Overblog
Segui questo blog Administration + Create my blog
">

LOGO-SITO-19-gennaio

12 gennaio 2020 7 12 /01 /gennaio /2020 23:03

Brasile, e ora ci addentriamo nella foresta pluviale più grande del mondo: l’Amazzonia. Arriviamo in una zona dove la vegetazione si dirada abbastanza da permetterci di osservare attentamente i dintorni, e davanti a noi vedo un ramo che fa proprio al caso nostro. Mi sono assicurato di portare un bel pezzo di carne fresca e sanguinolenta, e ora, amici, vi chiedo di aiutarmi a legarlo a quel ramo. Non sono sicuro che funzionerà come esca, ma la protagonista di questa puntata è sicuramente abituata a consumare pasti del genere. Presto, nascondiamoci tra la vegetazione! C’è qualcosa nel cielo e si sta avvicinando a grande velocità: è un uccello. Un gigantesco uccello.

 

In quei pochi secondi che gli servono per coprire la distanza che lo separa dalla carne, ci rendiamo davvero conto delle dimensioni di questo animale: le sue ali sono enormi, e una grande testa ricoperta di piume grigie termina in un becco acuminato pronto a lacerare e dilaniare. È quasi arrivato, ecco che sfodera i suoi artigli impressionanti e li affonda nell’esca, mangiando avidamente dopo aver ripiegato le ali.  vi presento uno dei più grandi rapaci al mondo: l’aquila arpia.

arpia2
Già, questo impressionante uccello prende il nome dai mostri della mitologia greco-romana che avevano teste di donna su un corpo d’aquila. Tuttavia, l’arpia che abbiamo davanti (Harpia harpyja) è senza dubbio un uccello da preda al 100%. Ora che possiamo osservarla in tranquillità mentre è concentrata sul suo pasto, notiamo che la sua colorazione è tra il nero e il marrone sul dorso, mentre le zampe, il ventre e la superficie inferiore delle ali sono prevalentemente bianchi. La testa, invece, è di un grigio tendente al metallizzato. Come abbiamo già potuto notare, le dimensioni di questo rapace lasciano ammutoliti: le femmine di aquila arpia possono raggiungere un peso di circa dieci chili (i maschi, invece, sono molto più piccoli, solitamente la metà rispetto alle partner), imponendosi così come credibili aspiranti al trono di “più grande tra le aquile”, che si contendono con l’aquila di Papua (Harpyospis novaeguineae) e l’aquila di mare di Steller (Haliaeetus pelagicus). Per quanto riguarda l’apertura alare, invece, l’arpia è sicuramente inferiore alle due rivali, ma non per caso: questo uccello vive in un ambiente costituito da fitte foreste tropicali, dove ali troppo lunghe sarebbero esposte al rischio di urti e fratture. Ciononostante, l’arpia vanta comunque un’apertura alare di tutto rispetto, che può tranquillamente superare i due metri.

 

Il suo becco è piuttosto corto rispetto a quello di altri suoi cugini rapaci, ma comunque in grado di strappare brandelli di carne dalle prede. In ogni caso, la vera arma letale dell’arpia sono i suoi artigli. Sono tre per zampa, lunghi fino a 15 cm, e ricordano molto quelli dei dromeosauridi che abbiamo incontrato molto tempo fa in Jurassic Week. L’aquila li usa per afferrare saldamente le sue prede, solitamente scimmie di vario tipo e bradipi, e sollevarle in aria grazie alla straordinaria forza delle sue zampe: se volesse, questo uccello potrebbe tranquillamente alzarsi in volo stringendo nella sua morsa un bambino di cinque anni.
L’aquila arpia è, almeno teoricamente, diffusa dal Messico al nord dell’Argentina, e regna nei cieli delle foreste pluviali. Dico teoricamente perché questo uccello è sempre più raro allo stato brado, per via della sistematica distruzione del suo habitat che viene trasformato in terreni agricoli o di pascolo: questo processo, che ha portato alla sua quasi completa estinzione in America centrale, minaccia l’arpia anche in Brasile, dove la popolazione di aquile si è drasticamente ridotta anche a causa della caccia indiscriminata; è perciò fondamentale supportare attivamente i progetti di conservazione in atto per impedire che questo straordinario animale scompaia dai cieli dell’America Latina.

Le Arpie: la storia

È in effetti questo il compito affidato da Zeus alle due arpie, Aella e Ocipete, quale parte della punizione da lui inflitta al re della Tracia Fineo, reo di svelare troppo di ciò che scopriva grazie al suo dono della profezia. Dopo averlo accecato, il padre degli dei lo confinò su un'isola fornendogli un ricco banchetto al quale, tuttavia, non poteva accedere. Ogni volta che vi si avvicinava, infatti, le arpie giungevano dal cielo a portargli via il cibo dalle mani e defecare su quanto si lasciavano dietro.

Al tormento posero fine gli Argonauti guidati da Giasone, più precisamente Zete e Calaide, figli di Boreo, il vento del nord, e come tali in grado di volare. Essi inseguirono le arpie e le misero in fuga senza però far loro del male, nel rispetto di una richiesta di Iris.

Come la dea aveva promesso, le arpie non tornarono più a infastidire il re indovino, che per riconoscenza rivelò a Giasone il sistema per attraversare le terribili rocce semoventi del Bosforo.

Un avaso decorato e due illustrazioni di un'arpia
foto: alcune illustrazioni di una Arpia e un antico vaso decorato.


Fuggite nelle isole Strofadi, le arpie, a cui nel frattempo si era in qualche modo aggiunta una terza sorella, Celeno, ebbero poi modo di incontrare Enea, che aveva fatto tappa lì nel corso del suo viaggio verso l'Italia.

Privo di alleati volanti, l'eroe troiano non ebbe modo di difendersi dalle creature, che misero lui e i suoi in fuga, non prima di aver profetizzato che nel corso del loro viaggio avrebbero sofferto la fame al punto da dover mangiare le loro stesse mense (una minaccia non poi così terribile se si considera che le mense erano focacce di farro essiccate usate a mo' di piatto).

Delle arpie si trovano tracce anche in letteratura successiva.
Dante Alighieri le pone infatti all'Inferno, nel canto XIII, a infestare la foresta dei suicidi nel secondo girone, una situazione illustrata sia da Gustave Doré che da William Blake nel suo The Wood of the Self-Murderers: The Harpies and the Suicides.

Il bosco dei suicidi di William Blake con le Arpie
foto: il dipinto di William Blake sul bosco dei suicidi con le Arpie dell'Inferno di Dante Alighieri.
 

Le Arpie: aspetto e caratteristiche

Come già accennato, le arpie sono state spesso confuse con le sirene, le tre donne alate che attiravano i naviganti contro gli scogli grazie alla loro incantevole voce, ma che per una serie di equivoci e confusioni linguistiche hanno poi acquisito caratteristiche ittiche nell'immaginario collettivo.

Questa confusione si accentua anche in ambiti quali il gioco di ruolo Dungeons&Dragons, nel quale le arpie dispongono di una voce che incanta gli avventurieri.

Questo le ha portate a un progressivo imbruttimento, culminato proprio nelle vicende degli Argonauti, per quanto già in precedenza fossero state rappresentate come donne in apparenza seducenti ma terrificanti a distanza ravvicinata, talvolta perfino dotate di serpi al posto dei capelli come le gorgoni.

A prescindere dal loro aspetto, comunque, le arpie sono sempre state creature essenzialmente maligne, impegnate soprattutto a privare i mortali del cibo, ma non di rado anche a divorarli, un compito che, per quanto affidato loro dagli dèi, sembravano svolgere con estremo piacere.

Le Arpie all'Inferno di Gustave Doré
foto: l'incisione di Gustave Doré a illustrare l'Inferno dantesco con le Arpie.


Tra i loro doveri vi era quello di tormentare chiunque attraversasse le Strofadi diretto verso il Tartaro, tanto per rendergli più piacevole il viaggio come se la destinazione di per sé non fosse stata sufficiente.

L'aquila neotropicale chiamata ArpiaIn alcuni ambiti, tuttavia, le arpie vengono anche considerate psicopompi, guide per le anime destinate all'aldilà, cosa che viene evidenziata dalla loro raffigurazione su alcune tombe.

In almeno un caso le arpie vengono viste però anche come portatrici di vita. Una di esse infatti, si presume Celeno, fecondata dal vento dell'ovest Zefiro, è la madre dei cavalli dell'eroe Achille.

 

fonte

L' arpia che non è una leggenda in Amazzonia
L' arpia che non è una leggenda in Amazzonia
Condividi post
Repost0
18 dicembre 2019 3 18 /12 /dicembre /2019 23:19

In quanto simbolo del paganesimo e del male, il drago è un personaggio frequente nelle storie dei santi medievali. La lista dei santi sauroctoni – cioè uccisori di draghi – è infatti molto lunga: Teodoro, Silvestro, Margherita e Marta (che però si limitò ad ammansire il mostro) sono solo i più famosi. A questi si aggiunge l’arcangelo Michele, alla guida della battaglia contro il drago apocalittico.

Tra gli uccisori di draghi, tuttavia, nessuno ha riscosso tanta venerazione popolare quanto san Giorgioscelto come patrono dall’Inghilterra e dal Portogallo.

Della sua vita non ci sono notizie storicamente fondate, se non che fu un soldato originario della Cappadocia, martirizzato sotto Diocleziano. Le storie che lo riguardano sono quindi il risultato di elaborazioni medievali, che si arricchivano progressivamente di dettagli.

L’iconografia tradizionale di Giorgio è legata al suo miracolo più celebre, quello appunto dell’uccisione del drago. L’episodio, come viene riportato nella Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, è noto: per tenere lontano un mostro che infesta la città libica di Selem, gli abitanti estraggono a sorte giovani vittime da dargli in pasto; quando il sacrificio tocca alla figlia del re, compare san Giorgio a cavallo, che neutralizza il drago (la scena immortalata dagli artisti); quindi invita la principessa a legare la cintola al mostro, ora mansueto, per condurlo in città; di fronte al miracolo, il re e l’intera popolazione si convertono; e il drago viene finalmente ucciso.

Dal XII secolo in poi la scena della lotta contro la creatura demoniaca è frequentissima in tutta Europa, ed è testimoniata in pittura…

… in scultura…

… e in miniatura.

In Occidente l’iconografia del santo si basa quasi prevalentemente su questo episodio (gli altri miracoli e il suo martirio sono rappresentati raramente) e l’attributo caratterizzante di san Giorgio diventa il drago.

Non sempre però il nostro martire equestre è stato rappresentato così. In origine, anzi, non c’era traccia di draghi nelle storie del santo, e tanto meno nell’iconografia.

La più antica rappresentazione di san Giorgio risale alla prima metà del X secolo e si trova in Armenia, nella chiesa della Santa Croce eretta sull’isola Akdamar. Qui un bassorilievo mostra tre santi a cavallo, e tra questi c’è anche Giorgio, raffigurato mentre trafigge con la sua lancia non un drago, bensì una figura antopomorfa. Gli altri due cavalieri sono san Sergio che uccide un animale feroce (al centro), e san Teodoro alle prese – lui sì  – con un drago (a sinistra).

San Giorgio e il drago

Nella cattedrale di Nikortsminda (inizio XI secolo) in Georgia, la scena si ripete: sulla sinistra Teodoro neutralizza un drago-serpente, mentre a destra Giorgio colpisce una figura umana.

