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10 febbraio 2021 3 10 /02 /febbraio /2021 22:36
Svelati i segreti del penultimo manoscritto di Qumran
Un panorama ormai noto: le pareti a strapiombo sul Mar Morto nella zona di Qumran. (foto Franco56 / Wikimedia Commons)

Due ricercatori universitari di Haïfa (Israele) hanno ricostruito i contenuti di uno degli ultimi rotoli di Qumran ancora da interpretare. Contiene notizie sul calendario esseno e le sue feste.


«Dopo averli assemblati tutti si è giunti alla conclusione che si trattava di frammenti dello stesso rotolo». Ilan Yavelberg, portavoce dell’Università di Haifa, ha spiegato in questi termini all’Agenzia France Presse l’esito di un recente studio su oltre 60 minuscoli segmenti di pergamena (in alcuni casi più piccoli di un centimetro quadrato) già scoperti da tempo a Qumran (in Cisgiordania). Fino ad oggi i piccoli reperti non erano stati collegati tra loro, semplicemente perché un ricercatore nel passato aveva postulato che provenissero da pergamene diverse. Ma dopo oltre un anno di indagini ed esami minuziosi, Eshbal Ratson e Jonathan Ben-Dov – membri del dipartimento di Studi biblici dell’Università di Haifa – hanno scoperto che tutti questi frammenti erano correlati, ha spiegato il portavoce dell’ateneo, e che potevano essere riuniti formando ipso facto un solo ed unico rotolo.

Parliamo di uno degli ultimi due rotoli ritrovati nelle grotte di Qumran ancora non letti e con iscrizioni in ebraico fin qui non interpretate. «Pochissime pergamene tra quelle già decifrate riportano scritte in questo linguaggio criptato», ha detto al quotidiano israeliano Haaretz Eshal Ratson. C’è da notare, in proposito, che in gran parte dei manoscritti del Mar Morto sono già stati restaurati e pubblicati.

I due universitari hanno potuto decifrare il codice del rotolo grazie alle annotazioni e ai commenti apportati a margine da uno scriba che correggeva le omissioni dell’autore originario. «L’aspetto positivo di queste glosse è che mi hanno fornito gli indizi utili per la comprensione del puzzle; mi hanno mostrato come assemblare i frammenti di pergamena», ha dichiarato Eshbal Ratson al quotidiano israeliano.

I documenti più antichi risalgono al III secolo a.C. mentre il più recente è stato redatto nel 70 d.C., l’anno della distruzione del secondo Tempio giudaico ad opera delle legioni romane. Molti specialisti ritengono che i rotoli del Mar Morto siano stati scritti dagli esseni, un movimento di asceti ebrei rifugiatisi nel deserto di Giuda, presso le grotte di Qumran che sovrastano la sponda occidentale del Mar Morto, con l’ambizione di ritornare a un giudaismo più autentico.

A riprova dell’identità singolare di questo gruppo di eremiti, il rotolo restaurato contiene riferimenti al calendario di 364 giorni (praticamente modellato sul calendario solare), già conosciuto dai ricercatori per essere stato utilizzato dagli esseni, in opposizione al calendario lunisolare seguito nella pratica religiosa ebraica dell’epoca, così come oggi.

Di fatto, spiega l’università della città nord-israeliana, la pergamena con il calendario presenta «una particolarità importante». «Il calendario adottato ancor oggi dal giudaismo richiede un gran numero di decisioni umane. Occorre qualcuno che osservi le stelle e la luna e riferisca le proprie osservazioni, poi ci vuole qualcun altro abilitato a decidere sull’inizio del nuovo mese e sugli anni bisestili». Al contrario, i ricercatori hanno descritto il calendario di 364 giorni come «perfetto». «Dal momento che questo numero è divisibile per 4 e per 7, le ricorrenze speciali (ovvero festive – ndr) cadono sempre nello stesso giorno. Il che evita di dover decider, per esempio, cosa fare quando un’occasione particolare ricorre in giorno di Shabbat, come avviene spesso con il calendario lunisolare. Il calendario di Qumran è immutabile e sembra aver incarnato le credenze dei membri di questa comunità riguardo alla perfezione e alla santità». Per dirla in breve, ogni festa ha una data fissa e nessuna cade di Shabbat.

Il rotolo rivela anche, per la prima volta, il nome che gli esseni diedero ai giorni di passaggio tra le quattro stagioni. Il calendario aggiunge una giornata speciale per ogni momento di transizione. È il termine tekufah che in ebraico moderno significa «periodo». Un vocabolo che sarà utilizzato nella letteratura rabbinica ulteriore e che si può ritrovare su alcuni mosaici d’epoca talmudica (II-V secolo d.C.).

Inoltre, si legge nel comunicato dell’università di Haifa, il rotolo descrive due occasioni speciali (non menzionate nella Bibbia), che ci sono già note dal Rotolo del Tempio di Qumran: la festa del vino nuovo e quella dell’olio nuovo. Queste festività – ormai sparite – erano un’estensione della festa di Shavuot che celebra il grano nuovo. «Secondo questo calendario, la festa del grano nuovo cade 50 giorni dopo il primo Shabbat successivo alla Pasqua; la festa del vino nuovo ricorre 50 giorni più tardi, e dopo altri 50 giorni si celebra le feste dell’Olio nuovo», spiegano i ricercatori.

Il rotolo menziona anche un certo numero di parole ed espressioni che appariranno più tardi nella Mishnà, la compilazione scritta di leggi orali ebraiche, risalente al II secolo d.C. e considerata come la prima opera di letteratura rabbinica. «Ciò mostra una volta di più che molte delle questioni discusse dagli scribi molti secoli più tardi avevano origini anteriori che risalenti al periodi del secondo Tempio», concludono i ricercatori.

Queste recenti conclusioni fanno parte di uno studio finanziato dalla National Science Foundation (Isf) e poi pubblicato nell’ultimo numero del Journal of Biblical Literature (vol. 136, n. 4 – Winter 2017 – pp. 905-936).

Secondo il comunicato dell’Università di Haifa, i due ricercatori Eshbal Ratson e Jonathan Ben-Dov sono al lavoro per decifrare il secondo manoscritto ancora non letto. È l’ultima parte di una delle più importanti scoperte archeologiche di tutti i tempi, fatta casualmente da alcuni beduini tra il 1947 e il 1956 nelle grotte naturali che punteggiano le falesie sul Mar Morto. Una dodicesima grotta – in gran parte saccheggiata – è stata scoperta nel 2017. Una squadra di archeologi americani (della Liberty University di Lynchburg, in Virginia) dovrebbe pubblicare prossimamente i risultati delle sue ricerche avviate nella grotta nel dicembre scorso.

I 900 manoscritti del Mar Morto comprendono testi di ispirazione religiosa in ebraico, aramaico e greco, oltre alla versione più antica che si conosca dell’Antico Testamento. Si possono classificare quei testi in tre categorie: i libri biblici, che riproducono brani dell’Antico Testamento; gli apocrifi, redatti sul modello dei libri biblici, ma esclusi dalle versioni canoniche; infine le pseudoepigrafi, insieme di stesti che relazionano su avvenimenti, pratiche religiose o concetti sin qui ignorati.

