica non è lontana dal vero. La causa delle aurore è stata l’apertura di una crepa nella magnetosfera terrestre. Il vento solare versato ha alimentato quindi una tempesta geomagnetica di classe G1. Questo straordinario evento si è verificato alle altissime latitudini, comprese la Scandinavia, l’Islanda e la Groenlandia.

 

http://www.meteoweb.eu/

 

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26 febbraio 2012 7 26 /02 /febbraio /2012 07:18

 

Le foreste svolgono un ruolo fondamentale nel ciclo del carbonio, assorbendo il carbonio dall’atmosfera e stoccandolo nella biomassa. Finché restano intatte, sono pozzi di carbonio in quanto assorbono e preservano il carbonio, ma quando vengono abbattute o bruciate restituiscono grandi quantità di carbonio in atmosfera. Le foreste boreali ricoprono circa il 14,5% della superficie terrestre, un’area di quasi 16 milioni di chilometri quadrati, un ecosistema che si estende dalla Russia, al Nord Europa, al Canada e all’Alaska, è un insieme di habitat interconnessi, composti da foreste, laghi, zone umide, fiumi e tundra.

Le foreste boreali – compreso il suolo – sequestrano circa un terzo in più di carbonio per ettaro, rispetto alle foreste tropicali, e questo le rende uno dei più importanti serbatoi di carbonio.

Le regioni boreali sono considerate hotspot globali, cioè, le aree in cui il clima si surriscalda più rapidamente. ”La biomassa, una delle variabili climatiche essenziali nella definizione delle funzioni del sistema-Terra, è il grande fattore sconosciuto nel ciclo del carbonio. Non esistono mappe accurate della biomassa e non siamo in grado di conoscere quanto stia cambiando, in modo di poter eseguire calcoli affidabili - spiega il professor Christiane Schmullius dell’Università di Jena – Con questo nuovo algoritmo, per la prima volta abbiamo in mano qualcosa che può rappresentare un primo passo per una mappatura globale della biomassa.”

Il progetto BIOMASAR, promosso dal supporto dell’ESA Support to Science Element (STSE), ha convalidato l’algoritmo usando i dati ASAR, che è in grado di acquisire immagini a prescindere dalla luminosità o dalla presenza di nubi. I dati sono stati poi verificati con informazioni raccolte sul campo in Scandinavia, Siberia e in Canada, dove questi dati erano già disponibili in quantità rappresentative.
I risultati mostrano che il recupero della biomassa forestale accumulata (growing stock volume -GSV) espresso in metri cubi per ettaro – supera i livelli segnalati in precedenza, cioè i 500 metri cubi per ettaro.
Utilizzando questo metodo, il sistema Envisat può essere sfruttato per generare mappe globali della GSV annuale dell’intera ecozona boreale, con una risoluzione di 10 km e una approssimazione del 20%.

Fonte: http://www.salvaleforeste.it

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15 febbraio 2012 3 15 /02 /febbraio /2012 18:13

Il primo che volle interessarsi alle aurore boreali fu proprio Galileo Galilei. Le defini' lui stesso come termine "aurore boreali",conosciuto oggi come tale fenomeno. A mezzo millennio di distanza da Galileo gli studiosi della Nasa hanno annunciato di aver fatto finalmente progressi nella ricerca. E' stato possibile osservando le immagini trasmesse da cinque satelliti Themis e da una rete di 20 centri di osservazione tra il Canada e l'Alaska.

Proprio in questi giorni, precisamente il 14 febbraio,le aurore boreali sono state le protagoniste a sorpresa. Da orizzonte ad orizzonte,il cielo si e' colorato in modo assolutamente unico, regalando ad abitanti, turisti, spettacoli che solo in poche occasioni hanno avuto modo di ammirare.”;tutto questo succede  nel parco nazionale di Abisko, in Svezia. “Molte coppie sono state entusiaste di festeggiare proprio il giorno di San Valentino sotto un simile spettacolo. La maggior parte dei turisti ha affermato che si è trattato del più bel giorno di San Valentino mai condiviso insieme.