San Giorgio e il drago

All’epoca infatti il santo sauroctono per eccellenza era Teodoro di Amasea, santo soldato noto a partire dal VII secolo per aver sconfitto un essere mostruoso. Ecco spiegato perché, nelle rappresentazioni altomedievali, la figura del drago è associata in esclusiva a lui. Nei secoli seguenti san Teodoro continuerà a essere affiancato dal drago (come la statua sulla colonna in piazzetta San Marco a Venezia) ma l’iconografia sarà minoritaria.

Fino all’XI secolo nelle storie su san Giorgio non c’era invece alcun riferimento all’uccisione di un drago: il santo era venerato semplicemente come soldato-martire che aveva convertito i popoli infedeli. Per questo fino ad allora l’immagine tradizionale che lo rappresentava era di un cavaliere intento a trafiggere un uomo, simbolo del persecutore pagano e dell’eresia.

 

La credenza che anche Giorgio avesse fronteggiato un mostro prese corpo in Oriente proprio in questo momento, forse sulla spinta delle stesse rappresentazioni figurative.

Negli affreschi e nei rilievi orientali infatti il santo era sempre affiancato da Teodoro, in lotta con il (suo) drago: una prossimità che a un certo punto indusse gli artisti a far convergere verso il mostro entrambi i santi, fino a che Giorgio non “assorbì” del tutto il tema figurativo del drago. La prima testimonianza è in Cappadocia, nella chiesa di Santa Barbara a Soganli (XI secolo).

San Giorgio e il drago

Contemporaneamente, intorno all’immagine di san Giorgio che uccide il drago iniziò a definirsi una storia vera e propria, che si faceva tanto più ricca di particolari quanto più il culto del santo si diffondeva.

I primi testi che narrano l’episodio risalgono alla fine dell’XI secolo e contengono già tutti gli elementi che conosciamo: il mostro lacustre, la principessa salvata, l’addomesticamento del drago condotto in città, la conversione del popolo.

La storia di san Giorgio e del drago si stava diffondendo, ma avrebbe mantenuto ancora a lungo una dimensione locale, circoscritta alle regioni orientali, se non fosse stato per le Crociate. I cristiani si identificarono facilmente nel santo vittorioso che aveva liberato una terra in mano agli infedeli: come santo protettore dei crociati, nessuno era più adatto di san Giorgio.

Ma anche un altro fattore potrebbe aver contribuito al successo del santo tra i soldati pellegrini: la visione, a Bisanzio, di una grande tavola dipinta raffigurante un sovrano che trafigge un drago, schiacciandolo sotto i suoi piedi. L’immagine era posta davanti al vestibolo del Palazzo imperiale e rappresentava l’imperatore Costantino trionfante sulla “tirannia degli empi”, simboleggiata da un drago-serpente. L’iconografia aveva goduto di grande fortuna ed è plausibile che i crociati ne avessero visto un esemplare, poi sovrapposto all’impresa del santo sauroctono.

In tempi rapidissimi il culto di san Giorgio si diffuse in tutta Europa, e con esso la rappresentazione del cavaliere che uccide il drago (in Inghilterra la prima immagine è dell’inizio del XII secolo). Mentre in Oriente il mostro aveva un aspetto simile al serpente, la versione esportata dai crociati aumentava di dimensioni e acquistava zampe e ali, trasformandosi nel drago che tutti noi conosciamo.

 

fonte

.

Condividi post
Repost0
29 agosto 2018 3 29 /08 /agosto /2018 22:48

Menzionata negli antichi testi gnostici del Nag Hammadi delle persone che precedettero il cristianesimo, parlarono e scrissero di esseri alieni misteriosi invasori conosciuti come ‘Arconti’ che da allora sono stati tranquillamente nascosti alla “storia” per motivi pressoché poco chiari. Ma, come tutte le conoscenze che provocano pensieri e ragionamenti, hanno resistito alla prova del tempo e fatto la loro strada attraverso le fessure del sapere mediante le ricerche degli studiosi, storici e di tutti i ricercatori che allo stesso modo, attraverso la ricerca delle teorie più probabili e credibili in relazione alla vita, stanno vagliando e cercando di capire quello che sta succedendo nel nostro mondo oggi e quale sia questa “realtà” scritta probabilmente da esseri esistiti agli albori dei tempi.

Nel 1945, dei testi antichi sono stati trovati in Nag Hammadi in Egitto. Su questi testi antichi, scritti in copto risalenti a più di 2.000 anni fa, c’è indicata la storia della vita come è stata predicata e creduta dalla gente di Nag Hammadi. Il motivo per cui questi testi sono così incredibilmente importanti è che assolutamente nessuno ha manipolato gli scritti in essi contenuti in modo da essere studiati così come furono scritti. Essi non sono stati alterati o distrutti o modificati come la Bibbia. I testi sono stati sepolti in una profonda grotta in Egitto, a dimostrazione del mantenimento della loro integrità. Si tratta di 13 papiri, che furono ritrovati in una giara di terracotta da un abitante del villaggio di al – Qasr, presso un monastero cenobita pacomiano nell’isola di Nag Hammâdi, detta anche isola elefantina. La zona del ritrovamento è situata accanto alla parete rocciosa di Jabal – al Tarif, circa 450 km a sud del Cairo, in Egitto. I papiri rimasero nascosti per lungo tempo dopo il ritrovamento e in seguito ad una complessa vicenda, dopo essere stati dispersi, furono recuperati e messi a disposizione degli studiosi. I testi contenuti nei codici sono, per la maggior parte, scritti gnostici, ma includono anche tre opere appartenenti al Corpus Hermeticum ed una parziale traduzione della Repubblica di Platone. Si ipotizza che tali codici appartenessero alla biblioteca di un monastero della zona, e che i monaci li abbiano nascosti per salvarli dalla distruzione, quando si cominciò a considerare lo gnosticismo come eresia.

Potrebbe essere questa la verità ultima? Questo potrebbe aiutarci, a capire una specie persa come la nostra senza la conoscenza delle sue vere origini, per poter finalmente capire che cosa sta succedendo e ci è successo?

Oltre 2.000 anni fa, ci fu una religione su questo pianeta chiamata gnosticismo, che era la più grande religione sulla terra in quel momento. È interessante notare che questa religione è del tutto scomparsa e come è certo non se ne parla poco se non del tutto, nei corsi universitari sullo studio della religione. I testi di Nag Hammadi ci forniscono una descrizione approfondita di ciò che gli gnostici credevano però, e nella fattispecie che la libertà poteva essere raggiunta solo attraverso la conoscenza pura. La leggendaria biblioteca di Alessandria è stata effettivamente gestita da gnostici. La loro cultura si diffuse in quasi tutta l’Europa e nel Medio Oriente. Questo cosa la fa diventare ancora più interessante e significativa, perché questa religione precede le grandi religioni al di fuori del giudaismo, che a sua volta era stato pronunziato quasi solo in Israele.

 

Gli gnostici predicavano che c’era una grande invasione planetaria e questo lo fecero circa nel 3.600 aC. Il pianeta Terra era stato invaso da esseri misteriosi e spietati conosciuti come Arconti. Queste creature avevano la capacità di creare una “realtà” illusoria, di manipolare le menti rendendoci succubi e schiavi. Perché lo facevano? Si dice che erano gelosi di noi perché dotati di un’anima, che semplicemente loro non possedevano. Abbiamo immaginazione che ci rende creativi e unici nel nostro genere cose che probabilmente loro non possedevano. Secondo i testi, alcuni di loro si presentavano sotto forma di rettili, altri come creature dalle sembianze animalesche e altri ancora sotto forma di feto dalla quale, quelle volte dove riusciva a svilupparsi completamente nascevano creature dalla pelle grigia e gli occhi scuri capaci di farti rimanere immobile col solo sguardo.

Il motivo per cui questi esseri creavano illusioni per noi, attorno a noi e su di noi cercando di controllarci attraverso la manipolazione della “realtà” si pensava fosse perché in realtà si nutrissero della nostra energia negativa e positiva sfruttandola a proprio piacimento. Quindi non solo volevano usare la nostra immaginazione e la nostra creatività contro di noi, per creare una “realtà” per se stessi a nostre spese, ma in realtà si nutrivano ogni volta che ci impegnavamo in atti di violenza, di odio, di invidia, di aggressività e perversione, tra le tante, tutte cose che si dice riuscissero a stimolare e suscitare delle sorti di lezioni atte ad una variante metodica del loro modo di soggiogare gli altri. In sostanza, odiavano la pace, odiavano la felicità e volevano costringerci a vibrare ad una frequenza molto bassa per poter esercitare la loro supremazia su noi.

Questo è poi stato il vero motivo che ci ha spinti alla ricerca di altre tradizioni e religioni, questo può sembrare assurdo a coloro che non hanno familiarità con questa questione? Ma, tutte queste storie che sono state raccontate hanno avuto davvero un senso? Ci hanno praticamente detto di credere in un Dio che è vendicativo e se noi non lo disobbediamo, verremo esiliati al supplizio eterno e al tormento. Ci viene anche detto che i nostri premi sono in attesa dopo questa vita e, nonostante l’ingiustizia che prospera su questo pianeta, il “male” verrà punito al giusto momento. Questo suona per me come antica propaganda per permettere a chi ha il potere di continuare senza protestare o porre resistenza. D’altra parte, gli insegnamenti gnostici risuonano con esattezza ciò che sta succedendo nel nostro mondo di oggi.

È possibile guardare e imparare di più, su questi antichi esseri nel video qui sotto e che cosa esattamente potrebbe essere in corso oggi sul nostro pianeta.

In questo video, un ricercatore spiega come possiamo reclamare il nostro potere da questi esseri sinistri; l’unica cosa che mi dispiace è che l’ho trovato solo in lingua inglese e che quindi non tutti saranno in grado di capirne realmente il messaggio.

La Terra venne governata da una corsa interplanetaria nota come “Arconti”
Condividi post
Repost0
6 marzo 2018 2 06 /03 /marzo /2018 23:17

Gli indiani Macuxi, sono indiani che vivono in Amazzonia, in paesi come il Brasile, Guyana e Venezuela. Secondo le loro leggende, sono i discendenti dei figli del Sole, il creatore del fuoco e protettore della malattia e della “Terra interiore.”
Leggende orali raccontano di una voce pronunciata dalla Terra. Fino al 1907, i Macuxies entrarono in una sorta di caverna attirati da una voce e viaggiando per 13 o 15 giorni fino a raggiungere l’interno. È lì, “dall’altra parte del mondo, nella terra interna” scoprirono creature giganti e viventi dell’altezza di circa 3-4 metri di altezza.1453705358_image
Secondo i Macuxies a questi giganti è stato dato il compito di monitorare il passaggio davanti all’ingresso e impedire agli stranieri di entrare nella “Terra cava”. Altre leggende, dicono i Macuxi, narrano di persone che entrarono nella misteriosa grotta per tre giorni, dove incontrarono i giganti scendono le scale, questi giganti facevano passi di 90 centimetri circa ogni volta.
Dopo il terzo giorno, si lasciarono alle spalle le loro torce, e continurono il loro viaggio “dentro” la Terra illuminata dalle luci che erano già presenti nelle grotte affisse alle pareti. Lanterne giganti, delle dimensioni di un cocomero, brillanti come il sole.
Dopo 4-5 giorni di viaggio, le persone in viaggio nella grotta cominciarono a perdere peso e massa corporea, permettendo loro di muoversi molto più velocemente.
Le leggende dei Macuxi narravano che dopo 5 giorni all’interno delle caverne, sarebbero passati da enormi caverne cui tetti non si vedevano nemmeno, a una delle camere all’interno del sistema di grotte, dove si poté vedere quattro oggetti “come il sole”, così brillanti e luccicanti che erano impossibili da guardare, il cui scopo era sconosciuto al villaggio Macuxi.
All’interno della Terra, c’erano luoghi in cui gli alberi erano in grado di produrre cibo. I Macuxi dicevano di essersi nutriti con frutta di cajúes, quercia, mango, banane e alcune piante più piccole ma solo dopo 6-7 giorni di cammino all’interno della terra questo fu possibile.