 

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30 dicembre 2020 3 30 /12 /dicembre /2020 22:31

Hai mai pensato che qualcuno ti avesse toccato il braccio sinistro quando, in effetti, avevano raggiunto la tua destra? Gli scienziati conoscono questo fenomeno come una sensazione fantasma e può aiutare a far luce su come i processi del cervello umano si toccano. Il cervello umano contiene molti misteri, e questo è illustrato più chiaramente dall’esistenza di una serie di fenomeni, come il dolore agli arti fantasma. Questo particolare fenomeno si verifica quando una persona crede di poter rilevare dolore o altre sensazioni tattili in un arto che hanno perso attraverso l’amputazione. Alcune persone provano allucinazioni tattili, nelle quali erroneamente credono di provare sensazioni quando, in effetti, nessun fattore potrebbe averlo indotto. Le allucinazioni tattili si presentano solitamente in individui che vivono in condizioni psicologiche, come la schizofrenia. Tuttavia, le persone che sono completamente mentalmente e fisicamente sane possono anche sperimentare un fenomeno simile. Ad esempio, quando una persona riceve un tocco sulla mano sinistra, può credere di aver sentito questo tocco nel loro piede sinistro o viceversa. Gli scienziati chiamano questo una sensazione fantasma, e i ricercatori sono ancora perplessi sul motivo per cui questo fenomeno si verifica. In un nuovo studio, i cui risultati appaiono in Current Biology, un team di ricercatori della New York University e delle Università di Amburgo e Bielefeld in Germania spiegano in modo più dettagliato cosa caratterizza le sensazioni fantasma. Sostengono che una migliore comprensione di questo fenomeno potrebbe aiutare gli specialisti a decifrare misteri simili, incluso il dolore agli arti fantasma. “I limiti delle spiegazioni precedenti su come e dove i nostri processi cerebrali si toccano diventano evidenti quando si tratta di individui che hanno avuto parti del loro corpo amputate o affette da malattie neurologiche”, osserva il coautore del Prof. Tobias Heed. Sottolinea che fino ad oggi gli scienziati sanno sorprendentemente poco su come il cervello umano elabora la sensazione del tatto. “Le persone che hanno avuto una mano o una gamba amputata spesso riferiscono sensazioni fantasma in questi arti”, osserva il Prof. Heed. “Ma da dove viene esattamente questa falsa percezione?”

Una comprensione mutevole dei processi cerebrali

“In precedenza, gli scienziati pensavano che la nostra percezione cosciente di dove si fosse verificato un contatto derivasse da una mappa topografica nel cervello: seguendo questa ipotesi, parti di questo corpo, come le mani, i piedi o il viso, sono rappresentati su questa mappa”, dice Prof. Heed. Tuttavia, questo nuovo studio, che si concentra su partecipanti completamente sani, indica che il modo in cui il cervello attribuisce sensazioni tattili è molto più complicato. “Le nostre nuove scoperte (…) dimostrano che anche altre caratteristiche del tatto sono usate per attribuire un tocco a parti del corpo”, osserva il prof. Heed. Nel presente studio, gli investigatori hanno condotto cinque diversi esperimenti, ciascuno dei quali ha coinvolto la collaborazione di 12-20 adulti sani. In ogni esperimento, i partecipanti hanno concordato di avere stimolatori tattili attaccati alle loro mani e ai loro piedi. I ricercatori hanno usato questi stimolatori per generare sensazioni tattili in due diverse parti del corpo in rapida successione e poi hanno chiesto ai partecipanti di riferire dove avevano sentito i tocchi. Il Prof. Heed e il team hanno ripetuto questo test diverse centinaia di volte per ogni partecipante. “Sorprendentemente, nell’8% di tutti i casi, i soggetti attribuivano il primo tocco a una parte del corpo che non era nemmeno stata toccata – questa è una sorta di sensazione fantasma”, afferma l’autrice Stephanie Badde.

3 fattori contribuiscono alle sensazioni fantasma

“La precedente concezione – che la posizione attribuita del tocco sul corpo dipende dalle” mappe “del corpo – non può spiegare queste nuove scoperte”, osserva il Prof. Heed. “Dimostriamo che le sensazioni fantasma dipendono da tre caratteristiche: la più importante è l’identità dell’arto – sia che si tratti di una mano o di un piede, ecco perché un tocco da una parte viene spesso percepito dall’altra” lui spiega. Altri due fattori contribuiscono all’attribuzione errata del tocco:

  • il lato del corpo – una persona potrebbe pensare di percepire il tocco nella mano destra quando, in effetti, il tocco è avvenuto sul loro piede destro
  • la normale posizione anatomica dell’arto (destra o sinistra)

Ad esempio, se una persona incrocia le braccia o le gambe, posizionando l’arto destro alla sinistra del corpo, potrebbe percepire erroneamente un tocco sul loro braccio destro come un tocco sul loro piede sinistro. “Quando parti del corpo sono posizionate sull’altro lato del corpo di quanto non siano in genere – ad esempio, quando si incrociano le gambe – i due sistemi di coordinate entrano in conflitto”, afferma il prof. Heed. Non solo le scoperte attuali contraddicono la comprensione precedente della modalità di elaborazione del cervello, ma potrebbero anche, in futuro, aiutare a guidare la ricerca che circonda le sensazioni degli arti fantasma e altri fenomeni correlati.

 

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14 dicembre 2020 1 14 /12 /dicembre /2020 22:48

Torino: la città magica, la città esoterica, la città occulta. E la città alchemica. Tra le mille narrazioni, simbolismi, leggende che permeano il capoluogo più misterioso d’Italia, la possibilità che nel suo sottosuolo si celino dei passaggi interdimensionali.

Si tratta delle leggendarie Grotte Alchemiche, la cui esistenza si radica non solo nella
narrazione popolare, ma negli scritti di numerosi maghi e alchimisti, che nella città vissero e
studiarono. Tra loro Noastradamus, Cagliostro, Apollonio di Tyana, Paracelso. 
 
Le Grotte Alchemiche sarebbero collegate dai tunnel sotterranei, che corrispondono a tratti
di antichi passaggi segreti fatti costruire dai regnanti di casa Savoia per raggiungere diversi
punti della città in sicurezza. Alcuni dei tunnel sotterranei sono reali, ma le tre porte
verso altre dimensioni rimangono da secoli oggetto di mito e leggenda. 
 
Si tratta di ‘porte’ verso altre dimensioni, luoghi di grandissima potenza energetica, ma la
loro precisa ubicazione è parte del mistero. Secondo le teorie, una delle grotte magiche si
troverebbe sotto Palazzo Reale, in un punto che è vertice della magia bianca della
città (e del triangolo che la unisce con Praga e Lione). Un tunnel più che una porta,
che sarebbe collegato con Piazza Statuto, dove si trova invece il ‘cuore nero’, ovvero
il vertice del triangolo di magia nera che Torino forma con Londra e San Francisco. 
 
Un’altra grotta alchemica si troverebbe quindi a Piazza Castello, precisamente sotto
Porta Fibellona, e arriverebbe fino alla Chiesa della SS. Annunziata, passando sotto
Via Garibaldi e Via Po. Secondo la leggenda, il tunnel spazio temporale continuerebbe
fino alla Chiesa della Grande Madre, già di per sé oggetto di miti legati a culti pagani
ed esoterici. Infine, la terza grotta sarebbe così inespugnabile da non essere mai stata
identificata da nessuno. Perché al suo interno si troverebbe niente meno che la pietra filosofale. 
 
AUTORE: GIULIA MATTIOLI
 
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10 settembre 2020 4 10 /09 /settembre /2020 21:33

Diverso tempo fa, ancora prima di scrivere l’articolo a riguardo, mi interessai alla storia del fantasma si Ash Manor, un caso davvero emblematico che potrebbe spiegare gran parte delle apparizioni eteree ritenute credibili.

Ma andiamo per gradi. Cosa sono i fantasmi? Esistono molte ipotesi, ma tutte confutabili o non generalizzabili a tutti i casi.

– Residui spirituali: una persona particolarmente legata ad un posto lascerebbe parte della sua essenza che perdurerebbe per diversi anni prima di consumarsi definitivamente.

