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23 luglio 2014 3 23 /07 /luglio /2014 21:44

I fulmini sono delle scariche elettriche improvvise e violente che si verificano tra due nubi oppure tra una nube e la superficie terrestre a causa di differenze di potenziale molto elevate nell'ambito dell'atmosfera. Il fenomeno si manifesta con un effetto luminoso (lampo) ed uno sonoro (tuono) che non vengono percepiti simultaneamente dall'osservatore a causa delle diverse velocità di propagazione della luce(300.000 Km/s) e del suono (340 m/s). Il lampo viene visto pertanto quasi istantaneamente, mentre il tuono viene udito dopo un intervallo di tempo tanto più grande quanto più è distante il fulmine.

Normalmente un fulmine è composto da un ramo principale e da molti rami secondari, con il caratteristico aspetto a zig-zag, determinato dalla ricerca del percorso di minor resistenza elettrica. La lunghezza può raggiungere i 2-3 Km, con punte di 5 Km in Sud Africa; quando si verificano tra nubi, i percorsi possono anche raggiungere i 10-15 Km.

Come nascono

Dalla fisica è noto che se si caricano elettricamente due corpi conduttori con cariche di segno opposto, non c'è passaggio di corrente elettrica se essi sono separati da un materiale isolante. Aumentando il numero delle cariche, l'intensità del campo elettrico aumenta proporzionalmente fino ad un certo limite, caratteristico di ogni isolante, oltre il quale il materiale cede istantaneamente con un passaggio violento di corrente fra i conduttori


cariche_1.gif (528 byte)    cariche 2.gif (2150 byte)

La scarica produce la perforazione del materiale ed il valore limite del campo elettrico, oltre il quale si ha tale fenomeno, è noto come rigidità dielettrica. Nel caso dell'aria pulita e asciutta il valore del campo è di circa 30 KV/cm, che scende notevolmente, a valori inferiori a 3-4 KV/cm, in presenza di umidità, di pulviscolo atmosferico o di altre impurità.

Il fulmine è l'equivalente atmosferico del fenomeno precedentemente descritto; in tal caso l'isolante è l'aria ed i due corpi conduttori sono la nube ed il suolo oppure due diverse nubi o due diverse parti di una stessa nube.

Convenzionalmente, si definisce la polarità di un fulmine quella della carica posseduta dalla parte della nuvola con la quale avviene lo scambio delle cariche elettriche. Dalle analisi temporalesche risulta che il 90% dei fulmini sono negativi. La sostanziale differenza tra i fulmini positivi e quelli negativi è che i primi sono spesso costituiti da più colpi,(scariche che si susseguono) mentre i secondi sono sempre costituiti da un solo colpo. Dalle rivelazioni fatte fin ad ora risulta che il 70% dei fulmini positivi supera il valore di corrente di 20 KA mentre solo il 19% di quest’ultimi raggiunge e supera il valore di 200 KA. Le frequenze associate alla corrente di fulmine vanno da 1 a 100 KHz per i fulmini negati e da 0,3 a 100 KHz per i fulmini negati. Sono presenti comunque numerose armoniche di modesta ampiezza che raggiungono tal volta anche frequenze di alcuni MHz.

E' ormai accertato che le grosse nubi temporalesche (cumulonembi) sono cariche positivamente nella parte più alta e negativamente in quella più bassa; esistono diverse teorie che cercano di giustificare tale situazione, una di esse, abbastanza credibile, è che le separazioni delle cariche abbiano origine dalle collisioni fra i vari elementi di nube rappresentati dalle piccole gocce di acqua o dai piccoli cristallini di ghiaccio, formatisi in seguito alla condensazione o alla sublimazione del vapore acqueo. All'interno delle nubi temporalesche esistono forti correnti ascensionali e precipitazioni che innescano complessi procedimenti di crescita e di interazione dei vari elementi, determinando le
collisioni sopracitate.

terra fulmini temporali all'anno

 Si è ritenuto che le più piccole particelle tendano ad acquisire cariche negative, mentre le più grandi acquisiscano cariche positive. Queste particelle tendono a separarsi per effetto delle correnti ascensionali e della forza di gravità, fino a che la nube non assume lo stato elettrico precedentemente descritto (positivo in alto e negativo in basso). La suddetta separazione produce enormi differenze di potenziale sia all'interno della nube che fra la nube e la terra, che per induzione tende a caricarsi positivamente.

Le differenze di potenziale possono raggiungere le centinaia o migliaia di milioni di volt, causando il superamento della rigidità dielettrica dell'aria: in tale istante scocca il fulmine. Il meccanismo della scarica è tuttavia alquanto complesso e si manifesta in due tempi:

1.Inizialmente dalla nube scende verso il suolo una scarica debole ed invisibile composta da particelle cariche negativamente, essa è detta scarica pilota (o scarica guida o stepped leader) ed avanza verso il basso con una velocità relativamente piccola (circa 100 Km/s) e con percorsi successivi di breve lunghezza (circa 50 m). Lungo tale percorso a zig-zag si crea un'intensa ionizzazione che predispone alla seconda fase.
2.Quando la scarica pilota si avvicina al suolo, da quest'ultimo parte una scarica "di ritorno" diretta verso l'alto e composta da un flusso di cariche positive presenti sulla superficie terrestre. Quando le due scariche si incontrano, esse segnano nell'aria una specie di scia di congiunzione tra cielo e terra; lungo tale traccia risale verso la nube una fortissima corrente elettrica ad una velocità stimata in circa un terzo di quella della luce.


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La scarica di ritorno (return stroke) può durare tra qualche decina e qualche centinaia di microsecondi e libera una quantità enorme di energia di tipo termico, ottico (lampo), acustico (tuono) ed elettromagnetico.

Il canale conduttore, creato dalla scarica guida, può ramificarsi in parecchie branche, lungo le quali si possono avere diverse scariche di ritorno giustificando così l'aspetto tutto ramificato del fulmine, simile alle radici di una pianta. Spesso lungo il canale conduttore, dopo la prima scarica, si può avere un'altra scarica guida verso il basso, che innesca un secondo fulmine. Questo può verificarsi più volte in uno o due secondi, causando l'effetto tremolante nella luce del lampo.


Il tuono

Lungo lo stretto canale percorso dal fulmine, l'aria si riscalda, quasi istantaneamente, fino a 15.000 °C, determinando un'espansione esplosiva che ad una certa distanza si manifesta con un fragore noto come tuono. Se un fulmine cade ad una distanza relativamente breve, il tuono viene avvertito come un colpo secco; se cade lontano, il lampo è seguito da un rombo sordo e prolungato in quanto le onde sonore vengono rifratte dall'atmosfera e fatte rimbalzare da colline, montagne e altre conformazioni del terreno.

