Il 1 Novembre si celebra la festa di Ognissanti, una festività religiosa dedicata appunto a tutti i santi, quindi idealmente è il giorno dell’onomastico di chiunque porti un nome legato alla figura di un martire beatificato.
Ognissanti è una solennità che celebra insieme la gloria e l'onore di tutti i Santi e anche una espressione rituale cristiana per invocare tutti i santi e martiri del Paradiso noti o ignoti.
"Tutti i Santi" dipinto di Beato Angelico
La festa cattolica cade il 1° novembre, seguita il 2° novembre dalla commemorazione dei defunti ed è una festa di precetto che prevedeva una veglia e un'ottava nel calendario della forma straordinaria del rito romano.
Le commemorazioni dei martiri, comuni a diverse Chiese, cominciarono ad esser celebrate nel IV secolo. Le prime tracce di una celebrazione generale sono attestate ad Antiochia, e fanno riferimento alla Domenica successiva alla Pentecoste.
Questa usanza viene citata anche nella settantaquattresima omelia di Giovanni Cristomo (407) ed è preservata fino ad oggi dalla Chiesa Ortodossa d'Oriente.Come data di celebrazione della festività fu scelto il 1º novembre per farla coincidere con il Samhain, l'antica festa celtica del nuovo anno, a seguito di richieste in tal senso provenienti dal mondo monastico iralndese.
Secondo le credenze celtiche durante la celebrazione del Samhain, i morti avrebbero potuto ritornare nei luoghi che frequentavano mentre erano in vita, e celebrazioni gioiose erano tenute in loro onore.
Da questo punto di vista le antiche tribù celtiche erano un tutt'uno col loro passato ed il loro futuro. Questo aspetto della festa non fu mai eliminato pienamente, nemmeno con l'avvento del Cristianesimo che infatti il 2 novembre celebra i defunti.Papa Gregorio III(731-741) scelse il 1° novembre come data dell'anniversario della consacrazione di una cappella a San Pietro alle reliquie "dei santi apostoli e di tutti i santi, martiri e confessori, e di tutti i giusti resi perfetti che riposano in pace in tutto il mondo".
Arrivati ai tempi di Carlo Magno, la festività novembrina di Ognissanti era diffusamente celebrata.Il 1º novembre venne decretato festa di precetto da parte del re franco Luigi il Pio nell'835. Il decreto fu emesso "su richiesta di Papa Gregorio IV e con il consenso di tutti i vescovi".
La scelta del 1 novembre è possibile sia stata fatta per legare l’evento a Samhain, la festa da cui ha tratto origine il moderno Halloween, nel corso della quale si ricordavano i defunti e si festeggiava l’avvento del nuovo anno. Non a caso, la religione cristiana ha inserito al 2 novembre la commemorazione dei cari scomparsi.
Nata da radici egizie, greche e gnostiche intrecciate con antiche pratiche arabe, l’alchimia fonde a partire dal VIII secolo, sulla base dei testi di Ermete Trismegisto e di Geber (Giābir ibn Hayyān), i primordi della scienza sperimentale con elementi di misticismo e un nuovo alfabeto simbolico.
La più alta aspirazione dell’alchimia era ricavare dalla materia primigenia, attraverso vari stadi di purificazione, la pietra filosofale, sostanza purissima che al semplice contatto potesse far ottenere oro e argento — metalli del sole e della luna — dai metalli comuni, guarire il corpo umano, distillare un farmaco universale, giungere alla quintessenza della natura. Archimagia, chimica ermetica, crisopea e medicina spagirica sono sue derivazioni.
Le sue radici affondano negli antichi riti orfici greci, nella magia egizia, nella mistica gnostica e nella letteratura ermetica.
Fu coltivata da insigni studiosi come Ruggero Bacone, Raimondo Lullo, Cornelius Agrippa, Paracelso. Facendo largo uso di un immaginario derivato da attività di laboratorio, con gli alchimisti che per secoli cercarono davvero di sintetizzare metalli preziosi incappando anche in autentiche scoperte scientifiche, è in fondo una dottrina di purificazione dell’anima, pagana e del tutto estranea alla Chiesa. Infatti, alla conclusione del suo arco millenario, s’incanalò in alcuni suoi rivoli anche verso il rosacrocianesimo e la massoneria, visti come fumo negli occhi dalle gerarchie ecclesiastiche.
L’alchimia visse il suo periodo d’oro a partire dal 1400 fino alla fine del ‘700: l’Umanesimo e il Rinascimento, il neoplatonismo, l’entusiasmo montante per una nuova idea di ‘natura’, la riscoperta degli antichi testi, l’invenzione della stampa, tutto concorse a far divampare l’interesse per questa ‘ricerca della terra magica’ . Centinaia di adepti nelle città in tutta Europa divorarono vecchi libri esoterici e nuovi trattati dei filosofi naturalisti e, in mezzo ad alambicchi, fornaci e pozioni, con antiche pergamene, formule e riti, fra albedo e nigredo, elisir e pietre filosofali si misero alla ricerca del segreto dei segreti, il segreto della natura, della nascita della materia e dell’anima che la rende viva.