Quanto più la gente Macuxi si trasferì nella Terra, aree più grandi di vegetazione osservarono e scoprirono. Ma non tutte le aree erano di colore verde e prospero. Il popolo Macuxi diceva che alcuni posti sono estremamente pericolosi e dovevavo essere evitati, come quelli con bollenti pietre e torrenti “azoge”(caldi e acidi).
Le leggende orali dei Macuxi continuavano col dire che dopo aver attraversato queste camere giganti, avevano trascorso la metà del viaggio e che devono muoversi con cautela, perché c’era la possibilità di imbattersi nella misteriosa “aria” che poteva indurre la gente a “volare o galleggiare” in giro.
Continuando il viaggio, raggiunsero un posto all’interno della Terra, dove i giganti abitavano. Lì, gli esploratori Macuxi mangiarono insieme ai giganti alimentandosi con mele delle dimensioni di teste umane, uva delle dimensioni di un pugno umano, e deliziosi e giganteschi pesci catturati dai giganti e dati ai Macuxi come doni e regali.


Dopo la scorta con il gigantesco cibo offerto agli esploratori Macuxi furono pronti a tornare a “casa”, pronti per il mondo “esterno”, aiutati a risalire dai giganti del mondo interiore.
Si dice che i Macuxi siano i “guardiani protettori” dalla malavita, custodendo l’ingresso della Terra interiore, e le sue leggende raccontano di una terra nell’interno della terra, che è piena di incredibile potenza e ricchezza.
Questa leggenda, naturalmente, è considerata da molti proprio come narrazione, un’altra storia ancestrale. Ma per i Macuxi, questa “leggenda” era ed è reale, una sorta di impronta storica, dove erano visti come protettori dell’ingresso agli esploratori britannici venuti in Amazzonia alla ricerca di oro e diamanti, vietando di avventurarsi nelle grotte, e non tornare mai più.
Dal momento che con l’ultimo incontro con loro, i giganti, non venne tenuto fede il loro impegno, i Macuxi dissero che sarebbero stati puniti per non aver rispettato i loro obblighi e le “leggende” dei giganti scomparsi nel corso degli anni.
E ‘possibile che questa sia solo un’altra leggenda? O c’è qualcosa di più misterioso nella tribù Macuxi e nelle sue leggende? Si dice che la Terra Cava esista in molte antiche civiltà e culture di tutto il mondo.
L’esistenza di creature giganti che popolano il nostro pianeta è un altro fatto presente in decine di antiche culture di tutto il mondo, anche presenti in testi religiosi come la Bibbia.
E ‘possibile che le leggende Macuxi siano reali e che da qualche parte in Amazzonia ci sia un ingresso alla Terra interiore?

Armando Rossi

fonte

Condividi post
Repost0
3 settembre 2014 3 03 /09 /settembre /2014 13:42
Sin dai tempi antichi, in numerose culture Sirio - la stella del cane - è stata circondata dal mistero. Insegnamenti esoterici di tutte le Ere hanno costantemente attribuito a Sirio un posto di rilievo, dettaglio riscontrabile nel vasto simbolismo legato ad essa. Ma cos'è che rende Sirio tanto speciale?

La sua fama è dovuta semplicemente al fatto che si tratta della stella più luminosa nella volta celeste, oppure esiste un antico nesso che la collega all'umanità? Questo articolo esaminerà l'importanza di Sirio nella storia umana e nel simbolismo delle società segrete.

 

 

Sirio si trova nella costellazione del Cane Maggiore (Canis Major) - nota nelle cultura anglofone come Big Dog - ed è quindi denominata Stella del Cane (Dog Star). E' oltre venti volte più luminosa e due volte più grande del nostro sole. Durante la notte Sirio appare come la stella più luminosa nel cielo, e il suo bagliore bianco-bluastro ha affascinato gli astronomi fin dagli albori del tempo. Non c'è da stupirsi - quindi - che Sirio sia stata venerata da quasi tutte le civiltà umane. Ciò detto, al di là del suo aspetto caratterizzato da una singolare brillantezza, vi è dell'altro che la rende così speciale?

 

 

Artefatti provenienti da diverse antiche civiltà hanno rivelato che Sirio ricoprisse una grande importanza sia in ambito astronomico, che nella mitologia e nell'occultismo. Le scuole misteriche la considerano il Sole Dietro il Sole, cioè la vera fonte della potenza del nostro Sole. Laddove il calore del nostro Sole mantiene in vita il mondo fisico, si ritiene che Sirio mantenga in vita il mondo spirituale. E' considerata la "luce vera" che risplende ad Oriente ed illumina lo spirito, così come il Sole illumina il mondo fisico, quest'ultimo considerato come una grande illusione.

 

L'associazione di Sirio con la divinità, e la sua identificazione con 'la casa dei grandi maestri dell'umanità' non si limita ad essere riscontrata nella mitologia di alcune civiltà primitive; è diffusa convinzione che il suo culto si sia protratto (ed ingrandito) fino ai nostri giorni. Considereremo l'importanza di Sirio nell'antichità, analizzeremo la sua importanza nelle società segrete ed esamineremo come i concetti esoterici ad esso collegati siano stati tradotti nella cultura popolare.

sirio, cane maggiore

 

Nelle Civiltà Antiche.

 

Nell'antico Egitto Sirio era considerata la stella più importante della volta celeste. In effetti, astronomicamente era il fondamento dell'intero sistema religioso egizio. Era venerata con il nome di Sothis e associata a Iside, dea madre della mitologia egizia. Iside era la componente femminile della trinità completata da Osiride e il loro figlio Horus. Gli antichi egizi tenevano Sirio in così grande considerazione che la gran parte delle loro divinità erano associate ad essa più o meno direttamente. E' evidente la connessione anche iconografica con Anubi, dio della morte dalla testa di cane. E Toth-Hermes, gran maestro dell'umanità, era esotericamente collegato a Sirio.

 

 

Il calendario egizio si basava sulla lievitazione eliaca di Sirio che puntualmente si verificava poco prima delle esondazioni annuali estive del Nilo. I movimenti celesti della stella erano osservati e venerati anche dagli antichi greci, dai sumeri, dai babilonesi e da innumerevoli altre civiltà. La stella era considerata sacra e la sua apparizione nel cielo era sempre accompagnata da feste e celebrazioni. La Stella del Cane annunciava l'arrivo delle giornate calde e secche di agosto, da cui il termine popolare 'canicola estiva.'

 

 

Molti occultisti sostengono che la Grande Piramide di Giza sia stata costruita in perfetto allineamento con le stelle, ed in particolare con Sirio. Sembra che le cerimonie dei misteri egizi si compiessero sotto la luce di tali stelle.

 

"Tale antico popolo (gli egizi), era consapevole che una volta all'anno il Sole si allineasse con la Stella del Cane. Pertanto la Grande Piramide fu costruita in modo tale che durante la sacra congiunzione astrale la luce della Stella del Cane andasse a posarsi sull'altare della Pietra di Dio nel lembo superiore della Grande Galleria, illuminando il capo del sommo sacerdote, il quale ricevuta la Forza Solare Superiore, attratta dal suo perfetto Corpo Solare, poteva poi trasmetterla agli altri iniziati in funzione della evoluzione della loro divinità. Era questa la funzione della Pietra di Dio, su cui durante il Rituale sedeva Osiride per riversare sul sacerdote la luce celeste (illuminandolo). 'Il Nord e il Sud di quella corona sono amore', proclamava un inno egiziano. «E così secondo l'insegnamento egizio la luce visibile non era che l'ombra della Luce invisibile; e nella saggezza di quell'antico paese le misure della Verità erano gli anni dell'Altissimo." Marshall Adams, The Book of the Master

 

Recenti scoperte scientifiche riguardanti la Grande Piramide ed i suoi misteriosi canali di ventilazione hanno ulteriormente confermato l'importanza di Sirio in relazione alla piramide.

 

il cielo su giza
Allineamento astrale rispetto alla Grande Piramide di Giza.  Orione (associato al dio Osiride) è allineato con la Camera del Re, mentre Sirio (associata con la dea Iside) è allineata con la Camera della Regina.
"Un aspetto affascinante di Sirio è dato dal simbolismo e dai significati ad essa associati. Diversi grandi civiltà associarono infatti Sirio ad una figura dalle sembianze canine, e la consideravano sia come l'origine che come la destinazione di una Forza Misteriosa. Nell'astronomia cinese e giapponese Sirio è nota come la Stella del Lupo Celeste. Diverse tribù aborigene nordamericane la accostano anch'esse a una figura canina: le tribù Seri e Tohono O'odham del sud-ovest descrivono Sirio come il cane che segue le pecore di montagna, mentre i Piedi Neri la chiamano Faccia di Cane. Gli Cherokee la abbinano ad Antares e la definiscono il cane da guardia celeste del "Sentiero delle Anime." La tribù dei Lupi del Nebraska (Skidi) la chiama Stella del Lupo, mentre altri gruppi tribali attigui la conoscono come la Stella del Coyote. Più a nord, gli Alaskan Inuit la definiscono la Luna del Cane." JB Holberg, Sirius: Brightest Diamond in the Night Sky

 

La Tribù dei Dogon ed Atlantide.

 

Nel 1971 lo scrittore americano Robert Temple pubblicò un controverso libro intitolato Il Mistero di Sirio, in cui affermò che i Dogon (antica tribù africana del Mali) conoscessero una lunga serie di dettagli concernenti Sirio impossibili da scoprire senza l'uso di telescopi. Secondo Temple i Dogon erano a conoscenza della natura binaria di Sirio, la quale è effettivamente composta da due diverse stelle di nome Sirio A e Sirio B. Tutto ciò indusse Temple a ipotizzare che i Dogon avessero avuto rapporti 'diretti' con degli esseri provenienti da Sirio. Tutto ciò sembra essere confermato da molte società segrete (che storicamente annoverano tra le loro fila alcune delle personalità più influenti al mondo) in cui si tiene in gran considerazione una connessione mistica tra Sirio e l'umanità.

 

 

Secondo la mitologia dei Dogon, l'umanità si sarebbe evoluta grazie ai Nommo, una specie di esseri anfibi originari di un pianeta orbitante intorno a Sirio. Il mito narra che costoro "discesero dal cielo all'interno di un contenitore accompagnato dal fuoco e dal tuono" ed impartirono agli esseri umani una conoscenza profonda. Questa leggenda indusse Temple a teorizzare che i Nommo fossero gli abitanti di Sirio, che a un certo punto nel lontano passato si recarono sulla Terra ed impartirono alle civiltà antiche (come egiziani e dogon) molti insegnamenti sul sistema di Sirio e sul nostro stesso sistema solare. Dopo tali eventi queste antiche civiltà fecero propri gli insegnamenti dei Nommo e li integrarono nei loro culti religiosi e dottrine misteriche.

 

 

Il sistema mitologico della cultura Dogon è sorprendentemente simile a quello di molte altre civiltà come la sumera, egiziana, israelita e babilonese, in quanto include il mito archetipico di un "gran maestro giunto dall'alto." A seconda della civiltà, tale gran maestro è noto come Enoch, Thoth o Hermes/Ermete Trismegisto. Si narra che costui abbia insegnato all'umanità le cosiddette 'scienze teurgiche.' Nelle tradizioni occulte si ritiene che Thoth-Hermes abbia tramandato i propri insegnamenti al popolo di Atlantide, che secondo la leggenda diventò la civiltà più avanzata del mondo prima che l'intero continente si inabissasse sotto il Grande Diluvio (resoconti di un diluvio si riscontrano nei miti di innumerevoli civiltà). I sopravvissuti di Atlantide raggiunsero via mare diversi paesi tra cui l'Egitto, dove importarono le loro conoscenze avanzate. Numerosi occultisti ritengono che le inspiegabili attinenze tra civiltà lontane nello spazio e nel tempo (come i Maya e gli Egizi) possano essere spiegate dal loro comune contatto con i residui della civiltà di Atlantide.