          

Tecnicamente l'aurora boreale nasce quando alcune particelle cariche di energia che compongono il vento solare penetrano all'interno della magnetosfera, la 'bolla' magnetica che circonda la Terra. Gli elettroni a quel punto cominciano a viaggiare velocissimi in direzione del campo magnetico terrestre, convergendo verso i poli: quando collidono con gli atomi della ionosfera (a 120mila chilometri dalla Terra) fanno scintille ed emettono la luce tipica delle aurore boreali. Ora la Nasa ha scoperto che queste improvvise esplosioni di energia magnetica aumentano anche la forza di alcune 'sottotempeste': proprio quest' ultime sono all'origine dei chiarori che si vedono nelle aurore e dei loro particolarissimi movimenti. La 'danza', appunto, delle luci del Nord. Questo tipo di luminosità celeste appare di notte, con l'aspetto di una sorta di tendaggio o cascata di luce, dai colori variabili e continuamente mobile, come fosse una bandiera agitata da un vento leggero. In genere la luminescenza è verdastra, ma il suo colore può essere anche differente, in quanto è determinato dalla composizione dell'atmosfera, cioè una miscela prevalentemente composta da ossigeno e azoto ma contenente anche idrogeno, elio, anidride carbonica ed altro: ognuno di questi gas produce una luce dallo spettro differente.
       
 Questo meraviglioso fenomeno, conosciuto come 'Northern Ligths Dance' ('Danza delle luci del nord') e famoso in tutto il mondo per la sua bellezza,  le popolazioni del Nord ne sanno qualcosa,dato che ne sono stati intimoriti per millenni, generando mitologie fantastiche. I vichinghi, ad esempio, credevano che quella misteriosa raggiera di luci e colori fosse tutta opera delle Valchirie, vergini guerriere che cavalcavano nel cielo con le loro scintillanti armature. Per gli Inuit della Groenlandia le stesse luci erano gli spiriti dei bambini deceduti di morte violenta o nel giorno del loro compleanno. Per alcune tribù indiane, come gli Athabaska, erano i riflessi di una 'danza del fuoco' ballata da alcuni folletti. Per i nativi dello Sri Lanka, sono - ancora oggi - messaggi del Buddha.  Aurora Boreale     

  Questo genere di aurore si formano ad un altitidine di 95.000 m (per cui da bordo dello Space Shuttle o della International Space Station Alpha la si può vedere dall'alto) e si dispone a costituire un anello, o una porzione di anello, attorno al Polo Nord magnetico (o, come si è detto, al Polo Sud). Le apparizioni a latitudini più basse, comunque, non sono del tutto infrequenti come abbiamo appreso dall'Osservatorio Astronomico Popolare "G. V. Schiapparelli" di Varese, da dove sono state fotografate diverse aurore boreali (ad esempio tra il 6 ed il 7 aprile e tra il 15 ed il 16 luglio 2000 ed il 31 marzo 2001).

 

 

 

 

 

 

Aurore boreali: il sole infiamma le notti del Nord

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13 febbraio 2012 1 13 /02 /febbraio /2012 20:32

 

Le piante hanno un’intelligenza? Parrebbe proprio di sì, a giudicare dal programma della nuova edizione di Evolution Day dedicata appunto al variegato mondo dei vegetali e alla loro “intelligenza” (Milano, Museo di storia naturale, 10-12 febbraio. Scienzainrete farà la diretta streaming dell'evento). Nel panel internazionale dei relatori spicca il finlandese Ilkka Hanski, probabilmente il più grande ecologo vivente (oltre ad altri premi, si è aggiudicato il prestigioso premio Balzan, vedi la pagina dedicata). La sua fama è legata soprattutto ai suoi ventennali studi sulle farfalle Melitaea cinxia nelle isole Åland della sua amata Finlandia, con i quali è riuscito a dimostrare parecchie cose interessanti: come il fatto che il consumo di suolo e la frammentazione degli habitat, tipici delle nostre società avanzate, siano le prime cause della riduzione della biodiversità animale e vegetale. E come, fra le altre cose, la perdita di biodiversità si stia ripercuotendo anche sulla nostra salute. Lo abbiamo intervistato per L’espresso e Scienzainrete.