Prima di Carl Gustav Jung si tendeva a considerare l’alchimia solo dal punto di vista della magia o della storia della scienza e la si concepì come una pratica antesignana della moderna chimica, dato che in effetti qualche reazione notevole fu trovata dagli alchimisti, gli acidi minerali, alcuni sali, l’acqua regia, gli alcoli.
Ma oggi il suo significato ideale, una mappa allegorica per la trasmutazione della coscienza, ha trovato la dovuta attenzione.
L’alchimia si sforza in primo luogo di ampliare il regno spirituale della luce attraverso un meticoloso trattamento del mondo della materia, reputato terreno, pesante e — riecheggia qui il senso di diverse sette della gnosi tardoantica — oscuro.
L’alchimia crea e codifica un nuovo vocabolario, con una quantità sconcertante di immagini simbolico-allegoriche già nei manoscritti dell’alto Medioevo, nei libri di calcografie rinascimentali e barocche. Non vogliono informare l’estraneo, bensì offrire sostegno alle riflessioni dell’iniziato che già conosce la dottrina alchemica. Tra i più ricorrenti simboli legati all’alchimia ci sono il sole, la luna e Saturno, l’androgino, l’ouroburos, il caduceo, animali magici (draghi, fenici, pavoni, leoni, pellicani rospi, unicorni), il pentagramma, la stella di David, i glifi di zolfo e mercurio.
L’alchimia non è una rozza antenata della chimica: si deve guardare all’alchimia come a un modo complesso, razionale e irrazionale a un tempo, di interpretare la natura, di trovare le sue leggi segrete, di intercettare gli invisibili legami tra noi e le immani forze naturali, di sentir vibrare le corde delle fibre invisibili della natura. Augusto Piccini, chimico e accademico dei primi del Novecento, scrisse:
La chimica, come tutte le scienze, specie sperimentali, non ha tempo. Chi distingue l’alchimia dalla chimica moderna commette un errore. Sull’evoluzione del pensiero e dell’opera umana c’è continuità. L’alchimia non è la chimica antica intanto. La chimica è chimica dal suo inizio fino ad oggi. Ci sono delle grandi fermate, come per l’uomo che sta per spiccare il salto al progresso.
La parola alchimia è coniata nel XIII secolo dal latino chimia, alchimia (scienza occulta che ricerca la pietra filosofale), dall’arabo al kimiya cioè ‘pietra filosofale’, discendente da una voce copta chama, che vuol dire ‘nero’, o dal greco chyméia ‘mescolanza di liquidi’, ‘reagente universale’ e ‘arte per ottenerlo’. Elisir è in origine “lo elisir, cioè la materia che tigne ogni metallo” secondo Giovanbattista Ramusio in Delle navigationi et viaggi del 1563; “La pietra de’ filosofi, dagli arabi autori è chiamata elixir” per Tommaso Garzoni, Theatro de’ vari, e diversi cervelli mondani, nel 1583 — dall’arabo al iksir, ‘la pietra filosofale’ efficace anche come medicamento in forma di sostanza secca (dal greco xeros, ‘secco’).
In effetti l’opera alchemica ripete, nei suoi significati, il ciclo di Osiride, cioè delle stagioni: un ciclo di morte-rinascita, tipico dei culti agrari originatisi addirittura nel neolitico, presenti ovunque nel Mediterraneo e rimasti alla base dei culti misterici noti in epoca storica. Il senso originario dei cicli iniziatici consisteva nel superare il timore della morte attraverso la partecipazione alla ciclica rinascita della natura. L’iniziato conseguiva così una superiore comprensione del reale. Al riguardo ricordiamo che importantissima rimase, per gli alchimisti, la “rugiada” (Iside era detta “la rugiadosa”) che genera il miracolo della virente natura.
Le fasi del processo alchemico sono diverse a seconda degli autori, anche se i significati restano gli stessi sotto l’infinita varietà dei nomi. Il numero di queste fasi è legato ai significati magici dei numeri stessi; sono, a seconda degli autori, 4, 3, 7 o 12 (secondo Basilio Valentino, Steffan Michelspacher, George Ripley), fino a 14 (Samuel Norton).
Si può tuttavia dire che inizialmente le tappe del processo, a partire da Zosimo di Panopoli, fossero quattro.
Quattro fasi che devono la loro origine all’importanza della tetrade in tutto il pensiero sapienziale greco — e antico in generale — e presero il nome dai colori fondamentali della pittura greca (nero, bianco, giallo, rosso). Fu tracciato un parallelo tra esse e i quattro elementi, le quattro ore del giorno e le stagioni.
