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6 ottobre 2013 7 06 /10 /ottobre /2013 21:47





Poco tempo dopo la divulgazione della notizia si sono accesi in tutto il mondo aspri dibattiti sulla possibile veridicità e genuinità dei reperti e dei dati ottenuti dal N.I.O.T., l’Istituto indiano che per primo ha evidenziato le anomalie sottomarine.

Questi dati testimonierebbero un insediamento urbano civilizzato risalente a circa 9.500 anni fa, e attualmente situato a circa 36 metri di profondità al di sotto dell’Oceano Indiano. Tuttora uno stretto riserbo domina la scoperta, ma i dati resi disponibili sembrerebbero incontestabilmente dimostrare l’origine artificiale di tali strutture sottomarine. Se tali elementi dovessero ricevere ulteriori conferme, potremmo assistere ad una vera e propria rivoluzione archeologica di portata epocale.

Fino ad oggi, infatti, si è sempre ritenuto che i primi grandi insediamenti urbani fossero databili ad un periodo non precedente al 2.500 - 3.000 a.C., fatta eccezione per Gerico in Palestina, databile all’incirca alla stesso periodo cui risalirebbero le strutture individuate a Cambay.
La scoperta delle due città sommerse dell‘India potrebbe pertanto rivoluzionare drammaticamente le opinioni fino ad oggi accettate come dogma dell’ortodossia archeologica.

Ci troveremmo davanti ad un cambiamento totale nella datazione delle origini stesse dei primi insediamenti organizzati umani.
Attualmente molti studiosi e molte organizzazioni, stanno cercando di far convergere da tutto il mondo i propri sforzi e le proprie attrezzature di ricerca verso quelle che potrebbero dimostrarsi come le antiche vestigia di una civiltà scomparsa.


Antiche testimonianze storiche dell’esistenza di queste due città potrebbero essere già state identificate da alcuni ricercatori indiani che, rileggendo i "Rig Veda", i testi sacri della religione Indù , si sarebbero trovati davanti in diversi passi a riferimenti espliciti riguardo "due grandi città dislocate alla foce di due grandi fiumi", città che sarebbero state il fulcro di una iniziale civiltà indiana.

Da tali assunti numerosi ricercatori si sono mossi per capire quali potessero essere state le cognizioni, la tecnologia e la struttura di questa antica civiltà.
Da quanto è stato possibile ottenere attraverso il sonar ed altri strumenti tecnici utilizzati dal N.I.O.T., la possibilità che le due città siano ancora intatte sembrerebbe essere notevolmente alta, anche se ci troviamo in una regione molto attiva dal punto di vista tettonico.

Il geologo Dr. Glenn Milne, della "University of Durham", ha recentemente condotto alcuni studi riguardo i cambiamenti del livello marino susseguitisi nella zona di Cambay. In base ai dati ottenuti, Milne afferma che ci possiamo ragionevolmente trovare davanti a non meno di dieci metri di depositi sedimentari, sia tettonici che di altro genere, che avrebbero coperto le strutture appartenute alle due città.

Le strutture quindi si potrebbero essere conservate discretamente anche dagli agenti distruttivi marini.
L’analisi compiuta sugli oggetti recuperati durante le diverse missioni del N.I.O.T. ha permesso di mettere subito in risalto come lo stesso materiale possa essere difficilmente attribuito al semplice intervento naturale ed erosivo-distruttivo della corrente.

Ovviamente ci troviamo davanti a dei reperti plausibilmente artificiali risalenti a non meno di 9.000 anni fa, gli studiosi sono quindi a confrontarsi con l’arduo compito di dover datare e studiare manufatti logorati da un tempo immemorabile. Tra la notevole quantità di materiale recuperato fino ad oggi è stato possibile analizzare in particolare una struttura eterogenea costituita da una matrice di roccia in cui sono stati identificati frammenti di vasellame di natura artificiale.

È interessante notare come un altro reperto rechi incisi sulla sua superficie chiari segni di uno strumento umano. Un pezzo di legno rinvenuto sul fondale in esame, infatti, presenta chiari segni di una incisione effettuata attraverso strumenti taglienti e precisi. Il rinvenimento di altro vasellame, in buona parte logorato dalle correnti marine, tenderebbe a testimoniare l’effettiva natura artificiale di buona parte del materiale fino ad ora raccolto.

Anche se tali prove tenderebbero a testimoniare la possibilità di un intervento umano all’origine sia di tali manufatti che delle strutture rilevate dal sonar, ci sono ancora dei ricercatori che negano espressamente la quantità di prove fino ad oggi presentata, riconducendo il tutto alla nostra semplice volontà "di vedere l’origine umana in tutto quello che è naturale". Così si espresso un noto ricercatore inglese, fin dall’inizio su posizioni di totale contestazione dei risultati ottenuti dai vari team di ricerca avventuratisi "in situ".

Le stesse "strisciate" ottenute dal sonar ci mostrano incontrovertibilmente tutta una serie di strutture anomale adagiate sul fondo marino del golfo di Cambay. Proprio queste anomalie, comunque definite estremamente regolari, hanno permesso le prime scoperte ed i primi sopralluoghi.
Anche se la difficoltà di leggere un tracciato sonar si può presentare ai più, è indubbio che la rappresentazione di questo fondale ci mostra strutture estremamente geometriche e anomale rispetto alle aree circostanti.

Proprio queste regolarità hanno attirato l’attenzione dei primi studiosi avventuratisi sul posto.
La possibilità di trovarci, quasi sicuramente, davanti a delle costruzioni appartenenti ad una civiltà definita dagli studiosi "pre-Harappa", (in riferimento alla civiltà Harappa, tra le più antiche conosciute, il cui apogeo si colloca tra il 2.600 ed il 1.900 a.C.), potrebbe spiegare il notevole grado tecnologico e architettonico dimostrato successivamente dalla stessa civiltà Harappa, considerata in effetti fino ad oggi come "nata dal nulla".

Certamente la scoperta di questi due siti sottomarini ha destabilizzato, e sta destabilizzando, profondamente molte delle concezioni e dei dogmi fino ad oggi innalzati dall’archeologia ufficiale, dimostrando come possa essere realmente esistita una cultura avanzata prima di quanto la storia abbia mai creduto, risalente alla fine dell’ultima Era Glaciale.

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6 ottobre 2013 7 06 /10 /ottobre /2013 21:42

L'ordine delle Formule del Libro dei Morti e la costellazione di Orione, Sahu. L’integrità del Libro dei Morti degli Antichi Egizi ci viene consegnata dal Papiro di Torino di recenzione Tebana, catalogato con il numero 1791, appartenuto a Ieufank. Il papiro è stato copiato dal Lepsius nel 1836 e stampato in veste litografica nel 1842. Il Lepsius assegnò la ripartizione del testo geroglifico del papiro in “Capitoli” dandogli il titolo di Libro dei Morti. Tuttavia la traduzione esatta del titolo è: Libro per uscire al giorno con riferimento alla virtù...

... rigeneratrice di Osiride, attivata mediante la recitazione, da parte del sacerdote lettore (Kheri-Heb), delle “Formule” del testo che evocano un percorso iniziatico, come dimostreremo. Nei riguardi del Libro dei Morti degli Antichi Egizi, all’epoca della tradizione saitica (XXV Dinastia - 550 a.C.) avvenne una catalogazione delle varie sequenze del mito osiriaco tale da conseguire ordine e omogeneità al precedente apporto che dal Nuovo Regno giungeva sino alla redazione Tardo Tebana (XX-XXV Dinastia). L’apparente disordine nella successione dei testi del Libro dei Morti nel Nuovo Regno, i migliaia di rotoli contenenti spesso soltanto un’unica Formula, trova la sua giustificazione nel fatto che nel periodo dei Testi dei Sarcofaghi (VI alla XII Dinastia) l’intera trama del percorso di conoscenza e illuminazione è costituito da tutto il sarcofago nelle sue varie strutture; pertanto anche un’unica Formula, portata seco dall’Osiride nel sarcofago, potrebbe sottolineare lo stadio o il riferimento in vita che questi ha assunto devozionalmente nel suo cammino di trasformazione in riferimento al credo del Libro dei Morti e all’intera tradizione originaria frammentariamente ricopiata ad personam dagli scribi dal deposito originario, sia pure sotto l’influenza del processo di democratizzazione che estese la produzione dei papiri al popolo. In un contesto di lettura costituito in toto dal sarcofago stesso, o, svincolato da esso, in un contesto altrimenti costituito dal rituale a noi non pervenuto perché orale, quell’unica Formula è quindi da intendersi rappresentativa del Libro dei Morti nella sua completezza.

 

A proposito della ripartizione in “Capitoli” dai papiri del Libro dei Morti egizio, si è tuttavia sempre parlato di ordine arbitrario e casuale, di almanacco magico raccolto insieme dagli scribi, per esclusivo uso funerario. Ma proprio dal Libro dei Morti, ci giunge un brano che ci ragguaglia sulla tecnica operativa attuata nell’attraversamento delle ore magiche, da parte dell’Osiride e della schiera degli dèi egizi che inquadrano non “Capitoli” ma Formule iniziatiche poste in sequenza coerente.

Come specifica il testo, l’Osiride, inscrivendo alle sue spalle la costellazione di Orione (Sahu) [1]

, enumera 24 ore magiche, Formula 64ª:

Io sono il Guardiano delle loro cose, lavorando nelle ore del giorno e aggiustandole spalle della costellazione Sahu: sono ventiquattro [altri testi: dodici](le ore) che passano tenendosi unite per mano, ad una ad una, ma è la sesta che è nella Duat è «l’Ora notturna che rovescia i Sebau» [...] Shu (il dio dell’aria) impone che io splenda come Signore di Vita, vero e bello, e che io faccia uscire la settima [ora] e gli amuleti sono per i suoi Glorificati.

 

Analogamente il Libro Egizio degli Inferi XVIII dinastia, in forma di manuale iniziatico, tratta dell’animazione di forze, da parte del dio Osiride, esplicata durante l’esperienza magica, nell’attraversamento di dodici ore; forze dislocate in sedi apposite, sorvegliate da guardiani alloggiati in Torri di residenza dette «Arrit», sin dalla Prima Ora:

Il dio passa nell’aspetto di Ariete e (nelle sedi magiche) compie le sue trasformazioni. I morti non lo seguono, ma restano nell’Arrit mentre egli dà ordini agli dèi che vi sono. Chiunque avrà fatto ciò a similitudine di quello che è nella «Occulta dimora», chiunque avrà conoscenza di queste similitudini, che sono questo stesso grande dio, avrà grande giovamento sulla terra.

 

È nel campo operativo del proprio vissuto che si attua la trasformazione e il mutamento dell’esperienza, come specifica un papiro attinente al precedente:

Tu hai potere sui poteri che sono in te.

 

Ne consegue che la similitudine fondamentale dei testi funerari, oltre ad essere quella della resurrezione di Osiride, è anche quella dell’assunzione di un percorso virtuale all’interno delle forze preesistenti in ogni individuo, che vengono trainate nella nuova forma dal potere di dislocazione dato dagli dèi del cielo. Le forze vengono in tal modo trasformate in moduli operativi o archetipi, visualizzati da geni che animano le ipostasi magiche.

Nelle scene provenienti dai vari frammenti dei papiri funerari del Nuovo Impero, come anche nei Testi dei Sarcofagi che appaiono nella XI dinastia, redatti per uso privato, questi geni sono contrassegnati ed isolati nella loro specificità dagli emblemi figurativi delle Porte dei passaggi che governano e orientano l’accesso e l’uscita dal campo magico.