Poiché il suono si propaga a 340 metri al secondo, mentre la luce a 300000 chilometri al secondo, si ha una differenza tra la visione del fulmine (lampo) e la percezione del tuono, che è tanto più rilevante, quanto più lontano si è avuta la scarica elettrica.

Per calcolare la distanza in metri tra noi e il fulmine, basta moltiplicare per 340 i secondi che passano tra il lampo e il tuono.


Bersagli del fulmine

Un fulmine segue generalmente il percorso di minor resistenza elettrica tra la nuvola e il suolo, che non corrisponde tuttavia al percorso più breve dal punto di vista geometrico. Ogni cosa che si sopraeleva sul suolo, come alberi, camini, edifici alti, cime di monti e persino un individuo a piedi, accorciano quindi il percorso e possono diventare il bersaglio del fulmine: più l'oggetto è alto, più è vulnerabile.

La scarica elettrica di un fulmine può anche trasmettersi attraverso corpi conduttori di elettricità, come tubi metallici, fili spinati, mazze da golf, grondaie e corsi d'acqua.

Altri parametri che influenzano la densità dei fulmini sono la consistenza del terreno, la presenza del mare o di laghi. Calcoli statistici hanno stato stabilito una distribuzione media di questa densità, che viene utilizzata come riferimento per il dimensionamento dei sistemi di protezione contro i fulmini, con una densità minima di 1,5 fulmini/anno per Kmq, media di 2,5 fulmini/anno per Kmq, fino ad una densità massima di 4 fulmini/anno per Kmq. La norma CEI 81-3 (2^ edizione) riporta, per ogni comune il relativo valore medio del numero dei fulmini a terra per kmq (Nt).

Sulla Terra si hanno 16 milioni di temporali all'anno ovvero circa 44 mila al giorno, con la caduta di 100 fulmini al secondo. Mediamente, in Italia, il numero di fulmini per chilometro quadrato in un anno (Nt) risulta pari a due. Ma non tutte le zone sono interessata allo stesso modo dal fenomeno. La figura evidenzia le differenze
italia.gif (1884 byte)


ROSSO - Nt = 4 ----- VERDE - Nt = 2.5 ----- BLU - Nt = 1.5

Secondo un'antica credenza, un fulmine non può colpire due volte lo stesso punto; l'esperienza insegna che ciò non è vero, ad esempio, nel corso di un anno, l'Empire State Building è stato colpito 48 volte, e la cima di una montagna svizzera ben 100 volte!

 

Effetti e danni provocati

La caduta di un fulmine può provocare sulle strutture colpite diversi effetti e precisamente:

Termici. L'energia sviluppata da un fulmine ha la capacità di fondere materiali metallici, provocare l'incendio di materiali combustibili o infiammabili, etc. L'altissima temperatura può sgretolare un albero, facendo evaporare la linfa e, a volte, riesce a fondere la sabbia, trasformandola in schegge di vetro.
Meccanici. Il passaggio di corrente determina sforzi elettrodinamici di entità direttamente proporzionale al quadrato del valore della corrente e inversamente proporzionale alla distanza fra i conduttori. Queste sollecitazioni possono provocare la rottura degli ancoraggi, degli elementi dell’impianto di protezione esterno (parafulmine, ecc.) e dei corpi metallici della struttura. Una corrente di 100 KA (superata dal 5% dei fulmini) provoca su due conduttori paralleli, lunghi 1 metro, una forza di 4 KN se distano 50 cm; di 400 KN se distano 0,5 cm. Forze di questo tipo sono infatti in grado di schiacciare un cavo multipolare, provocando l’estrusione dell’isolante con conseguente corto circuito tra i conduttori.
Chimici. Le forti scariche causano la formazione di ozono e di composti nitrici tramite l'ossidazione dell'azoto. In quest'ultimo caso è come se nel suolo fossero iniettate gigantesche quantità di materie azotate.
Elettromagnetici. Le scariche sono accompagnate da forti emissioni di onde elettromagnetiche che producono disturbi nelle trasmissioni radio, in particolare nel campo delle onde lunghe e medie. Le sovratensioni indotte nelle linee elettriche e telefoniche possono causare danneggiamenti nelle apparecchiature collegate, in particolare di quelle elettroniche.

Secondo i ricercatori un fulmine può entrare nel corpo umano attraverso le aperture del cranio, cioè occhi, orecchie, naso e bocca e si scarica a terra dopo aver percorso il sangue e il sistema nervoso. Come conseguenza più probabile si ha l'arresto del cuore e dei polmoni, ma mentre il primo può riprende a battere autonomamente, i polmoni hanno bisogno della respirazione bocca a bocca. Per cui la morte può giungere per soffocamento. Sembra che con un adeguato soccorso il 70% delle persone colpite da un fulmine può sopravvivere senza danni. Nei casi più gravi si possono avere carbonizzazione dei tessuti dove la corrente entra ed esce dal corpo.


Sicurezza e sopravvivenza

Ogni temporale è preannunciato da tuoni e quindi conviene subito cercare un riparo adeguato tenendo presente che una casa è il posto più sicuro in particolare se nelle vicinanze iniziano a cadere fulmini. Anche in casa è opportuno tuttavia seguire alcuni accorgimenti e precisamente:

Evitare di stare vicini a superfici e ad oggetti metallici; è pure opportuno non sostare accanto alle pareti o in stanze troppo piccole.
Non accendere apparecchi elettrici; si ricorda che l'antenna televisiva, purché opportunamente messa a terra può funzionare da parafulmine.


Non tenere aperte le porte e le finestre.

All'aperto, in mancanza di zone riparate e sicure occorre osservare che alberi, tralicci, antenne, bandiere possono fungere da richiamo e quindi conviene rannicchiarsi su di un qualsiasi oggetto isolante, evitando di sdraiarsi per terra.

In particolare sono molto pericolosi gli alberi, specie se isolati, vecchi e pieni di cavità. La corrente passa attraverso il tronco facendo evaporare all'istante la linfa e provocando l'esplosione del tronco; se quest'ultimo è liscio e bagnato le probabilità di danneggiamento sono molto minori.