Professore, è d’accordo con il titolo di Evolution Day di quest’anno? Le piante sono davvero intelligenti?
Noi umani tendiamo a definire l’intelligenza a nostra immagine e somiglianza, e questo fa sì che la distanza fra noi e gli altri esseri appaia incolmabile. In realtà c’è chi sostiene che tutti gli organismi viventi abbiano una loro forma di consapevolezza e intelligenza. Ciò che la scienza può dire è che tutti gli organismi, essendo un prodotto dell’evoluzione, sono “intelligenti”, almeno nel senso che essi sono stati capaci di adattarsi al loro ambiente.

Nella sua lezione parlerà anche di biodiversità ed estinzioni. E’ vero che probabilmente ci troviamo nel pieno di una sesta estinzione di massa?
Le cinque estinzioni di massa del passato (l’ultima è stata nel Cretaceo 65 milioni di anni fa, quando si sono estinti anche i dinosauri) si definiscono tali perché in quei periodi si calcola che si siano estinte almeno il 50% delle specie. Non è possibile confrontare quelle estinzioni massive con quella attuale, la nostra è molto più lenta: la quinta estinzione di massa, per esempio, è probabilmente stata innescata istantaneamente dalla collisione devastante di un enorme meteorite, anche se poi si è manifestata appieno in un lungo periodo di tempo. L’estinzione di massa che stiamo vivendo oggi – la prima provocata dall’uomo - è cominciata alcune decine di migliaia di anni fa con la scomparsa della megafauna in molti continenti, e da allora l’estinzione non ha fatto che accelerare fino a oggi e sta ancora crescendo. Il tasso di estinzione delle piante è ancora più elevato di quello degli animali.

Quanto elevata?
Il tasso attuale di estinzione si aggira sull’1% delle specie in 100 anni. Ma è probabile che cresca fino al 10-20% verso la fine del secolo. E potrebbe essere ancora più alto se si continuerà a distruggere vaste porzioni di foresta tropicale e barriere coralline come si sta facendo ora.

Che rischi comporta una riduzione così marcata della biodiversità?
Ormai è chiaro che il nostro benessere complessivo dipende totalmente dall’ambiente: dall’acqua e dall’aria pulite, dal suolo fertile, da quantità sufficienti di cibo, solo per citare alcuni aspetti della qualità ambientale. La perdita di biodiversità è un campanello d’allarme particolarmente importante del degrado ambientale. Non prestare attenzione a questo segnale può esporci a rischi altissimi, poiché nello stato dell’ambiente vi sono dei punti di non ritorno (tipping point) superati i quali certi peggioramenti (anche catastrofici) diventano permanenti. E’ un po’ lo stesso ragionamento che si fa con il cambiamento climatico, per cui giustamente si dice che dovremmo cercare di non superare entro fine secolo un aumento medio di 2 °C per evitare conseguenze catastrofiche. Qualcosa del genere vale per la natura. Per ogni specie esiste una soglia di estinzione, oltre la quale prima o poi sparirà dalla faccia della Terra. E questa soglia dipende dalle condizioni ambientali

Ma tutto questo ha conseguenze dirette sull’uomo?
Molteplici: dal cibo all’agricoltura, dall’economia alla salute. Attualmente stiamo lavorando all’ipotesi che la riduzione di biodiversità sia responsabile (insieme all’inquinamento e ad altri fattori) della crescita esponenziale a cui stiamo assistendo sopratutto nelle popolazioni urbane delle malattie croniche a base infiammatoria, come asma, allergie, ma anche malattie autoimmuni, diabete, tumori...

In che senso, scusi.
La riduzione della biodiversità riguarda anche i microbi: batteri, virus, protozoi. E noi sappiamo per certo che la ricchezza, equilibrio e diversità delle popolazioni di microrganismi nell’intestino, sulla pelle e nel tratto respiratorio (solo le specie di batteri che colonizzano l’uomo sono circa 1.200) sono essenziali per far funzionare correttamente il sistema immunitario, soprattutto attraverso l’attivazione di interleuchina e i TGF-beta. Chi vive in contesti urbani densamente abitati e poveri di spazi naturali si è dovuto adattare a un “ambiente microbico” più povero che porta a una sregolazione delle difese immunitarie e al prevalere dell’infiammazione cronica, sorgente di allergie e altre malattie più gravi.