Questo assunto è confermato, a partire dalla XXV dinastia, dalla sequenza significante dei testi che nelle tombe corredano le Porte preposte agli accessi, da un ambiente all’altro, nelle sale funerarie. In tale epoca si formalizza il modello di tomba la cui pianta ricalca la struttura classica ad ipogeo della tomba di Osiride ad Abido. Nella tomba di Harwa, Grande Maggiordomo della Divina Adoratrice all’epoca di Amenirdis I (740-700 a.C.) la partitura delle iscrizioni parietali riferite al culto del sole è posta nella parte meridionale; anche la sequenza distributiva degli scritti sui pilastri della Prima Sala Ipostila riguardanti il Libro delle Ore del Giorno e della Notte comincia ad Ovest e termina ad Est, così da riprodurre il corso del sole nell’oltretomba 4.

Entrambi i testi assumono l’asse centrale della pianta della tomba come un’ipostasi, sostenente la trama rivelatrice di una successione ordinata di «capitoli», la cui composizione riguarda la vita, la morte e la rinascita dell’iniziato che, identificandosi col dio Osiride, ne ripercorre le tappe mistiche in un cammino di potenza.

Concezione che nel Libro dei Morti egizio, papiro di Ieufankh, conservato a Torino, recenzione Saitica, prende ritmo e coerenza nella compagine delle Formule. Il papiro ci è pervenuto in un unico rotolo che mostra il percorso dell’Osiride, dalle Formule d’ingresso, sino alla glorificazione finale.

Risulta accertato che in tale periodo gli scribi operarono un rilettura dei motivi fondamentali della tradizione funeraria, conferendo al testo nuova omogeneità. Come su accennato, le cesure che separano, nel papiro di Ieufankh, una Formula dall’altra, hanno ispirato il Lepsius ad attribuire ad ogni Formula del testo un “Capitolo” con numero di notazione romana.

Tutti gli studiosi indistintamente hanno considerato questa divisione una consuetudine.

Tuttavia, nello stesso papiro, il susseguirsi delle Formule in un unico rotolo, suddivise le une dalle altre da due barrette consecutive, ivi comprese le sezioni iconografiche, dette “ vignette”, la cui realtà è piuttosto quella di un ipertesto in immagini, fonda e inquadra le tappe del cammino iniziatico dell’Osiride, secondo un ordine degli archetipi che lo scriba va man mano illustrando nei miti relativi.

Questa idea ci ha guidati nel voler rintracciare una sequenza di immagini coerenti ed inscrivibili in numeri ordinali. Sequenze di numeri che le concezioni Ermopolitane ed Eliopolitane, fondate, rispettivamente, su otto e su nove dèi, giustificano.

Difatti le due concezioni interagiscono nella compagine delle Formule del Libro dei Morti egizio.

Le Formule, a guisa di invocazioni, costituiscono in sequenza l’assunzione delle facoltà solari da parte dell’Osiride nel suo uscire al giorno, e prendono avvio sin dalla Formula 1ª del testo col definire una prima pulsazione ottonaria data dal dio Thoth di Ermopoli, che si manifesta:

Nel giorno del Pesare le Parole.

Ivi la pulsazione sarà modulata all’interno di una dinamica novenaria attuata in On, la città dai nove dèi:

Nella dimora del Capo che è in On (Eliopoli).

 

Sarà stabilito alla formula 8ª del testo, il fulcro del processo:

Si chiude l’Ora. Io sigillo la testa di di Thoth che rende potente l’Occhio di Horo.

 

Nei multipli dell’ottonario, motivo dominante dei rituali d’ingresso, la pulsazione si definisce per successivi registri di potenza, cui si accompagnano inni alle divinità solari, come ad esempio alla Formula 15ª, illustrati nella vignetta della Formula 16ª cioè

2 x 8, in chiusura.

Il tema dominante della rigenerazione si specifica alla Formula 17ª, in cui si descrive la resurrezione degli Akhu, spiriti luminosi; seguono le varie Formule cui si riferiscono le tecniche per superare il Ro-stau,Luogo dell’alaggio sito alla partenza della barca di colui che cambia stato, che nella Formula 17ª è identificato come:

La porta a Sud di Arutef e l’ingresso a Nord della tomba di Osiride.

Ingresso annunciato (Ro) a colui che è volto a recuperare l’integrità del circolo cosmico ed uscire alla luce.

Per i multipli dell’ottonario costitutivo, il potenziale attivato si sviluppa in nuovi cicli che definiscono i segreti della cosmologia. Ad esempio alla Formula 32ª, cioè 4 · 8, si descrivono i quattro punti cardinali posti in relazione ad otto coccodrilli. Questi a loro volta siglano la serie dei cicli solari sessagenari, posti in relazione al circuito intrinseco dei decani connesso al moto dell’Occhio di Horo, per pulsazioni di dieci: la Formula 42ª vede agire il dio solare primigenio Unbu; la Formula 52ª contempla l’Osiride, con pani d’offerta per il dio Thoth, posto a turno tra coloro che riposano sotto il sicomoro della dea Hathor. La Formula 62ª contempla il potere di Aamt che sigilla, per pulsazione ternaria, il periplo d’Inondazione governato alla Formula 60ª da Hapi; mentre alla Formula 64ª cioè 8 · 8, la rinascita è già definita e l’Osiride pronuncia la frase:

 

Io sono lo Ieri e conosco il Domani.

Con questa affermazione Osiride si dichiara padrone rinnovato degli elementi della personalità e della coscienza, volto al controllo dei nuovi requisiti di potenza che ha conseguito, tramite il corpo di fruizione. Si avvia quindi il processo di trasfigurazione: dalla Formula 64ª alla Formula 128ª, cioè 8 · 16. L’Osiride può seguire il Sole nel suo incedere e assumere ogni aspetto che desidera, salendo in barca, Formula 129ª, sino a controllare il mondo della manifestazione passando i Capi della Duat e così stabilendo i natali della potenza a partire dalla Formula 130ª, che descrive l’apertura dei quattro orizzonti del nuovo cielo e l’ingresso della barca dell’Osiride a fianco del Sole, insieme agli dèi seguaci di Thoth.

Si viene a costituire una unità composita, data dal Sole, dagli dèi e dall’Osiride, che viene trainata dalla coppia di Barche sacre, presentate sin dalla prima Formula: una è la Barca Nesektet del sacro Sahu (Orione) che attraversa il Nu (Abisso liquido), l'altra è la Barca Neshemet sulla quale avanza Osiride. Queste esprimono una matrice di distribuzioni future. I mutamenti di stato sono determinati dalle figure degli dèi che ruotano in seno all’unità del Sole e si rinnovano con l’astro ad ogni periplo. Di rimando le potenze degli dèi, associando il proprio nome rilevato dalla tradizione d’appartenenza a quello della qualità in atto del dio Sole (nella tripartizione codificata Khepri-Ra-Atum), esprimono l’idea della rotazione celeste che – quale significante – induce e nomina l’energia in trasformazione.

Le Barche sacre ruotano purificando il destino dell’Osiride per i diversi piani concentrici della luce; all’interno degli scafi le ipostasi degli dèi assumono forme plurali e connotazioni miste, senza mai abbandonare il riferimento semantico con le matrici d’origine che veicolano le divinità all’interno del mito.

Il mito esige formule che, come le sfaccettature del diamante, splendono per luci parziali riflesse. Tali formule insegnano la metamorfosi o le trasformazioni per le quali deve passare l’anima o la coscienza attraversando le figure esoteriche della luce, escrivendo le tappe di un viaggio iniziatico. Il testo del Librodei Morti egizio oLibro delle Formule per uscire al giorno, in guisa di amuleto, veniva portato seco sin nella tomba, affinché aiutasse l’anima in cammino verso le novelle incarnazioni concesse ad un cuore purificato.

Purificare e pesare il cuore nella sala della sacra Bilancia, così come calibrare correttamente l’uso di altri organi preposti alla coscienza, equivale per il defunto a dislocare le funzioni vitali dell’anima nelle sedi preposte alla evoluzione del destino solare. Questo processo è figurato dal rinascere della Fenice nell’ambito del simbolismo cosmico precedentemente considerato, che ha nella matrice ottonaria e nella evoluzione novenaria il suo segreto.

Alla luce di quanto esposto potremo definire all’interno del circuito delle Formule del Libro dei Morti egizio papiro di Ieufankh, dieci sequenze o tappe date da una doppia scansione ottonaria, suggerita di volta in volta nel testo dalle diciture: Inizio delle formule... Inizio dei piloni... ecc. Quindi avremo le sequenze:

1-16, 17-32, 33-48, 49-64, 65-80,

81-96, 97-112, 113-128, 129-144, 145-160.

La Formula 160ª contempla il simbolo di repère:

Formula della Colonnetta che Thoth dona ai suoi adoratori.

In essa viene descritto Thoth, governatore dell’ottonario, mentre riceve Shu a Neschem. Il nesso rimanda alla Formula 1ª, nella quale, sotto il controllo di Thoth, per la prima volta viene invocata la barca Neshemet che si inoltra ad Oriente trasportando l’Osiride. Alla seconda e ultima invocazione della barca Neshemet si chiude il periplo: Formula 160ª.

Qui giunti, superata la serie di dieci sequenze suddetta, si avrà la «Formula per forzare l’ingresso in cielo», di nuovo ad opera di Thoth, che corrisponde nell’ordine alla161ª. Vedi Figura. Ivi vengono citati i punti cardinali assunti come forze ormai attive sotto il governo congiunto del Sole e dell’Osiride.

Dalla Formula 155 alla Formula 161 del L.d.M. papiro di Torino, cat.1791

Segue in chiusa la «Formula per produrre una fiamma sotto la testa dell’Osiride», la 162ª, nella quale si palesa la funzione protettiva dei «Guardiani del fuoco» È questo il «testo del Tempio occulto», alla cui cesura si ricollegano e si innestano, per nuova pulsazione novenaria, le «strade» di trasformazione, il cui avvio nel testo è stabilito alla Formula 9ª, e il cui esito finale è dato dall’espressione 9 · 18 = 162.

Alla Formula 9ª si descrive il cammino dell’Osiride nell’Amenti:

Ha schiuso ogni via in cielo e in terra al padre [...] Egli ha fatto la strada.

Tappa ratificata dalla Formula 10ª nella quale l’Osiride esce giustificato.

Da qui il percorso di trasformazione prende diverso avvio per le tappe del novenario e multipli di esso. La Formula 18ª contempla la trasformazione del potere di Horo, sancita da Set:

L’erezione delle aste di Horo, è la frase di Seth ai suoi seguaci: Si innalzano qui i pilastri.

La Compagnia degli Dèi confermerà con un talismano di giustificazione il moto d’avanzamento di Horo, quando questi s’impadronisce della Meskhenet del Cielo. Il moto si dà in 19 rivoluzioni solari coincidente con 235 lunazioni; permette di conferire all’Osiride la Corona solare di Atum con la quale potrà avanzare nel fuoco: Formula 19ª.

Sulla ipostasi della sequenza ottonaria delle Formule del Libro dei Morti egizio, papiro di Ieufankh, si inscrive quindi un circuito di nove sequenze o «strade», designate da una doppia scansione novenaria:

1-18, 19-36, 37-54, 55-72, 73-90, 91-108,

109-126, 127-144, 145-162.

Le «strade» si completano nel Libro dei Morti egizio, papiro di Ani conservato a Londra, recenzione Tebana, prima della Formula 190ª di chiusura, con le sequenze:

163-180, 181-189.

Alla Formula 162ª, nella sequenza del Libro dei Morti egizio, papiro di Ieufankh, seguono tre Formule «in aggiunta al Libro per uscire al giorno».