E' sconsigliabile rimanere in acqua durante un temporale, essendo essa un ottimo conduttore di elettricità. Un buon rifugio, al contrario, è l'automobile


Tipi di fulmine

Si possono fare diverse classificazioni a secondo di come avviene la scarica elettrica oppure a secondo del loro aspetto. Nel primo caso si hanno:

Scariche tra nube e terra, sono i veri e propri fulmini e sono i più pericolosi perché possono ovviamente colpire l'uomo e causare i maggiori danni. Non sono i più comuni ed il loro meccanismo è stato visto in precedenza.
Scariche interne alle nubi, il meccanismo è simile a quello precedente e provocano quasi unicamente lampi. Sono il tipo più comune
Scariche aeree, si producono fra due diverse nubi

A seconda del loro aspetto e delle loro caratteristiche, i meteorologi distinguono diversi tipi di fulmini, quelli più noti sono i seguenti.

1.Fulmini a razzo; sono una varietà di fulmine a linea in cui la scarica procedono tanto lentamente da creare l'impressione di un razzo che voli nel cielo (molto raro);
2.Fulmini Globulari; sono i più misteriosi essendo stati osservati sporadicamente ed essendo ancora sconosciute le cause fisiche. Essi si presentano come delle sfere luminose di vario diametro (da 2 cm ai 10 m) e colorate di rosso, arancione, giallo, bianco, e altri colori ancora. La loro durata può essere di diversi minuti. Possono essere statici o in rapido movimento a zig-zag, riuscendo persino a passare attraverso pareti, porte, finestre chiuse senza danneggiarle.
3.Fulmini a perla (o a collana), che appare suddiviso in segmenti ad intervalli più o meno regolari;
4.Fulmini superficiali; hanno l'aspetto di lingue di fuoco uscenti dall'orizzonte e sono prodotti da scariche elettriche non direttamente visibili dall'osservatore anche se può udirne il tuono. Possono verificarsi dentro una nube o dietro nubi più vicine, rendendole visibili anche a grandissima distanza. Quando il tuono non è più udibile (oltre i 15 Km) si parla di lampi di calore.
5.Fuochi di S. Elmo, sono scariche elettriche più o meno continue, di piccola o moderata intensità. Tali scariche provengono da oggetti elevati sulla superficie terrestre (parafulmini, alberi di nave, pennoni, etc) o da aeroplani in volo (eliche, estremità delle ali, etc).

 

http://www.lufe.it/Pagine/cosasono.htm

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5 luglio 2014 6 05 /07 /luglio /2014 23:11

Durante ogni stagione estiva i media si sbizzarriscono nel rendere sensazionali le notizie di eventi meteorologici del tutto nella norma: "caldo record", "temporale tropicale" e "tromba d'aria" sono alcuni esempi eclatanti di termini abusati con frequenza quasi quotidiana. Per nostra fortuna gli eventi tornadici sono piuttosto rari, anche se non impossibili, nel nostro paese; i temporali possono tuttavia produrre venti molto intensi e pericolosi anche in assenza di vere e proprie trombe d'aria.

Figura 1: Schematizzazione del fenomeno del Downburst (Fonte forum.meteonetwork.it)

La quasi totalità delle volte in cui si usa il termine tromba d'aria, lo si usa a sproposito. Spesso il giornalista che si trova ad osservare un fenomeno temporalesco violento in cui improvvisamente non si vede più nulla e si viene investiti da raffiche di vento a volte "esagerate", è portato a credere di trovarsi di fronte ad un "tornado" quando in realtà è molto probabilmente il fenomeno del Downburst!

In parole semplici, il Downburst è il vento che si forma "davanti" ad un fronte temporalesco che avanza, creato dalla pioggia e dall'aria che con essa scende: più la pioggia scende violentemente, più il vento è forte. Provate a lanciare un sasso in una pozzanghera: se lo lasciate cadere esso schizza, se lo lanciate con violenza lo schizzo è maggiore.

Descrivendo il fenomeno più accuratamente, il Downburst è generato da un forte "Downdraft" ossia una colonna d'aria fredda a piccola scala che scende rapidamente dal cumulonembo accompagnata da forti piogge. Al momento dell'impatto con il suolo la colonna d'aria devia, espandendosi orizzontalmente: in queste condizioni si viene a formare un "vortice" rotante all'interno del quale si sviluppano dei venti di elevata velocità ma soprattutto di direzioni opposte.

DANGEROUS FLOODING - AMAZING WALL CLOUD DOWN BURST

Un Downburst è caratterizzato da variazioni improvvise del vento in intensità e direzione (in gergo tecnico "Wind Shear") sia su linea verticale che orizzontale.

Nella maggior parte dei casi i Downburst sono accompagnati da precipitazioni e sono denominati "Wet Downburst", in alcuni casi invece non sono accompagnati da precipitazioni e vengono quindi detti "Dry Downburst"; questo secondo tipo si verifica quando le precipitazioni attraversano uno strato di aria secca che fa evaporare la pioggia impedendole di arrivare a terra.

Se la base del cumulonembo si sviluppa ad una quota elevata, molto probabilmente si è in presenza di un'umidità piuttosto bassa e quindi sono probabili precipitazioni scarse e forti Downdraft, con maggior probabilità di formazione di un Dry Downburst. Se invece il cumulonembo si sviluppa ad una quota bassa, probabilmente l'aria è più umida e quindi sono più probabili Wet Downburst.

Il Downburst normalmente è più intenso sul bordo avanzante della stessa cella temporalesca e le raffiche che sviluppa possono causare seri danni alla vegetazione e alle strutture dei centri urbani, a tal punto che spesso possono essere confusi con i danni provocati da una tromba d'aria! Ma il Downburst si differenzia da essa per due motivi fondamentali: si può formare anche in presenza di temporali poco intensi e soprattutto, come abbiamo visto in precedenza, un Downburst produce venti che si muovono in "linea retta" e che non assumono perciò il classico moto rotatorio delle trombe d'aria.


Figura 2: la traiettoria delle precipitazioni di questo temporale sul mare mostra chiaramente la direzione del Downburst

Insomma, sono eventi molto violenti ma sarebbe opportuno non confonderli con un fenomeno meteorologico di ben altro tipo.