 

"E' possibile che le nozioni religiose, filosofiche e scientifiche possedute dalle caste sacerdotali dell'antichità fossero il retaggio di Atlantide, il cui inabissamento cancellò ogni traccia del suo ruolo nel dramma del progresso mondiale? Il Culto del sole di Atlantide è stato perpetuato nel ritualismo e cerimonialismo del cristianesimo e del paganesimo. Sia la croce che il serpente erano emblemi Atlantidei della divina saggezza. I divini progenitori (atlantidei) dei Maya e di altre popolazioni dell'America Centrale coesisterono nella radianza verde e azzurra del Gucumatz, il serpente "piumato". I sei saggi nati dal cielo si manifestarono come centri di luce legati insieme o sintetizzati dal settimo - principale - elemento del loro ordine: il serpente "piumato". Il titolo di serpente "alato" o "piumato" fu conferito a Quetzalcoatl o Kukulcan, iniziatore delle genti centro-americane. Il centro della religione e saggezza di Atlantide era presumibilmente un grande tempio piramidale posto sul ciglio di un altopiano ubicato nel bel mezzo della città dai Cancelli Aurei. Da qui i sacerdoti iniziati della Sacra Piuma portarono le chiavi della Saggezza Universale fino alle estremità della Terra.
(...)
"Dagli Atlantidei il mondo ricevette non solo l'eredità delle arti e mestieri, delle filosofie e delle scienze, dell'etica e delle religioni, ma anche un'eredità di odio, conflitti e perversione. Gli Atlantidei istigarono la Prima Guerra; ed è stato detto che tutte le guerre successive furono combattute nello sforzo inutile di vendicare la Prima, ed il torto da essa provocato. Nell'imminenza dell'inabissamento di Atlantide, i suoi iniziati illuminati intuirono che la loro terra fosse ormai condannata in quanto si era allontanata dal sentiero della Luce, dunque lasciarono il continente sfortunato portando con se la dottrina sacra e segreta. Questi atlantidei si stabilirono in Egitto, dove divennero i primi governanti "divini". Quasi tutti i grandi miti cosmologici che formano il fondamento dei testi sacri del mondo sono basati sui rituali del Mistero di Atlantide." Manly P. Hall, The Secret Teachings of All Ages

 

È possibile che Thoth-Ermete Trismegisto sia l'equivalente dei Nommo della cultura dogon, provenienti da Sirio? I testi antichi riguardanti Ermete lo descrivono come un maestro di misteri che "giunse dalle stelle." Inoltre, Thoth-Hermes era direttamente collegato a Sirio nei miti egizi.

 

"La Stella del Cane: la stella adorata in Egitto e riverita dagli occultisti; in primo luogo perché la sua levata eliaca con il Sole costituiva il segno profetico della inondazione benefica del Nilo, e in secondo luogo perché è misteriosamente collegata a Toth-Hermes, dio della saggezza, e in altra forma a Mercurio. Così Sothis-Sirius aveva, e tuttora ha, un'influenza mistica e diretta su tutto il paradiso vivente, ed è collegata con quasi ogni divinità. Era Iside nel cielo, chiamata Iside-Sothis della "costellazione del cane", come si evince dai suoi monumenti. Era connessa alla Piramide. Sirio era perciò collegata con tutte le iniziazioni che avevano luogo in essa." Helena Blavatsky, Theosophical Glossary 

 

"Il trattato egiziano trismegistico: La Vergine del Mondo si riferisce al 'rito nero' collegato alla nera Osiride, il più alto grado di iniziazione segreta nella antica religione egizia ed il segreto ultimo dei misteri di Iside. Questo trattato insegna che Ermete giunse sulla Terra per insegnare la civiltà agli uomini e poi ritornò alle stelle, lasciandosi alle spalle la religione misterica d'Egitto con i suoi segreti che un giorno sarebbero stati decodificati." Robert Temple, The Sirius Mystery

 

L'interpretazione dei miti riscontrabili nelle culture antiche non è una scienza esatta e le connessioni sono intrinsecamente difficili da dimostrare. Tuttavia, il legame simbolico tra Sirio ed il sapere occulto è costantemente riemerso nel corso della storia ed ha viaggiato senza soluzione di continuità attraverso i secoli. In realtà Sirio è venerata oggi proprio come millenni orsono. Diverse società segrete moderne come la massoneria, i Rosacroce e la Golden Dawn (considerati ordini ermetici dato che i loro insegnamenti si basano su quelli di Ermete Trismegisto) attribuiscono la massima importanza a Sirio. Basta esaminare il loro simbolismo affinché un occhio educato riesca a cogliere la profonda connessione tra Sirio e la filosofia occulta.

 

 

Il Simbolismo Occulto di Sirio nelle Società Segrete.

 

Affermare che Sirio sia 'importante' per gli ordini ermetici è un eufemismo. La Stella del Cane è il punto centrale degli insegnamenti e del simbolismo delle società segrete. La prova finale di quanto affermato risiede nel fatto che molte società segrete traggono il loro nome da questa stella.

 

 

Nel Tarocchi.
sirio-tarocchi, le stelle

 

"Il diciassettesimo numero maggiore nei tarocchi è denominato Les Etoile, (La Stella, in francese), e ritrae una giovane donna inginocchiata con un piede in acqua e l'altro sulla riva. La forma espressa dal suo corpo ricorda vagamente una svastica. Regge in mano due urne, il cui contenuto si riversa sia sulla terra che nel mare. Sul suo capo vi sono otto stelle, una delle quali è particolarmente grande e luminosa. Il Conte de Gébelin identifica tale grande stella in Sothis o Sirio, mentre i restanti sette astri raffigurano i pianeti sacri degli antichi. De Gébelin ritiene che la figura femminile sia Iside nell'atto di causare l'esondazione del Nilo che accompagnava il sorgere della Stella del Cane. La nudità della figura potrebbe significare che la natura non riceve la sua nuova veste verdeggiante fino al momento in cui le acque esondate del Nilo non provochino la germinazione della vita di piante e fiori." Manly P. Hall, The Secret Teachings of All Ages

 

Nella Massoneria.

 

Nelle logge massoniche Sirio è nota come la Stella Fiammeggiante. Basta osservare il simbolismo massonico per svelare quanto importante essa abbia nella massoneria. L'autore massone William Hutchinson scrisse su Sirio:. "E' il primo ed il più rilevante oggetto che richiede la nostra attenzione nella Loggia." Proprio come illuminava le iniziazioni nella Grande Piramide, la sua luce è simbolicamente presente nelle logge della massoneria.

 

"Gli antichi astronomi associarono alle stelle tutti i grandi simboli della Massoneria. Sirio riluce all'interno delle nostre logge come la Stella Fiammeggiante." Albert Pike, Morals and Dogma 

 

sirio-loggia-massonica
Sirio, la Stella Fiammeggiante, al centro del mosaico di una pavimentazione massonica.
sirio-loggia-massonica
La Stella Fiammeggiante brilla davanti agli occhi dei membri di una loggia massonica.

 

"(La Stella Fiammeggiante) indicava in origine Sirio, o Stella del Cane, che precorreva le esondazioni del Nilo. Poi divenne l'immagine di Horus, figlio di Osiride, simboleggiato anche dal Sole, autore delle stagioni e Dio del Tempo; il figlio di Iside, che era la natura universale, la materia primordiale, fonte inesauribile di vita, scintilla di fuoco increato, seme universale di tutti gli esseri. Ed era Hermes, Maestro dell'apprendimento, il cui nome greco è quello del dio Mercurio." Albert Pike, Morals and Dogma

 

In Massoneria si insegna che la Stella Fiammeggiante sia un simbolo di divinità, di onnipresenza (il Creatore è presente ovunque) ed onniscienza (il Creatore vede e sa tutto). Sirio è dunque il "luogo sacro" verso cui sono diretti tutti i massoni: è la fonte del potere divino e la destinazione delle persone divine. Concetto spesso rappresentato nell'arte massonica, come nell'immagine in basso.

ascensione verso sirio

 

Per raggiungere la perfezione è necessario che l'iniziato comprenda correttamente ed interiorizzi la duplice natura del mondo (bene e male, maschile e femminile, bianco e nero, ecc), mediante una metamorfosi alchemica. Tale concetto è simbolicamente rappresentato dall'unione di Osiride e Iside (i principi maschile e femminile) che dona vita ad Horus, la Stella-Figlio, figura simile a Cristo, l'uomo perfetto della Massoneria, equiparato alla Stella Fiammeggiante.

 

"Sole e Luna rappresentano i due grandi principi: il maschio e la femmina che riversano la loro luce sul frutto della loro unione: la stella fiammeggiante, o Horus." Albert Pike, Morals and Dogma
Nell'immagine in basso, il geroglifico egizio raffigurante Sirio contiene tre elementi: un obelisco 'fallico' (che rappresenta Osiride), una cupola 'ricevente' (che rappresenta Iside) ed una stella (che rappresenta Horus).

 

trinità egizia, geroglifico
Questo concetto è talmente importante nel simbolismo massonico da essere stato incorporato in alcune delle strutture più importanti al mondo.

washington, simbolismo
Il monumento presso la città di Washington, un obelisco egizio che rappresenta il principio maschile è direttamente collegato con la cupola del Campidoglio che rappresenta il principio femminile.  Insieme producono Horus, energia invisibile rappresentata da Sirio.  

piazza san pietro, simbolismo
Piazza San Pietro, Città del Vaticano

 

 

Come affermato da Albert Pike, il dio egizio Horus e la stella Sirio sono spesso associati. Nel simbolismo massonico l'occhio di Horus (o Occhio Onniveggente) è spesso raffigurato circondato dal luccichio della luce di Sirio (immagine in basso).

occhio-onniveggente-sirio

 

Data la correlazione simbolica tra l'Occhio Onniveggente e Sirio, l'immagine in basso è auto-esplicativa.

gran sigillo, sirio

La luce dietro l'Occhio Onniveggente sulla banconota da un dollaro americano non sarebbe dunque quella del sole, ma di Sirio. La Grande Piramide di Giza fu costruita in allineamento con Sirio e dunque risplende sopra la Piramide. Un radioso omaggio a Sirio si trova quindi anche nelle tasche di milioni di cittadini.

 

Ordine della Stella d'Oriente

 


oso, simbolo
Il simbolo dell'Ordine della Stella d'Oriente è una stella rovesciata simile alla Stella Fiammeggiante massonica.

 

 

Considerata la versione femminile della massoneria (sebbene anche i maschi possano aderirvi), l'Ordine della Stella d'Oriente (OES) è denominato la Stella Nascente da Oriente. Una spiegazione "pubblica" delle origini del nome dell'Ordine sostiene che sia connessa alla stella cometa che condusse i tre Re Magi fino al luogo di nascita di Gesù Cristo. Uno sguardo approfondito al senso occulto del simbolismo dell'Ordine chiarisce che l'OES si riferisca a Sirio, la stella più importante per la Massoneria.

 

 

Madame Blavatsky, Alice Bailey e la Teosofia.