La prima dedicata al «Signore dei due Occhi», Ammon, Formula 163ª; quindi Ammon in veste di Serpente solare dona il ventaglio di piume degli dèi a Sekhmet, figlia del dio Sole, identificata come dama della Corona Bianca e di quella Rossa, Formula 164ª; infine Amon in veste di Leone solare assume il sostantivo Rorelativo all’annuncio del passaggio dal mondo dell’Amenti al mondo solare, mentre attraverso le «pelli nascoste» si ricollega alle tappe d’avvio del circuito in associazione ai simboli dello Scarabeo, del Sole sorgente e dell’Ariete, Formula 165ª.

Infine riveliamo che, in accordo al numero delle lunazioni – tredici – presenti nei dodici mesi di un anno solare, si registrano altrettante vie «per adorare Ra» «e schiudere la capigliatura di Osiride», Formula 13ª. La capigliatura di Osiride è animata da Iside; nell’unione misterica Osiride (sole) e Iside (luna) sono un’unica immagine, Formula 17ª:

L’Osiride, egli stesso è Iside: tu lo hai trovato mentre rialzava la sua capigliatura su di lui.

 

A questo segreto si riconduce il circuito lunisolare il cui primo avvicendarsi è dato dalla «Formula per entrare e per uscire», la 12ª. Cui fa seguito l’espressione analoga della «Formula per entrare dopo essere uscito», la 13ª, in cui si descrive il moto della Fenice: "Io entro come un sacro falcone ed esco come un Bennu( Fenice) all'alba".

Ecco allora formalizzarsi nel Libro dei Morti egizio, papiro di Torino, altre tredici fasi distinte contenenti ciascuna dodici Formule:

1-12, 13-24, 25-36, 37-48, 49-60, 61-72, 73-84,

85-96, 97-108, 109-120, 121-132, 133-144, 145-156.

Che si completano nel Libro dei Morti, papiro di Ani, con le fasi:

157-168, 169-180.

In questa redazione, il numero 180 corrisponde alla rotazione conclusiva, numero che indica nella corrispondente Formula del Libro deiMortiegizio, papiro di Ani, l’asse solstiziale di Ptah-Tatenen inscritto nella sfera del cosmo che il dio Ra, signore dell’Akuert «ha presentato, quale scettro, allo spirito stellare di Sirio (Sothis)» per essere «venerato dalle quattro regioni dello spazio» nelle sembianze della Fenice, il Bennu di Heracleopolis, mentre come erede di Osiride è onorato con il diadema Nemes sulla fronte.

NelLibro dei Morti egizio, papiro di Ieufankh, alla Formula 157ª verrà focalizzata l’unione del circuito lunisolare, espresso con l’immagine di un «Avvoltoio d’oro» posto sotto il potere di Iside da porsi «al collo» dell’Osiride:

Iside è arrivata e volteggia sulle città e ricerca le sedi occulte di Horo dalla sua uscita dal papireto.

La simbologia solare dell’avvoltoio, nella funzione di Nekhbeth, è correlata al ruotare del cielo egizio, qui concomitante con la simbologia lunare del papireto, nel quale Iside ha allevato Horo.

La Formula citata descrive la congiunzione dei poteri lunari conseguiti da Horo con le potestà della Barca solare:

Ella (Iside) fa sì che Horo si unisca alla Barca e gli concede la sovranità sulla terra.

 

Seguono otto Formule il cui insieme si dà come giuntura sino all’ultima Formula del testo: dalla Formula 158ª alla Formula 165ª; la Formula 158ª e la Formula 159ª descrivono esplicitamente la prima un collare d’oro, la seconda una collana di feldspato verde, che l’Osiride indossa prima di ricongiungersi al ciclo ottonario, il cui esito finale è dato alla Formula 160ª nella quale si contempla la donazione di Thoth:

Colonnetta in feldspato verde che non può essere spezzata.

 

Da quanto esposto si evincono nel testo gruppi di Formule che descrivono il cielo in scansioni plurime, date sia dall’ottonario, sia dal novenario, che coordinano un circuito lunisolare.

Questo e altri aspetti iniziatici sono stati presentati nel libro L’occhio della Fenice, Sekhem Editore, da cui l’autore ha tratto questo articolo.

a cura di Umberto Capotummino

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1 Il termine Sahu indica la stabilità in riferimento alla colonna vertebrale del defunto ed è anche il nome della costellazione di Orione, Sahu. A proposito della convergenza di queste due simboli, riporto una nota di Mario Menichetti:

Il concetto di “stabilità” in egiziano antico è dato fondamentalmente dalla parola gen. femm. dd.t. Ciò premesso un altro lemma che si avvicini è   scc verbo caus. 3ae-lit esprimente il concetto di “sorgere”, “installare”, “stabilire” che in una presumibile forma di participio  imperfettivo passivo singolare (la cui peculiarità è data dal segno Wachtelküken w in coda alla radice) diventa  scc w– leggasi convenzionalmente sahau e esignifica “chi è installato” ”colui che è sorto”. Appare evidente lo stretto collegamento con il sostantivo s3 stante ad indicare la Costellazione di Orione. Infatti sccw significa proprio, come accennato, “colui che è sorto”. Un verbo affine a questo è anche  il causativo 2ae-lit  s3 “glorificare” o ancor meglio “spiritualizzare ”.

Mario Menichetti è membro dell’Oriental Institut di Chicago, dell’ARF (The Amarna Research Foundation); dell’IICE (Istituto Italiano per la Cultura dell’Antico Egitto), affiliato al Museo Egizio di Torino.

Fonte: esonet.org

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6 ottobre 2013 7 06 /10 /ottobre /2013 20:39

Davanti alla fontana con al centro un obelisco di Ramses II, proveniente da Heliopolis e dal XII secolo a.C,.è “facilmente visibile” il Pantheon.

Non può sfuggire è lì, anche se intorno la fauna eterogenea fa di tutto per distrarvi con suoni,giochi volanti cinesi venduti da nordafricani e persone senza il senso di chi sono e dove sono, stordite, forse, da un qualcosa che non riescono a far emergere nei loro abituali pensieri.

Qualcosa di sospeso,effettivamente, domina, più che altrove.., in questo spazio che sembra aver perso il Senso Del Sacro antico e presente da sempre.

 

Non era così per i nostri antenati che li avevano messo un segnale visibile agli occhi ed alla memoria di tutti; quel luogo aveva, secondo il mito, visto salire, tra luci fragori e lampi, il re Romolo sulla biga di fuoco di Marte per salire insieme nel cielo, oltre l’umano visibile.

 

Agrippa, come si sa bene ( rari per bellezza e fonte d’informazione gli “itinerari archeologici della Newton Compton scritti dal prof.dott.Romolo A.Staccioli..)date le sue personali parentele, riesce ad avere l’appalto per la costruzione (genero e generale di Augusto..)del primo Pantheon dedicato a tutti gli dei nel 27-25 a.C. e “nacque così il primo tempio, a pianta rettangolare, ed orientato, come era uso, verso Sud per poi cambiare di struttura con Adriano nel 118-125 d.C.

E da questo momento inizia una storia non detta ne ascoltata, è proprio il caso di dirlo, da nessuno.

Infatti nella sua ultima trasformazione, e grazie alle notizie di archeologia sacra raccolte da Adriano in giro per il mondo civile di allora, diventa la costruzione con più ripetizione di eco del mondo, anche attuale.

Un suono emesso all’interno si moltiplica, a secondo del clima, quindi anche della stagione e del punto dal quale viene emesso, da 43 a 46 volte.

Il tempio per evocare e, secondo la tradizione, far entrare od uscire, dal foro centrale in alto, le divinità evocate, oltre ad avere una forma ha anche una voce giusta: il suono ripetuto tanto quanto serve per avere un contatto con forze inconsce, molti direbbero…. o far apparire e sparire, per i più semplici, la divinità richiesta

A Roma, prima delle tendenze culturali indiane o dell’uso dei mantra e mandala d’importazione ( forme e suoni..) aveva il suo Stargate, il primo cancello, conosciuto, verso le stelle, come è descritto in passi rari del libro “Egizio dei morti” quando Horus parla della sua possibilità di raggiungere Seth, l’odiato nemico, nelle galassie più lontane.

 

Comunque, tornando alla costruzione voluta da Adriano, abbiamo, davanti all’obelisco di Ramses II, una struttura dove al suo interno può entrare una sfera di 43,30 metri di diametro.

 

STRANEZZA DELLE MISURE SCELTE

 

Perché, tra tante possibili queste misure..?

 

 

E’ la prima cosa che mi sono chiesto oltre a rimanere stupito per la scelta dei materiali usati per le sue fondamenta e per la solidità ed elasticità delle sue pareti usando impasti di calcestruzzo con frammenti di, dal basso verso l’alto: travertino e di tufo ,scaglie di mattoni e tufo,scaglie di mattoni,scaglie di mattoni e tufo,e per la cupola, le scaglie di tufo e scorie vulcaniche.

 

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Ma le misure fanno veramente pensare dato che il 4 ed il 3 rappresentano la materia visibile e l’energia che viene da una Mente superiore, non locale al cervello umano.

Inoltre il 4 ed il 3 li troviamo se sottraiamo i diametri del nostro pianeta, presenti tra i due poli ed i due punti opposti all’equatore, infatti abbiamo 12.713 e 12.756 che danno il numero 43.

 

Analizzando altre “cosette” mi resi conto che i suoni per essere captati nel nostro subconscio ed “ oltre” devono essere ripetuti da 21 volte in su.. come se dovessero superare una barriera che ostacola la comunicazione con una parte nascosta dal cattivo uso del vivere; non a caso nasce la preghiera ripetuta più volte, presente anche nei vari rosari ( quelli cristiani hanno 21 grani..) usati da varie religioni. Forse “qualcuno” sapeva e sa che per un sentire e comunicare oltre il consueto è determinante la ripetizione e la risonanza..?

 

Il 43 ricompare in alcune navi egizie, in particolare, anche se con alcune variazioni per le misure dello scafo

 

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ed un numero simile lo troviamo nelle “imbarcazioni” che dovevano accompagnare il faraone nel suo ultimo viaggio, quello verso un universo per molti reale anche se non visibile.

 

 

RITI PER ESORCIZZARE IL PANTHEON ED USO PER LE RICORRENZE CRISTIANE.

 

 

Seguendo la storia, nel 609 dopo Cristo, l’imperatore Foca di Bisanzio dona la zona al papa Bonifacio IV, che trasforma il Pantheon in chiesa cristiana e la dedica a Santa Maria ad Martyres.

 

Iniziarono dei lunghi e strani riti per trasformare quel tempio pagano atto a ricevere l’onda nascente cristiana e per raggiungere questo intento, come era d’uso, furono messi nel terreno, antecedente al fossato che ne delimita il perimetro, molti carri di resti di martiri cristiani, o presunti tali, per un numero minimo di 12.000 corpi.

Gli esperti di riti pagani dissero ( ancora lo sostengono..) che il tutto fu fatto per “portare il Genio di Roma” ad usare tutta la sua potenza per il beneficio del Vaticano nascente a discapito del potere laico e pagano dell’impero. Mah..!!! Solo questo meriterebbe un capitolo a parte e non a caso con l’amico Marco Baistrocchi, prima del suo andare a constatare di persona nell’altra dimensione, avevamo iniziato una collaborazione attiva per raccogliere materiale e testimonianze utili a comprendere.

Fatto sta che iniziarono i riti della Santa Messa e le rappresentazioni della Ascensione e della Resurrezione con le statue di Gesù Cristo e della SS. Maria fatte salire, sin oltre il foro centrale, con corde e piogge di petali di fiori e questo “andò avanti richiamando molti fedeli ai riti…., sino all’inizio della seconda metà del mille ed ottocento, sin oltre la presa di Porta Pia.