Di queste, la xantosi scomparve con l’affermarsi delle esigenze trinitarie; le tre restanti corrispondono, con una suggestiva analogia agraria, alla semina (inverno), alla germinazione (primavera-estate) e alla raccolta (autunno). Altre fasi e altri colori furono poi introdotti da alcuni autori nel processo alchemico (i 7 colori dell’Iride, “cauda pavonis”; “viriditas”, e, infine, il blu).
Carl Gustav Jung racconta di aver iniziato il suo viaggio nell’inconscio nella seconda metà della sua vita e per questo è stato decisivo l’incontro con l’alchimia. Scoprendo singolari affinità tra antichi simboli e i sogni dei suoi pazienti, comincia a studiare i testi degli alchimisti perché potevano fornirgli le basi storiche per il suo sistema psicologico. Nel 1914 studia il trattato alchemico cinese Il segreto del fiore d’oro e i volumi Artis auriferae quam chemiam vocant di Konrad Waldkirch che raccoglie i testi capitali dell’alchimia medievale. Dopo quindici anni di lavoro, nel 1944, pubblica Psicologia e alchimia, che resta fra le sue opere più affascinanti. Scrive Luigi Aurigemma nella sua introduzione:
L’alchimia permise a Jung di collegare le sue intuizioni, acquisite grazie alla sua personale “discesa nell’inconscio”, a un materiale antico, oggettivo e disponibile. Jung pose l’accento spesso sull’immenso aiuto fornito dall’alchimia per la comprensione dei processi nevrotici e psicotici. Numerosissimi sono anche i concreti riferimenti alla pratica clinica.
L’alchimia fu intesa da Jung come una disciplina teorico-pratica basata su presupposte corrispondenze, influssi, fra le diverse componenti visibili e invisibili del cosmo. Il lavoro si proponeva, attraverso complesse operazioni (l’opera alchemica) e attraverso colui che compiva queste operazioni (l’alchimista), di trasformare i metalli “vili” come il piombo in metalli “nobili”come l’oro. Jung intese giustamente l’alchimia come un ricco movimento di natura quasi religiosa, attraverso cui la pulsione interiore tendente alla trasformazione, alla liberazione della psiche umana dalle tenebre dell’ignoranza, era “proiettata” e vissuta nelle manipolazioni delle sostanze materiali.
All’interno del laboratorio dell’alchimista, negli alambicchi, al fuoco del forno fusorio si attendeva la manifestazione del frutto di tanto lavoro: l’oro. Il simbolismo alchemico esprimeva, con differenti termini, l’evoluzione della personalità.
La psicologia e l’alchimia, dunque, oltre che scienze, sono lo strumento per dimostrare la realtà di un istinto umano di saggezza, di una pulsione, oggettivamente attiva nella psiche, a uscire dalle oscurità dell’ignoranza per accedere all’aurea conoscenza del loro signifìcato profondo e più puro.
Gli alchimisti cercavano di trasformare i metalli in oro. In realtà, chiudendosi nei loro laboratori, stavano trasformando se stessi.
Ho un carattere particolare, nonostante mi avvio ai miei primi 5 mesi di vita, imparo alla svelta. Non mi faccio scappare dalla vista niente, il mio naso sente odori, tanti odori, riesce difficile identificarli e ubicarli nel posto giusto. Ma riesco a trovare tutto quello che sento con il mio nasino.
Mi piace, la casa, ha molti posti dove nascondermi, per ore, senza che mi trovino. Sarebbe meglio avere un difficile accesso, è meglio trovare posti piccoli, perchè chi mi vuole prendere, dovrà avere vita dura, per prendermi braccio e coccolarmi, per parecchi minuti...e poi mollami, eh, devo bere, mangiare...
Oggi ho sentito qualcuno che diceva che sarei nella razza dei bengalesi, con molte caratteristiche che sembrano appartenermi... non so cosa pensare, forse dovrei preoccuparmi, forse no: ho troppe cose da pensare, ho fame e sete, voglio correre, mordere, saltare. Mi danno da mangiare, qualcosa che tirano fuori da delle strane buste. Mi fanno impazzire, quelle cose, hanno odori che mi solleticano la fame, li voglio appena sento quel rumore e li versano nelle ciotole...ma perchè mi spostano se inizio subito a mangiare? Va beh.
Devo avere pazienza.
Meno male che non mi danno più il latte, dopo il 4 mese, ho iniziato ad avere la pancia gonfia di aria e in qualche modo, dovevo svuotarla. Quante urla, non capisco.
Credo che quello che mangio sia importante, per la mia salute. Meno male che quegli esseri strani e alti, capiscono che devono darmi cibi abbastanza controllati...mi danno da mangiare anche quello che mangiano loro, forse si dimenticano che non sono onnivoro come loro, ma solo...carnivoro. Bella parola, mi piace. Adoro assalire quello che è piccolo e si muove.