– Anima del defunto: per un motivo importante, come ad esempio un’azione non compiuta o terminata in vita, l’anima del defunto si attarderebbe sul nostro piano di esistenza finchè non avrà terminato ciò che ha iniziato.

– Un’invenzione: la scienza afferma che non esistono prove di entità ultraterrene e che tutti gli esperimenti svolti in questo senso non hanno risolto il dubbi. Poiché spesso le testimonianze sono contraddittorie o non verificabili si tende a relegare i casi come “falsi”.

– Allucinazioni o errori di valutazione: a volte crede di vedere porta a convincersi di vedere effettivamente. Sono stati svolti esperimenti che hanno dimostrato che se si sparge la voce che un luogo sia infestato pur non essendolo, molti tenderanno ad affermare che ci sia un fantasma e instaureranno una sorta di effetto a catena convincendo altre persone.

– Mondi paralleli: c’è chi addirittura afferma che assieme al nostro coesistano realtà parallele spesso invalicabili e separati da una barriera invisibile, Queste realtà coesisterebbero nello stesso tempo e nello stesso spazio, ma avrebbero anche altre dimensioni e di tanto in tanto tra alcune si genererebbe un “buco” attraverso il quale si vedrebbe cosa succede altrove. I fantasmi sarebbero entità di dimensioni parallele.

E poi c’è l’opinione che ha cercato di spiegare il caso del fantasma di Ash Manor. I coniugi Keel nel 1934 vennero tormentati dallo spettro di un uomo vestito con abiti tipici del 1800 e sia lui, sia sia moglie e sua figlia lo videro e interagirono cercando di colpirlo più volte. Le apparizioni si protrassero a lungo e dopo sedute con medium e indagini di esperti del paranormale si venne a scoprire che l’uomo era in realtà omosessuale e tra lui e sua moglie c’era un forte disagio. La conclusione fu che l’uomo aveva creato inconsciamente lo spettro e che in qualche modo fosse riuscito a materializzare la sua figura davanti a sé ogni volta che era in fase di riposo. In poche parole la sua mente aveva generato quello che tutta la famiglia vedeva come un fantasma.

È davvero possibile che noi, se sottoposti a stress o a periodi psicologicamente difficili, creiamo dei fantasmi? Questa ipotesi può sembrare davvero stupida, ma se pensiamo ai famosi poltergeist diventa un po’ meno ridicola: oggi i poltergeist sono ritenuti fenomeni di psicocinesi creati da adolescenti affetti da tempeste ormonali (spesso ragazzine alle prese con i primi cicli mestruali); prima si pensava che fossero anch’essi entità paranormali (veramente ancora molti credono si tratti di spiriti).

Ciò che vi sto per raccontare sembra essere una conferma di ciò che vi ho scritto e non si parlerebbe più solo di un’ipotesi, ma di una cosa dimostrata.

Chiamato “Philip Experiment”, è passato alla storia per il caso in cui un personaggio inventato apposta finì per manifestarsi come fantasma durante una seduta spiritica. Fu organizzato a Toronto nel 1972 da un gruppo di studiosi Società per la Ricerca Psichica capeggiati dal matematico A. R. G. Owen e dallo psicologo Joel Whitton.

In tutti gli otto studiosi vollero dimostrare l’ipotesi secondo cui il potere della mente fosse in grado di generare forze sconosciute che erano in grado di interagire con il mondo reale. Nel settembre il gruppo di Owen forse dimostrò che i poltergeist ed ogni altra manifestazione spiritica sono frutto del volere della mente umana.

Il gruppo inventò a tavolino un personaggio storico mai vissuti e gli diedero nome Philip Aylesford. Crearono un suo background curato nei minimio particolari e tutti lo studiarono molte volte al giorno ogni giorno: ci vollero settimane per ricostruire i luoghi dov’era ambientata la storia, e le abitudini di vita degli inglesi del 1600, per disegnare l’aspetto fisico di Philip, i suoi sentimenti verso la moglie e verso quella che divenne la sua amante. Una volta pronta, la storia di Philiph sembrava davvero reale.

Philip Aylesford era un aristocratico vissuto nel 1600 in Inghilterra che si era sposato con la figlia di un politico influente per mantenere il buon nome della famiglia e per la dote; sua moglie si chiamava Dorothea, ma tra i due non sbocciò mai l’amore e l’uomo si distaccò da lei occupandosi sempre più spesso dei possedimenti terrieri. Un giorno trovò sulle terre ereditate una carovana di zingari e lì conobbe la bella Margo, di cui si innamorò quasi immediatamente. La loro fu un’avventura travolgente, al punto che Philip e Margò si rifugiarono nella casa del custode del castello di Diddington Manor, dove lui viveva, ma Dorothea ben presto scoprì l’adulterio e per vendicarsi accusò Margo di aver ammaliato suo marito con la stregoneria. Margo finì a processo e Philip, temendo di perdere prestigio e e reputazione, non scagionò la zingara che venne ritenuta colpevole e bruciata sul rogo. Dopo la morte della sua amata Philip fu colto da rimorso e alcuni giorni dopo, nel 1654, si gettò dalla torre più alta del castello.

Una stira triste, strappa lacrime, ma completamente inventata. Non solo Owen, a insaputa degli altri membri del gruppo, inserì anche degli errori grossolani, come il fatto che Diddington Manor esiste realmente, ma non aveva alcun castello.

Quando Owen si convinse che tutti avevano “assorbito” la storia di Philip iniziò una serie di sedute in cui un medium cercava di evocare lo spirito di Philip. Passarono ancora diverse settimane, ma alla fine il tavolino si mosse, pei si sentirono dei colpi nella stana e poi le persiane delle finestre si chiusero con gran rumore.

Stabilirono il classico codice de gli spiritisti: un colpo per il sì e due colpi per il no e i partecipanti cominciarono a fare domande a Philip. Incredibilmente l’entità reagiva alle domande e rispondeva a volte manifestandosi con rumori, movimenti di oggetti e perfino aggredendo gli stessi partecipanti.

Con il passare del tempo Philip assunse un carattere sempre più definito e si arrivò al punto che in seguito di una domanda provocatoria di uno studioso su sua moglie Dorothea il tavolo spostò di peso l’uomo e lo bloccò in un angolo facendo talmente tanta pressione che ci vollero tre persone per liberarlo.

Si fecero diverse sedute, ma ad un certo punto Philip smise di rispondere alle domande e si decise di interrompere l’esperimento. Essendo consapevoli che non esisteva nessun Philip, gli studiosi conclusero che i fenomeni paranormali a cui avevano assistito erano generati dal subconscio del gruppo, anche se non si capacitarono di come quel subconscio potesse creare una forza tale da spostare il tavolo e una persona per tutta la stanza.

Il fantasma non si manifestò mai con parole o apparizioni, limitandosi solamente a muovere tavoli o sbattere porte, ma tutti si resero conto che quell’entità era genuina, seppure originata da un personaggio inventato.

I risultati dell’esperimento furono pubblicati su diversi giornali e fecero il giro del mondo; Hollywood ne ha approfittato e ha girato un film ispirato proprio a questo esperimento, “Le Origini del Male”.

Ma allora tutti i fantasmi sono generati dal nostro subconscio? Beh, non me la sento di estremizzare tutte le migliaia di casi di presunte apparizioni e fenomeni paranormali; sono giunto alla conclusione che in molti casi il nostro cervello sia capace di cose misteriose e difficili da comprendere, perfino farci credere che qualcosa esista anche se non è vero. Credo però anche a casi di residui spirituali, casi di allucinazione, alle anime dei defunti e, purtroppo, a falsi creati ad oc solo per un po’ di fama o di denaro.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere

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25 agosto 2020 2 25 /08 /agosto /2020 22:10
Il “Kotodama” è una forza spiritale misteriosa che sta nella “parola”. I kotodama sono delle frasi, dei suoni vocalici, che hanno una parte molto importante nella vita giapponese.
 