 

 

Pensieri

 

…sono tornato, varie volte, all’interno del Pantheon cercando di ricordare oltre l’apparente e qualche volta ho, per risentire l’eco-mantra, battuto le mani suscitando le reazioni più violente dei guardiani o sacerdoti o turisti presenti, per loro è meglio ascoltare le parole delle guide o le descrizioni incise sugli apparecchi acconci che dicono di tutto meno del perché stesso di quella costruzione, della scelta del luogo, delle credenze antiche che ancora risuonano con forza in noi suscitando disagi ai più sensibili, a chi cerca oltre il mercatino del Vero e del volutamente nascosto.

 

*Appunto dalle ricerche di Umberto Di Grazia

 

http://www.coscienza.org/_ArticoloDB1.asp?ID=523

 

 

 

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5 ottobre 2013 6 05 /10 /ottobre /2013 22:03

Carlos Galan sul Rio de moonmilk (fonte: bookandreader.com)

Izen duen gutzia omen da, dice il proverbio. Tutto quel che ha un nome esiste. Perfino ciò che ai più può sembrare una fantasia  azzardata, un parto della fantasia, una leggenda sepolta. Un racconto di Fate, magari. A Donostia-San Sebastiàn, provincia di Guipúzcoa, nel bel mezzo dell’Euskal Herria, ha sede la Sociedad de Ciencias Naturales Aranzadi. Un’associazione che ormai da anni promuove con discreto successo indagini, ricerche ed esplorazioni in tutta la zona approfittando – non poco – della selvaggia bellezza di un angolo di mondo, il Paese Basco, che nei secoli è sempre riuscito a tenersi un passo più indietro rispetto alle luci della pubblica ribalta. Confrontati con il nutrito calendario di attività, i costi di adesione non sono nemmeno così impegnativi.

49 euro per diventare soci – 55 per gli stranieri – ed un vertiginoso sconto che abbassa la quota a 32 per i minori di 21 anni. Forse è anche per questo, stando almeno a quanto magnificato sul suo sito web, che Aranzadi conta ad oggi 1540 soci, 150 dei quali si fregiano del titolo di ricercatori e presiedono alla attività più articolate di investigazione. Quelle che investono campi come la biologia e la storia, l’archeologia e la medicina, l’antropologia e l’etnografia, la geografia e la geologia. Tra i ricercatori ufficiali di Aranzadi, Carlos Galan al momento è forse quello che gode della fama più considerevole. Perché ha firmato di suo pugno un articolo apparso sulle pagine di una prestigiosa rivista scientifica locale in cui rendicontava l’ultima scoperta del suo gruppo. Il Fiume delle Fate. Un corso sotterraneo di qualcosa che dovrebbe essere acqua, ma che acqua non è. Perché contiene così tante infiltrazioni di minerali, principalmente sotto forma di carbonati, da presentare una consistenza unica al mondo. Denso e di colore biancastro. Da bravi speleologi, i baschi guidati da Galan si sono affrettati a garantire che si tratta di un fenomeno assolutamente naturale. Come tale, scientificamente comprensibile, dunque del tutto spiegabile. Hanno estratto i loro campioni di studio, li hanno portati in laboratorio e sottoposti ai controlli più severi ed accurati per testarne consistenza e composizione chimica.

Rovine della Torre di Andonaegi in Alzola, Gipuzkoa

Hanno rinvenuto tracce di gibbsite, cioè idrossido di alluminio. E poi zolfo e calcio. Silice e carbonio. Da ultimo, il gesso che ne favorisce la colorazione particolare. Sono stati esami approfonditi, certo. Eppure, le analisi di Galan e soci, per quanto meticolose, non sono da considerarsi conclusive. Perché quella che è stata rinvenuta nella grotta sotterranea in terra basca è una sostanza che si ritiene originata da precipitazioni di acque sotterranee, non cristallizzata a causa della presenza di una ulteriore componente, la gibbsite appunto, che previene proprio questo effetto. Tecnicamente parlando, il fiume di Galan consiste di una sospensione con fase solida, rappresentata da minerali massimamente sotto forma di carbonati e dispersa in fase liquida. Fin qui, nulla di strano. La cosa singolare è invece che questo tipo di composizione, in genere, è riscontrabile in acque sotterranee soltanto in quantità modestissime ed irrisorie. Scorrendo, tra l’altro, questa soluzione tende ad assumere in fretta uno stato rigorosamente solido, andando così a depositarsi lungo le pareti ipogee. Il ritrovamento di Galan, avvenuto a 90 metri di profondità all’interno di una sperduta caverna nella località mineraria di Alzola, nella sezione nord-orientale dell’Euskal Herria, documenta invece l’esistenza di un rivolo di liquido bianco, tendente al brillante se sottoposto alla luce artificiale e che seguita a scorrere (invece di cristallizzarsi sulle pareti della grotta) per 300 metri buoni prima di sparire nuovamente nelle viscere della Terra.

Così, ponendosi al confine tra la scoperta scientifica ed il ritrovamento misterioso, il rivolo di Galan seguita ad essere trattato con una particolare attenzione. Rinvenuto non di recente, è stato presentato al pubblico solo poco tempo fa, per consentire agli addetti ai lavori di condurre in piena tranquillità una nutrita ed esaustiva serie di analisi. Tra l’altro, mantenendo rigorosamente segreto il luogo esatto del ritrovamento, al fine di evitare il prodursi degli inevitabili codazzi di curiosi che, con tutta probabilità, avrebbero preso a bighellonare in zona. Tutti alla ricerca del Rio delle Fate. Anzi, del moonmilk come viene definito nelle migliori leggende sui Fairies del ciclo bretone. Il Fiume del Latte di Luna in cui, prestando fede alla più vivida tradizione mitologica, si bagnavano dee e fate. Il fatto è singolare, non c’è che dire. Ma quanto a miti, leggende e magia, dal Paese Basco ci si deve attendere questo ed altro. Ancestrale centro di venerazione per le divinità legate alla natura, si dice da più parti che proprio in questa imprendibile regione albergasse il più primitivo dei paradisi. Una terra d’incanto capace di partorire dèi e razze sovrannaturali, esageratamente rigogliosa ed attraversata da in piena. Fiumi di latte, per la precisione.

L’Euskal Herria (fonte: wikipedia.org)

Così, all’interno di uno scacchiere in cui la scienza sta avendo sempre più spesso ragione sul tempo, riportando alla luce con rigore considerevole i sentieri sopiti che hanno permesso ai popoli di radicarsi in determinati luoghi dopo migrazioni e conquiste e spedizioni, esistono terre e genti destinate a rimanere saldamente ancorate al mistero. L’Euskal Herria, con i suoi due milioni e mezzo di baschi che chiamano casa un angolo di terra che abbraccia i Pirenei occidentali, è uno di questi. Storicamente scisso tra giurisdizione spagnola, è il caso delle provincie di Bizkaia, Gipuzcoa, Araba e Navarra, e sovranità francese, come accade invece per Lupurdi, Bassa Navarra e Zuberoa, in realtà il Paese Basco non sembra avere nulla a che fare né con l’una né con l’altra. L’unica tangibile somiglianza è a dire la verità quella con sé stesso, con quell’identità etnica, culturale e linguistica che è rimasta un rompicapo anche nel Duemila. Dal canto loro, i Baschi non hanno mai dubitato di essere gli originali – e preistorici – occupanti di quelli che attualmente è il territorio spagnolo. Una convinzione, questa, suffragata da alcuni studi che hanno a lungo insistito sulla eventuale discendenza di queste genti delle popolazioni di Cro-Magnon che si stanziarono in epoche remotissime nell’area, lasciandosi dietro utensili in pietra ed oggetti appuntiti in arenaria, quarzo, silicio e basalto scoperti lungo la costa del Golfo di Biscaglia e nelle rive fluviali, ma soprattutto dipinti e graffiti rupestri dei quali le caverne della terra basca e non solo ad oggi abbondano. Perfino alcuni pionieristici studi comparativi a livello antropologico spingono su questo tasto, ravvisando ipotetici parallelismi fisici tra i moderni baschi e l’ancestrale specie d’uomini largamente diffusa nel Paleolitico Superiore.

Medesimo mistero permane circa l’Euskara. Un linguaggio assolutamente unico, alieno rispetto al ben più noto Indo-Europeo, e che ravvisa soltanto poche – e fragili – somiglianze con gli idiomi caucasici e berberi. Una lingua sul conto della quale, tuttavia, ha avuto modo di radicarsi una ed una sola certezza. E’ antichissima. Tanto vetusta che alla fine del Settecento ci fu chi, come l’Abate Dominique Lahetjuzan giunse a definire il basco quale linguaggio originale del Giardino dell’Eden, peritandosi di dimostrare come perfino le denominazioni impiegate per i principali capitoli del Libro della Genesi potessero essere ricondotte in toto all’Euskara. Ridicolizzato in fretta, Lahetjuzan morì nel 1818 e fu presto dimenticato. Almeno finché, circa un decennio dopo, un altro religioso francese di nome Pierre Diharce De Bidassouet non terminò il suo Histoire des Cantabres, giungendo a sentenziare che, secondo le sue ricerche, il basco altro non fosse che l’originale linguaggio parlato dal Creatore.

Carlos Galan sul Rio de moonmilk (fonte: bookandreader.com)

Se due indizi assommati non originano comunque una prova, va rimarcato come nel medesimo frangente storico, sull’altro versante dei Pirenei un altro sacerdote, Don Erroa, prese a diffondere la teoria dell’Euskara come idioma ufficiale del Paradiso Terrestre. Mentre il suo uditorio prendeva a stigmatizzarlo più o meno bonariamente etichettandolo come un innocuo lunatico, il prete si dimostrò così saldo nella sua convinzione da giungere a mobilitare per l’occasione perfino il vescovo di Pamplona. Che, per buon conto, affidò il giudizio finale nelle savie mani del Capitolo della Cattedrale cittadina. Fu dunque l’augusto consesso a considerare la questione seriamente e, dopo lunghi mesi di dispute e deliberazioni, ad emettere solenne giudizio in favore di Erroa, sottoscrivendo peraltro pubblicamente la singolare teoria del reverendo. Un fatto clamoroso, del quale tuttavia non rimangono che esigue indirette tracce, considerato che la totalità dei rapporti e registri legati al procedimento risultano stranamente svaniti. Contribuendo così ad alimentare ulteriormente l’alone di mistero proprio di questa regione, storicamente amplificato dalla fama indistruttibile di terra isolata ed impermeabile. Eppure, il popolo basco fu ad esempio noto agli esperti navigatori Greci. Ouaskonous, li definirono, Popolo del Capro, in ossequio alla diffusa usanza di sacrificare questo bestie alle loro divinità. Gli invasori Romani, intenti a muovere sull’Iberia, ebbero anch’essi a che fare con i Vasconi, o Vascones, di Navarra.

Gli stessi che, secoli dopo, verranno indicati come Guasconi in terra di Francia. Fedeli al loro pàntheon pagano e strettamente connesso ai cicli della natura, i baschi Gentili lo rimasero estremamente a lungo. Complici le asperità del terreno, i popoli esterni giunti da Roma, dalla terra moresca, o dalle vicine Spagna e Francia non riuscirono mai ad assicurare pienamente il loro giogo su questo angolo di mondo. Così, gli Euskaldunak, i Baschi, assimilarono ben poco degli usi stranieri, dei costumi praticati al di là delle loro provincie, delle fedi che altrove unificavano i popoli. Poi un giorno giunse anche in queste terre lontane il verbo di Kixmi, Cristo. La leggenda vuole che in quello stesso giorno, nei pressi di Ataun, il cielo ad oriente venne occupato da una nube splendente. I Gentili, assai agitati, corsero dal più vecchio e saggio tra i loro sacerdoti, chiedendo lumi. La risposta dell’anziano fu lapidaria. “Kixmi è arrivato, e con Lui la fine della nostra éra” annunciò alla folla. “Lanciatemi ora in un precipizio” ordinò al suo popolo che, fedele, eseguì il suo ultimo ordine. Inseguiti dalla nuvola, finirono per trovare riparo sotto un grande masso nella campagna di Ataun, che è a tuttora la loro sepoltura ed uno degli infiniti luoghi sacri di questa terra. Ad esso vanno aggiunte le miriadi di fonti, pozzi, vallate, picchi e caverne – come quella di Carlos Galan e soci – che fanno da dimora agli dèi tramontati ed ai geni del suolo.