Ma non si dice che – nonostante l’inquinamento – “l’aria delle città rende liberi”?
Renderà anche liberi ma non sani. Per quanti parchi si realizzino, il trend è un’inesorabile concentrazione di popolazione nelle metropoli e una conseguente distruzione delle “sacche di natura” all’interno di queste megalopoli.

Nella sua teoria l’estinzione di piante e animali dipende da molti fattori, dall’inquinamento al cambiamento climatico, all’invasione di specie aliene e alla frammentazione degli habitat. Qual è il fattore più importante?
Fino a oggi il fattore prevalente è stato il consumo di suolo, che porta alla frammentazione degli habitat, essenziale per la maggior parte delle specie. Certo anche l’invasione di specie estranee costituisce un bel problema, come pure il fenomeno del sovrasfruttamento delle risorse (overharvesting), soprattutto negli Oceani e nelle acque dolci. Probabilmente in futuro il guaio peggiore diventerà il cambiamento climatico, insieme alla perdita di habitat.

Come si fa a misurare e predire le estinzioni?
Si fanno diverse simulazioni di abbondanza e distribuzione delle varie specie sulla base dei cambiamenti in corso negli habitat, nelle condizioni climatiche, nello sfruttamento della terra, e così via. Esiste una valutazione globale di quante e quali sono le specie a rischi di estinzione compilata dalla IUCN (International Union for Conservation of Nature). Questa valutazione però è possibile farla solo sulle specie animali e vegetali che conosciamo sufficientemente bene, che attualmente sono 56.000. Di queste, un terzo sono minacciate in diverso grado.

Lei ha ricevuto riconoscimenti prestigiosi per aver messo a punto concetti come quello di “metapopolazione” e “debito ecologico”. Se ben comprendo – in questo caso il debito significa che una specie a rischio di estinzione può sopravvivere ancora più o meno a lungo dopo che il suo habitat è stato alterato. Che conseguenze ha questo effetto ritardato sulle dinamiche naturali e sulle nostre possibilità di rimediare ai danni fatti alla natura?
Le specie rispondono più o meno rapidamente ai cambiamenti ambientali. A causa dell’esistenza del debito ecologico, noi possiamo in effetti sottovalutare la minaccia rappresentata da un cambiamento ambientale perché non ne vediamo subito le conseguenze. D’altra parte, lo stesso ritardo è presente anche quando noi ripristiniamo un ambiente – attraverso la realizzazione di parchi e riserve naturali, ad esempio. Quindi non dobbiamo disperare se non vediamo subito gli effetti sperati in termini di recupero delle popolazioni animali e vegetali. Ci vuole un po’ di tempo perché la natura torni a funzionare a dovere.

 

tratto da: http://www.astronavepegasus.it/

 

 

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13 febbraio 2012 1 13 /02 /febbraio /2012 10:58

 Hanno fatto il giro del mondo, le ultime foto scattate alla Terra, che propongono una vista "inedita" del nostro pianeta. Non perché non si siano mai viste immagini simili ma perché è la risoluzione, che non si è mai ottenuta prima d'ora. Arrivano da un satellite della NASA che vola a 512 miglia sopra la terra, quindi all'incirca a 823 chilometri. Non molto, se pensate che un aereo viaggia a tra i 10 e gli 11mila metri d'altitudine. Eppure le immagini che ci arrivano sembrano essere scattate da una prospettiva molto più lontana. Come fa allora la NASA a rendere questo effetto ottico senza ricorrere alla manipolazione digitale dello scatto? Ecco il trucco: la foto che vedete è il risultato di un collage di dati provenienti da orbite diverse, creando così un'immagine che sembra molto più lontana rispetto alla reale distanza del satellite. La risoluzione è di 8mila per 8mila pixel, la più alta raggiunta finora.