Giappone, si credeva (ed anche oggi è rimasta una sorta di superstizione)  che ogni parola pronunciata si sarebbe un giorno realizzata: In matrimonio giapponese, nessuno dei partecipanti dice le parole che fanno immaginare “separarsi” né “divorziarsi”, non solo per evitare la maleducazione. Hanno paura che succederà per la colpa delle parole.
Se uno studente ha un esame di iscrizione per un’università, la sua famiglia sta attenta di non pronunciare “ochiru” o “suberu”, perché tutti e due significano “bocciarsi”.

 

Se qualcuno sta morendo sul letto in un ospedale, nessuno della famiglia, parenti, e amici inizia a chiamare l’agenzia di funerale. Anzi se lo fa, verrà attaccato dai tutti, magari uno dei questo penserebbe, “Speri che muore prima possibile?”.

“Kotodama” si scrive 言霊. (anche 言魂)
言 “koto” è “parole”.
霊(魂) “tama” (collegando con “koto”, si pronuncia “dama”) è “spirito” o “anima”.
La parola “koto” ha un altro ideogramma 事 che intende “fatto”. Ora i due ideogrammi hanno i diversi significati, ma nell’era antica, anche dopo dell’importo del kanji dalla cina, il “dire” e il “fatto” avevano un concetto uguale. In un libro antico si vede 言 come 事, e viceversa.


E’ KitKat, un prodotto dolciario di Nestlè.
I giapponesi lo pronunciano “kitto katto”, che somiglia un po’ “kitto katsu”, cioè “vincere assolutamente”.
Per cui nel periodo dell’esame vengono acquistati dagli studenti che vogliono  i cioccolatini che portano la fortuna. E’ un esempio di kotodama positivo.

Anticamente in Giappone chiamare qualcuno con il nome vero veniva evitato, perché chiamare così significava di controllare o dominare la personalità dell possessore del nome.

Quando due giovani si frequentano, per la ragazza  fare sapere il suo nome vero è dichiarare che accetta il rapporto d’amore.  Infatti nelle poesie antiche, chiedere il nome, è considerato una proposta di  matrimonio.
In Kojiki, c’è una storia in cui una ragazza che aveva rivelato il suo nome per la richiesta da un imperatore, l’ha aspettato per ottanta anni sperando che lui venisse a prenderla.

L’autorice di Genji Monogatari è conosciuta come Murasaki Shikibu 紫式部. Ma non è il suo nome personale. Dicono che il nome autentico fosse stato Fujiwara Takako o Kaoriko 藤原香子, ma non è chiaro. Murasaki è stato preso dal nome di un personaggio nella storia, Shikibu è il nome del ruolo dilavoro di suo padre.

Non chiamare il nome vero è scomodo, così è nato azana (字) il sopranome per sostituirlo.
(Oggi tra gli amici quello che si usa per esprimere la simpatia si dice adana (あだ名). Col tempo è stato confuso con azana e adana.)

Il nome vero invece si dice imina (諱). Si scrive anche 忌み名, appunto vuol significare “nome da evitare di dire”.

Il noto samurai Miyamoto Musashi, di cui Musashi è azana. Il vero nome è Harunobu. Ma conunque lo chiamiamo Musashi, il nome conosciuto.

Anche oggi si trova facilmente la traccia di questo concetto, anche se oramai non è così presente come una volta.

In Giappone gli imperatori hanno il nome vero, ma durante la loro era, nessuno li chiama con il nome, anche perchè non è neccesario. L’imperatore è sempre e solo uno, per cui basta chiamare “L’imperatore”. Per distinguerlo dagli altri imperatori del passato, lo chiama “Kinjoo Tennoo”, ossia “L’imperatore Attuale”. L’imperatore precedente, con il nome dell’epoca Showa, lo chiamano Showa Tennoo. I Giapponesi si  sorprendono  quando sentono  che all’ estero si usa il nome vero, come ad esempio capitò per L’imperatore Hirohito.

Nella vita quotidiana dei giapponesi, chiamare il nome vero è comunque significativo. Ad esempio nei cartoni animati la protagonista si imbarazza per essere chiamata con il suo nome, non cognome ne sopranome!  Per chi vivere in Giappone, osservando  bene come si chiamano, si capisce  il rapporto o la distanza personale tra le persone.

Nel Reiki con il termine Kotodama, ci si riferisce ai Mantra dei vari simboli. Non è insolito comunque sentire chiamare i Kotodama anche Jumon.
Il termine Jumon, significa “incantesimo” o “magia”. quell’insieme di leggi cosmiche che regolano l’intero universo.

In alcune scuole giapponesi i Kotodama non vengono semplicemente pronunciati ma intonati come dei Mantra: vengono salmodiati a ripetizione o emessi come se fossero un lungo suono. Grazie alle loro vibrazioni, i Mantra producono un effetto di guarigione attraverso la funzione dell’interdipendenza: ogni Mantra possiede una determinata frequenza vibrazionale, per mezzo della quale l’energia liberata può essere indirizzata in modo preciso, al fine di lavorare su tematiche specifiche; siano esse fisiche, mentali o spirituali.

 
 
MANTRA GIAPPONESI (dal KUJI-KIRI o KUJI -IN) e ARTI MARZIALI”
fonte: (il respiro e la voce dr. Alessandro Gelli)
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24 agosto 2020 1 24 /08 /agosto /2020 22:03

Cartomanzia

E’ pericoloso farsi fare le carte, fare sedute di cartomanzia, farsi leggere i tarocchi, le sibille, anche gratis e/o per gioco, oppure al telefono?

Si deve sapere che la lettura delle carte, o dei tarocchi, è una mantica esoterica, ossia la cartomanzia fa parte della magia, dell’occulto e dell’esoterismo in quanto metodo di indagine, anche in prospettiva futura, e conseguentemente è soggetta a tutti quei pericoli o conseguenze negative che si possono trovare affrontando determinati argomenti senza le dovute conoscenze e protezioni.

Leggere le carte, i tarocchi, o le sibille, è un atto magico e si possono, consapevolmente o inconsapevolmente, aprire “porte”, passaggi, che poi, se non si è preparati, non si è capaci di chiudere ed esse diventano passaggio di elementi di negatività, quando non addirittura entità portatrici di energie negative, come possono essere, nella migliore delle ipotesi le larve, oppure, nella peggiore, entità demoniache.

C’è tutta una letteratura esoterica in proposito e solo persone ignoranti e/o sprovvedute affrontano una materia così importante, ma anche così pericolosa, senza le dovute conoscenze.

Ma fuori dubbio il pericolo più grande è quello della infestazione larvale.

Oggi c’è il vizio – mi si consenta questo termine – per ogni sciocchezza o anche problema importante, di rivolgersi alla cartomanzia telefonica. A parte il giudizio negativo sulla cartomanzia fatta al telefono, degli 899 e tutti gli altri numeri a pagamento, con cui i mercanti dell’occulto NON danno alcun servizio di cartomanzia ma speculano sui bisogni e sulla necessità dei quanti chiamano ed all’esoterismo credono, pochi sanno che un modo per essere contagiati dalle larve, se non si è protetti, sta proprio nel telefono. Se, dall’altra parte, vi è qualcuno infestato larvalmente e voi non siete protetti e siete nelle condizioni di poter essere “contagiati” (leggasi debolezza psico-fisica), il collegamento dei due numeri telefonici è per le larve un’autostrada su cui viaggiare e colpire la vittima ignara che, così, dopo la telefonata, si trova “infettata larvalmente” e dà inizio al suo calvario, diventando lui stesso infettivo per altre persone e luoghi magari a lui cari.