Adoro anche quei bastoncini piccoli da 5 grammi che mi danno, non vedo l' ora di averlo tra le zampe...lo lancio, lo mordo, lo divoro e... ma dove è finito?
I cibi da evitare sono:
1) Cioccolato
2) Impasto crudo per pane, ecc..
3) Uova crude
4) Ossa e scarti specie se di piccole dimensioni
5) Cipolle
6) Aglio
7) Pomodori verdi e patate crude
8) Avocado
9) Uva e uvetta
10) Latte
Altri alimenti a cui prestare attenzione: cibi contenenti xilitolo, funghi, fegato, noccioli di pesche e albicocche, caffè, caramelle, dolciumi e zucchero raffinato, snack salati, noci macadamia, cibi piccanti, alimenti troppo freddi, scaduti o avariati, olive con nocciolo.
A prescindere da queste cosette molto importanti, riprendiamo un attimo un discorso che molti trascurano.
Se mi fai male perchè mi vuoi insegnare qualcosa... ti odierò fino a che ho vita. Pensaci bene se mi vuoi spiegare cosa non vuoi che faccia e trovo un giusto modo se mi vuoi bene, oppure, non ti vorrò più vicino. Se sarò costretto, forse, ti chiederò da mangiare ma non oltre. Basta una sola volta a farmi Male, ricordalo..io tollero ma non dimentico.
Alla prossima, mici miei.
Il mondo è pieno di animali strani e con peculiarità in grado di stupire; regali dell’evoluzione che li hanno resi unici. Rimanendo sui crostacei, e più precisamente sui gamberi, tra le centinaia di specie di quest’ultimi ce ne sono alcune in grado di sparare. Si potrebbe discutere sul termine appena usato, ma è effettivamente quello che questi animaletti fanno.
Scientificamente parlando, si chiamano Alpheus Heterochaelis, ma sono meglio conosciuti come gamberi pistola. Il nome in sé suggerisce la loro caratteristica ovvero la capacità di sparare dei colpi. Come? con una delle due chele a loro disposizione.
Una rapida occhiata all’animale ed ci si rende conto che uno degli arti anteriori è assai più grosso dell’altro, è molto più grosso dell’altro. Questa enorme chela, mossa a gran velocità, è in grado di produrre un’onda d’urto del tutto paragonabile ad un proiettile in grado di stordire le prede. Tale capacità deriva da un paio di articolazioni uniche e mai viste prima in natura.
La grande velocità, all’incirca 100 Km/h, produce anche calore e vapore i quali producono una bolla di cavitazione. Oltre a questo, anche il rumore prodotto non scherza visto che si superano i 200 dB. Tornando alla bolla prodotta, la pressione che ne consegue al momento dello scoppio non è solo in grado di stordire altri crostacei, ma può anche uccidere sul colpo piccolo pesci. Questo gambero, di pochi centimetri di lunghezza, brandisce una chela di dimensioni proporzionate e un’altra massiccia che scatta con così tanta forza da stordire le prede con la sua onda d’urto. Le due chele lavorano insieme, le bolle si formano e poi rapidamente collassano, sparando un proiettile di plasma che a sua volta produce un lampo di luce e una temperatura di 8.000 gradi Fahrenheit (circa 4426,667°C). Esatto: creature sottomarine che entrerebbero nel palmo di una mano, armate di bolle esplosive incredibilmente bollenti.
Questo pistolero ha anche altre particolarità. Per esempio, è in grado di rigenerare un proprio arto qualora venga a mancare. Sono anche gli unici animali marini a praticare l’eusocialità creando delle vere e proprie colonie basate sulla suddivisione di ruoli.
L’ingegnere meccanico texano David Staack ha capito che questa versatilità potrebbe essere utile anche per gli umani. La sua squadra ha iniziato a procurarsi alcuni gamberi pistola vivi. Come altri artropodi, questi animali fanno la muta periodicamente, perdendo i loro esoscheletri mentre crescono. Quegli esoscheletri diedero a Staack un bel modello 3D della chela. Questo lo mandò a Shapeways, il servizio di stampa 3D commerciale, e ricevette la versione in plastica della pistola al plasma dei pistoleri.
Ciò permise a Staack di sperimentare sulla struttura unica dell’arto. La metà superiore dell’artiglio, che i gamberi ritraggono e bloccano, include uno “stantuffo“, che sbatte in una “presa” nella metà inferiore dell’artiglio. Questo crea un flusso d’acqua che si muove rapidamente e produce bolle, note anche in questa situazione come cavitazione.
“Questo ci ha ricordato una trappola per topi”, dice. “Così abbiamo fatto alcuni esperimenti in cui abbiamo messo alcune trappole per topi sott’acqua solo per vedere quanto velocemente il piccolo braccio ruotasse mentre lo avevi attivato. Abbiamo preso l’idea della trappola per topi e l’abbiamo applicata come un modo per spezzare l’artiglio.”