 

Helena Blavatsky e Alice Bailey, le due principali figure associate alla Teosofia, consideravano Sirio una potenza esoterica originaria. La Blavatsky affermò che Sirio eserciti un'influenza mistica e diretta su tutto il creato e sia collegata ad ogni grande religione dell'antichità.

 

 

Alice Bailey vedeva la Stella del Cane come la vera "Grande Loggia Bianca" e riteneva che fosse la casa della "Gerarchia Spirituale." Per questo motivo considerava Sirio come la Stella dell'Iniziazione.

 

"Questa è la grande stella dell'iniziazione perché la nostra Gerarchia (espressione del secondo aspetto della divinità) è sotto la supervisione o controllo magnetico spirituale della Gerarchia di Sirio. Queste sono le principali influenze di controllo in base a cui il Cristo cosmico funziona sul principio cristico nel sistema solare, nel pianeta, nell'uomo e nelle forme inferiori di espressione di vita. Esotericamente è detta 'stella brillante di sensibilità." Alice Bailey, Esoteric Astrology

 

Non diversamente da numerosi altri scrittori esoterici, Bailey ritiene che Sirio abbia un grande impatto sulla vita umana.

 

"Ciò che può farsi in questa sede nella trattazione di un argomento di tale profondità è elencare brevemente alcune delle influenze cosmiche che sicuramente condizionano la nostra Terra, che ovunque producono risultati nella coscienza umana, e che durante il processo di iniziazione producono alcuni specifici fenomeni.
"Prima di tutto vi è l'energia o la forza emanata dal sole Sirio. Se così si può dire, l'energia del pensiero, o la forza la mente nella sua totalità, raggiunge il sistema solare da un lontano centro cosmico tramite Sirio. Sirio agisce come un trasmettitore o un catalizzatore dal quale emanano quelle influenze che producono auto-coscienza nell'uomo." Alice Bailey, Initiation, Human and Solar

 

Aleister Crowley, l'Argentium Astrum e Kenneth Grant.

 

Nel 1907 Crowley fondò il suo proprio ordine occulto denominato AA - acronimo di Argentium Astrum, che può essere tradotto ne L'Ordine della Stella d'Argento. La Stella d'Argento era ovviamente un riferimento a Sirio. Sebbene Crowley facesse quasi sempre riferimento alla Stella del Cane in termini velati, tutta la sua filosofia magica, dal suo sviluppo come un giovane massone fino ai suoi ultimi anni come il capo dell'OTO, è del tutto in accordo con l'influenza di Sirio, identificato ed espresso da altri scrittori della stessa epoca. Si ritiene che il suo presunto contatto con il Santo Angelo Custode che in seguito avrebbe condotto alla canalizzazione del Liber AL: Il Libro della Legge abbia avuto origine da Sirio.

 

 

Se Crowley ricorreva ad espressioni in codice per descrivere Sirio, il suo protetto Kenneth Grant scrisse esplicitamente e ampiamente della Stella del Cane. Nei suoi molti libri descrisse spesso Sirio come un potente centro di potere magnetico magico. La sua convinzione che la stella fosse la chiave centrale per svelare i misteri delle tradizioni egiziane e Typhoniane nel tempo si consolidò per diventare un punto centrale della sua ricerca. Una delle più importanti e controverse tesi di Grant concerneva la connessione tra Sirio e Set; una dimensione extra-terrestre che collegherebbe Sirio, la Terra e Set, il dio Egizio del Caos, associato a Satana.
"Set è l'iniziatore, colui che apre la coscienza degli uomini ai raggi del Dio Immortale caratterizzati da Sirio: il Sole al Sud." Kenneth Grant, The Magical Revival

 

"Sirio, o Set, era l'originale "colui che non ha testa"; la luce della regione inferiore (sud) nota (in Egitto) come An (il cane). Da cui Set-An (Satana), signore delle lande infernali, luogo di calore successivamente codificato in senso morale come l'inferno." Ibid

 

Sebbene ogni filosofia occulta descriva Sirio in termini leggermente dissimili, ognuna di esse concorda nel considerarla come il "sole dietro il sole", la vera fonte del potere occulto. Essa è percepita come la culla della conoscenza umana e la convinzione della esistenza di un forte legame tra la stella e il pianeta Terra non sembra mai diventare obsoleta. Esiste realmente un collegamento tra Sirio e la Terra? La Stella del Cane è realmente un simbolo esoterico che rappresenta qualcosa che accade nel regno spirituale? Si tratta di entrambe le cose? Una cosa è certa, il culto di Sirio non è roba del passato ed è ancora oggi molto vivido. Basta dare uno sguardo alla nostra cultura popolare - molto influenzata dal simbolismo occulto - per scorgere diversi riferimenti a Sirio.

 

 

Sirio nella Cultura Popolare.

 

I riferimenti a Sirio nella cultura popolare sono troppi da elencare (ad esempio basta dare un'occhiata ai nomi e logo delle più importanti radio satellitari di tutto il mondo). Un aspetto più interessante è costituito dai riferimenti codificati. Molti film famosi infatti sono pieni di velati ma profondi riferimenti alla Stella del Cane (apparentemente destinati a coloro "che sanno"), in cui la Stella interpreta il ruolo da sempre attribuitole nei Misteri: quello di iniziatore e maestro divino. Ecco alcuni esempi.

 

 

In Pinocchio della Disney, basato sulla storia scritta dal massone Carlo Collodi, Geppetto rivolge le proprie preghiere alla stella più luminosa nel cielo affinché gli conceda di avere un "bambino vero." La Fata Turchina (il suo colore è un riferimento al bagliore bluastro di Sirio), scende dal cielo per donare la vita al burattino. Durante le avventure che Pinocchio vivrà per divenire un bambino vero (allegoria della iniziazione esoterica), la Fata lo guida verso la "retta via." Sirio è quindi rappresentato come una fonte di vita, una guida e un maestro.

pinocchio,sirio

In Harry Potter, il personaggio di nome Sirius Black è probabilmente un riferimento a Sirio B. (la stella più oscura del sistema binario di Sirio). Costui è il padrino di Harry Potter; il che fa di Sirio ancora una volta un insegnante ed una guida. Il mago Sirius Black può trasformarsi in un grosso cane nero, ulteriore riferimento alla Stella del Cane.

harry potter,sirio

Nel film The Truman Show, un riflettore azzurro - usato per imitare la luce di una stella nel mondo posticcio di Truman - cade dall'alto e quasi lo colpisce.  L'etichetta sul riflettore riporta la dicitura Sirius. L'incontro di Truman con 'Sirio' gli dona un assaggio della 'vera conoscenza' e risveglia la sua ricerca della verità. Sirio è dunque la 'Stella dell'Iniziazione.' Essa induce Truman a prendere atto dei limiti del suo mondo illusorio (il nostro mondo materiale) e lo conduce verso la libertà (emancipazione spirituale).

 

truman show, sirio

In Conclusione.
Dagli albori della civiltà ai tempi moderni, dalle remote tribù africane alle grandi capitali della modernità, Sirio fu - ed è tuttora - vista come datrice di vita. Nonostante la disparità tra le culture e le epoche, alla Stella del Cane sono stati attribuiti sempre gli stessi connotati misteriosi. Tutto ciò induce a domandarsi come siano possibili tali perfette similitudini. Esiste una fonte che accomuna tutti questi miti su Sirio? La Stella del Cane è stata sempre, invariabilmente associata alla divinità e considerata fonte di sapere e potere. Tali collegamenti sono molto evidenti quando si esaminano gli insegnamenti e il simbolismo delle società segrete, che hanno sempre fatto riferimento ad un legame mistico con questo speciale corpo celeste. Esiste un legame segreto tra l'evoluzione umana e Sirio? Venire a capo di un tale segreto potrebbe svelare uno dei più grandi misteri della storia umana.

 


Articolo in lingua inglese, pubblicato sul sito The Vigilant Citizen
Link diretto:

 


Traduzione a cura di Anticorpi.info

 

http://www.anticorpi.info/2014/07/mitologia-e-simbolismo-di-sirio-la.html#more

Condividi post
Repost0
13 agosto 2014 3 13 /08 /agosto /2014 21:58

Il Kraken è una famosa creatura leggendaria appartenente alla mitologia nordica. Appartiene al mondo marino ed è comunemente riconosciuto come un mostro simile ai calamari giganti

La sua fama è dovuta in gran parte alla diffusione relativamente recente del suo mito, nonché alle innumerevoli apparizioni in contesti fantasy sia per quanto riguarda il cinema e la narrativa, sia per quanto riguarda il campo ludico.

Kraken: Etimologia

Kraken deriva dal norvegese "krake", che significa "aberrazione" o "animale malsano". È un termine che si ritrova anche nel dizionario tedesco, con il significato di "piovra" e che deriva da una radice proto-indio-europea. 

Nell'inglese si ritrova nella parola "crack", verbo onomatopeico che richiama la rottura, lo schiocco. 

Si possono ricollegare questi significati alle caratteristiche stesse del Kraken: la forma di calamaro gigante e l'attacco e la distruzione delle navi

Kraken: Origini

Il Kraken è un mostro mitologico marino, la cui origine risale a un'opera educativa anonima del 1250 d.C. circa, Konungs skuggsjá. In questo testo l'autore riprende due mostri marini della mitologia norrena, chiamati Hafgufa e Lyngbark, e apparsi nella Saga di Örvar-Odds: le caratteristiche dei due mostri vengono illustrate in maniera approfondita e l'autore suggerisce l'idea che in realtà si tratti dello stesso mostro, il Kraken, appunto.

Tuttavia il mito del Kraken prende forma in maniera più organica nel Settecento, quando appare nell'opera Systema Naturae di Carl Nilsson Linnaeus, del 1735. In questo libro viene classificato come un cefalopode, perdendo quindi la forma descritta nelle prime pubblicazioni.

Un'altra apparizione del Kraken si trova nel volume Storia naturale della Norvegia, scritto dal vescovo Erik Pontoppidan, del 1752.

Dal tardo Settecento in avanti, fino all'Ottocento, il mito del Kraken conosce invece la sua massima diffusione, assumendo le caratteristiche tipiche che gli vengono ancora comunemente riconosciute e perdendo altri aspetti risalenti alle origini della leggenda.

Il Kraken dipinto da Bob Eggleton
foto: un dipinto dedicato al terribile Kraken di Bob Eggleton.

Kraken: Aspetto e caratteristiche

L'aspetto del Kraken ha subito diverse modifiche con l'evolversi del mito a esso collegato.
Dapprima era molto simile ai mostri-isola, quindi era associato alle balene. Più avanti, nell'opera di Jacob Wallenberg del 1781 Mio figlio sulla galera, è identificato come "pesce-granchio". 

Tuttavia solo nel tardo Settecento e nell'Ottocento assume un aspetto del tutto simile a un calamaro gigante, ciò fa dunque pensare che l'evoluzione del mito sia da ricercarsi in avvistamenti reali di questi animali marini. È questo l'aspetto inoltre più conosciuto del mostro, in quanto collegato alla massima diffusione del mito, rispetto alle origini, che rimangono indubbiamente meno note al pubblico.

Una delle peculiarità assunte dal mostro, proprio nel periodo di grande diffusione, è sicuramente quella dell'aggressività, dal momento che gli viene attribuita la possibilità di affondare le navi con minimo sforzo. Questo aspetto riprende sia l'etimologia del nome, sia le descrizioni presenti nel libro di Erik Pontoppidan. 

Alcune leggende inoltre legano l'aggressività alla punizione di navi condotte da marinai di cattiva fama: in questa variante il Kraken non avrebbe motivo di attaccare le imbarcazioni comandate da marinai giusti e corretti.