Tarocchi

E molte volte l’infestazione larvale ha una sintomatologia molto simile ad quella di una fattura, di un malocchio, di un maleficio, e, se non ci si rivolge a persona esperta, ecco che il dramma si compie tutto nella sua completezza… E TUTTO PER UNA TELEFONATA.

Ma non solo la cartomanzia o la lettura dei tarocchi o le sibille sono pericolose al telefono. Gli stessi pericoli li corrono coloro i quali fanno queste pratiche per gioco o si dilettano a farle agli amici, parenti, facendosi passare per sensitivi e cartomanti, ed anche in questo caso andiamo ad aprire le stesse porte di cui abbiamo parlato sopra. Non farsi fare queste pratiche MAI da persone inesperte, per gioco, per prova, alle fiere, sui forum o in rete, ecc. senza le dovute protezioni, consapevoli che un errore o un atteggiamento superficiale verso tali manzie può diventare un gioco molto, MOLTO pericoloso.

magic pendulum and cards of tarots on astrological background in special mystical lightning

Sedute spiritiche

In Italia c’è una certa tendenza all’occultismo e sono molti ad ammettere di avere partecipato a una seduta spiritica, almeno una volta nella vita. Ma con quali conseguenze? E’ vero che le sedute spiritiche sono pericolose ed è meglio non farle nemmeno per scherzo? Cosa fondamentale da ricordare è che per svolgere una seduta con gli spiriti occorre la presenza di un tramite sensibile, il cosiddetto Medium.

Storicamente, lo spiritismo apparve in Francia nella seconda metà del 1800, ma ai nostri giorni ha decine di milioni di seguaci in molti paesi dell’Europa e del mondo, oltre alla Francia: Spagna, Stati Uniti, Giappone, Germania, Inghilterra, Argentina, Portogallo e soprattutto Brasile.

In Italia, secondo alcuni dati riferiti da Codacons, sarebbero almeno 13 milioni i cittadini che ogni anno si rivolgono al mondo dell’occulto, ma in questa statistica rientrano anche coloro che chiedono consiglio a cartomanti, maghi e fattucchieri.

 

Il pericolo della seduta spiritica

Vediamo di capire qualcosa di più delle sedute spiritiche: qualcuno pensa che siano solo scherzi orditi da burloni che si divertono a vedere le reazioni dei più suggestionabili. E’ davvero così? Occorre fare una premessa, perchè qui c’è una mezza verità: infatti assistere a una seduta spiritica può avere effetti pericolosi se si è psicologicamente deboli. Di fatto, se si è facilmente suggestionabili, si sarà portati a credere a qualsiasi cosa!

Coloro che credono fermamente nella possibilità di parlare coi morti, invece, ritengono che sia necessario approcciare a tale pratica con serietà. In genere alle sedute presenzia anche una persona che non partecipa attivamente alla seduta ma che assiste, osserva e annota gli avvenimenti.

Le comunicazioni spiritiche avverrebbero solo grazie all’intervento di un “medium“, un tramite dotato di particolari sensibilità. A questa persona si riconoscono specifiche doti che permettono proprio la comunicazione fra spiriti e viventi, durante la cosiddetta seduta spiritica.

Lo spiritismo insegna che possiamo comunicare con gli spiriti dipartiti e con altre entità spirituali. Altri insegnano che possiamo cercare uno spirito guida a cui affidare la nostra vita. Coloro che credono si affrettano a dire che Dio nella Bibbia proibisce espressamente di consultare gli spiriti, con e senza l’aiuto degli spiritisti, perchè vi è del male e del pericolo in questa pratica (Levitico 19:31; 20:6,7; Isaia 8:19).

Noi non siamo cristiani, ma pagani; certo è che non è facile gestire certe situazioni se non si è all’altezza.

Fonte: il Web.

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31 luglio 2020 5 31 /07 /luglio /2020 21:36
 Un visitatore dalla Quarta Dimensione! La proiezione di un ipercubo a quattro dimensioni.

L’idea di quarta dimensione è spesso circondata da un alone di mistero e di sospetto. Come osiamo noi, creature di lunghezza, altezza e spessore, parlare dello spazio a quattro dimensioni? Usando tutta la nostra intelligenza tridimensionale è possibile immaginare un “superspazio” o meglio un iperspazio di quattro dimensioni? E come potrebbero essere un cubo o una sfera quadridimensionali? Quando diciamo di “immaginare” un drago gigante con una lunga coda squamata e con le fiamme che escono dalle narici, oppure un super aereo di linea con una piscina e un paio di campi da tennis sulle sue ali, in realtà stiamo delineando un’immagine mentale di come sarebbero queste cose se ci apparissero improvvisamente davanti agli occhi. E questa immagine la disegniamo nello sfondo del familiare spazio a tre dimensioni nel quale sono situati tutti i comuni oggetti, compresi noi stessi. Se è questo il significato della parole “immaginare”, allora è possibile immaginare una figura a quattro dimensioni nello sfondo del comune spazio tridimensionale, allo stesso modo in cui è possibile schiacciare un corpo tridimensionale su un piano

fig24

Il modo sbagliato e quello corretto per “schiacciare” un corpo tridimensionale su una superficie a due dimensioni

Ma, aspettate un momento. In un certo senso, noi siamo in grado di appiattire i corpi tridimensionali sul piano, disegnandoli. In questi casi, comunque, non dobbiamo utilizzare una pressa idraulica o qualche tipo di forza fisica per eseguire tale operazione, semmai dobbiamo applicare il metodo noto come “proiezione”.

La differenza tra i due modi di schiacciare un corpo su un piano (ad esempio un cavallo) può essere compresa immediatamente guardando la figura 24.

 

Per mezzo di un’analogia, ora possiamo affermare che pur non essendo possibile “schiacciare” un corpo quadridimensionale in uno spazio tridimensionale senza che alcune parti schizzino via, è invece possibile eseguire delle “proiezioni” di varie figure a quattro dimensioni nel nostro spazio a tre dimensioni. Dobbiamo ricordare però che allo stesso modo in cui la proiezione sul piano di un oggetto tridimensionale è una figura piana a due dimensioni, la proiezione di un “supercorpo” di quattro dimensioni nel nostro spazio ordinario sarà rappresentata da una figura a tre dimensioni.

fig25

Creature bidimensionali guardano con sorpresa l’ombra di un cubo tridimensionale proiettato sulla loro superficie.

Per chiarire meglio la questione, proviamo a pensare in che modo le creature-ombra bidimensionali che vivono su una superficie potrebbero concepire l’idea di un cubo tridimensionale. Possiamo facilmente immaginarlo, dato che rispetto a loro, noi siamo degli esseri superiori, a tre dimensioni, e possiamo guardare il mondo bidimensionale dall’alto, cioè da una terza direzione. L’unico modo per schiacciare un cubo su un piano è quello di proiettarlo con il metodo mostrato nella figura 25.

Osservando questa proiezione e varie altre proiezioni che si possono ottenere facendo ruotare il cubo originale, i nostri amici bidimensionali potrebbero farsi almeno un’idea su alcune proprietà della misteriosa figura chiamata “un cubo tridimensionale”. Non potranno mai “saltare fuori” dalla loro superficie e visualizzare il cubo nel modo in cui lo vediamo noi, ma osservando semplicemente la proiezione saranno in grado di dire, ad esempio, che il cubo possiede otto vertici e dodici spigoli.

fig26

Un visitatore dalla Quarta Dimensione! La proiezione di un ipercubo a quattro dimensioni.