Nicola Bortoletto (www.meteocaprino.it)

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16 giugno 2014 1 16 /06 /giugno /2014 21:21

 

                                                                           roll cloud

 

Abbiamo sempre visto tornado che violentemente, si abbattono sulla terra, provocando danni e vittime. Contrariamente a quanto si pensi, esistono anche tornado che si formano in orizzontale, quasi sfidando le leggi della natura. Conosciuto anche come ‘roll cloud’ (nube a rullo), si forma quando i fronti aria fredda e calda si incontrano e si ‘arrotolano’. Questi fenomeni si manifestano come lunghe nuvole a forma di "salsicciotto", singole o in serie che solo in questa regione si presentano con una certa regolarità ma sono state avvistate anche nelle regioni centrali degli Stati Uniti, sulla Manica, su Berlino e nella Russia orientale. Il fenomeno è sicuramente legato alla morfologia dell'ambiente ed al formarsi di brezze, soprattutto marine, in concomitanza di alta pressione ma di forte umidità; tuttavia, i precisi meccanismi che lo generano non sono ancora del tutto chiariti. Le "nubi del mattino" solitamente si producono tra 1.000 e 2.000 m di altitudine e possono essere lunghe fino a 1.000 km, con una velocità di spostamento fino a 60 km/h; spesso sono accompagnate da forti raffiche di vento, venti di caduta (windshear) e rapido incremento della pressione al suolo.

Eruzioni Vulcaniche spettacolari

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spettacolare quanto avvenuto nella zona di Otranto, poco prima del tramonto: una maestosa “ roll cloud ” si è formata in cielo regalando uno spettacolo davvero impressionante e piuttosto raro. Non è una nuvola rarissima ma di questa lunghezza (notate nel video) se ne vedono poche in Italia. Di certo non è una formazione frequente, che si osserva spesso, anzi è un fenomeno rarissimo. E infatti lo stupore da parte della gente è stato notevole.

Le “roll cloud” (nelle foto ritratta a Torre dell’Orso, Otranto, San Foca e Vernole) sono enormi rulli di nuvole che si possono estendere anche per tutto l’orizzonte, muovendosi dal mare verso la terra. Queste nuvole possono avere anche 2 chilometri di spessore. Solitamente si formano a circa 1-2 chilometri di altitudine. È un fenomeno sicuramente più frequente sulle coste oceaniche. Sul Canale d’Otranto, invece proprio ieri si è registrata una intesa attività elettrica, con addirittura oltre 400 fulmini caduti in tre ore.

Molto spettacolare, molto intensa. La natura lascia sempre ottime manifestazioni della sua potenza.

 


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10 giugno 2014 2 10 /06 /giugno /2014 21:53

Le nubi nottilucenti si chiamano così perché sono visibili solo di notte. Sono di colore argenteo e brillano a causa della luce del Sole che, anche se è ormai calato al di sotto dell'orizzonte di un osservatore posto sulla superficie terrestre, riesce ugualmente a raggiungerle rendendole sfavillanti. Sono molto rade e trasparenti, al punto da lasciar passare la luce delle stelle. Quando compaiono permangono anche per parecchie ore. Il fenomeno delle nubi nottilucenti è ristretto alle latitudini comprese tra i 45° e i 70°, sia sud che nord; in Italia, quindi, si tratta di un fenomeno assai raro. Tali nubi si distinguono da tutte le altre per la loro notevole altezza, compresa tra i 70 e i 90 km circa e la loro lucentezza trae origine da luce solare diffusa.

I segreti delle nubi nottilucenti

Al contrario delle normali nubi, non sono formate da gocce d'acqua e non provocano la pioggia: pare che siano composte da polveri di origine meteorica o vulcanica. In passato è stato sostenuto che siano formate da piccolissimi corpuscoli di ghiaccio, ma l'ipotesi sembra oggi poco plausibile, perché queste strane nubi si formano in zone del cielo dove il vapore acqueo è quasi assente. Le nubi nottilucenti si trovano infatti a circa 80 chilometri di altitudine, nella regione dell'atmosfera chiamata mesosfera. Sono notevolmente più alte delle nubi comuni, cioè quelle vaporose, che solcano i cieli della troposfera, che non supera i 15 chilometri di altezza dal suolo.La presenza di nubi a queste quote sta ad indicare che è ancora presente vapore acqueo sufficiente a determinare una condensazione e tale condensazione presuppone la presenza di particelle che aiutino questo fenomeno ( nuclei di condensazione). Nel caso delle nubi nottilucenti, si è supposto che a fungere da nuclei di condensazione siano delle particelle cosmiche. Inoltre, per far mantenere in questo strato di nubi un contenuto adeguato di vapore acqueo, è necessario che salga aria umida dagli strati collocati al di sotto della tropopausa.

Nubi nottilucenti

 

 

Tutto questo fa nascere delle domande sul cambiamento del sistema climatico globale.

Russell e il suo team hanno in programma ulteriori ricerche per determinare se l’aumento di frequenza delle nubi nottilucenti e la riduzione della temperatura nel corso del decennio osservato siano da porre in relazione ad una riduzione dell’energia e del calore solare che si sono verificati nel passaggio dal massimo solare nel 2002 al minimo nel 2009.“Le nubi nottilucenti si formano ad altitudini di 75-85 chilometri, abbastanza elevata da poter riflettere la luce solare sulla Terra”, dice James Russell, studioso dell’atmosfera e dei pianeti presso l’Hampton University di Hampton, Virginia, e autore principale dello studio. “La missione AIM ed altre ricerche correlate hanno dimostrato che per la formazione delle nuvole sono necessarie tre condizioni: temperature molto fredde, vapore acqueo e polvere meteorica. La polvere meteorica costituisce, infatti, un insieme ideale di nuclei di aggregazione per le particelle di vapore acqueo, fin quando le basse temperature non ne provochino il congelamento”.

“Quando il Sole va verso un suo minimo solare, il riscaldamento dell’atmosfera diminuisce e ci si aspetta una tendenza al raffreddamento”, spiega Russell.

 

 

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10 marzo 2013 7 10 /03 /marzo /2013 00:02

Foto inedite e straodinarie di una serie di fotografie che il conte, ha scattato, rimanendo stupefatto di tale fantasia naturale: alcune foto nascondono dei curiosi particolari, riuscite a scoprirle? Le foto le ho scattate a Torino e in provincia di Torino in orari sempre diversi e logicamente, non lo stesso giorno. Buona visione!