L'emersione del Kraken è accompagnata da grandi movimenti d'acqua e da enormi spruzzi provenienti dalle sue narici. Questo aspetto è in comune sia al Kraken delle origini, più simile a un mostro-isola, sia al Kraken del Settecento-Ottocento, che assume sempre più la forma della piovra gigante. 

La mole del mostro è di sicuro l'aspetto comune a tutte le versioni del mito e anche quella che sicuramente ha suggerito di più la connotazione di mostro aggressivo. 

È normale che, in un'epoca in cui ancora la scienza muoveva i primi passi, i marinai fossero portati a spiegare con la superstizione e le leggende la presenza di animali di così grandi dimensioni, attribuendo loro capacità sovrannaturali e aggressività contro gli umani. Il contrasto tra la fragilità della vita umana e il mistero degli abissi è molto probabilmente il motivo per cui al Kraken sono state attribuite caratteristiche malvagie e devastanti come quelle legate alla distruzione delle navi.

Un Kraken dipinto come mostro-isola

Kraken: Altri mostri simili e cultura popolare

Esistono molti mostri marini che condividono con il Kraken alcune caratteristiche. Di certo sono da ricordare i già citati Hafgufa e Lyngbark. In generale tutto il mito delle balene-isola è molto vicino al Kraken, dal momento che a lungo questo mostro ha condiviso la natura dei mostri-isola. Come nota Jacob Wallenberg, il Kraken può essere anche affiancato al biblico Leviatano, sia per la mole sia per la natura marina.

È certo che gli abissi marini nascondono segreti che l'uomo non ha ancora scoperto ed è normale che questi segreti suggestionino la fantasia dei marinai e del popolo, facendo nascere innumerevoli leggende riguardanti mostri inabissati. Senza andare molto lontano, basti pensare al mostro di Loch Ness, che ancora oggi incuriosisce e affascina tutto il mondo. 

Un Kraken in una incisione antica


Allo stesso modo, nonostante lo sviluppo sempre maggiore della biologia marina e della classificazione delle specie viventi, è certo che il mito del Kraken non tramonterà mai, dal momento che è stato più volte ripreso e riproposto al cinema, in narrativa e nei giochi: basti pensare ai film della saga Pirati dei Caraibi, in particolare a La maledizione del forziere fantasma, oppure al romanzo Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne o al gioco di ruolo Dungeons&Dragons, per citare un esempio di ciascuna categoria.

Tuttavia occorre ricordare, per restare in ambito cinematografico, l'errore presente nel film Scontro di titani del 1981 e presente anche nel remake Scontro tra titani del 2010: in questi due film quello che viene chiamato Kraken è in realtà il mostro della mitologia greca Ceto, che venne ucciso dall'eroe Perseo.

Non ci possono essere confusioni da questo punto di vista: il Kraken è indubbiamente un mostro della mitologia nordica, non di quella classica. Basta pensare all'etimologia del nome e rivedere le fonti letterarie da cui si è originato il mito per avere la certezza riguardo alla sua appartenenza alla mitologia scandinava.

Una locandina dedicata al film Scontro tra titani


Fonti: http://en.wikipedia.org/wiki/Kraken
http://en.wikipedia.org/wiki/Konungs_skuggsj%C3%A1
http://www.eaudrey.com/myth/kraken.htm
http://www.mythicalrealm.com/creatures/kraken.html
http://en.wikipedia.org/wiki/Aspidochelone
http://www.etymonline.com/index.php?term=kraken&allowed_in_frame=0
http://www.myetymology.com/dutch/kraken.html

- See more at: http://www.latelanera.com/mostri-creature-leggendarie/creatura-leggendaria.asp?id=199#sthash.evDgf6Kj.dpuf

Condividi post
Repost0
2 aprile 2014 3 02 /04 /aprile /2014 20:49

Quella cinese è una delle civiltà più antiche del mondo; abbonda infatti di miti, leggende, folclore e credenze varie.


Considerando la vastità ed eterogeneità del paese e le diverse religioni, la Cina presenta un Pantheon piuttosto ampio.Nella mitologia cinese il mondo si formò da un gigantesco corpo primordiale (questa versione trova origine nelle province sud-occidentali): Panku.
PANKU: all’inizio dei tempi esisteva un grande uovo nel quale dormiva il gigante Panku; in esso regnava il caos ed attorno ad esso c’era l’oscurità. Quando Panku si svegliò ruppe l’uovo: il contenuto formò il cielo e la terra. Per migliaia di anni il gigante fu occupato a tenere separati il cielo e la terra, fino a quando morì. Il suo corpo subì allora un’incredibile trasformazione: la carne divenne il terreno dei campi; la pelle, vegetazione; il sudore, pioggia; il respiro, vento e nuvole; la voce, tuono; gli occhi, sole e luna;gli arti, montagne; i capelli, cielo e stelle; le pulci, gli antenati dell’uomo.
YU: secondo la leggenda sfidò le acque del diluvio contenendole per molti anni, infine realizzò una rete di canali per dirigere le acque verso il mare. E’ curioso notare come Yu non costruì un arca per salvare se stesso ma, con le sue conoscenze tecniche, aiutò tutto il popolo cinese. Yu è considerato il padrino dell’antico principio del dovere pubblico.
NUWA: altro eroe, in questo caso eroina, del mito cinese del diluvio. Quest’ultimo fu provocato dal dio del tuono, dal volto verde e pinne sul dorso squamoso che, per ragioni non chiare, odiava un uomo.Questi riuscì però ad imprigionarlo. Il dio, facendo leva sull’ingenuità dei figli di quell’uomo, Huwa e suo fratello Fu Hsi, riuscì a liberarsi e per vendetta provocò il diluvio. Il dio del tuono però, prima del diluvio, aveva donato ai ragazzi un suo dente che avrebbe dato vita ad una zucca nella quale essi avrebbero potuto rifugiarsi. Così fu. Furono gli unici superstiti, dai quali nacque il nuovo mondo.
HUANG TI: leggendario imperatore, il cui nome significa “imperatore giallo”. Secondo la tradizione fu il responsabile della civilizzazione, fondando le istituzioni governative, inventando la bussola e le monete. Huang Ti è considerato un immortale in cielo. Il primo stato fu fondato intorno al 1650 a.c. nella Cina del nord dai sovrani Shang. Le credenze dei cinesi Shang sono legate ai riti di divinazione, al culto degli antenati e alle potenze celesti. Per consultare gli antenati, l’Imperatore ricorreva alla divinazione o oracolo, interpretando le incrinature delle ossa animali o dei gusci delle tartarughe in seguito all’infissione di un cuneo. Gli antenati quindi anticipavano le intuizioni degli dei in tema di buoni o cattivi raccolti, sesso dei nascituri, esito delle battaglie. D’altro canto si pensava che le catastrofi naturali e le disgrazie che si abbattevano sul regno fossero la conseguenza dell’indegnità dell’Imperatore, considerato “il figlio del cielo”. Successivamente agli Shang, i miti e le leggende legati alle forze celesti si fecero più articolati. Venne introdotto un elenco di sovrani divini: 12 Imperatori celesti, 11 Imperatori terrestri, 25 sovrani. Poi vennero gli eroi culturali, tra cui Fu Hsi e Shennong.
SHENNONG: antico sovrano poi considerato Dio della medicina e dell’agricoltura, perché introdusse nuove tecniche per coltivare i campi ed insegnò al popolo le proprietà medicinali delle piante. Scoprì che il tè aveva la capacità di depurare l’intestino e facilitare la digestione. Sua moglie è invece venerata come Dea delle arti domestiche. E’ tipicamente cinese ricercare dei metodi naturali per conservare la salute ed allungare la vita. La ricerca dell’elisir di lunga vita fu una prerogativa degli alchimisti taoisti, di maghi e stregoni. Alla corte di Shih Huang Ti (III secolo a.c.) vivevano molti di questi personaggi, a causa della superstizione dell’imperatore.
La dottrina taoista con le sue alchimie e leggende, nei primi secoli dopo Cristo, fu offuscata dalla filosofia morale confuciana (che prevedeva il rispetto per le gerarchie, le forze celesti, i culti e gli antenati) e dall’introduzione del buddismo. Questa nuova fede si diffuse particolarmente durante la dinastia Tang (618-906 d.c.). Al Buddismo, così come al Taoismo e al Confucianesimo, sono legati miti, leggende, personaggi, avvenimenti. Ad esempio molte storie e personaggi sono legati a Hsuang Tsang, monaco buddista che si recò in India per procurarsi i testi sacri.
HANUMAN: Dio scimmia che aiutò Hsuang Tsang nel suo pellegrinaggio in India. Ad esso sono riconosciute infinite doti e capacità; pertanto gli si attribuiscono mirabili imprese.
KUANYIN: è la Dea della misericordia del Buddismo cinese. “Le storie che narrano degli interventi di Kuanyin nelle questioni umane con atti di misericordia sono diffuse in tutta la letteratura cinese”. La nascita di Kuanyin è una ricorrenza che viene festeggiata, con celebrazioni, dai buddisti cinesi.
E’ importante notare che molte divinità indiane (tra cui Kuanyin) hanno subito profondi cambiamenti per essere adattate ad una società che dava grande importanza alla famiglia.
GUANG TI: “insolito Dio della guerra cinese, la cui occupazione principale era prevenire la guerra piuttosto che fomentarla”, molto diverso quindi dal Marte romano o dall’Ares greco. Nel III secolo d.c. fu riconosciuto ufficialmente come un Dio. Nonostante la sua imponenza e le sue doti di coraggio e forza fisica, è ricordato per la mitezza del suo carattere.
YI: nella mitologia cinese è l’arciere che salvò il mondo uccidendo 9 soli. Un tempo, sotto il regno dell’Imperatore Yao, apparvero in cielo 10 soli; la temperatura era talmente alta da inaridire la terra e distruggere lentamente ogni forma di vita. I 10 soli erano figli del Dio del cielo orientale Di Jun, che stanchi della loro routine, cioè apparire uno alla volta, decisero di risplendere in cielo tutti contemporaneamente. Il Dio del cielo, impietosito dalle preghiere dell’Imperatore, inviò l’arciere Yi armato di arco e frecce bianche. Yi iniziò a colpire, uno alla volta, 9 soli, fino a ristabilire l’ordine naturale.
CAISHEN: Dio cinese dell’abbondanza. Probabilmente deriva da Pi Kan, zio di Di Hsin, ultimo imperatore Shang.
Pi Kan fu ucciso per aver rimproverato il nipote per il cattivo stato di salute dell’impero. L’imperatore gli fece estrarre il cuore e, per giustificarsi, affermò di aver voluto verificare se suo zio aveva le sette cavità nel cuore che, secondo la tradizione, possedevano esclusivamente i saggi. Questo avveniva poco prima della caduta dell’Impero Shang (1027 a.C.).
DI JUN: Dio orientale del cielo, marito di Hsi He e padre dei 10 soli. Si dice che dimorasse su un alto albero.
FENG BO: Dio dei venti; il suo nome significa infatti “conte dei venti”. Si vuole che portasse i venti in un sacco.
LEIGONG: Dio del tuono.
SHOUSHING: Dio della longevità. Originariamente era un saggio che, mangiando delle pesche magiche, ottenne l’immortalità. Viene raffigurato come un vecchio che porta due pesche. Nella mitologia cinese il pesco è il simbolo dell’immortalità. HAN HSIANTSI, uno degli otto immortali taoisti, raffigurato nell’atto di suonare il flauto, ottenne la vita eterna dopo essere caduto da un pesco. Per i taoisti la conquista dell’immortalità era quasi un assillo; poteva essere raggiunta dopo aver gustato l’elisir di lunga vita. L’immortale veniva raffigurato con delle pesche o presso un pesco e veniva chiamato HSIEN.
In realtà i taoisti erano divisi in due grosse categorie: coloro che ricercavano la longevità e la vita eterna dell’anima attraverso una serie di discipline (meditazione, respirazione, alimentazione, arti marziali, ecc.) e coloro che, fraintendendo o radicalizzando il concetto di longevità ed immortalità dell’anima, cedettero di poter raggiungere la vita eterna con delle pozioni magiche ed elisir. L’Imperatore giallo, Huang Ti, è il primo immortale della mitologia cinese. Il Re Scimmia raggiunse, per la mitologia cinese, l’immortalità, dopo aver raccolto e mangiato delle pesche.
DRAGO: essere mitologico presente sia nella cultura occidentale che in quella orientale. In genere è rappresentato come un animale dai lineamenti preistorici: una specie di lucertolone con una grande testa, piccole ali, corpo scaglioso e lunga coda; dalla bocca escono lingue di fuoco che inceneriscono ogni cosa.
In occidente il drago rappresenta il male. Già nella cultura classica il drago è avverso all’umanità, sempre in lotta con un dio o un eroe. Zeus sconfigge il Drago Tifone, Ercole uccide l’Idra. Nella cultura cristiana il drago è lo strumento del diavolo. Nel “libro dell’apocalisse” San Michele sconfigge un dragone, ugualmente San Giorgio (numerosi sono i dipinti che rappresentano l’episodio di “San Giorgio e il Drago”). Il periodo di massima popolarità del drago è il medioevo. Questo essere era l’incarnazione del male, al servizio di maghi, streghe e diavoli. Nelle storie cavalleresche è un personaggio ricorrente, anzi, spesso ne è il protagonista. Il Principe buono che uccide il Drago non è altro che la parodia dell’eterna lotta tra bene e male. Anche nella cultura nordica il drago è in lotta contro il bene. Sia il Dio Thor che l’eroe Sigfrido hanno dovuto combattere questo essere.
In oriente invece, il drago è un essere benefico: fa fuggire gli spiriti malvagi e porta felicità. LOONG è il nome cinese del drago. E’ rappresentato con la perla della saggezza in bocca o negli artigli. Numerosi sono i tributi a questo mite animale, in Cina: le OSSA DEL DRAGO sono le ossa animali usate nel periodo Shang per trarre l’oracolo (vedi “Storia e Storia dell’arte cinese”). Fino all’inizio di questo secolo, nessuno studioso aveva saputo dare una spiegazione su queste ossa con iscrizioni. Esse venivano quindi triturate e prese come una medicina. La parola drago è usata per indicare alcuni tipi di tè, come ad esempio il tè “Oolong” (drago bianco). Il drago è anche uno dei CINQUE ANIMALI DI SHAOLIN. I movimenti fluenti di questo stile evocano la mitica immagine di un drago che ondeggia nell’aria. Mentre la tigre era legata alla struttura ossea, il leopardo alla muscolatura, il serpente all’energia vitale, il drago sviluppava e nutriva lo spirito. Questi sono alcuni esempi di come il drago in Cina è sempre associato a qualcosa di benevolo ed interiore. Il drago viene rappresentato con corna, grandi occhi, baffi da gatto, corpo scaglioso, artigli da aquila, a volte con coda biforcuta. Un drago fu anche Dio acquatico che portava pioggia per i campi. Da circa 2000 anni in Cina, in occasione di grandi feste, si esegue la “DANZA DEL DRAGO”. Anticamente questa danza era propiziatoria, cioè doveva servire a proteggere i pescatori dai “mostri” marini ed in generale dalle sciagure. Oggi la danza viene eseguita principalmente durante la festa del Tet, o capodanno cinese, e in quella della luna o Trung Tiu, a metà autunno. Tuttavia viene eseguita anche in occasione dell’apertura di particolari cerimonie o avvenimenti. I danzatori, cioè coloro che sono sotto la maschera (viso e corpo), sono quasi sempre grandi maestri di Kung Fu o perlomeno i migliori allievi delle scuole. La danza ha un suo significato: il drago danzante è accompagnato dal Dio della felicità, PHUC, in genere interpretato dal miglior allievo della scuola. Il Dio e il drago insieme portano felicità alle famiglie che, per attirarli nelle loro case, appendono su di un asta di bambù, (di 8-10m) ricchi premi. In Cina la “DANZA DEL DRAGO” fa parte del repertorio delle scuole di Kung Fu, proprio come se fosse una forma, e viene gelosamente custodita e tramandata da maestro ad allievo. La danza è tra l’altro un ottimo esercizio fisico e di coordinazione.
Sulla maschera ci sono tre occhi: lo sguardo fisso dei due grandi occhi rappresenta la rettitudine e l’energia interna, il terzo rappresenta chiaroveggenza e intuizione. La bocca, grande ed aperta, identifica il coraggio e la perseveranza nello sforzo, rappresentato dai denti. Il “diploma” dei monaci Shaolin era costituito da due tatuaggi (a fuoco) sugli avambracci: un drago ed una tigre, che rappresentavano rispettivamente la forza dello spirito e la forza fisica, due qualità che un uomo doveva coltivare, opposte ma complementari.
FENG-SHUI: è l’arte geomantica praticata in Cina. Secondo il pensiero e la tradizione orientali, le case, i templi e qualsiasi altra costruzione dovevano essere orientate in modo tale da sviare gli influssi negativi e sfruttare le forze della natura e del cosmo. In alcune abitazioni si possono notare i simboli del Feng Shui. Sopra la porta è posto lo “Specchio Geomantico”, di forma esagonale avente come disegni i trigrammi dell’I-Ching. Draghi, fenici, ornamenti vari, servono a tener lontano il “respiro della sfortuna”. Anche i colori hanno un significato: il rosso ad esempio rappresenta lo Yang, cioè il principio attivo. Questo colore è spesso presente nelle costruzioni cinesi.