Nella versione di Staack dell’artiglio, la sua metà superiore ruota rapidamente su un’asta caricata a molla, creando una forza sufficiente a sbattere lo stantuffo nella presa. Questa azione genera un flusso di acqua ad alta velocità che a sua volta produce una bolla di cavitazione, che inizialmente è a bassa pressione e relativamente grande. Ma poi inizia a crollare.
“L’acqua spinge, spinge e spinge, e tu ottieni pressioni e temperature molto alte“, aggiunge. Le temperature sono così alte, infatti, che creano plasma a emissione di luce, che si può anche vedere quando il gambero della pistola scatta il suo artiglio. “Mentre cerca di respingere l’acqua, emette un’onda d’urto.” È così che il crostaceo stende la sua preda in natura.
Nel laboratorio, i ricercatori hanno usato telecamere ad alta velocità per osservare il getto d’acqua che si scatena dal loro artiglio. Esaminano anche le onde d’urto risultanti, catturando il bagliore della luce mentre il plasma si forma.
I gamberi a pistola non hanno il monopolio sulla generazione di plasma sott’acqua. Le persone saldano sott’acqua usando il plasma, noto come saldatura ad arco plasma, che produce calore intenso. Il problema è che quei mezzi sono inefficienti. L’uso dell’artiglio per generare plasma è 10 volte più efficiente di quelli precedentemente esplorati, secondo Staack. Tuttavia, richiederà uno sviluppo maggiore su scala.
Potrebbe anche diventare ancora più efficiente, perché i ricercatori non hanno bisogno di seguire fedelmente la biologia dei gamberi pistola. In effetti, Staack si rese conto che potevano tagliare le dimensioni della punta superiore dell’artiglio. Nel gambero pistola reale, presenta dei bubboni perché contiene i muscoli necessari per azionare l’arto. Ma questa versione robotica non è vincolata da quella biologia.
“Replicare ciò che l’animale fa è il primo passo“, afferma la biologa dell’Università di Stanford, Rachel Crane, che ha contribuito a sviluppare Ninjabot, un dispositivo che replica il colpo dei gamberi mantide, che similmente produce bolle di cavitazione. “Allora puoi guardarlo e capire: sì, non ho bisogno di un muscolo gigante, e quindi posso tagliare questa parte. Quindi puoi progettare un sistema migliore. ”
fonte
Se qualcuno sta morendo sul letto in un ospedale, nessuno della famiglia, parenti, e amici inizia a chiamare l’agenzia di funerale. Anzi se lo fa, verrà attaccato dai tutti, magari uno dei questo penserebbe, “Speri che muore prima possibile?”.
“Kotodama” si scrive 言霊. (anche 言魂)
言 “koto” è “parole”.
霊(魂) “tama” (collegando con “koto”, si pronuncia “dama”) è “spirito” o “anima”.
La parola “koto” ha un altro ideogramma 事 che intende “fatto”. Ora i due ideogrammi hanno i diversi significati, ma nell’era antica, anche dopo dell’importo del kanji dalla cina, il “dire” e il “fatto” avevano un concetto uguale. In un libro antico si vede 言 come 事, e viceversa.
E’ KitKat, un prodotto dolciario di Nestlè.
I giapponesi lo pronunciano “kitto katto”, che somiglia un po’ “kitto katsu”, cioè “vincere assolutamente”.
Per cui nel periodo dell’esame vengono acquistati dagli studenti che vogliono i cioccolatini che portano la fortuna. E’ un esempio di kotodama positivo.
Anticamente in Giappone chiamare qualcuno con il nome vero veniva evitato, perché chiamare così significava di controllare o dominare la personalità dell possessore del nome.
Quando due giovani si frequentano, per la ragazza fare sapere il suo nome vero è dichiarare che accetta il rapporto d’amore. Infatti nelle poesie antiche, chiedere il nome, è considerato una proposta di matrimonio.
In Kojiki, c’è una storia in cui una ragazza che aveva rivelato il suo nome per la richiesta da un imperatore, l’ha aspettato per ottanta anni sperando che lui venisse a prenderla.
L’autorice di Genji Monogatari è conosciuta come Murasaki Shikibu 紫式部. Ma non è il suo nome personale. Dicono che il nome autentico fosse stato Fujiwara Takako o Kaoriko 藤原香子, ma non è chiaro. Murasaki è stato preso dal nome di un personaggio nella storia, Shikibu è il nome del ruolo dilavoro di suo padre.
Non chiamare il nome vero è scomodo, così è nato azana (字) il sopranome per sostituirlo.
(Oggi tra gli amici quello che si usa per esprimere la simpatia si dice adana (あだ名). Col tempo è stato confuso con azana e adana.)
Il nome vero invece si dice imina (諱). Si scrive anche 忌み名, appunto vuol significare “nome da evitare di dire”.
Il noto samurai Miyamoto Musashi, di cui Musashi è azana. Il vero nome è Harunobu. Ma conunque lo chiamiamo Musashi, il nome conosciuto.