 

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4 marzo 2013 1 04 /03 /marzo /2013 23:20
nuvole mammut
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nuvole da paura
nuvole lenticolari
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nuvole cupe
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nuvole a onde
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nuvole a grappolo 1
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nuvole a grappolo
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nuvola tornado
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nuvola temporale
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nuvola muro
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nuvola lenticolare
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nuvola haarp 1
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nuvola haarp
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nuvola gigantesca
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nuvola fuji
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nuvola cuore
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nuvola cordone
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nuvola con fulmini
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nuvola atomica
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nuvola asperatus 3
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nuvola asperatus 1
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10 febbraio 2013 7 10 /02 /febbraio /2013 22:47
fulmini vulcani2
 Il fenomeno “fulmine” non è altro che un intensissimo flusso di elettricità tra due zone in cui sono presenti cariche elettriche di segno opposto. La carica elettrica non è altro che il rapporto tra elettroni e protoni in una qualche quantità di materia. Se il numero di elettroni supera quello dei protoni la materia è carica negativamente, viceversa se predominano i protoni. I fulmini vulcanici sono un fenomeno normale in occasione di eventi di tale portata che furono osservati durante l’ultima eruzione del Vesuvio del marzo 1944.
 La prima condizione è più complessa ma anche la meno conosciuta. E’ facile comprendere che quando due oggetti elettricamente neutri con diverse proprietà elettriche vengono in contatto, gli elettroni possano fluire da uno all’altro, generando tra loro una differenza di potenziale. E’ ciò che avviene tra le particelle di polvere emesse da un’eruzione vulcanica o sollevate da una tempesta di sabbia, le quali collidendo l’una con l’altra si elettrificano.

Nel suo insieme la nube è sempre neutra, ma deve esistere un meccanismo tale da permettere alle particelle cariche positivamente di separarsi da quelle con carica negativa. Ciò in linea di principio può avvenire se entrambe le particelle possiedono differenti proprietà aerodinamiche. Altri processi ancora sconosciuti e in fase di studio, contribuiscono alla separazione delle cariche che sono alla base dell’origine dei fulmini vulcanici. Il fatto che spesso i fulmini si sviluppino in prossimità delle bocche del vulcano fa pensare che possano essere attivi dei processi che avvengono al suo interno, poco prima che le polveri vengano emesse, causando la separazione delle cariche.

 
fulmini vulcano3
Nel caso dell'eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajökull, nell'aprile del 2010, non furono i fulmini ma la vasta nube di ceneri a lasciare a terra i passeggeri di circa 100.000 voli.

Le particelle di roccia, vetro e sabbia nelle nubi piroclastiche possono intasare i motori degli aerei, come accadde nel 1982 in Indonesia, quando un 747 della British Airways registrò un'avaria a tutti e quattro i motori e riuscì a cavarsela per il rotto della cuffia.

Secondo la ricerca, pubblicata sulla rivista Eos, le emissioni radio prodotte dai fulmini vulcanici possono costituire uno strumento per stabilire la quantità di ceneri in una nube piroclastica che si forma di notte o durante il maltempo, quando cioè né i satelliti né gli strumenti a terra sono in grado di determinare le dimensioni del fenomeno. Comunemente i fulmini associati alle eruzioni vulcaniche iniziano a manifesrtarsi parecchi minuti dopo che è avvenuta l'esplosione, quando la nuova nuvola di cenere si sta strutturando. Possono essere molto frequenti: si calcola che nelle fasi di maggiore attività nella nube provocata dall'esplosione del St.Helen nel 1980 si sia arrivati addirittura a un lampo al secondo! Il monitoraggio dei fulmini nelle nubi vulcaniche potrebbe anche essere usato dai vari VAAC in supporto al traffico aereo.
Uno degli episodi più documentati in materia riguarda l'eruzione del Redoubt nel 2009, uno dei più noti, attivi e studiati vulcani dell'Alaska, le cui eruzioni in generale presentano sempre le stesse caratteristiche: ad una fase esplosiva segue la costruzione di un duomo lavico (un tipo di attività comune fra i vulcani delle serie orogeniche). Tra il 22 e il 23 marzo del 2009 un momento di particolare esplosività ha provocato una vasta produzione di fulmini di cui, grazie ai dispositivi che furono installati in zone vicine specificamente per osservare quella eruzione, esiste una eccellente documentazione. Notare come lo studio dei fulmini faceva espressamente parte del programma di studio e sorveglianza.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La foto qui accanto è stata scattata da Brettwood Higman, un fotografo che era casualmente impegnato in un trekking nella zona del vulcano Redoubt nella primavera del 2009. Si vedono dei fulmini provenire dalla nube al di sopra del vulcano.
Nelle fasi più parossistiche di una eruzione, quando un pennacchio di ceneri sovrasta il vulcano, non è infrequente notare la presenza di fulmini, che possono raggiungere lunghezze ben superiori al kilometro.
Si suppone che a guidare l'accumulo di differenza di potenziale elettrostatico contribuiscano in parte le rotture delle piccole particelle che costituiscono la nube, già precedentemente squilibrate dal punto di vista elettrostatico. Il merito maggiore però viene attribuito alle frequenti collisioni fra le particelle (e soprattutto degli sfregamenti). Poi le cose si fanno, almeno per adesso, un po' confuse, ma da qui in poi, cambiando solo la natura delle particelle, il modello prevede processi analoghi con quelli dei fulmini meteorologici normali.
La sequenza temporale ipotizzata è questa:

1. le particelle si caricano in qualche modo di elettricità (e qui mi pare che i motivi siano piuttosto oscuri, ma vabbè... non si può sapere tutto....: mi azzardo a pensare che l'esplosione rompa rocce magmatiche o scagli in aria particelle ancora liquide spezzando legami atomici con quindi elettroni che girano in qualche modo liberi dalle molecole a cui appartenevano).
2. Le collisioni aumentano la separazione delle cariche mentre processi aerodinamici segregano ulteriormente le aree a carica positiva da quella a carica negativa fino a quando la differenza di potenziale diventa talmente grande da provocare un devastante flusso di corrente.

Occorre notare che quindi i processi ipotizzati (o forse altri...) sono capaci di creare nella nube vulcanica zone a carica diversa da quelle circostanti.


Earle Williams del MIT e Stephen McNutt della Università dell'Alaska però nel 2008 hanno ipotizzato un'altra possibilità estremamente più semplice: il fenomeno sarebbe guidato come nelle ordinarie nubi temporalesche dall'acqua contenuta nella nube. In pratica sarebbero solo dei comunissimi temporali o, meglio, dei fulmini secchi (ciè fulmini che si scatenano senza pioggia).

In effetti l'acqua è uno dei componenti più importanti dei gas vulcanici ed è presente anche nelle nubo di cenere nubi di cenere. Quindi ce ne dovrebbe essere a sufficienza per innescare il fenomeno.
Capirne la causa non è a prima vista molto semplice, primo perchè già nello studio dei fulmini in generale viene adoperato spesso il condizionale anziché l'indicativo, sia perchè nei vulcani il fenomeno è molto transitorio.
Fulmini e vulcani, un fenomeno spettacolare senza più segreti
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27 gennaio 2013 7 27 /01 /gennaio /2013 19:54

Le nubi temporalesche non contengono solo acqua, ma anche diverse forme di vita. (Nina Ražen)

 

I ricercatori della Asrhas University, studiano le nuvole e cosa ci vive al suo interno, in questi ultimi tempi, hanno raccolto 42 chicchi di grandine caduti durante una tempesta in Slovenia. Dopo aver pulito la superficie dei grumi di ghiaccio, il team ha analizzato i microbi e le sostanze chimiche all’interno: è il primo studio del genere.È un mondo duro quello tra le nuvole, ma i chicchi di grandine ci mostrano alcune delle differenti forme viventi capaci di sopravvivere in quell'ambiente.