Condividi post
Repost0
8 marzo 2014 6 08 /03 /marzo /2014 00:22

Gli archeologi che scavano in Turchia hanno trovato i guardiani della "porta degli inferi": due eccezionali statue di marmo che una volta avvisavano di una grotta mortale nell'antica città di Hierapolis, vicino all'odierna Pamukkale. 

Nota come la Porta di Plutone (l'Ade greco), la grotta era l'ingresso degli inferi secondo la mitologia e la tradizione greco-romana. Venne scoperta lo scorso marzo dalla squadra di Francesco D'Andria, professore di archeologia classica all'Università del Salento. "Le statue rappresentano due creature mitologiche", dice D'Andria. "Una raffigura un serpente, un chiaro simbolo del mondo ultraterreno; l'altra mostra Cerbero, il cane a tre teste a guardia degli inferi nella mitologia greca". 
 Arrotolato su se stesso, il serpente guarda minacciosamente chiunque provi ad avvicinarsi, mentre Cerbero assomiglia a Kangal, un cane da pastore dell'Anatolia. Le sculture sono state trovate scavando nell'area del ritrovamento dei resti del Plutonium, che includeva un'iscrizione dedicata alle divinità del mondo ultraterreno, Plutone e Kore. Lo scavo ha rivelato la fonte delle acque termali, che producono le famose gradinate di travertino bianco. 
"Le sorgenti di Pamukkale si originano proprio da questa grotta", spiega D'Andria. Ritenute avere proprietà curative, le calde sorgenti fecero della città romana di Hierapolis - ora Patrimonio mondiale UNESCO - una destinazione popolare per i pellegrinaggi. Entrambe le statue di marmo sono emerse dall'acqua termale, lasciando pochi dubbi che il sito fosse proprio la Porta di Plutone. La grotta era descritta nelle fonti storiche come piena di vapori mefitici letali. "Lo spazio è riempito da un vapore fitto e scuro, così denso che il fondo difficilmente può essere individuato... Gli animali che vi entrano... muoiono all'istante", scrisse al riguardo il geografo greco Strabone (64-63 a.C. - 24 d.C.). "Anche i tori, quando sono portati al suo interno, cadono a terra e ne escono morti. Noi stessi gettammo dentro dei passeri, e immediatamente caddero a terra senza vita". "Erano uccisi all'istante dai fumi di diossido di carbone", dice D'Andria. 
Il resoconto di Strabone è stato confermato durante gli scavi, visto che gli archeologi hanno rinvenuto diversi volatili e insetti morti vicino all'apertura. Negli scavi precedenti, gli archeologi avevano anche trovato i resti di un tempio, una vasca e una serie di gradini posti sopra la grotta - tutti corrispondenti alle descrizioni del sito nelle fonti antiche. Il sito rappresentava una destinazione importante per i pellegrini. Le persone guardavano i riti sacri dai gradini sopra l'apertura della grotta, mentre i sacerdoti sacrificavano tori a Plutone. La cerimonia includeva il portare gli animali nella caverna e trascinarli fuori morti. Solo gli eunuchi di Cibele, dea della fertilità, potevano entrare nella porta degli inferi senza alcun danno apparente. "Tenevano il respiro più a lungo possibile", scrive Strabone, aggiungendo che la loro immunità poteva essere dovuta alla loro "menomazione", alla "provvidenza divina" o a "certi poteri fisici che sono gli antidoti al vapore". Secondo D'Andria, il sito era una destinazione famosa per i riti di incubazione. 
I pellegrini prendevano le acque nella vasca vicino al tempio, dormivano non troppo lontani dalla grotta e ricevevano visioni e profezie, in una sorta di effetto oracolo di Delfi. In verità, erano proprio i fumi provenienti dalle profondità dell'acqua freatica di Hierapolis a produrre allucinazioni. La popolarità del sito è testimoniata da dozzine di lampade scavate di fronte all'apertura della grotta. Tra gli oggetti più preziosi, gli archeologi hanno trovato una testa di marmo raffigurante la dea Afrodite. "Queste offerte votive mostrano l'incessante vitalità dei culti pagani a Hierapolis tra il I e il VI secolo d.C., quando l'impero romano si stava progressivamente cristianizzando grazie a imperatori come Costantino e fino a Giustiniano", dice Alister Filippini, ricercatrice di storia romana presso le università di Palermo e Colonia. È possibile che durante il V secolo l'ingresso del Plutonium fosse bloccato, prevenendo l'accesso alla grotta sotterranea, così che i relativi riti pagani non potessero essere eseguiti. Comunque i pellegrini continuarono a venerare l'area lasciando offerte alle divinità, che si ritenevano poter curare miracolosamente gli ammalati portando le acque termali vicino al Plutonium. Nello stesso periodo, tra il IV e il VI secolo, le statue di Cerbero e i serpenti furono sfregiate, verosimilmente da pellegrini cristiani. "Questi dettagli mostrano il conflitto crescente tra i vecchi e i nuovi culti, e la risultante marginalizzazione della tradizione religiosa pagana", dice Filippini. Durante il V secolo d.C. i pellegrini venivano a Hierapolis da località remote per venerare la tomba di San Filippo, i cui resti sarebbero stati trovati da D'Andria due anni fa. Diversi pellegrini, tuttavia, continuarono a visitare la Porta di Plutone, sfidando le leggi anti-pagane. Finalmente, nel VI secolo d.C., il sito venne distrutto dai cristiani e coperto con la terra. "Le indagini geologiche sono già cominciate in collaborazione con l'Università di Pamukkale per iniziare la restaurazione di questo eccezionale sito. Speriamo di poterlo aprire al pubblico in un futuro prossimo", conclude D'Andria.
Condividi post
Repost0
4 marzo 2014 2 04 /03 /marzo /2014 22:36

Il kraken è un mostro marino leggendario dalle dimensioni abnormi; il suo mito ha origini molto antiche, ma si è sviluppato soprattutto fra il Settecento e l'Ottocento, forse anche sulla base dei resoconti di reali avvistamenti di calamari giganti. Viene generalmente rappresentato come una gigantesca piovra, contentacoli abbastanza grandi da avvolgere un'intera nave.