La memoria locale, quella tramandata oralmente e cristallizzata nel sigillo dell’Euskara, è l’ultimo legame che la popolazione intrattiene con il tempo ancestrale dei suoi miti. Specialmente dopo che la Chiesa ha impiegato tempo e fatica inconsuete nello sradicare ogni traccia manifesta. Ultima popolazione d’Europa Occidentale ad essere convertita al Cristianesimo, i Baschi rigettarono per lunghi secoli le prediche dei missionari, confidando piuttosto nel conforto della più tradizionale tradizione magica. Fino al XVII secolo, la zona fu tanto interessata da recrudescenze pagane che le autorità ecclesiastiche locali furono costrette a documentarle con una certa dovizia di particolari, richiedendo a più riprese interventi da Roma. Nel 1609, un funzionario inviato allo scopo da Bordeaux raccolse testimonianze e prove a sufficienza per sostenere che in molte delle diocesi basche sotto giurisdizione francese avessero luogo i famigerati sabba, sovente perfino in terra consacrata, nelle chiese e con la partecipazione dei sacerdoti locali. La simpatia verso gli antichi culti irritò a tal punto le alte sfere della Chiesa Cattolica da dar vita alla più massiccia opera di azzeramento culturale dell’Occidente. 2000 baschi furono formalmente accusati di fronte ad adunanze di piazza da 50mila spettatori. Colpirne alcuni per educarli tutti.

Nel villaggio di Logrono, qualche tempo prima, la Santa Inquisizione ebbe gioco facile nel torchiare una donna del luogo, Mariquita de Atauri, estorcendole una lista infinita di complici nell’adorazione del maligno. Per colmo della sorte, la donna venne perdonata e rimessa in libertà dopo aver dismesso il sanbenito che attestava la sua contrizione, mentre i suoi accusati espiarono pagando il prezzo sommo. Per il rimorso, tornata a casa la donna non esitò a gettarsi tra le acque del fiume che attraversava il paese, annegando. Eppure, l’Euskal Herria fu grandemente risparmiato dalle stragi perpetrate dalle maggiori correnti inquisitorie, domenicani in primis. Questo accadde con buona probabilità anche grazie al radicamento locale di ben altri ordini religiosi, come i gesuiti del basco Ignacio de Loyola, che anzi profusero grande impegno nell’opera di mediazione, spesso di vera e propria traduzione culturale, nei confronti del popolo Euskaldunak. Una buona parte dell’immaginario basco fu così salvata, ma altrettanta parte recise i suoi legami col mondo reale, relegandosi per sempre al piano del mito e della leggenda e scegliendo la via dell’esilio nelle profondità della memoria. O magari affondando nel suolo stesso del Paese Basco, per poi risorgere come per magia ad ére di distanza. Esattamente come è accaduto per il Fiume delle Fate dell’Alzola, tornato a manifestarsi per ricordarci ancora una volta che, analisi scientifiche a parte, tutto quel che ha un nome esiste.

Simone Petrelli

 

http://www.cosenascoste.com/il-mistero-basco-di-carlos-galan-e-del-moonmilk/

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2 ottobre 2013 3 02 /10 /ottobre /2013 21:44

primo giorno di Ottobre, 55esimo anniversario della NASA, il Governo federale statunitense ha chiuso il 97% dell’agenzia spaziale, in un arresto di governo senza precedenti provocato dal mancato accordo tra il Senato e la Camera di Rappresentanti sulla distribuzione e la gestione dei fondi.

 

Grande clamore per l' accaduto storico in America: lo shutdown, colpisce in pieno lo stato americano e crea una situazione che obbliga momentaneamente la NASA e altre strutture a ''chiudere'' i battenti per un periodo non chiaro. Sembra una storia senza precedenti, eppure lo Shutdown del Governo federale USA si è verificato già in 17 occasioni dal 1977. Ad oggi, sono 13 anni che non si ripete dallo storico "face-off" tra Bill Clinton e la Camera controllata dai Repubblicani, quando la saracinesca del governo statunitense rimase chiusa dal 16 dicembre 1995 al 6 gennaio 1996.Indubbiamente questo genere di problema a prima vista, lascia perplessi e i più informati, proprio le persone che seguono interessate un particolare genere di eventi, rimangono a bocca aperta. Che genere di eventi vi chiederete?

NASA e US Navy chiudono i battenti. Il Comando della US Air Force interrompe il sistema di sorveglianza dello spazio

 

Salta fuori un nome: Nibiru. Ma certo, follia totale e anche consapevolmente, ci si continua a chiedere....ma dov'è questo pianeta in procinto di essere visibile con la Terra? Semplice: se gli astronomi fanatici puntano il loro telescopio nella volta celeste, da ogni angolazione del pianeta, cosa scoprono?( non dimentico che si sono filtri apposta, ecc...) Nulla. E perchè? Perchè semplicemente cercano qualcosa che non c'è. Difatti una cometa in avvicinamento con la Terra invece esiste e non si chiama Nibiru, ma Ison. Come dichiarato dalla ex consulente NASA Pattie Brassard “Le cose non faranno che peggiorare da ora in poi, perchè  sta arrivando un secondo Sole con i suoi sette pianeti orbitanti. Chiamatelo con il nome che vogliamo (Planet X, Nibiru, Hercólobus, Assenzio), è certo che è stato previsto il suo arrivo. Il secondo sole è un decimo della dimensione del nostro Sole, ma uno dei pianeti che porta con se in orbita è quattro volte più grande di Giove (Blu Kachina previsto dagli indiani Hopi). Con queste sconvolgenti rivelazioni, molte persone entrano in ansia e guardano con apprensione il cielo,  aspettando vi vedere uno sconvolgimento planetario. Tutto questo, escludendo la massa poplare che inneggia alla catastrofe, riporta a quanto detto, dal sig.Forbes, che precisa che le missioni spaziali in corso proseguiranno e che il blocco non coinvolge le attività legate alla Stazione Spaziale Internazionale, comprese le missioni di SpaceX e Orbital Sciences, impegnate nella consegna di viveri ed equipaggiamenti agli astronauti della ISS, perché sono "volti a ridurre le minacce imminenti alla vita degli astronauti e alle proprietà statunitensi sulla ISS". -

Era chiaro che sarebbe successo, ma ora che è successo, sembra ancor più incredibile. Oggi, primo giorno di Ottobre, 55esimo anniversario della NASA, il Governo federale statunitense ha chiuso il 97% dell'agenzia spaziale, in un arresto di governo senza precedenti provocato dal mancato accordo tra il Senato e la Camera di Rappresentanti sulla distribuzione e la gestione dei fondi.

 Meno di 600 degli oltre 18mila impiegati della NASA continueranno a lavorare, principalmente per assicurare la sopravvivenza e la sicurezza dei due astronauti statunitensi attualmente sulla Stazione Spaziale Internazionale. Il Centro di Controllo Missione a Houston continuerà a seguire e assistere Karen Nyberg e Mike Hopkins dell'Expedition 37-38.
Oggi, la NASA celebra il suo 55esimo compleanno, ma in pochissimi hanno voglia di festeggiare. L'arresto di governo, già anticipato nei giorni scorsi, è divenuto realtà quando il Congresso non è stato in grado di esprimersi entro il termine dell'anno fiscale, che si concludeva ieri.


Tutto ciò è stato causato dal mancato accordo su una spending bill da parte del Senato e della Camera dei Rappresentanti, divise soprattutto dai fondi per l'Obamacare.
La Camera, controllata dai Repubblicani, vorrebbe che qualunque spending bill di emergenza tolga i fondi all'Obamacare, una mossa fortemente disapprovata dal Senato, che è invece controllato dai Democratici.
La NASA «verrà chiusa quasi del tutto», si legge in un comunicato stampa del Presidente Barack Obama diffuso ieri, «ma il Centro di Controllo Missione rimarrà aperto».
In passato, la NASA si era vista ridurre il proprio personale solamente durante disastri naturali, come i vari uragani che hanno minacciato le coste texane.
Con la sua quasi totale chiusura, la NASA è scomparsa dal web – il sito, il canale televisivo sul web e i vari account sulle piattaforme sociali sono stati oscurati o risultano inattivi.
«A causa del ritardo nei fondi governativi, la Televisione della NASA non sarà disponibile al pubblico, alle agenzie stampa, ai fornitori di servizi satellitari e ai distributori di televisione via cavo», si legge in un comunicato apparso sul sito della NASA TV. «Ci dispiace veramente per quest'inconveniente».
Anche i due astronauti, Nyberg e Hopkins, che postavano ogni giorno foto e aggiornamenti dallo spazio, sono «muti» da ieri. [fonte]


Se non arriverà rapidamente l'accordo necessario a sbloccare i fondi per le attività dell'anno fiscale 2014, NASA, EPA, CDC e tutte le altre agenzie federali che fanno capo al budget dell'Unione chiuderanno i battenti almeno temporaneamente. I dipendenti resteranno a casa senza paga e saranno garantiti solo i servizi essenziali: nel caso dell'agenzia spaziale il supporto da Huston agli astronauti sulla ISS, nel caso del CDC lo stretto monitoraggio delle epidemie più preoccupanti, e così via.

L'ordinamento USA fa sì che, in caso di mancato accordo sulla legge finanziaria che fissi i tetti di spesa per l'esercizio che è iniziato il 1 ottobre (per le finanze a stelle e strisce è già l'anno fiscale 2014), le attività degli uffici pubbliche vengano sospese invece di proseguire in un cosiddetto "esercizio provvisorio". La norma d'oltreoceano differisce quindi sensibilmente da quella italiana, e questo significa che circa 800mila dipendenti verranno lasciati a casa fino a data da definirsi senza paga. Un problema nella vità di tutti i giorni per i cittadini comuni, e un problema per la scienza e il mondo IT visto che le agenzie federali statunitensi si occupano di materie importanti anche relative alla sicurezza (trasporto aereo, sanità, monitoraggio di corpi celesti in rotta di collisione col nostro pianeta) e alla ricerca scientifica.

Nel caso di NASA, la questione è esemplare: nel libro paga dell'agenzia spaziale ci sono circa 18mila dipendenti, e quelli che è previsto rimangano in servizio sono appena 600. Si tratta degli specialisti del controllo missione a Huston, a cui spetterà il compito di continuare ad assistere i due astronauti con passaporto USA al momento a bordo della ISS, così come le diverse missioni in corso (tra rover in giro per Marte e altri satelliti piazzati a distanza diversa dalla Terra) che necessitano di controllo umano per assicurarsi la continuità e prevenire perdita di dati e di conseguenza un rischio per la riuscita della missione. Tutto quanto invece è arrestabile, comprese le missioni e i lanci programmati, sarà arrestato: sarà garantita solo la preservazione dei beni, per evitare che l'attesa dello sblocco del denaro a Washington causi ulteriori perdite altrove.