Gli scienziati hanno scoperto diversi tipi di batteri che si trovano di solito sulle piante, insieme a circa 3.000 differenti composti chimici, per lo più presenti nel suolo. Tuttavia, non hanno trovato molti microbi del suolo o sostanze chimiche vegetali.

In particolare, nella maggior parte dei chicchi di grandine sono stati scoperti tre specie di batteri che potrebbero essere indicativi del tipo di vita presente nelle nubi.

Gli scienziati hanno suggerito che i batteri delle piante potrebbero avere migliori chance di sopravvivenza nelle condizioni di alta atmosfera, rispetto ai batteri presenti nel suolo.

«La conclusione è che le nubi temporalesche sono tra gli habitat più estremi della Terra, ma la vita microbica esiste», hanno scritto i ricercatori nel loro articolo.

Quindi: cosa mangiano i batteri nel cielo? Alcune delle sostanze chimiche nelle nuvole presentano tracce di composti organici, sufficienti per i microbi.

«Quando abbiamo iniziato queste analisi speravamo di arrivare ad una caratterizzazione meramente descrittiva della comunità dei batteri in un habitat inesplorato» , ha detto Ulrich Gosewinkel Karlson, co-autore dello studio, in un comunicato stampa.

«Ma quello che abbiamo scoperto è una prova indiretta per i processi vitali nell’atmosfera, come la selezione di batteri e la loro crescita» .

Dopo le recenti ricerche su questo argomento, è risultato errato considerare l’ascendenza nei cumulonembi come una colonna d’aria del tutto regolare. Si tratta piuttosto di una serie di grosse bolle d’aria calda ascendenti, tra le quali l’atmosfera è perturbata da moti vorticosi e da zone di discendenza. Questi movimenti si manifestano visivamente con una specie di “ribollimento” caratteristico dei contorni della nube. Alle medie altitudini il pericolo della turbolenza è più alto tra i 4000 e i 6000 mt. Al di sotto dei 2000 mt e al di sopra degli 8000 mt l’intensità della turbolenza è ridotta a circa la metà.La turbolenza può essere forte anche all’esterno delle nubi temporalesche. La turbolenza è altresì molto forte sotto la nube a causa dell’alternarsi delle correnti ascendenti e discendenti.

 

 

 

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26 settembre 2012 3 26 /09 /settembre /2012 21:25

Oramai ascoltare un bollettino meteo, diventa complicato quando si sentono nomi particolari che riguardano i temporali: nomi importanti che classificanouna formazione da battaglia temporalesca: la supercella è un particolare tipo di temporale, tra i più potenti e pericolosi per via della presenza, al suo interno, di una corrente ascendete rotante che viaggia a una velocità tra i 250 e i 300 km all’ora. Le celle temporalesche convenzionali si basano su unmeccanismo convettivo, costituito da correnti calde ascendenti e correnti fredde discendenti. Ogni cella tende a interferire con le celle adiacenti, queste si disturbano a vicenda e impediscono la formazione di un’unica cella. Se però subentra un forte contrasto termico tra la massa d’aria fredda in arrivo e la massa d’aria calda e umida in ascensione dal suolo, si creano le condizioni per cui si può sviluppare un singolo ammasso temporalesco, la supercella.

Si tratta di un sistema autoalimentato - dal momento che la corrente ascendente favorisce la convezione e viceversa - che porta al suo interno pioggia e grandine, ad una velocità anche maggiore di 100 km orari, e spettacolari lampi di luce. Una supercella può causare fenomeni meteorologici estremi come nubifragi, alluvioni lampo e, a volte, trombe d’aria. Essendo un evento possibile solo per la concomitanza di diversi fattori, la sua osservazione è abbastanza rara, specie in Italia dove può essere scambiato solo per un temporale particolarmente violento.

Quest'immagine è stata scattata da Mike Hollingshead, dopo aver seguito il temporale per 6 ore da Kadoka nel Sud Dakota verso Valentine, in Nebraska.
Delle centinaia di supercelle temporalesche che Hollingshead fotografa dal 1999, probabilmente è questa a rappresentare al meglio le caratteristiche del fenomeno. La nube nera piegata ad angolo sulla destra è proprio la supercella, mentre dall'ammasso blu-verdognolo sulla sinistra vengono giù pioggia e grandine.  La supercella è in assoluto il temporale più pericoloso e potente fra tutti quelli esistenti: La sua formazione richiede una particolare concomitanza di eventi: infatti le supercelle sono fenomeni relativamente rari da noi e spesso il loro numero viene sovrastimato qualora si manifestino temporali violenti, tali da destare notevole impressione all'osservatore di turno. Una supercella ha un estensione geografica molto vasta, ed ha una vita autonoma che talvolta non è coerente con la circolazione nella media troposfera per via della deviazione dalla direttrice di moto standard relativa alla sinottica generale indotta dalla forza di rotazione della supercella stessa.

All’interno delle celle temporalesche il sistema delle correnti spesso non è ordinato secondo il classico schema della cella convettiva (correnti calde ascendenti e correnti fredde discendenti) a tal punto che ogni cellula temporalesca tende ad interferire con le correnti di una cellula adiacente. In questo caso si può dire che si disturbano a vicenda, impedendo così lo sviluppo di una singola cellula o cella altamente organizzata. Ma se si dovessero creare le condizioni per lo sviluppo di una sola singola cellula, allora il discorso cambierebbe completamente. In questo caso il cumulonembo che si sviluppa prende il nome scientifico di supercella ed è costituito solo da due sistemi di correnti su vasta scala. Le condizioni favorevoli allo sviluppo di supercelle possono essere così semplificate:

1) forte contrasto termico sulla verticale dell’area frontale , cioè tra la massa d’aria fredda in arrivo e quella caldo umida al suolo in fase di sollevamento. L’aria calda, leggera e umida, si scontra con aria più fredda, più pesante e secca e viene sollevata velocemente verso l’alto tanto più rapidamente quanto maggiore è la differenza di temperatura.

2) notevole riscaldamento del suolo favorito dal clima continentale delle grandi pianure tra le quali, sotto tale aspetto, può essere inclusa la Pianura Padana.