Se ora osserviamo la figura 26 ci troveremo esattamente nella situazione della povera creatura-ombra bidimensionale che esamina la proiezione di un cubo sulla loro superficie. In realtà, la strana struttura complessa osservata con grande stupore dai membri della famiglia, è una proiezione di un “supercubo”, o meglio un “ipercubo” quadridimensionale nel nostro ordinario spazio tridimensionale. (1)

Se si esamina con attenzione questa figura si riconosceranno facilmente le stesse enigmatiche caratteristiche osservate dalle creature-ombra della figura 25: mentre la proiezione di un cubo ordinario sul piano è rappresentato da due quadrati, uno dentro l’altro e connessi per i vertici, la proiezione di un ipercubo nello spazio ordinario è formato da due cubi, uno dentro l’altro. Si possono facilmente contare 16 vertici, 32 spigoli e 24 facce. Proprio un bel cubo no?

fig27 Proiezione del globo sul piano.

Ora vediamo come potrebbe apparire una sfera a quattro dimensioni. Lo facciamo nel modo che ci è più familiare, quello della proiezione di una sfera ordinaria sulla superficie piana. Pensiamo ad esempio da un globo terrestre trasparente, con i continenti e gli oceani disegnati sulla sua superficie, proiettato su un muro (figura 27).

Sul muro i due emisferi si sovrappongono e, giudicando dalla proiezione, si potrebbe pensare che la distanza tra New York e Pechino sia molto piccola. Ma è solo una impressione. In realtà ogni punto della proiezione rappresenta due punti opposti sul globo e la proiezione di un aereo che vola da New York alla Cina si muoverà fino al bordo della proiezione piana e poi tornerà indietro. Nonostante le proiezioni delle traiettorie di due aerei diversi potrebbero intersecarsi sulla proiezione, non avverrebbe nessuna collisione sul globo dato che essi si troverebbero in due posizioni opposte.

Queste sono le proprietà di una sfera ordinaria. Spingendo un po’ oltre la nostra immaginazione non avremo difficoltà di vedere come potrebbe apparire la proiezione nello spazio ordinario di una “ipersfera”. Allo stesso modo in cui la proiezione piana di una sfera ordinaria è formata da due dischi piatti sovrapposti punto a punto e uniti lungo la circonferenza esterna, la proiezione nello spazio di una ipersfera deve essere immaginata come due corpi sferici sovrapposti e uniti lungo le loro superfici esterne. Nel capitolo precedente abbiamo già discusso una struttura straordinaria come questa, come l’esempio di una forma tridimensionale chiusa analoga ad una superficie sferica. Così, tutto quello che dobbiamo aggiungere qui è che la proiezione tridimensionale di una sfera a quattro dimensioni non è nient’altro che la coppia di mele gemelle siamesi già descritte, formate da due normali mele che sono cresciute assieme lungo la superficie della loro buccia.

Allo stesso modo, con il metodo dell’analogia, possiamo rispondere a molte altre domande concernenti le proprietà delle figure a quattro dimensioni sebbene, per quanto ci proviamo, non riusciamo mai ad immaginare nel nostro spazio fisico una quarta direzione indipendente.

Ma si ci pensiamo un po’ di più, scopriamo che per concepire la quarta dimensione non è per niente necessario diventare dei mistici. Esiste una parola che molti di noi usano ogni giorno per designare ciò che potrebbe, e in realtà dovrebbe, essere considerata una quarta direzione indipendente nel mondo fisico. Intendiamo il tempo che, assieme allo spazio, è usato comunemente per descrivere gli eventi che accadono attorno a noi. Quando parliamo di qualsiasi evento dell’universo, sia che si tratti di un incontro casuale con un amico per la strada o dell’esplosione di una lontana stella, noi non diciamo soltanto dove esso accade, ma anche quando. Così aggiungiamo un fatto ulteriore, una data, ai tre fatti direzionali tipici della localizzazione di un posto.

Se si analizza ulteriormente l’argomento, si realizzerà facilmente che ogni oggetto fisico possiede quattro dimensioni, tre nello spazio e una nel tempo. Così la casa nella quale viviamo si estende in larghezza, lunghezza, altezza e tempo e l’ultima estensione è misurata dal momento in cui la casa è stata costruita fino alla data in cui brucerà oppure sarà abbattuta da qualche ditta, o crollerà per età avanzata.

La direzione del tempo non è la stessa delle tre direzioni dello spazio. Gli intervalli di tempo sono misurati dall’orologio, il cui il tic-tac denota i secondi e il din-don indica le ore; gli intervalli di tempo invece sono misurati con il righello. Se per misurare la larghezza, la lunghezza e l’altezza si può usare un righello, non si può mettere lo stesso righello sull’orologio per misurare la durata del tempo. Inoltre, mentre con il righello si può misurare lo spazio spostandolo in avanti, a destra o verso l’alto, e poi tornare anche indietro, con il tempo non si può tornare indietro e siamo costretti ad andare forzatamente dal passato al futuro.

Una volta chiarite queste differenze tra la direzione del tempo e le tre direzioni nello spazio, possiamo ancora usare il tempo come quarta direzione nel mondo degli eventi fisici, senza però dimenticare che non è esattamente la stessa cosa.

Scegliendo il tempo come quarta dimensione sarà molto più facile visualizzare le immagini a quattro dimensioni discusse all’inizio di questo capitolo. Ad esempio, ricordate la strana figura della proiezione del cubo a quattro dimensioni? 16 vertici, 32 spigoli e 24 lati! Non c’è da stupirsi se i personaggi della figura 26 guardano sorpresi questo mostro geometrico.

fig28

Dal nostro nuovo punto di vista, comunque, un cubo a quattro dimensioni è un cubo ordinario che esiste per un certo periodo di tempo. Supponiamo di costruire un cubo usando 12 asticelle di ferro il primo di maggio, e di smontarlo un mese dopo. Ogni vertice di questo cubo deve essere immaginato come una linea che si estende nella direzione del tempo per una lunghezza pari a un mese. Si potrebbe attaccare un piccolo calendario a ciascun vertice e sfogliare le pagine ogni giorno per mostrare la progressione nel tempo (figura 28).

Ora è facile contare il numero di spigoli nella nostra figura a quattro dimensioni. Abbiamo, di fatto, 12 spigoli spaziali all’inizio della sua esistenza, 8 spigoli temporali che rappresentano la durata di ciascun vertice, e di nuovo 12 spigoli spaziali alla fine della sua esistenza (2). In tutto fanno 32 spigoli.

In modo simile, possiamo contare i 16 vertici: otto vertici spaziali il 7 maggio e di nuovo gli stessi 8 vertici spaziali il 7 giugno. Lasciamo contare in modo simile, come esercizio per il lettore, il numero di facce della nostra figura a quattro dimensioni. Facendolo, si ricordi che alcune di queste facce saranno le normali facce del cubo originario, mentre le altre saranno facce “metà spaziali e per metà temporali” formate dagli spigoli originali del nostro cubo esteso nel tempo dal 7 maggio al 7 giugno.

Ciò che abbiamo detto a proposito del cubo a quattro dimensioni, può essere applicato a qualsiasi figura geometrica o ad ogni altro oggetto materiale attuale o passato.

fig29

In particolare, proviamo a pensarci come una figura a quattro dimensioni, una specie di lunga barra di gomma che si estende nel tempo dal momento della nascita fino alla fine della nostra vita. Sfortunatamente non è possibile disegnare oggetti quadridimensionali sulla carta, perciò nella figura 29 abbiamo tentato di suggerire questa idea per mezzo dell’esempio di un uomo-ombra bidimensionale mettendo, al posto della direzione perpendicolare al piano dell’uomo-ombra, la direzione del tempo.