Anche oggi si trova facilmente la traccia di questo concetto, anche se oramai non è così presente come una volta.
In Giappone gli imperatori hanno il nome vero, ma durante la loro era, nessuno li chiama con il nome, anche perchè non è neccesario. L’imperatore è sempre e solo uno, per cui basta chiamare “L’imperatore”. Per distinguerlo dagli altri imperatori del passato, lo chiama “Kinjoo Tennoo”, ossia “L’imperatore Attuale”. L’imperatore precedente, con il nome dell’epoca Showa, lo chiamano Showa Tennoo. I Giapponesi si sorprendono quando sentono che all’ estero si usa il nome vero, come ad esempio capitò per L’imperatore Hirohito.
Nella vita quotidiana dei giapponesi, chiamare il nome vero è comunque significativo. Ad esempio nei cartoni animati la protagonista si imbarazza per essere chiamata con il suo nome, non cognome ne sopranome! Per chi vivere in Giappone, osservando bene come si chiamano, si capisce il rapporto o la distanza personale tra le persone.
Nel Reiki con il termine Kotodama, ci si riferisce ai Mantra dei vari simboli. Non è insolito comunque sentire chiamare i Kotodama anche Jumon.
Il termine Jumon, significa “incantesimo” o “magia”. quell’insieme di leggi cosmiche che regolano l’intero universo.
In alcune scuole giapponesi i Kotodama non vengono semplicemente pronunciati ma intonati come dei Mantra: vengono salmodiati a ripetizione o emessi come se fossero un lungo suono. Grazie alle loro vibrazioni, i Mantra producono un effetto di guarigione attraverso la funzione dell’interdipendenza: ogni Mantra possiede una determinata frequenza vibrazionale, per mezzo della quale l’energia liberata può essere indirizzata in modo preciso, al fine di lavorare su tematiche specifiche; siano esse fisiche, mentali o spirituali.
Cartomanzia
E’ pericoloso farsi fare le carte, fare sedute di cartomanzia, farsi leggere i tarocchi, le sibille, anche gratis e/o per gioco, oppure al telefono?
Si deve sapere che la lettura delle carte, o dei tarocchi, è una mantica esoterica, ossia la cartomanzia fa parte della magia, dell’occulto e dell’esoterismo in quanto metodo di indagine, anche in prospettiva futura, e conseguentemente è soggetta a tutti quei pericoli o conseguenze negative che si possono trovare affrontando determinati argomenti senza le dovute conoscenze e protezioni.
Leggere le carte, i tarocchi, o le sibille, è un atto magico e si possono, consapevolmente o inconsapevolmente, aprire “porte”, passaggi, che poi, se non si è preparati, non si è capaci di chiudere ed esse diventano passaggio di elementi di negatività, quando non addirittura entità portatrici di energie negative, come possono essere, nella migliore delle ipotesi le larve, oppure, nella peggiore, entità demoniache.
C’è tutta una letteratura esoterica in proposito e solo persone ignoranti e/o sprovvedute affrontano una materia così importante, ma anche così pericolosa, senza le dovute conoscenze.
Ma fuori dubbio il pericolo più grande è quello della infestazione larvale.
Oggi c’è il vizio – mi si consenta questo termine – per ogni sciocchezza o anche problema importante, di rivolgersi alla cartomanzia telefonica. A parte il giudizio negativo sulla cartomanzia fatta al telefono, degli 899 e tutti gli altri numeri a pagamento, con cui i mercanti dell’occulto NON danno alcun servizio di cartomanzia ma speculano sui bisogni e sulla necessità dei quanti chiamano ed all’esoterismo credono, pochi sanno che un modo per essere contagiati dalle larve, se non si è protetti, sta proprio nel telefono. Se, dall’altra parte, vi è qualcuno infestato larvalmente e voi non siete protetti e siete nelle condizioni di poter essere “contagiati” (leggasi debolezza psico-fisica), il collegamento dei due numeri telefonici è per le larve un’autostrada su cui viaggiare e colpire la vittima ignara che, così, dopo la telefonata, si trova “infettata larvalmente” e dà inizio al suo calvario, diventando lui stesso infettivo per altre persone e luoghi magari a lui cari.
Tarocchi
E molte volte l’infestazione larvale ha una sintomatologia molto simile ad quella di una fattura, di un malocchio, di un maleficio, e, se non ci si rivolge a persona esperta, ecco che il dramma si compie tutto nella sua completezza… E TUTTO PER UNA TELEFONATA.