 

Come la Nasa ha realizzato 'Blue marble'. (NASA/NOAA)

In ottobre la NASA ha lanciato il satellite Suomi per rilevare le variazioni degli oceani e dei continenti e per comprendere meglio i cambiamenti climatici della Terra. Suomi percorre 14 volte al giorno il tragitto da Polo a Polo, per un totale di 1.865 miglia, e le foto sono scattate da VIIRS (infrared Visible Imaging Radiometer), uno strumento che rileva immagini del pianeta misurando 22 differenti lunghezze d'onda di luce, le quali vengono poi combinate per creare una fotografia con colori naturali. Il risultato che vediamo, però, non è l'esatta rappresentazione di ciò che vedrebbe un osservatore dallo spazio, perché la lunghezza d'onda disperde nell'atmosfera l'intensità della luce. Il nostro pianeta dovrebbe quindi essere più bluastro, anche se gli oceani hanno una rappresentazione più verosimile dei continenti.
 
L'ultima foto pervenuta risale al 3 febbraio e vede l'Africa e la penisola arabica come protagoniste.
 

Il 'lato B' di Blue Marble: si vedono Africa e penisola arabica

 


Quella precedente, data 25 gennaio, ha in primo piano gli Stati Uniti e il Canada ed è stata vista da circa 3 milioni di utenti.

'Blue Marble 2012', America e Canada in primo piano'Blue Marble 2012', America e Canada in primo piano


Ha anche un nome: Blue Marble 2012, in onore della celebre foto Blue Marble del 1972, scattata durante la missione Apollo 17.

'Blue marble' nel 1972, la Terra vista dall'Apollo 17


La Terra continua a stupire e ad affascinare. Norman Kuring, un oceanografo che ha contribuito alla realizzazione della foto, ha spiegato così il successo che riscuotono le immagini del nostro pianeta: "La mia ipotesi è che la gente sappia che questo è l'unico posto che abbiamo per vivere. Quando vedono un'immagine che mostra questi splendidi azzurri e verdi, pensano 'Questa è la nostra casa'".

 

 

tratto da:http://it.notizie.yahoo.com/blog/foto-blog/come-nascono-le-foto-della-nasa-132952959.html?nc

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  • I segreti del penultimo manoscritto di Qumran
    Un panorama ormai noto: le pareti a strapiombo sul Mar Morto nella zona di Qumran. (foto Franco56 / Wikimedia Commons) Due ricercatori universitari di Haïfa (Israele) hanno ricostruito i contenuti di uno degli ultimi rotoli di Qumran ancora da interpretare....
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    Per rispondere a questa domanda basterebbe affermare: “rimuovi questo tappo di metallo arrugginito che vedi nella foto e troverai il buco più profondo della Terra”. Tuttavia, ed è davvero singolare, sappiamo molto di più su alcune galassie lontane che...
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    Hai mai pensato che qualcuno ti avesse toccato il braccio sinistro quando, in effetti, avevano raggiunto la tua destra? Gli scienziati conoscono questo fenomeno come una sensazione fantasma e può aiutare a far luce su come i processi del cervello umano...
  • Abhigya Anand e la sua teoria sulla prossima catastrofe
    Saturno e Giove il 21 dicembre che è il giorno del solstizio ci appariranno vicinissimi, un allineamento che è stato visibile solo 800 anni fa, tra il 4 e il 5 marzo del 1226. Ultimo aspetto da sottolineare: Abhigya Anand avrebbe pure previsto il ritorno...
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    Torino: la città magica, la città esoterica, la città occulta. E la città alchemica. Tra le mille narrazioni, simbolismi, leggende che permeano il capoluogo più misterioso d’Italia, la possibilità che nel suo sottosuolo si celino dei passaggi interdimensionali....
  • Commemorazione dei defunti: il 1 novembre
    Il 1 Novembre si celebra la festa di Ognissanti, una festività religiosa dedicata appunto a tutti i santi, quindi idealmente è il giorno dell’onomastico di chiunque porti un nome legato alla figura di un martire beatificato. Ognissanti è una solennità...
  • L' insostenibile leggerezza dell' essere umano
    Covid19, ultima frontiera: nonostante sacrifici e privazioni, lockdown, in casa, privati delle libere uscite, fondamentalmente per il bene primario della vita stessa e per rispetto di chi lavora negli ospedali in maniera sempre più oltre il limite della...

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