L’immagine rappresenta solo una piccola sezione della vita del nostro uomo-ombra. L’intera vita dovrebbe essere rappresentata da un barra molto più lunga, piuttosto sottile all’inizio, quando l’uomo è ancora un bambino, e che serpeggia per molti anni fino a raggiungere una forma costante al momento della morte (perché i morti non si muovono), e poi comincia a disintegrarsi.

Per essere più esatti, dobbiamo dire che questa barra quadridimensionale è formata da un gran numero di fasci separati di fibre, ciascuna composta da un singolo atomo. Nel coro della vita, molte di queste fibre stanno assieme in un fascio; solo alcuni di esse si separano, come ad esempio quando ci si taglia i capelli e le unghie. Dato che gli atomi sono indistruttibili, la disintegrazione del corpo umano dopo la morte dovrebbe essere in realtà considerata come la separazione dei filamenti in tutte le direzioni, ad eccezione forse di quelli che formano le ossa.

Nel linguaggio della geometria dello spazio-tempo a quattro dimensioni, la linea che rappresenta la storia di ogni particella materiale di ciascun individuo è chiamata “linea di mondo” [“Linea di universo” o “linea oraria”]. In modo simile, possiamo parlare di un gruppo di linee di mondo che formano un corpo composto.

fig29

La figura 30 è un esempio astronomico delle linee di mondo del Sole, della Terra e di una cometa (3).

Come nell’esempio dell’uomo che salta, qui prendiamo uno spazio bidimensionale, il piano dell’orbita terrestre, e disponiamo l’asse del tempo perpendicolarmente ad esso. La linea di mondo del Sole è rappresentata in questo grafico dalla linea parallela all’asse del tempo, dato che consideriamo il Sole come immobile (4).

La linea di mondo della Terra, che ruota in un’orbita quasi circolare, è una spirale che si avvolge attorno alla linea del Sole, mentre la linea di mondo di una cometa si avvicina al Sole e poi se ne allontana di nuovo.

Vediamo che dal punto di vista della geometria spazio temporale a quattro dimensioni la topografia e la storia dell’universo si fondono in una immagine armoniosa, e tutto ciò che dobbiamo considerare è un intricato fascio delle linee di mondo che rappresentano il moto di singoli atomi, di animali o di stelle.

 

Note

 (1) Per essere precisi, la figura 26 mostra la proiezione nel piano del foglio di una proiezione nello spazio ordinario di un ipercubo.

 (2) Se non lo si capisce, si pensi ad un quadrato con quattro vertici e quattro lati che viene spostato ad una certa distanza perpendicolarmente alla sua superficie (nella terza direzione) per una distanza uguale ai suoi lati.

 (3) A dire il vero in questo caso si dovrebbe parlare di “nastri di mondo”, ma dal punto di vista astronomico si possono considerare le stelle e i pianeti come dei punti.

 (4) In realtà il nostro Sole si muove rispetto alle stelle in modo che, in riferimento al sistema stellare la linea di mondo del Sole dovrebbe essere in qualche modo inclinata da un lato.

http://nicola.scarpel.net/il-tempo-e-la-quarta-dimensione/

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15 luglio 2020 3 15 /07 /luglio /2020 22:32

Il 13 aprile 2029 un asteroide di 340 metri di diametro si troverà a sorvolare il nostro pianeta, un evento raro per una roccia di tali dimensioni. Si chiama 99942 Apophis e volerà sopra la Terra ad una distanza di 31 mila chilometri. Fin dalla sua scoperta, risalente al 2004, Apophis continua ad essere monitorato. Impiega 363 giorni per compiere un’orbita attorno al sole e nel momento di maggiore vicinanza alla nostra stella, al perielio, dista 118 milioni di chilometri, meno della distanza Terra-Sole, pari a 150 milioni di chilometri.Il momento in cui l’asteroide si troverà più vinino alla Terra rappresenterà un’incredibile opportunità per la scienza, consentendo agli astronomi condurre studi sulla sua forma e la composizione, nonché di acquisire dati fondamentali per la difesa planetaria. Apophis sarà visibile anche ad occhio nudo, come un puntino luminoso, nel cielo notturno dell’emisfero australe, passando dalla costa orientale alla costa occidentale dell’Australia. Attraverserà l’Oceano Indiano spostandosi a ovest sopra l’Africa e si muoverà così velocemente da attraversare l’Oceano atlantico in appena un’ora. Questo fenomeno è rarissimo, sia per le enormi dimensioni dell’asteroide sia per la vicinanza che raggiungerà, all’altezza dei nostri satelliti.

Cos’è un asteroide?
la ‘fascia principale degli asteroidi’ si trova tra le orbite di Marte e Giove

Un asteroide è un piccolo corpo celeste, simile per composizione ad un pianeta terrestre, hanno una forme irregolare, spesso allungata. La maggior parte degli asteroidi ha dimensioni inferiori al kilometro, anche se esistono asteroidi di dimensioni molto maggiori del kilometro. La maggior parte di essi si trova nella ‘fascia principale degli asteroidi’, che si trova tra le orbite di Marte e Giove, la loro orbita ha spesso un’elevata eccentricità. Una delle principali classificazioni degli asteroidi si basa sulle loro orbite. Vengono suddivisi in gruppi e famiglie, la prima suddivisione separa gli asteroidi con l’orbita interamente compresa tra le orbite di Giove e Marte e quelli che avevano il perielio e/o l’afelio non compresi tra queste due orbite. Le altre sotto-suddivisioni sono basate sulla dimensione delle orbite, la loro inclinazione e l’eccentricità. Gli ‘asteroidi near-Earth’ intersecano l’orbita terrestre, e proprio per la loro vicinanza è possibile studiarli inviandoci sonde.

L’asteroide Apophis
Apophis ripreso dall’Osservatorio Astronomico di Sormano il 30 dicembre 2004

L’asteroide Apophis è classificato come ‘asteroide near-Earth’. Gli ‘asteroidi near-Earth’ si suddividono in famiglie in base alla dimensione del semiasse maggiore. Apophis fa parte della famiglia Aten, famiglia che racchiude gli asteroidi che hanno il semiasse maggiore di dimensioni inferiori all’unità astronomica. Questa famiglia è la più pericolosa, poiché è la più vicina al nostro pianeta. La scoperta dell’esistenza di Apophis risale al 19 giugno 2004 dal Kitt Peak National Observatory, in Arizona, da Roy A. Tucker, David James Tholen e Fabrizio Bernardi del progetto di ricerca asteroidi finanziato dalla NASA. Apophis ha un diametro di circa 270 m e una massa di 4,6×1010 kg, il suo periodo orbitale è di 323 giorni. Gli scienziati hanno calcolato che il 13 aprile 2036, giorno di Pasqua, l’asteroide tornerà ad essere così vicino, e forse anche di più, rischiando di scontrarsi con la Terra. Comunque sia l’asteroide è tenuto costantemente sotto controllo.

L’avvicinamento del 13 aprile 2029
traiettoria di Apophis il 13 aprile 2029

Venerdì 13 aprile 2029 l’asteroide Apophis si avvicinerà così tanto al nostro pianeta che sarà visibile ad occhio nudo. La distanza a cui passerà è di 31.000 km, non c’è il rischio di collisione. Il suo avvicinamento sarà l’occasione perfetta per poterlo studiare e per poterci difendere da esso in futuro, perché anche se in questa occasione non corriamo rischi, ma in futuro potrebbe scontrarsi con la Terra con gravi conseguenze. Sono presenti vari progetti, che saranno ben studiati e preparati nei 10 anni che rimangono.