Ma non solo la cartomanzia o la lettura dei tarocchi o le sibille sono pericolose al telefono. Gli stessi pericoli li corrono coloro i quali fanno queste pratiche per gioco o si dilettano a farle agli amici, parenti, facendosi passare per sensitivi e cartomanti, ed anche in questo caso andiamo ad aprire le stesse porte di cui abbiamo parlato sopra. Non farsi fare queste pratiche MAI da persone inesperte, per gioco, per prova, alle fiere, sui forum o in rete, ecc. senza le dovute protezioni, consapevoli che un errore o un atteggiamento superficiale verso tali manzie può diventare un gioco molto, MOLTO pericoloso.
Sedute spiritiche
In Italia c’è una certa tendenza all’occultismo e sono molti ad ammettere di avere partecipato a una seduta spiritica, almeno una volta nella vita. Ma con quali conseguenze? E’ vero che le sedute spiritiche sono pericolose ed è meglio non farle nemmeno per scherzo? Cosa fondamentale da ricordare è che per svolgere una seduta con gli spiriti occorre la presenza di un tramite sensibile, il cosiddetto Medium.
Storicamente, lo spiritismo apparve in Francia nella seconda metà del 1800, ma ai nostri giorni ha decine di milioni di seguaci in molti paesi dell’Europa e del mondo, oltre alla Francia: Spagna, Stati Uniti, Giappone, Germania, Inghilterra, Argentina, Portogallo e soprattutto Brasile.
In Italia, secondo alcuni dati riferiti da Codacons, sarebbero almeno 13 milioni i cittadini che ogni anno si rivolgono al mondo dell’occulto, ma in questa statistica rientrano anche coloro che chiedono consiglio a cartomanti, maghi e fattucchieri.
Il pericolo della seduta spiritica
Vediamo di capire qualcosa di più delle sedute spiritiche: qualcuno pensa che siano solo scherzi orditi da burloni che si divertono a vedere le reazioni dei più suggestionabili. E’ davvero così? Occorre fare una premessa, perchè qui c’è una mezza verità: infatti assistere a una seduta spiritica può avere effetti pericolosi se si è psicologicamente deboli. Di fatto, se si è facilmente suggestionabili, si sarà portati a credere a qualsiasi cosa!
Coloro che credono fermamente nella possibilità di parlare coi morti, invece, ritengono che sia necessario approcciare a tale pratica con serietà. In genere alle sedute presenzia anche una persona che non partecipa attivamente alla seduta ma che assiste, osserva e annota gli avvenimenti.
Le comunicazioni spiritiche avverrebbero solo grazie all’intervento di un “medium“, un tramite dotato di particolari sensibilità. A questa persona si riconoscono specifiche doti che permettono proprio la comunicazione fra spiriti e viventi, durante la cosiddetta seduta spiritica.
Lo spiritismo insegna che possiamo comunicare con gli spiriti dipartiti e con altre entità spirituali. Altri insegnano che possiamo cercare uno spirito guida a cui affidare la nostra vita. Coloro che credono si affrettano a dire che Dio nella Bibbia proibisce espressamente di consultare gli spiriti, con e senza l’aiuto degli spiritisti, perchè vi è del male e del pericolo in questa pratica (Levitico 19:31; 20:6,7; Isaia 8:19).
Noi non siamo cristiani, ma pagani; certo è che non è facile gestire certe situazioni se non si è all’altezza.
Fonte: il Web.
Vi è mai capitato di essere condizionati da una persona? Capita praticamente sempre: vivendo in una società sempre alla ricerca della “moda”, del trendy e del “cool” dobbiamo per forza adattarci allo stile di vita degli altri oppure rimanere indietro e venire pian piano abbandonati. Un esempio lampante sono tecnologia e genitori: generalmente i nostri genitori, soprattutto se hanno superato i 60 anni, hanno un approccio ostile con smartphone, pc, wi-fi e internet, questo perché i loro tempi scorrevano più lentamente mentre oggi siamo bombardati di nuove proposte del mercato che sembrano addirittura necessarie.
Ma il condizionamento di cui voglio parlarvi io è ben diverso e non c’entra quasi nulla con la tecnologia e merchandising: quello di cui voglio parlarvi è il condizionamento (se non addirittura l’assoggettamento) di uno o più individua da parte di una persona che più carisma.
Anche questo, è innegabile, avviene ogni giorno e c’è sempre qualcuno che in un modo o nell’altro condiziona le decisioni di altri soggetti. Ovviamente i condizionamenti vanno a stadi di intensità e si passa da pareri personali a patologie; io raggiungo direttamente gli ultimi tre livelli, che sono davvero uno dei più grandi misteri della medicina.
Avete mai sentito parlare di allucinazione di massa? Chi ama il paranormale e i misteri conosce bene questa dicitura perché per la maggior parte dei fenomeni paranormali, avvistamenti di fantasmi, incontri ravvicinati con alieni gli scettici forniscono queste soluzione e ciò che i testimoni credo di aver visto. Ma è davvero così? Io vedo un fantasma perché un mio amico vede un fantasma?
