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4 maggio 2013 6 04 /05 /maggio /2013 23:42
 

 

 

Oltre il vento del nord (Borea) si trova un popolo fortunato, cui si è dato il nome di Iperborei; vivono sino ad una età carica di anni, e sono rinomati per mitiche meraviglie. L'Iperborea, terra primordiale in cui verosimilmente vissero gli Indoeuropei prima dell'irrigidirsi del clima, può essere identificata con una vasta area compresa tra la Scandinavia e la Siberia.
Il primo a parlare della mitica terra di Iperborea fu Ecateo di Mileto, vissuto nel VI sec. a. C., che la colloca geograficamente tra la misteriosa catena montuosa dei Rifei - forse gli Urali? - e l'Oceano.
Erodoto riferisce che Aristea di Proconneso, in un suo poema, elenca alcuni popoli che vivevano a nord della Grecia, come gli Issedoni, gli Arimaspi - da notare la radice "ari" che ci riconduce agli Arya indoiranici - gli Sciti, e infine gli Iperborei, posti sulle rive di un mare, presumibilmente l'Artico. È molto interessante notare che in tale contesto Erodoto citi puntualmente i Cimmeri, presso cui giunge Ulisse nell'Odissea, in cerca dell'ingresso dell'Ade, il Regno dei morti.
Omero scrive chiaramente che in Cimmeria c'è una notte lunga sei mesi, con ciò rilevando esplicitamente la localizzazione artica di questo leggendario paese che può essere identificato con l'Iperborea. Diversamente da Erodoto, che situa l'Iperborea nel nord-est dell'Europa, Ecateo di Abdera, vissuto tra il IV e il III sec. a. C., chiama con questo nome un'isola grande all'incirca come la Sicilia. Evidentemente si tratta di una propaggine insulare dell'Iperborea propriamente detta. Si crede che lì si trovi uno dei poli su cui il cosmo è imperniato, e li termini il giro delle stelle; la luce vi durerebbe sei mesi, quando il Sole è di faccia; non però, come hanno detto gli incompetenti, dall’equinozio primaverile all’autunno. In realtà, questa gente vede sorgere il Sole una volta all’anno, al solstizio estivo, e una volta tramontare, a quello d’inverno. La zona è isolata e di clima felicemente temperato, esente da ogni aria nociva […] La morte viene solo per sazietà di vivere: dopo avere banchettato, e imbevuto di piaceri la loro vecchiaia, si gettano in mare da una certa roccia . <Plinio-Storia Naturale
Iperborea, terra dello stesso popolo degli Iperborei, ci viene rappresentata come una splendente isola posta nell’estremo Nord ,tra l’Oceano ( considerato dai greci un enorme fiume ad anello creato per bagnare i continenti all’epoca conosciuti) e i monti Rifei, baciata dal Sole sei mesi all’anno la sua popolazione adorava infatti il Dio Apollo.
Erodoto riassumendo un poema di Aristea di Proconneso, ormai perduto, ci racconta un viaggio da lui stesso compiuto per arrivare in questa splendida terra dal clima perennemente primaverile, dove i cigni volteggiando nel cielo lasciano cadere le loro piume come una tiepida e timida pioggia estiva.

 


                Grazie alla maggior parte di queste caratteristiche idilliache “Iperboreo” assunse il significato di “felice-beato” credendo quindi che anche nel più remoto luogo del mondo si possa dunque trovare gioia. Esistono diversi indizi di una civiltà dell'Età dell'oro presente nell'area polare, da porre in relazione agli Dèi.
Nel Mahabharata, corrispettivo indiano dell'Iliade, ci sono degli accenni alla terra dell'estremo nord, in sanscrito "Uttarakuru", definita in persiano Airyana Vaèio, "il seme degli Arya", o Paradaesa, che è all'origine del termine "paradiso", derivante dal greco Paradèisos, a sua volta traduzione dell'ebraico Pardesh.
La tradizione indoeuropea della Persia tramanda il ricordo dell'Airyana Vaèio; gli abitanti dell'odierno Iran professavano una religione uranica e solare, di tipo olimpico o nordico. Non è un caso che i Greci attribuissero agli Iperborei il culto del dio solare per eccellenza, Apollo.
L'Uttarakuru corrisponde in maniera sorprendente all'Iperborea, altra terra estrema posta ai confini del mondo, sede artica o nordica caratterizzata tuttavia da clima mite, ancora libera quindi dai ghiacci che rendono ormai inospitale l'area.
La stirpe leggendaria ma non del tutto degli Iperborei viveva in un luogo soleggiato per sei o dieci mesi l'anno, e con una notte della durata di altri sei o due mesi, esattamente come nella zona d'origine degli Arya, secondo diverse testimonianze contenute nell'Avesta persiano e nei Veda indiani. E, come gli Iperborei, gli Arya veneravano divinità celesti e solari, peculiari del pantheon indoeuropeo. 