Le stesse condizioni valgono per DoJ, Biblioteca del Congresso, National Science Foundation, NIH e tutte le sigle federali che si occupano a vario titolo di ricerca e sviluppo: in alcuni casi ci sarà lo stop indiscriminato di tutte le attività (come accadrà ad esempio alla Biblioteca del Congresso che terrà le porte chiuse a tutti), in altri verranno garantiti i servizi base e le emergenze. Ma, ad esempio, il programma di vaccinazione contro l'influenza organizzato ogni anno dal CDC sarà sospeso e probabilmente finirà per essere cancellato a causa di questo "shutdown"; senza contare che anche il monitoraggio di eventuali focolai di infezioni o già conclamate epidemie sarà ridotto al lumicino se non in alcuni casi arrestato.

Un fattore da considerare, nel caso della NASA, è anche l'approvvigionamento dei viveri e di altre scorte alla stazione spaziale: nel rapporto in cui si chiariscono le linee guida per la sospensione delle attività viene ribadita la necessità di tenere sotto controllo la questione per eventualmente provvedere a rifornimenti o qualsiasi evenienza (emergenze a bordo, evacuazioni ecc). In soccorso dell'agenzia potrebbero venire le aziende private che ormai sono lanciate nella fornitura di missioni spaziali chiavi in mano e che hanno già iniziato a collaborare con NASA: nonostante le difficoltà iniziali, la Cygnus di Orbital Sciences ha attraccato senza problemi sulla ISS (con nella stiva proprio rifornimenti), e nelle stesse ore il Falcon 9 di SpaceX è decollato in una nuova versione più potente con a bordo un satellite meteorologico canadese.

Se le aziende private accettassero di fare credito alla NASA, per così dire, con il supporto delle Soyuz russe non ci sarebbero grossi problemi a portare avanti il progetto ISS. In ogni caso, l'agenzia dovrà fare fronte a più di qualche grattacapo per risolvere il blocco della liquidità nell'immediato per portare avanti la propria ricerca: problema che non riguarda altre agenzie come la NSA, che pur non gode al momento dei favori del pubblico, visto che nei casi di sicurezza nazionale e attività militare sono previste deroghe allo shutdown. [punto-informatico]

- See more at: http://www.diregiovani.it/rubriche/scientificamente/25458-disastro-nei-fondi-usa-la-nasa-chiude.dg#sthash.WWmkK2vJ.dpuf

 

 

http://reffbux.com/DT96v

 

 

 

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1 ottobre 2013 2 01 /10 /ottobre /2013 21:41

 

 

 

 

 

 

 

Parliamo della cometa Ison.Come ha riportato mesi fa, space.com, si riteneva che la cometa Ison, avesse  rivelato un comportamento anomalo della cometa sostenerlo è stato l’astronomo Ignacio Ferrín dell’Università di Antioquia a Medellín, Colombia. “La Cometa Ison ha presentato un comportamento peculiare. La curva di luce ha esposto un ‘evento di rallentamento’ caratterizzato da una luminosità costante, senza alcuna indicazione di un aumento di luminosità. Tale rallentamento ha avuto luogo intorno al 13 gennaio 2013. Per 132 giorni dopo tale data e fino all’ultima osservazione disponibile, la luminosità è rimasta costante”, ha detto.


Dunque, secondo Ferrìn, ISON ha rallentato e la sua luminosità è rimasta costante: un comportamento decisamente anomalo per una cometa. E’ da un pò di tempo che la curva di luce non aumenta, mantenendosi stabile ad una magnitudine meno brillante rispetto alle previsioni. Eppure si tratta di una palla di neve di quasi 5 chilometri di diametro (circa le dimensioni di una piccola montagna), e pesa tra i 3,2 miliardi di chili. Cosa sta succedendo?

 

Alcune immagini a colori scattate di recente mostrano il nucleo di ISON ingrossato e di colore verde.Secondo i ragazzi di Universe Today, la colorazione assunta da ISON è di buon auspicio, in quanto è segno che la cometa sta diventando più attiva, man mano che si avvicina al Sole.La luce solare riscalda il nucleo della cometa, vaporizzando le polveri ghiacciate fino a formare una nube di vapori d’acqua, biossido di carbonio, ammoniaca e altri gas.
In realtà, il fatto è, contrariamente a quanto si creda, che non ne sappiamo molto di ISON. Tutte le previsioni su forma, dimensioni, composizione e orbita si basano esclusivamente sulle immagini sin qui acquisite. Sin tratta, infatti, di un corpo celeste scoperto solo di recente (il 21 settembre 2012), comparso all’improvviso dalle profondità dello spazio. Gli esperti credono che la cometa abbia iniziato il suo lungo viaggio dalla lontana Nube di Oort circa 10 mila anni fa.

Una volta liberata, la nebbia si espande rapidamente in un’enorme nuvola sferica che circonda il nucleo della cometa, formando la caratteristica coda.

La scia lasciata da una cometa può essere lunga anche centinaia di migliaia di chilometri, ma sono talmente rarefatte da potervi passare attraverso senza nemmeno accorgersene. La Grande Cometa del 1811 diede vita ad una scia lunga 1,4 milioni di chilometri, quasi quanto il diametro del Sole!

Tra i materiali rilasciati nella nube sono presenti il cianogeno, un composto chimico, formato da carbonio e azoto, e il carbonio biatomico. Entrambi sono gas fluorescenti, i quali mostrano un delizioso colore verde-mela quando sono eccitati dalla luce ultravioletta emessa dal Sole.
Pare che il profumo del cianogeno sia molto simile a quello delle mandorle, ma si tratta di un gas altamente velenoso. La fiamma ottenuta bruciando cianogeno raggiunge i 4.525° C ed è la seconda fiamma più calda ottenibile da un gas, dopo il dicianoetilene, quando brucia in presenza di ossigeno.

Il carbonio biatomico è altrettanto sgradevole. Si tratta di un potente acido corrosivo presente non solo nelle comete ma anche come risultato di archi voltaici ad alta energia.

Nonostante le caratteristiche inquietanti di questi elementi, la natura li utilizza per creare uno spettacolo meraviglioso per i nostri occhi umani.
Non c’è motivo di preoccupazione per eventuali effetti che i gas potrebbero avere sulla Terra al passaggio della cometa, dato che la nube è estremamente rarefatta.
Quindi, è inutile comprare maschere antigas come avvenne nel 1910 al passaggio della cometa di Halley, quando si ritenne di dover proteggere i terrestri da un possibile avvelenamento.
Qualcuno, avventurandosi in ipotesi spericolate e suggestive, ha visto una similitudine tra l’immagine contrastata dell’oggetto ripreso da Hubble e un antico sigillo sumero nel quale è rappresentato il simbolo del ‘pianeta alato’.
 
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29 settembre 2013 7 29 /09 /settembre /2013 22:07

Voi esseri umani, così come siete ora, non siete il prodotto naturale del pianeta Terra. Voi terrestri siete il prodotto di un progetto che, nella fase iniziale, è stato concepito da un insieme di gruppi diversi di anime o entità aliene. Le anime sono ognuna diversa da un’altra ma, poiché gruppo, esprimono il paradigma di pensiero, di consapevolezza e la finalità propria di quel gruppo.

 

Gruppi diversi di anime, comporta inserire nella realtà umana e quindi anche nella genetica terrestre, il contributo di paradigmi e retaggi esistenziali diversi tra di loro. Nella fase iniziale quindi, era stabilito che i gruppi di anime, seppure diversi tra di loro, dovevano garantire una compatibilità finalizzata a generare una sintesi delle caratteristiche nell’essere umano. Non dovevano unirsi per procreare, anime dello stesso gruppo (che poco o nulla di nuovo avrebbero generato a livello di sintesi) ma anime compatibili di gruppi diversi che avrebbero generato nella discendenza, l’affermazione delle loro caratteristiche migliori. Purtroppo il progetto iniziale fu alterato da fazioni aliene contrarie (tra queste quella degli Elohìm Annunaki).

LA CRUDELTA’ DI YAHWEH: Quando si parla di Yahwèh, l’attenzione non può non volgersi alla particolare moralità o meglio, amoralità di questa divinità. Nel Pentateuco, troviamo scritto che Yahwèh era una divinità gelosa del suo popolo e, in seguito la religione generata, volle spiegare questa gelosia come forma di amore per il suo popolo. La realtà che emerge considerando la traduzione letterale dei codici ebraici, rende evidente invece che Yahwèh era particolarmente crudele, feroce, amorale e privo di sentimenti umani. Il numero dei morti che produsse mediante le sue armi e mediante il sacrificio del suo popolo ora definitosi ebraico, sono un marchio eterno e indelebile della sua disumanità. Occorre però precisare, che anche gli altri Elohìm erano pressoché uguali. Basta considerare come le popolazioni di allora (tutte sottoposte a loro), erano considerate merce sacrificabile per i loro satanici scopi.
A conferma di quanto affermato circa la crudeltà degli Elohìm in generale e di Yahwèh in particolare, estrapolo dalla bibbia:
Salmi-82/1: Dio si pose nell’assemblea dei divini. In mezzo agli dei giudica e dice: “Fino a quando continuerete a giudicare (gli esseri umani) con ingiustizia e a mostrare parzialità agli stessi malvagi?”
Salmi 82/6: “Io stesso ho detto; voi siete dei e, voi tutti siete figli dell’Altissimo”. Riferito al Dio vero, in quanto neanche lui stesso (colui che parla) era il dio vero ma, superiore degli Elohìm e, non parte di quel gruppo sebbene lo giudica. Sicuramente non allineato per quanto riguarda il comportamento da tenersi nei confronti del genere umano e poi continua: “Sicuramente morrete proprio come muoiono gli uomini; e come loro cadrete ecc.."  Se vi pare sconcertante ciò che affermo, controllate meglio in una bibbia non troppo edulcorata!..