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25 settembre 2012 2 25 /09 /settembre /2012 21:10
I generi delle nubi
Classificazione delle nubi

Sebbene le nubi siamo in mutamento continuo, si identificano soltanto dieci principali generi di nuvole, classificati in base alla loro struttura, alla forma e all'altezza nella quale si formano, rispetto alla superficie terrestre:
 nella parte più alta di trovano i Cirri, termine che in latino significa "ciuffo", "ricciolo": sono nubi bianchissime e alte, sebbene le altezze siano variabili secondo la stagione e la latitudine: comprendono cirri, cirrocumuli e cirrostrati, che non portano precipitazioni;

• ad altezza media si formano le nubi che comprendono altocumuli, altostrati e nembostrati, costituite da goccioline d'acqua e cristalli;

 ad altezza inferiore si trovano gli strati (che in latino significa "sparso", "spianato"), i cumuli (in latino "mucchio", "massa") con gli stratocumuli che portano precipitazioni leggere e i cumulinembi, molto instabili e verticali, che possono estendersi attraverso gli altri livelli.

Il prefisso nimbo e il suffisso nembo indicano che la nube causerà precipitazioni: infatti nembo in latino indica una nube piovosa.
Cirro (Ci)cirri
I cirri (dal latino cirrus,"ricciolo") sono nuvole d'alta quota: si presentano a forma di virgola o di piuma; il loro colore è generalmente bianco e la colorazione può essere più o meno brillante, se vengono osservati al sorgere o al tramonto del sole.

Queste nubi sono costituite da cristalli di ghiaccio trasportati dai venti e rilevano la presenza di umidità ad altezze elevate; potrebbero quindi annunciare l'arrivo di una tempesta o di un periodo caldo (fronte ciclonico).

I cirri sono nubi fini, a strisce o filamentose, che lasciano passare la luce: appaiono in lento movimento e tendono ad invadere il cielo. Si formano ad altitudini elevate e hanno l'aspetto di ciuffi soffici e delicati. L'altezza è compresa tra i 6 e i 12 km d'altitudine nella fascia temperata.
cirrus

 

 

 

 

 

 

 

 

E' necessario distinguere i cirri di bel tempo da quelli che preludono il cattivo tempo sia per il diverso aspetto, sia per la velocità di spostamento.

I cirri di "bel tempo" sono alti nel cielo e si spostano lentamente; la loro forma è irregolare e l'estensione limitata. I cirri di "cattivo tempo" sono disposti parallelamente e coprono tutto il cielo; quando la depressione si avvicina, si muovono ad elevata velocità.

cirrocumulo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cirrocumulo (Cc)

Si riconoscono facilmente dalla classica conformazione "a pecorelle".

Possono però essere raggruppati a strisce, a banchi e con forme differenziate, lamelle, granuli, crespe, ecc..

I loro colori sono brillanti poiché costituiti interamente da cristalli di ghiaccio.

L'altezza è compresa tra i 5 e i 7 km d'altitudine nella fascia temperata.

Si formano in seguito ad un passaggio di uno strato di aria fredda sopra uno di aria calda: annunciano aria instabile e il probabile arrivo di una tempesta ("Cielo a pecorelle, acqua a catinelle" recita un noto proverbio).

Cirrostrato (Cs)

Cirrostrato

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I cirrostrati sono nubi trasparenti situate ad alte quote.

I loro cristalli di ghiaccio diffondono luce e creano un alone o un velo sottile attorno al Sole o alla Luna. Di solito queste nubi annunciano l'arrivo di una tempesta o di un periodo caldo. Sono costituiti da cristalli di ghiaccio e tendono a conferire al cielo un aspetto lattiginoso.

La loro presenza determina come un velo invisibile e delicato, che consentirà di vedere perfettamente i contorni di quanto è presente.

Possono presentarsi avendo già invaso tutto il cielo, o come un alone sull'orizzonte che tende a crescere. Molto spesso nella loro formazione seguono i cirri, per cui è frequente vedere nella parte inferiore del sistema nuvoloso i cirrostrati ed alla sommità i cirri. 
L'altezza è compresa tra i 5 e i 12 km d'altitudine nella fascia temperata.

Indicano l'avvicinarsi di una perturbazione se si presentano dopo i cirri.


cumulicumuli

 

 

 

 

 

 

 

Cumulo (Cu)

I cumuli sono composti da una massa isolata di una nube bianca simile a "panna montata", che non lascia filtrare la luce solare: possono essere bianchi e soffici, con cime arrotondate e basi appiattite; si formano a basse quote nei giorni caldi e soleggiati e indicano solitamente la persistenza del bel tempo.
Oppure sono scuri ed espansi con la sommità sagomata a cupola e protuberanze estese sopra, quando portano il brutto tempo.

Sono costituiti da goccioline d'acqua in sospensione nell'aria.

 

Si distinguono in tre tipi: 
Cumulonembo

 

 

 

 

 

 

 

 

- il cumulus humilis è una nube poco spessa ed arrotondata, legata alla variazione diurna della temperatura, appare al mattino e scompare la sera; 
- il cumulus mediocris simile al precedente

cumuli- il cumulus congestus o castellato può apparire anche scuro inferiormente, in genere ha la superficie inferiore appiattita mentre superiormente assume un aspetto definito "a cavolfiore".
Al termine della sua evoluzione si trasforma in genere i cumulonembo.


 

 

 

 

Se il cielo è azzurro intenso e sono bassi e piccoli a forma di batuffoli bianchi alla sommità e grigi alla base si ha tempo buono.

Se invece la loro estensione verticale determina grosse dimensioni recano forti precipitazioni a carattere temporalesco, soprattutto se si presenteranno grigi e neri.

 


Cumulonembo (Cb)
Cumulonembo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono nubi ad elevato sviluppo verticale, che vi si presenteranno imponenti sul cielo, a forma di torri, montagne o cupole. La sommità è generalmente bianca e spesso assume una forma a incudine o a carciofo, la base invece è orizzontale e di colore scuro intenso.

I cumulonembi sono formati da masse di cumuli scuri e si possono estendere per tutta l'altezza della troposfera, ossia quella parte dell'atmosfera in cui si determina il tempo atmosferico.

Il nembo (dal latino nimbus, "tempesta") è una nube che porta pioggia: è un ammasso nuvoloso compatto e grigio scuro, che si forma all'inizio e durante le precipitazioni temporalesche.