A riguardo sono stati effettuati molti esperimenti e in effetti è risultato che sì, se voi diceste ad un gruppo di persone che la vostra casa è infesta (pur non essendolo), gran parte di loro affermeranno di aver vissuto in casa vostra un fenomeno paranormale. Le “allucinazioni collettive” sono un fenomeno di lieve entità psicologica perché riguardano pochi istanti e in ogni caso sono una sorta di autoconvinzione di più persone in seguito ad un’errata interpretazione di un soggetto che “domina” psicologicamente gli altri.
Facendo un passo nelle psicosi più gravi incontriamo la cosiddetta “isteria di massa”, ovvero quando una comunità di persone finisce per credere a qualcosa basandosi esclusivamente sulle credenze o sulla testimonianza non verificata di un soggetto. Di solito l’isteria di massa si verifica in ambienti affollati, dove le persone sono accomunate da uno stato di eccitazione psichica altissimo; l’autosuggestione gioca un ruolo importantissimo, ma a questo si aggiunge la teoria secondo cui due menti in uno stesso ambiente non “ragionano” mai una indipendentemente, ma si influenzano tra di loro.
In passato ci sono stati molti casi documentati di isteria di massa, molti in periodo medievale in conseguenza della dura repressione della Chiesa verso i pagani e gli eretici; tuttavia anche in tempi più recenti si sono verificati episodi che potremmo far rientrare in questa casistica. Due esempi tra tutti:
– Il 13 ottobre del 1917 migliaia di persone, credenti e non credenti, riferirono di aver assistito ad un fenomeno che fu chiamato “miracolo del sole”: era l’ultima apparizione della Madonna di Fatima ai pastorelli. Molti dei presenti, anche a distanza di parecchi chilometri, raccontarono che mentre pioveva d’un tratto la pioggia cessò e le nuvole si diradarono: il sole, tornato visibile, avrebbe cominciato a roteare su sé stesso, divenendo multicolore e ingrandendosi, come se stesse precipitando sulla Terra.
– Negli anni ’30 la famosissima radiocronaca fatta da Orson Welles che raccontava un immaginario sbarco di marziani negli Stati Uniti provocò un tale delirio collettivo che moltissimi finirono per credere di vedere sul serio flotte aliene che stavano atterrando per conquistare la Terra.
L’ultimo livello di condizionamento psicologico è chiamato disturbo psicotico condiviso, cioè una vera e propria follia condivisa da due o più soggetti. Si tratta di una rara sindrome psichiatrica in cui una convinzione paranoica o delirante viene trasmessa da un individuo all’altro.
Il disturbo conosciuto come sindrome di Lasègue-Falret, dal nome degli scopritori nel 1877, e al pari di una malattia si propaga quando un individuo affetto entra a contatto con altri soggetti vulnerabili (solitamente socialmente o fisicamente isolati); la psichiatria ne studia i sintomi e l’evoluzione da decenni, ma ancora si fa fatica a comprendere il meccanismo che induce un soggetto a lasciarsi condizionare fino alla totale distorsione della realtà.
Il disturbo psicotico condiviso è una psicopatia che può affliggere in due modi:
– Follia imposta: quando c’è un soggetto dominante che impone il suo pensiero delirante su altre persone che non avrebbero avuto quel disturbo se non avessero interagito con l’induttore. È il tipo più diffuso e avviene in soggetti già vittime di patologia mentali di un certo rilievo (negli edifici di cura psichiatrica capita che un soggetto dominante influisca su altri soggetti “imponendo” il suo pensiero). Questa patologia, pur essendo la più diffusa, è allo stesso tempo più facilmente curabile perché si è notato che ricoverando i soggetti in luoghi separati i deliri delle persone influenzate dal soggetto dominante indotta scompaiono nel tempo, anche senza l’utilizzo di farmaci.
– Follia simultanea: è la più rara e allo stesso tempo la più difficile da comprendere e da curare poiché i soggetti (solitamente due), che già indipendentemente soffrono di psicosi, si influenzano l’un l’altro con i rispettivi deliri in modo che i loro pensieri diventino uguali o molto simili tra loro. Nei soggetti interessati vengono alimentate distorsioni e convinzioni deliranti che spingono a un sempre maggiore ritiro per la percezione di essere minacciati o non compresi. Quando la situazione giunge a un livello esasperato, si manifestano vere e proprie allucinazioni condivise e anche le terapie di sostegno non riescono a ridurre il rischio di ricadute. Questo tipo di patologia si verifica spesso in gruppi familiari isolati dalla società (per forza o per scelta) e può sfociare in vere e proprie aggressioni verso chi cerca di interagire dall’esterno.
Il disturbo psicotico condiviso continua è ancora oggi uno dei misteri della psichiatria, ma sembra alimentare la convinzione di molti studiosi secondo cui il cervello umano abbia facoltà enormi che l’uomo attualmente non riesce ancora ne ad amministrare ne a capire, ma che potrebbero un giorno portarlo ad uno stadio evolutivo semi-divino.