INDIZI DA CONSIDERARE: Nell’immagine sovrastante, la rappresentazione di tre diversi Elohìm. Tutti e tre tengono in mano una sorta di borsa apparentemente uguale, oltre ad un oggetto a forma di pigna, presente anche nella prima immagine dell'articolo e presso il popolo egizio. Il serpente compare nella tradizione Maya, così come presso i Sumeri o il popolo ebraico. Tutto il mondo pare essere legato da un unico filo conduttore. Tutte le tradizioni affermano pressoché le stesse cose, come se esistesse una realtà globale. Le piramidi sono state individuate ovunque. I sacrifici umani e animali furono imposti su tutto il pianeta, fino a quando gli dei se ne vanno. Perché?.:
LA CACCIATA DEGLI ELOHIìM ANNUNAKI: Prove storiche sostengono che gli dei generarono i semidei. Da costoro nacquero, gli eroi della mitologia e della storia. In seguito, la loro genetica andò perdendosi nel genere umano comune mediante generazioni miste. In base alla mitologia e alla storia di tutto il nostro mondo, si accenna spesso al così detto: Periodo d’oro. Il tempo in cui gli dei vivevano in mezzo agli uomini. In seguito, vi furono cruente guerre tra divinità di fazioni opposte e, ad un certo punto, tutti gli dei scompaiono dalla scena terrestre, siamo nel 67 d.C..
Consideriamo ora, ciò che sostenne lo storico Giuseppe Flavio. Nel capitolo VI del suo lavoro “ Guerra Giudaica”, riporta di due fatti verificatisi che generarono sconcerto presso le popolazioni interessate. Nei versetti 289-299 afferma: Su Gerusalemme apparve un astro a forma di spada e una cometa che durò un anno. Nel giorno ottavo del mese di Xanthico (corrispondente al mese della Pasqua ebraica), all’ora nona della notte l’altare e il Tempio sono avvolti da un alone di luce che li illumina come se fosse giorno, per circa trenta minuti. Il pesantissimo portone di bronzo, che veniva  normalmente manovrato da una ventina di uomini, si apre da solo all’ora sesta della notte. L’evento più straordinario però si verifica il giorno ventuno del mese di Artemisio (quello dopo la Pasqua). Lo storico Giuseppe Flavio dice che la visione fu talmente miracolosa da essere incredibile, se non fosse stata testimoniata da gran parte della popolazione. Prima del tramonto del Sole “si videro in cielo su tutta la regione carri da guerra e schiere di armati che sbucavano dalle nuvole” e alla festa di Pentecoste i sacerdoti che erano entrati nel Tempio per le celebrazioni di rito, sentirono distintamente “una scossa e un colpo” e poi “un insieme di voci che dicevano: “Da questo luogo noi ce ne andiamo”.
Teniamo presente che dentro il Tempio, stazionava allora l’Arca dell’Alleanza che era una apparecchiatura ricevente e trasmittente (emerge dalla traduzione letterale dei codici originali) che consentiva ai capi sacerdoti di comunicare direttamente con Yahwèh. Non è facile, accettare ciò che affermò Giuseppe Flavio; certo è, che dopo di allora non vi furono più tracce di presenze di divinità tangibili  e permanenti sulla Terra, riconosciuti come Elohìm.  Poco probabile è che Giuseppe Flavio si sia inventato tale cosa. Affermare che gli dei se ne sono andati se poi, ciò si rivelerà falso, toglierebbe unicamente affidabilità a lui in quanto storico. Anche in altre parti del mondo sono stati riportati riferimenti circa la partenza degli dei.
Nel libro “Cronaca di Akakor” è affermato: La Cronaca di Akakor comincia nell'ora Zero, quando gli Dei ci abbandonarono. A quei tempi Ina, il primo principe degli Ugha Mongulala, decise di far mettere per iscritto tutti gli avvenimenti della vita della nostra gente, “con chiara scrittura e in buona lingua”. I Primi Maestri arrivarono nel 13.000 A.C. Secondo la cronologia dei bianchi, apparvero all'improvviso nel cielo brillanti navi d'oro, e ci rimasero fino al 10.481 A.C. anno della loro partenza.
Ovviamente la partenza di questi dei, non è la partenza degli Elohìm Annunaki del 67d.c. Questi sono una delle fazioni aliene positive che hanno interagito sulla Terra; mentre quella degli Elohìm Annunaki è negativa. Le fazioni aliene positive hanno generato il “periodo d’oro (spirituale) ” mentre, gli Elohìm Annunaki hanno generato il rastrellamento all’oro in senso materiale. I primi hanno lasciato un buon ricordo e il desiderio nel popolo di rivederli. Andandosene i secondi, hanno alleviato la popolazione dalle loro angherie e dalle loro necessità di sacrifici.

 

 Queste fazioni, facendo partorire donne terrestri unitesi a genetica non parte del progetto iniziale, portarono sulla Terra anime non opportune ovvero, anime le cui caratteristiche di compatibilità, generarono enormi problemi. Troppo grandi le differenze del loro modo d’essere, dei loro paradigmi e delle loro finalità.  Troppo grande la loro mancanza di morale, di etica, di stati d’animo. Troppo grande il loro desiderio di affermazione individuale. Sono le anime che oggi nel mondo, danno luogo alla realizzazione dell’ideologia satanista.

 Nella vostra realtà tangibile, ciò comporta difficoltà d’integrazione, di sintesi genetica, difficoltà pratica nel convivere tra di voi. Esistono poi anime di altri gruppi, diverse ma compatibili e anime quasi o totalmente impossibili. Comunque, neanche l’inconveniente del prematuro e inopportuno inserimento di anime non idonee, avrebbe impedito il realizzarsi del progetto iniziale. Sarebbe bastato che il numero delle anime non opportune (qualcuno le definisce nere) non avesse mai preso numericamente il sopravvento e, nel tempo la sintesi si sarebbe realizzata comunque. Purtroppo il ladro ora aveva la chiave di casa e, se tentavi di cacciarlo aprendo la porta, il risultato era ancora peggiore. Nella fase iniziale, il progetto prevedeva la creazione di una sintesi ovvero la creazione dell’essere umano espressione di sintesi di una comunità galattica. Modello da esportare altrove.
Con l’alterazione del progetto iniziale e il sopravvento delle anime non opportune, la finalità delle culture aliene che l’anno generata, è diventata quella di raccogliere il massimo dei frutti dal frutteto per affermare il loro desiderio di potere. L’intento dell’interferenza aliena al quale assistiamo oggi, è la prosecuzione nel tempo, di quel loro piano di creazione mediante manipolazione e ibridazione, di un essere umano ideale al pieno asservimento dei loro creatori. Qui si deve considerare la presenza sulla Terra del dio della bibbia e degli Elohim in generale. Teniamo sempre presente che la partita non si svolge unicamente sul piano fisico ma, contemporaneamente anche in quello prossimo ad essa. Tutto ciò che viene a crearsi sul piano materiale come voi umani lo intendete, cioè il terzo livello; prima è generato in forme pensiero  sul quarto livello o livello astrale.
Tutto quest'attuale problema terrestre, poteva essere impedito?.. Certamente sì. Nella fase iniziale non si doveva commettere il peccato (errore) d’origine. Nella fase seguente, ancora certamente sì ma, sarebbe equivalso a impedire a quelle anime inopportune di effettuare quelle esperienze che a gioco lungo comunque si riveleranno costruttive e positive anche per loro. A gioco breve sono e saranno per gli umani, causa di sofferenza e sconcerto. 

L’Elohìm o dio Enki con divinità Annunaki

Altro stralcio canalizzato:
Chi sono gli Elohìm biblici? ( Annunaki per i Sumeri) – Elohìm Annunaki sono entità aliene non parte del progetto iniziale. Sono abusivi piombati nel sistema solare dove hanno creato disastri. Sono giunti sulla Terra e hanno manipolato il genere umano creando i giganti (i giganti erano già esistiti anche prima, generati da alieni del piano originale. Loro hanno replicato una forma di gigantismo e generato i semidei. Hanno massacrato la popolazione imponendo le guerre fratricide in forma sacrificale. Hanno portato l’ideologia satanista e imposto la religiosità. Sono stati cacciati nel 67 dopo Cristo. Non torneranno in forma fisica.
Da dove sono venuti e quanti erano? – Sono venuti da fuori  sistema solare, mediante Nibiru. Qui sulla Terra era presente solamente una delegazione con una missione da compiere. Inizialmente con lavoratori importati e in seguito prodotti da elaborazioni loro.
Qual è lo scopo per cui sono venuti qui? - Oro.
A cosa serviva? - Polverizzato nell’atmosfera del loro pianeta, genera rifrazione alle radiazioni solari e pertanto, produce luminosità e calore.
Perché così crudeli?- Consideravano il genere umano, quasi come quello animale. Per loro quell’essere considerato umanoide, era da utilizzarsi a proprio tornaconto. La loro crudeltà era però generata dal fatto che i loro sentimenti, la loro sensibilità, i loro stati d’animo erano parte di un paradigma proprio che, poco aveva a che vedere con quello che oggi voi considerate la normalità.
Che aspetto avevano questi Elohìm? - Aspetti diversi anche tra di loro. Padroneggiavano la forma e non conoscevano la morte. Quando erano fisicamente presenti sulla Terra, morivano anche loro; ma era unicamente un passaggio ad altra manifestazione fisica.
Dove sono adesso gli Elohìm? - Domanda non corretta. Fisicamente tornati su Nibiru. Come entità aliene possono venire sulla Terra e spaziare ovunque sul quarto e terzo livello; ma non agire fisicamente sul terzo. Così è stato stabilito. Sono entità negative del piano Astrale o quarto livello.
Enlil era colui che odiava il genere umano? -Sì.
Si dice che Enki era meno negativo di Enlil. - Anche lui abusivo. Solamente più disponibile.
Enlil, Yahwèh e Satana sono la stessa figura? - Satana significa oppositore. Pertanto è considerato Satana ogni essere che si oppone a una logica di bene e di umanità libera. In quanto oppositori dell’umanità, Enlil e Yahwèh sono Satana. Nel caso la domanda sia, se Enlil e Yahwèh erano lo stesso essere, rispondo di no. Entrambi però cercarono di imporre e, in parte ci sono riusciti, l’ideologia satanista sulla Terra.
Che cosa intendi con ideologia satanista?- Il male è necessario per far emergere il bene e, in questo caso, è male a fin di bene. Nel caso il male sia estremizzato, dimenticandosi la sua vera funzione; diventa male fine a se stesso ovvero male a fin di male. Questo si oppone al piano Divino e si chiama Satanismo. Pertanto, gli Elohìm biblici erano satanisti.
Pertanto tutta la speculazione religiosa che nasce dall’antico testamento è d'ispirazione satanista? - Sì.
Da chi sono stati cacciati gli Elohìm? - Da coloro che hanno diritto sulla Terra (quelli del progetto iniziale).
Dove si trovano ora coloro che hanno cacciato gli Elohìm? – Ora hanno una base per il controllo della Terra, sulla Luna.
Chi sono questi? - Fazione di federazione galattica.
Sono da intendersi gli stessi che hanno dato il via al progetto iniziale? - Sì.
Tu fai parte di questa federazione galattica? -Sì.
Perché esiste una federazione galattica?- Normali rapporti di convivenza, ma anche organizzazione di difesa.
Da chi è comandata questa federazione? - Gerarchia galattica, ma non devo dire oltre.
Hai consigli da darci per il nostro risveglio spirituale? - Devi capire quanto sei importante tu per te stesso e per il prossimo tuo. Occorre possedere coscienza d’essere.
Che cosa fare per raggiungere questo obiettivo? - Determinazione senza compromessi. Senza compromessi significa anche non abbassare mai la guardia. I parassiti agiscono quando la abbassi. Molti parassiti energetici sono momentanei. Il problema oggi per gli esseri umani è che vi è sproporzione tra il numero dei parassitati e quello dei parassitanti.
Riusciremo a comunicare per via telepatica? - La telepatia è una facoltà che e’ stata manomessa negli esseri umani ma ancora possibile. E’ stata alterata la frequenza sulla quale viaggia il pensiero.
Si può riattivare? - Non puoi impedire il disturbo su quella frequenza. Solamente la determinazione scavalca l’ostacolo.
Qual è il vostro vantaggio nel migliorare la genetica umana e spingere l’umanità nella sua presa di coscienza? - Se lo strumento uomo ha caratteristiche migliori, esperienza è migliore.
Perché migliorare proprio questi corpi terrestri e non altri nell’universo? - La Terra doveva essere la sintesi delle diversità.
Perché proprio sulla Terra? - Perché altrimenti ora saresti da un’altra parte e faresti la stessa domanda.
Rappresentazione di divinità sumere a terra e sopra, oggetto volante.

CONCLUSIONE: Un aspetto constatabile, relativo a tutto il periodo nel quale sono stati presenti gli Elohìm/negativi e diffuso su tutto il pianeta, è il fatto che per questi dei, gli esseri umani erano carne da macello. Carne sacrificabile assieme agli animali. Oggi quel periodo è definito “l’età dell’oro” in quanto si dice: gli esseri umani vivevano a fianco degli dei. Certo che era il periodo dell’oro; ma dell’oro vero che questi raccoglievano mediante gli esseri umani, su tutto il pianeta e particolarmente in Africa (Vedere scritti di Z.Sitchin). Diversa è la valutazione nei confronti di quegli Elohìm/positivi che lasciarono un buon ricordo. Continuo poi ad affermare, che le canalizzazioni non vanno credute. Certo è, che forniscono spiegazioni alternative interessanti!. Nel caso che queste informazioni siano vere; agli Elohim non viene impedito di agire sulla Terra  in modo non fisico e/o visibile. Come la mettiamo ora con l'attuale, occulta, interferenza aliena?
 