Il termine è spesso presente in parole composte che descrivono la forma e le dimensioni dei vari aspetti che questa nuvola può assumere: il cumulonembo, per esempio, è una grossa nuvola nera, che porta forti temporali, il nembostrato si forma a quote molto basse (1000 m)

Cumulonembo Capillatus

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono nubi che accompagnano manifestazioni temporalesche, portano forti piogge, grandine o neve, oltre a fulmini e in alcune circostanze, tornado. Sicuramente le più pericolose per la navigazione: la loro presenza è causa scatenante di venti che generano quello che viene definito un "caotico moto ondoso".

Il Cumulonembo calvo somiglia ad un cumulo congestus nel quale certamente si è formato: qui è visibile un grosso cumolonembo in formazione sopra la spiaggia di Bergeggi, con la tipica forma ad incudine causata da un fronte caldo proveniente da sud.

Il Cumulonembo Capillatus, è l'ultimo stadio in piena maturità, che presenta sulla sommità una specie di 'capigliatura' disordinata. Genera tempeste di grandine e ventose e nelle nostre regioni può produrre da 30 a 100 mm di pioggia all'ora, con 30 - 100 litri d'acqua al metro quadro. I cumulinembi sono movimenti verticali d'aria molto violenti che possono propagarsi rapidamente per 10-12 km. L'altezza è compresa tra qualche centinaio di metri e i 2 km d'altitudine nella fascia temperata.

 

altocumuloAltocumulo (Ac) 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli altocumuli sono costituiti da nubi distinte molto vicine tra loro a costituire strati di aspetto solitamente ondulato e fibroso che assumono forme bizzarre di colore bianco o grigio. Sono in realtà formati da estese file di cumuli, collocati a quote medie e con la parte inferiore più scura, talvolta sono continue come una serie di grossi rotoli, che ricordano le onde dell'oceano, poiché, come le onde, anch'essi si muovono sull'orizzonte.

Nella fascia temperata queste nubi sono comprese tra i 2,5 e i 5 km d'altitudine. Quando un altocumulo passa davanti al sole o alla luna può prodursi il fenomeno della 'corona', visibile più spesso di notte.altocumuli lenticolari

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli altocumuli lenticolari sono una specie particolare a forma di lenti allungate con contorni ben definiti, in genere si originano vicino a formazioni montuose.

Se non sono associate ad altri generi di nubi, essi non provocano alcun fenomeno; se unite a nubi basse, possono provocare piogge.

 

 


Strato (St)

Strato

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli strati sono nubi basse, spesse e grigie, che si formano ad altitudini di 610 m circa: si possono vedere quindi a pochi metri dall'orizzonte con la basa estesa ed uniforme.

Si possono presentare a banchi o coprire totalmente il cielo, spesso derivano dalla nebbia formatasi al suolo, come in questa immagine.

Dato il loro limitato spessore, di norma non danno luogo ad alcun fenomeno, se non ad una riduzione di visibilità quando la loro base è molto bassa. Possono portare leggere piogge o neve, in tal caso vengono chiamati nembostrati.

 

 

Stratocumulo (Sc) 
stratocumulus

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si presentano come una distesa continua di masse cumuliformi (rotondeggianti) oscure, generalmente allungate, il cui aspetto somiglia a rotoli senza una forma precisa, connessi tra loro mediante nubi sottili, attraverso le quali è talvolta possibile scorgere l'azzurro del cielo.

Inizialmente potrete scambiarli, avendo una forma abbastanza similare, con gli altocumuli. Alcuni possono avere aspetto minaccioso, anche se in genere non accompagnano precipitazioni.

L'altezza è compresa tra i 6 e i 12 km d'altitudine nella fascia temperata.

Si comportano come gli altocumuli: da soli non provocano alcun fenomeno, se associati a nubi medie possono generare piogge.

 

Nimbostrato (Ns)

Nimbostratonimbostrato

 

 

 

 

 

 

 

Sono nubi stratificate basse, generalmente grigio scure dalla base spesso non ben definita.

Il cielo si presenta buio e tetro e spesso per la loro presenza si devono accendere le luci.

L'altezza è compresa tra qualche centinaio di metri d'altitudine nella fascia temperata.

Sono nuvole di cattivo tempo e, in relazione alla temperatura presente in zona, possono generare piogge o neve.

 

Altostrato (As)

Altostrato

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tra le nubi stratiformi che si sviluppano a quote intermedie gli altostrati si presentano come una distesa nuvolosa più o meno densa di colore grigio o blu, liscia inferiormente. 
Poiché velano il Sole e la Luna, possono sembrare macchie luminose, ma, diversamente dai cirrostrati, non creano aloni.

Queste nubi producono neve leggera o pioggia fine e fitta, 
ma di solito sono così alte che le loro precipitazioni evaporano prima di raggiungere il terreno.
perturbazione

Sono nuvole che possono accompagnare tanto il tempo bello, quanto quello brutto. Nel primo caso saranno di colore più bianco, alte nel cielo e con la base ben definita; nel secondo saranno più scure, con la base indefinita. Se nel cielo arrivano per primi i cirrostrati, seguiti dagli altostrati, vuol dire che una perturbazione si sta avvicinando.

   

 

   
 
Fenomeni particolari

La rifrazione, violenti spostamenti di grande masse d'aria, cicloni e tempeste provocano nel cielo effetti visivi davvero particolari.

Cirrostratoarcobaleno

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un Cirrostrato può presentare un effetto di alone molto affascinante: intorno al sole si forma un cerchio luminoso e velato, a volte con bordi colorati. che mettono in ombra il resto del cielo.

L'arcobaleno è uno dei fenomeni più belli, dopo un temporale e durante una pioggia sottile e leggera.
Si può osservare un arco principale con colori più vivi, all'interno del quale spesso il cielo appare più luminoso. A volte è visibile un arco secondario meno luminoso, con il rosso all'interno anzichè all'esterno come nell'arco principale.

Quando osserviamo l’arcobaleno la luce che passa attraverso le piccole gocce d’acqua, rimaste sospese nell’aria dopo una pioggia: si scompone nei sette colori dello spettro solare (il rosso, l’arancio, il giallo, il verde, l’azzurro, l’ìndaco e il violetto), con tutte le relative gradazioni intermedie.

Uragani e cicloni tropicali si formano in condizioni climatiche e geografiche particolari: la struttura di un uragano è caratterizzata da una enorme massa di nubi che si possono estendere per un raggio di 500 / 1000 km, organizzati in spirali che convergono in un centro compatto e stretto. L'occhio del ciclone è la zona più pericolosa, può avere gradi dimensioni (anche 150 km) composta da cumulonembi spostati da venti fortissimi e accompagnati da piogge torrenziali.

ciclone visto dal satellite

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