 

Il principale progetto prevede di inviare delle sonde sull’asteroide al fine di poterlo studiare, capendo poi di cos’è fatto per sapere se è possibile, in futuro, renderlo innocuo. Per evitare collisioni ci sono attualmente due progetti, ancora non attuabili, a causa della scarsa conoscenza della sua composizione. Il primo prevede di colpire l’asteroide per frantumarlo o deviarne la traiettoria. Un secondo progetto è di colpirlo con un proiettile al fine di separare il nucleo dalle rocce superficiali, per poterlo studiare meglio. Certo è che fino a quando non ne sapremo di più sulla sua composizione, nessuno di questi progetti può essere attuato.

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8 luglio 2020 3 08 /07 /luglio /2020 21:56
 
La Grande Piramide di Giza potrebbe essere in grado di focalizzare le radiazioni elettromagnetiche all'interno di sacche energetiche contenute all'interno della sua complessa rete di camere interne ricavate al di sotto delle sue stesse fondamenta.
La ricerca teorica condotta da un team di scienziati russi mirava a scoprire come la piramide di Giza avrebbe potuto reagire qualora delle onde radio fossero state indirizzate su di essa, con l'obiettivo di ricrearne la forma su scala nanometrica. Lungi dallo svelare e sfruttare alcune delle proprietà mistiche rilevate all'interno dell'antica struttura egizia, gli scienziati sperano di utilizzare le loro scoperte in innovative applicazioni tecnologiche come la creazione di efficientissime celle solari. Gli esperti si sono avvalsi di modelli matematici per capire come la luce potesse reagire qualora venisse indirizzata e scomposta in un'ipotetica nanoparticella modellata allo stesso modo della gigantesca meraviglia del mondo. "Le piramidi egizie hanno sempre attirato grande interesse", ha affermato il dott. Andrey Evlyukhin della ITMO University, uno degli autori dello studio. "Noi scienziati, siamo sempre stati interessati a queste gigantesche ed enigmatiche strutture, così abbiamo deciso di considerare la Grande Piramide come una sorta di mega particella in grado di dissipare le onde radio in modo risonante". Gli scienziati hanno inizialmente stimato che un cosiddetto stato "risonante" potrebbe essere ottenuto all'interno della piramide di Giza utilizzando le lunghezze d'onda radio oscillanti tra i 200 e 600 m, il che significa che l'energia elettromagnetica andrebbe a concentrarsi nel suo interno e al di sotto dell'intera struttura.
"Per via della mancanza di informazioni sulle proprietà fisiche della piramide di Giza , siamo stati costretti a formulare alcune ipotesi", ha affermato il dott. Evlyukhin.
Durante questo studi, fu creato anche un modello matematico qualora la piramide di Cheope avesse emesso un qualche tipo di risposta elettromagnetica, al fine di calcolare il metodo di estinzione di tale carica e la perdita totale di quell'energia emessa dal flusso steso. 
In questo modo, è stato possibile stimare la quantità di energia assorbita e dispersa dalla piramide, nonché il livello di distribuzione dei campi elettromagnetici. Gli scienziati si sono avvalsi di un sistema magnetico di multipli, con l'obiettivo di analizzare l'interazione tra un campo elettromagnetico e la grande struttura della piramide di Giza . 
I poli magnetici multipli consentono di prevedere la distribuzione dei casuali campi elettromagnetici. La piramide di Cheope è caratterizzata da una forma geometrica adatta a concentrare l'energia elettromagnetica verso le sue camere interne e la sua stessa base. 
 
"Le proprietà energetiche delle piramidi egizie sono state studiate per decenni " ha concluso un gruppo internazionale di scienziati congiunti dell'Università ITMO della Russia e del Laser Zentrum Hannover Institute in Germania. 
Lo studio ha sorpreso molti ricercatori perché, all'interno dei circoli accademici, le interpretazioni della piramide di Giza intesa come un generatore di energia sono state viste estremamente futuristiche. 
Per gli storici e gli archeologi accademici, l'idea dell'elettricità antica è sempre stata messa da parte, sottovalutando le capacità tecnologiche delle antiche civiltà. Lo studio è stato condotto da un gruppo internazionale di fisici teorici, attraverso complessi calcoli matematici. 
Questo è ciò che è stato segnalato dal centro stampa della ITMO University of Russia.
 
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3 giugno 2020 3 03 /06 /giugno /2020 22:10

La foto che vi mostro, quella originale almeno, è stata visualizzata da tecnici della fotografia che ne hanno affermato l’autenticità. Fu scattata nel gennaio del 1929 a Farnham.

Farnham è una cittadina inglese di 38.000 abitanti della contea del Surrey, a circa 50 km da Londra. Farnham però è anche una comunità nella contea di Richmond, nello stato americano della Virginia. Certo, esistono molte città americane con lo stesso nome di quelle nelle nazioni che hanno colonizzato il Nuovo Mondo, ma in questo caso c’è un problema di fondo: dopo tanti anni non si è più sicuri se la foto sia stata scattata in Inghilterra o in Virginia e proprio questo particolare ha fatto perdere l’interesse per quella che sembra una chiara prova dell’esistenza dei fantasmi.

Di notizie attendibili se ne trovano poche, perciò dovremmo accontentarci di ciò che ho messo insieme sfogliando siti italiani e stranieri.

Di questa vicenda se ne parla molto di più sui siti americani che quelli inglesi, pertanto mi viene da pensare che la fotografia sia stata scattata nella contea di Richmond; ad ogni modo alla fine del 1928 il costruttore Robert Walsh decise di ristrutturare il vecchio mulino del paese che aveva acquistato ad un prezzo molto conveniente per via del suo stato fatiscente.

Quel mulino era in disuso da parecchio tempo, ma era molto attivo fino a metà del 1800. Non si riportano episodi spiacevoli che lo coinvolsero in passato, ma è pur vero che se parliamo della Virginia è probabile che le guerre di indipendenza e secessione portarono morte ovunque, anche tra la povera gente.

Poiché Walsh aveva anche un cantiere suo, era solito prendere le misure di ciò che stava aggiustando al mulino per poi creare le varie parti dove teneva tutti i suoi strumenti; spesso quindi si avvaleva di fotografie in modo da non dover andare avanti e indietro ed avere sempre sott’occhio i particolari.

La fotografia in questione mostra la parte superiore della scala del Farnham Wood Mill: Walsh al momento della foto non vide o sentì nulla fuori dal comune, sebbene un giorno ammise che quel giorno il suo cane si era mostrato molto inquieto e abbaiava spesso al nulla nel cortile.

 

Walsh e il suo cane erano le uniche persone nei pressi del mulino quel pomeriggio, pertanto la storia finisce qui: non ci sono altre informazioni utili o testimonianze di eventi sovrannaturali avvenuti in quei giorni e dopo lo sviluppo della foto, quando l’uomo si accorse di aver ripreso qualcosa di anomalo, la figura non fu più immortalata, sebbene Wlash si appostò per settimane nel fare fotografie all’esterno e all’interno del mulino.

Robert Walsh morì nel 1943 e al momento la fotografia originale è in possesso della nipote, che però ha dichiarato di essere stata importunata dai media e ad oggi si rifiuta di farsi intervistare.

Ma cosa ha ripreso Walsh?

Molte persone credono che la foto mostri il fantasma di una donna sulla scala con la mano sulla ringhiera, altri addirittura un angelo; ovviamente gli scettici, non potendo valutare l’originale, affermano che possa trattarsi di una sovrapposizione di scatti, un problema piuttosto diffuso in passato.

Il fatto che la proprietaria della foto non voglia consegnarla ad esperti per un riscontro non fa che alimentare il mistero.

FONTE: Misteri dal Mondo

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