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28 settembre 2013 6 28 /09 /settembre /2013 23:23

 
Secondo le notizie pubblicate nel sito messicano un oggetto volante non identificato sarebbe esploso al confine con la regione della Quinana Roo in Yucatan, in Messico e la gente del posto ne avrebbe recuperato i rottami.

Gloria Piscina riferisce quanto segue :
"Solo Dio sa cosa di cosa si tratta. Secondo la gente di Ichmul sarebbero esseri extraterrestri poiche' ultimamente sono state viste molte luci nel cielo dalla forma di un disco volante ".
L'esplosione sarebbe avvenuta la sera di Domenica, 22 settembre 2013,dopo l'avvistamento di molte luci nel cielo. Uno di questi oggetti sarebbe caduto in prossimita' delle linee elettriche danneggiandole creando scalpore tra gli abitanti della regione dopo che hanno rinvenuto un essere extraterrestre deceduto nell'impatto.
Secondo un altro sito, yucatan.com.mx ,la Polizia Municipale del villaggio ha riferito che elementi dell'esercito messicano avrebbero sorvolato a bassa quota la regione cercando il presunto UFO.
Secondo alcune indiscrezioni i militari avrebbero recuperati i resti dell'oggetto.
Finora non sono emerse altre informazioni circa l'incidente. Nel frattempo, ecco alcune foto del presunto relitto alieno:

E se non bastasse, anche l' Italia ha avuto la sua sorpresa, In serata, pochi minuti dopo le 21.20, un gigantesco “bolide” ha illuminato i cieli italiani, avvistato da moltissime città (Firenze, Bologna, Ancona, Pescara, Perugia, Roma, Napoli, Bari, Taranto, Lecce, Foggia, Crotone, Catanzaro e tante altre) Un bolide, definito scientificamente meteoroide o meteora, è un frammento di roccia delle dimensioni di un piccolo sasso, che entra nella nostra atmosfera a velocità molto elevata, che in talune circostanze può arrivare a superare i 260.000 Km/h.
Il bolide fotografato dalla stazione di Ferrara (Ferruccio Zanotti - T
La visione di questi corpi è caratterizzata da una palla di fuoco che cade velocemente dal cielo, lasciando dietro di sè una scia di luce della durata di qualche secondo. Questi bolidi possono assumere varie colorazioni: dal bianco al rosso, dal verde all’arancione. In alcune circostanze possono addirittura esplodere, dando vita a lampi di luce spettacolari (denominati flare) e/o cambiare colorazione, originando uno spettacolo memorabile per i fortunati osservatori. Questi fenomeni infatti non possono essere previsti, ed essendo imprevedibili hanno spesso osservatori del tutto occasionali. Ci sono inoltre circostanze molto rare dove i bolidi producono anche un boato dovuto all’esplosione, simile ad un tuono lontano. Meteore poco luminose possono essere osservate in qualsiasi notte dell’anno, a patto di essere in luoghi bui e lontani da inquinamento luminoso. La scia si rende visibile in quanto l’attrito con le molecole dell’aria li riscalda sino all’incandescenza, generando luce. Bruciano generalmente ad una quota di 80 Km nella nostra Ionosfera e quando assumono una luminosità molto elevata si definiscono “bolidi”, un termine utilizzato comunemente dagli appassionati ma non accettato dalla comunità scientifica, la quale non classifica questi oggetti a seconda della loro luminosità.
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28 settembre 2013 6 28 /09 /settembre /2013 21:15

 

Tratto da "Impronte Degli Dei" di Graham Hancock
Come ammise lo sconcertato Ohlmeyer nella sua lettera a Hapgood nel  1960,  la carta di  Piri  Reis rappresenta la  topografia subglaciale,  il  reale  profilo  della  Terra  della  Regina  Maud nell'Antartico al di sotto del ghiaccio. 
Questo profilo rimase completamente nascosto alla vista a partire dal 4000 a.C. (quan­do l'avanzata della calotta glaciale lo coprì), finché non fu rive­lato di nuovo dal nuovo prospetto  completo della Terra della Regi­na Maud effettuata nel 1949 con il metodo sismico a riflessione da una spedizione scientifica britannico-svedese. Se Piri Reis fosse stato l'unico cartografo ad avere accesso a simili informazioni anomale, non sarebbe corretto attribuire una grande importanza alla sua carta.  Tutt' al più si  potrebbe dire: «Forse è importante ma,d'altro canto, magari si tratta solo di una coincidenza». Comunque, l'ammiraglio turco non era assolutamente l'unico a possedere cognizioni geografiche apparente­mente impossibili e inspiegabili. 

Le carte geografiche medievali e rinascimentali spesso si basavano su sistemi di rappresentazione simbolici, potevano mettere il nord a sinistra e il sud a destra, o Gerusalemme al centro del mondo, o enfatizzare la grandezza di una nazione a spese di altre meno importanti. Inoltre in moltissimi casi le mappe non derivavano da osservazioni dirette ma da altre mappe più o meno adattate alle pretese di nazioni come Spagna e Portogallo, in contrasto tra di loro per il dominio sulle terre scoperte di recente. A questo aggiungiamo il fatto che fino al primo decennio del Cinquecento si pensava che quelle nuove terre, toccate prima da Colombo e poi da Vespucci, facessero parte dell'Asia, non di un nuovo continente. Per questo motivo certe mappe univano parti dell'estremo oriente conosciuto con parti delle nuove terre da poco esplorate e a queste venivano spesso aggiunte "terre incognite" a sud, per richiamarsi all'idea del mondo dei filosofi dell'antica grecia riportati in auge nel rinascimento. Nelle stesse carte geografiche poi vengono spesso rappresentati altri luoghi mitici, come il "Regno del Prete Gianni", l'isola di Brazil, il Paradiso Terrestre, la Torre di Babele o l'Isola di San Brandano.

 

 

 

Se però proviamo a fare una ricerca in internet inserendo le parole "Piri Reis map" troviamo una quantità di siti più o meno dedicati ai "misteri" in cui si afferma che questa mappa, datata "anno islamico 919" (il nostro 1513), conterrebbe una rappresentazione incredibilmente precisa delle coste dell'Antartide, continente all'epoca ancora sconosciuto. Lo stesso dicasi per altre famose mappe, quelle di Orontius Finaeus del 1531 e di Philippe Buache del 1739. Anche queste , secondo Charles Hapgood, autore di "Mappe degli antichi re del mare - Le prove di una civiltà avanzata nell'era glaciale", conterrebbero la rappresentazione precisa dell'Antartide prima della glaciazione. La stessa ipotesi viene sostenuta da Erich Von Däniken in "Chariots of Gods" e da Flavio Barbiero in "Una civiltà sotto ghiaccio". Chi però in anni recenti ha diffuso maggiormente queste teorie è il solito Graham Hancock, col suo best seller fanta-archeologico "Impronte degli Dei" (pagg. 9-35).

Sarebbe superfluo continuare a speculare più di quanto non abbia già fatto Hapgood su quale «corrente sotterranea» avrebbe potuto convogliare e conservare siffatte cognizioni attraverso le ere, tramandandone frammenti da una cultura all'altra e da un'epoca all'altra. Comunque sia andata, il fatto è che a quanto pare diversi altri cartografi erano al corrente degli stessi curiosi segreti. È possibile che tutti  questi  disegnatori  di  carte geografiche condividessero, magari inconsapevolmente, il copioso retaggio scientifico di una civiltà scomparsa?Il particolare che entusiasma gli appassionati del mistero è però l'estremità inferiore della mappa di Piri Reis, che viene identificata con l'Antartide.Molti affermano che è possibile riconoscere la Terra della Regina Maud e altri territori di quel continente che non sarebbero stati esplorati se non secoli dopo. Purtroppo costoro, Hancock compreso, sostengono questa ipotesi senza fare nessun confronto cartografico o verifica, solamente prendendo per buone le affermazioni di Charles Hapgood. Hancock in particolare, nelle note dei primi due capitoli di "Impronte degli Dei", quelli in cui tratta delle carte geografiche, non segnala nessun libro sulla storia della cartografia, dimostrando così di non aver nemmeno fatto un tentativo di informarsi, e si limita a citare solamente il lavoro di Hapgood.

Inoltre nessuno di loro spiega, se davvero la carta di Reis è così precisa come sostengono e se quella raffigurata in basso è l'Antartide, che fine hanno fatto i 2000 chilometri di costa dal Brasile alla Terra del Fuoco (tutta l'Argentina), e come mai questa strana Antartide è attaccata al Brasile invece che trovarsi a più di 4000 chilometri a sud.

Basta osservare con attenzione quella parte di mappa per accorgersi, anche senza essere esperti cartografi, che vi è rappresentata solo l'estremità del continente sudamericano, nei modi approssimativi che permettevano le scarse conoscenze dell'epoca. La raffigurazione è deformata, piegata a destra, molto probabilmente per adattarsi alla particolare forma della pergamena. Inoltre le carte geografiche in quell'epoca servivano anche come strumenti politici, disegnare una terra da una parte o dall'altra del meridiano chiamato "la Raya" che faceva da confine tra l'area di influenza della Spagna e del Portogallo, poteva servire ad accampare pretese di possesso dell'una o dell'altra potenza marinara. Piri Reis nelle note cita continuamente le mappe dei portoghesi ai quali avrebbe fatto comodo che la costa dell'America del sud sotto il Brasile curvasse decisamente a destra, verso l'Africa, in modo da rientrare nei 180° assegnati al Portogallo dal trattato di Tordesillas del 1494.

 
 
 
 
 
 
 
 
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28 settembre 2013 6 28 /09 /settembre /2013 20:30

 

Le tavolette di argilla con una antica indecifrata scrittura potrebbe essere la lingua scritta più antica della Terra, almeno per ora. Secondo i ricercatori il problema nella decodificazione dei simboli e' da attribuirsi agli errori di scrittura o da quello che potremmo considerare degli errori di ortografia antica che rendono difficile l'interpetrazione delle Scritture. Scritture e geroglifici indecifrabili, appaiono anche sulla Pietra Inga in Brasile, un monolite con delle iscrizioni che non furono mai decifrate sul quale è ancora possibile vedere la roccia senza sapere che significa e chi ha fatto tali iscrizioni.
La tavoletta di Rongorongo e' stata scoperta  sull'Isola di Pasqua nel 1860, quando i primi missionari arrivarono sull' isola dove trovarono delle tavole incise con disegni che nessuno fu in grado di interpetrare.
Gli stessi abitanti avevano riferito che nessuno sull'isola conosceva il significato delle incisioni poiche' tutti i saggi dell'isola erano stati catturati dai mercanti di schiavi provenienti dal Perù, motivo per cui le tavolette sono state utilizzate dagli abitanti di Rapa Nui per il trasporto di merci su strada e come legna da ardere per cui nel IXX tardi quasi tutte le tavolette sarebbero scomparse. Oggi si è riusciti a salvare una delle antiche tavolette dell' Isola di Pasqua ed i ricercatori sono stati in grado di scoprire che si tratta di una scrittura che si legge da sinistra a destra in modo lineare, ma alla fine di ogni riga si deve ruotare la tavoletta di 180 gradi per continuare a leggere le incisioni. Alcuni dei ricercatori della scrittura Rongorongo, sostengono che è la prima scrittura uniforme e ben strutturata in tutta l'Oceania, che rappresenta figurine antropomorfe e una varietà di animali terrestri, tra cui gli uccelli e degli animali acquatici, figure di ganci, simboli celesti e una vasta varietà di altri oggetti. Il significato di questa antica scrittura non poteva essere decifrato anche se alcuni dei suoi simboli e altre iscrizioni sono state scoperte in altre parti del mondo.

http://enigmasmisterio.blogspot.it/

 

 

 

 

 

 

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