                I diversi studi moderni collocano questa città nell’ormai impraticabile Circolo Polare Artico, ebbene si, prima della glaciazione potevamo ammirare terre fertili e prosperose,una di queste e la più famosa era sicuramente “Iperborea” posta al “Confine del Mondo”, sotto le stesse stelle dell’Orsa Maggiore ( le stelle di Arktos)considerata dai Greci, la terra della saggezza popolata da uomini molto alti, con una pelle particolarmente chiara, biondi con occhi azzurri che diedero origine alla cosiddetta stirpe “ariana”.
Gli Iperborei erano considerati un popolo a parte, dalle origini sconosciute, differenti da tutti gli altri, quasi come fossero venuti da un altro pianeta, amanti della scienza come dell’arte, in particolare contatto con il popolo greco poichè avevano l’abitudine di inviare ad intervalli regolari due fanciulle accompagnate da una scorta di uomini per onorare a Delo il santuario del Dio Apollo. Molti possono pensare che tutto ciò sia inventato ma alla difesa di molti studiosi e filosofi antichi non solo Erodoto ne parla.

In seguito alla glaciazione questa terra scomparve agli occhi dell’uomo e i suoi echi rimasero impresi negli scritti greci giunti a noi oggi. Ma una domanda sorge spontanea...”Perchè il popolo greco era in cosi stretto contatto con questo meravigliso popolo? “ Si pensa che alcuni dei più importanti mebri di Iperborea facessero continuamente visita alla Grecia proprio perchè ammaliati dalla sua bellezza, cercando e curiosando lo stesso Pitagora, ritenuto dalla sua gente un semi-dio, era ritenuto Iperboreo, possiamo pensare che molti quindi nascosero la loro vera identità.
Cosi la storia divenne mito , il mito leggenda , c’è chi ancora oggi colloca Iperborea in India, chi nell’emisfero Australe, gli studi sono molti e molti preferiscono ritenerla leggenda...noi dal canto nostro proviamo con la nostra mente a scavare nel profondo manto di ghiaccio e forse con i nostri sensi riusciremo a percepire ciò che è rimasto di quella splendida terra madre ,ammirata dal mondo: Iperborea.

L' astronomo francese

Jean Sylvain Bailly, nella sua Storia dell'astronomia fu probabilmente il primo autore moderno a parlare nuovamente di Iperborea, sostenendo che essa fosse origine delle più antiche civiltà. Da qui a teorizzare un'origine iperborea della "razza ariana" il passo fu breve. Helena Blavatsky descrisse ne La dottrina segreta una storia fantastica dell'umanità, nella quale Iperborea è rappresentata come un continente polare che si estendeva dall'attuale Groenlandia fino alla Kamčatka e sarebbe stata la sede della seconda razza dell'umanità, giganti androgini dalle fattezze mostruose.

Friedrich Nietzsche ne L'Anticristo dice: "Iperborei siamo - sappiamo bene di vivere al margine. 'ne per mare o per terra troverai il cammino che porta agli Iperborei', già recitava Pindaro di noi. Oltre il Nord, oltre il ghiaccio, oltre la morte- la vita nostra, la felicità nostra..." Si riferisce a se stesso e ai suoi lettori elitari, in quanto già nella prefazione del libro precisa: "Appartiene ai pochissimi questo libro. Non ne è venuto al mondo neppure uno di costoro, forse. [...] V'è chi nasce postumo."

Miguel Serrano, scrittore cileno appartenente al filone occultista neonazista, affermò esplicitamente che Iperborea sarebbe stata la prima casa degli ariani dopo lo sbarco sulla Terra dalla "dimensione del raggio verde", che sarebbe stato possibile grazie a una "fessura cosmica" di Venere. La progenie degli ariani con gli "uomini-bestia" allora presenti avrebbe dato origine all'umanità. Questo tuttavia fece sì che gli iperborei perdessero la grazia originale e che la loro terra sprofondasse dentro la Terra cava, dove, nelle città sotterranee di Shambhala e Agartha, ancora si troverebbero uomini-dei di pura discendenza ariana.

Tra gli scrittori che in una magica terra chiamata "Hyperborea" hanno ambientato le loro storie di fantasia vi sono H.P. Lovecraft, Robert E. Howard, Clark Ashton Smith.

 

 

 

 

 

 

 

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