In norvegese, krake indica un animale malsano o aberrante (in analogia alle forme inglesi crank e crook). In tedesco, Krake significa piovra.

 

Mitologia norrena

Sebbene il nome kraken non appaia mai nei testi della mitologia norrena, le sue caratteristiche possono ricondursi a quelle dell'hafgufa, descritto nella Saga di Örvar-Odds e nel Konungs skuggsjá (1250). In questi testi si parla dell'hafgufa come di un mostro marino talmente grande da poter essere scambiato per un'isola quando si trovava in superficie. Questo tema (il mostro che sembra un'isola) è uno degli elementi ricorrenti principali nella tradizione sul kraken, che si sviluppò principalmente nel Settecento. Questo tema ha avuto anche sviluppi diversi, e in particolare accomuna il kraken con lo Zaratan, la balena-isola del mito di San Brendano di Clonfert.

Alcuni elementi della tradizione relativa al kraken (le bolle e gli spruzzi d'acqua dalle sue narici, le forti correnti e le violente onde provocate dai suoi spostamenti, il suo emergere come un'isola) fanno supporre ad alcuni studiosi che la versione originale del mito norreno possa essere correlata all'attività vulcanica sottomarina in Islanda.

Linneo e Pontoppidan

Nella prima opera di Carl von Linné, Systema Naturae (1735), il kraken compare fra i cefalopodi, con il nome scientifico Microcosmus (in seguito, Linné rinunciò a menzionare questa ipotetica specie). Il riferimento settecentesco principale sul kraken è la Storia naturale della Norvegia (1752) del danese Erik Pontoppidan, vescovo di Bergen. Pontoppidan riprende il tema del mostro-isola, sostenendo che alcune isole rappresentate erroneamente sulle mappe fossero in effetti da ricondursi ad avvistamenti del kraken in emersione. Nella descrizione di Pontoppidan, il principale elemento di pericolosità del kraken erano le sue stesse dimensioni, e le forti onde e i potenti gorghi che causava emergendo o inabissandosi. Il kraken non viene quindi descritto come ostile, sebbene Pontoppidan precisò che, volendo, il kraken avrebbe potuto afferrare e trascinare negli abissi anche la più grande nave da guerra. Sempre Pontoppidan sostiene che un giovane esemplare di kraken, morto, fosse stato spinto dalle onde sulla spiagga presso Alstahaug.

Il kraken di Pontoppidan appare come "pesce-granchio" nell'opera dello svedese Jacob Wallenberg Min son på galejan ("Mio figlio sulla galera", 1781):

  « Il kraken, anche detto pesce-granchio, che non è (a quanto dicono i piloti norvegesi) così grande, non è più grande della larghezza della nostra Öland [ovvero meno di 16 km] ... Se ne sta sul fondo del mare, sempre circondato da molti piccoli pesci che gli servono come cibo e ricevono cibo da esso; perché il suo pasto, se ricordo bene ciò che scrive Pontoppidan, dura non meno di tre mesi, e altri tre servono per la digestione. In seguito, i suoi escrementi nutrono un esercito di pesci più piccoli, e per questo motivo i pescatori gettano i piombi dove esso giace ... Gradualmente, il kraken sale alla superficie, e quando si trova a dodici o dieci braccia è bene che le barche si allontanino, perché di lì a poco esso emerge come un'isola, spruzzando acqua dalle sue terribili narici e creando anelli di onde attorno a sé, fino a distanze di molte miglia. Si può forse dubitare che questo sia proprio il Leviatano del Libro di Giobbe? »

L'idea che i pescatori si arrischiassero a pescare sopra il kraken è menzionata da Pontoppidan; pare che i pescatori norvegesi, per complimentarsi per una pesca particolarmente abbondante, fossero soliti dire: "devi aver pescato sul kraken".

La piovra gigante


Nel tardo Settecento iniziò a svilupparsi il mito del kraken come creatura aggressiva. Alcune varianti del mito prevedevano che il kraken affondasse le navi degli uomini corrotti (per esempio dei pirati), risparmiando quelle dei giusti. Sempre in questo periodo l'immagine del kraken venne a coincidere in modo sempre più netto con quella di una piovra gigante, perdendo altre caratterizzazioni menzionate da alcune fonti più antiche (come la forma di granchio o certi altri elementi che potevano accomunare il kraken alle balene). Secondo alcuni studiosi, questa evoluzione del mito potrebbe essere legata agli avvistamenti di reali calamari giganti.

Nel 1802, il malacologo francese Pierre Denys de Montfort incluse la descrizione di due specie di piovre giganti nel suo trattato enciclopedico sui molluschi,Histoire Naturelle Générale et Particulière des Mollusques. La prima specie, per cui Montfort riprese il nome "kraken", era quella descritta dai marinai norvegesi (e, secondo Montfort, anche da Plinio il Vecchio). La seconda specie aveva dimensioni ancora più impressionanti; un esemplare aveva causato il naufragio di un vascello al largo dell'Angola.

Montfort sostenne anche che le dieci navi da guerra inglesi scomparse nel 1782 fossero state affondate da piovre giganti. La sua tesi fu in seguito smentita, e la sua opera perse notevolmente di credibilità agli occhi dei suoi contemporanei.

a piovra gigante


Sulle tracce del mostro di LochNess comunemente conosciuto come Nessie

Chi non ha mai sentito parlare del famigerato mostro di LochNess, dall'inizio del 1900 si è sempre  cercato di risolvere questo enigma che ancora oggi suscita scalpore nei ranghi dei zoologi. Mistero, finzione? Cercheremo di fare il punto su questo appassionante enigma. Prima di tutto premettiamo che il mostro prende il nome dal lago in cui si presuppone lo stesso abiti da più di 1 milione di anni, ovvero, il lago Loch nella zona superiore della scozia. La versione odierna delle teorie sul mostro di Loch Ness cominciò con la testimonianza dei coniugi McKay nel 1933. Mentre tornavano a casa nei pressi di Drumnadrochit, i due videro un enorme animale che si tuffava dalle rive del lago nelle gelide acque. I coniugi riportarono: "Assomigliava ad una balena". La notizia fece scalpore in tutto il mondo, ben presto la popolazione locale, i Media e molti criptozoologi iniziarono ad interessarsi al fenomeno. Naturalmente con molti occhi puntati sul lago di Lohness, gli avvistamenti nel corso del tempo crebbero a dismisura, e tutti erano orientati in un unica direzione: un enorme creatura  lunga dai cinque ad i sei metri, con il collo lunghissimo e una testa minuta, ed infine due o tre gobbe a seconda delle varie descrizioni. Alex Campbell, guardiano delle acque del lago di LochNess per quarantasette anni afferma di aver avvistato il mostro ben diciotto volte ma di non essere mai riuscito ad immortalarlo in una foto.

 


La prima foto di "Nessie" (Verso la meta degli anni sessanta il mostro è stato ribattezzato con questo nome), fu scattata da Hugh Gray il 13 novembre del 1Una teorica ricostruzione del mostro di LochNess.933 ma l'immagine piu famosa è del 1944. Si tratta di una foto che ritrae il lungo collo del mostro che emerge dalle acque del lago. Le foto più nitide risalgono al maggio del '77 e furono scattate da Antony Shiels. Lo stesso stava osservando il lago da sotto il castello di URQUHART, proprio allora vide affiorare il lungo collo. Scattò le foto e descrisse il mostro: Era di un colore tra il verde e il Marrone, con la pancia di una sfumatura più chiara, la pelle era liscia e lucida. L'avvistamento durò per un tempo  compreso tra i 4 o 5 secondi. Molti studiosi affermano che c'è una soluzione a questo fitto mistero. Essi asseriscono che in gran parte le foto ritraggono oggetti vari che galleggiano nella riva, imbarcazioni ribaltate, tronchi di legno, spuntoni di roccia o cervi in lontananza. Ma ci sono testimonianze cinematografiche che appannano anche questa teoria a mio parere scettica.

TESTIMONIANZE IN FILMATI


Il 23 aprile del 1990, Tim Dinsdale, un ingegnere areonautico riusci' a filmare qualcosa che si muoveva. L' autenticità del filmato venne confermata dal centro dell' aeronautica Militare delle Veduta del lago di Loch Ness. Clicca per Ingrandire.forze di ricognizione britanniche. I militari aggiunsero anche che il soggetto filmato non era ne un imbarcazione rovesciata ne un sottomarino e conclusero dicendo che era qualcosa di animato e reale. Una delle questioni spesso sollevate è che  se questo animale  è veramente esistito li per milione di anni, allora deve esserci anche una famiglia che si riproduce nelle acque del lago. Ora, perchè non sono mai state ritrovate le ossa dei presunti cadaveri? La risposta della gente del luogo è la seguente: "il lago non restituisce mai i suoi morti". La teoria scientifica è che per via dChe sia un imbroglio la "Foto del dentista"? Quest'immagine spiega come può essere stato creato il modellino. (sempre che di esso si tratti).ella profondità del lago e la bassa temperatura dell'acqua, le ossa si depositerebbero sul fondale coperto dal fango. Infatti si deve citare che il lago Ness raggiunge una profondità di circa 230 metri. Anche se la temperatura delle acque è bassa, il calore sprigionato durante l'inverno equivale all'energia liberata dalla combustine di due milioni di tonnellate di carbone, questo vale a dire che il lago non si congela mai, inoltre le acque contengono un numero infinito di trote e anguille che potrebbero assicurare il nutrimento necessario per qualsiasi animale di grandi dimensioni che abitasse nelle profondità del lago. Attualmente si stanno compiendo molte ricerche a riguardo di questo mistero, chissà forse tra qualche anno la misteriosa creatura preistorica sarà finalmente portata a gli occhi di del mondo intero...non ci rimane che osservare le innebbiate rive del lago e....aspettare.....

 

La Sirena

La sirena da quel che sappiamo è una creatura di grande bellezza che ha l'aspetto di una donna nella parte superiore del corpo,di un pesce in quella inferiore. Nelle notti di luna, sulle acque basse dei mari ch'ella frequenta, è stata vista sovente tenere in una mano lo specchio e, con l'altra, pettinarsi le chiome fluenti. Più spesso solo il suo canto è stato udito. La sua voce è meravigliosa: ella canta con tale dolcezza che i naviganti, attratti dal suo canto, fanno vela verso gli scogli, dove essa sta nascosta, e conducono la loro nave verso un ineluttabile naufragio. Esse cantando con voce dolcissima avevano il potere di ammaliare i marinai a tal punto da spingerli a gettarsi in mare per raggiungerle, così poi da ucciderli e divorarli. Nell'Odissea le Sirene sono legate a un celebre episodio del mito. Quando Ulisse giunse nei pressi dell'isola da loro abitata, per opporre resistenza al richiamo del loro amabile canto turò con la cera le orecchie dei compagni mentre lui, pur di udirle, si legò all'albero maestro della nave così da non correre alcun rischio. La voce ammaliante delle tre donne pesce di Omero si chiamava Leucosia , e il segreto della sua esistenza è celato in una piccola isoletta rocciosa alla quale diede il proprio nome e che forma una delle due estremità della baia di Salerno. Secondo la leggenda Leucosia si gettò dalla rupe della costa per non essere riuscita a sedurre Ulisse e i suoi compagni, e il suo corpo prese le forme di uno scoglio, oggi chiamato isola di Licosa, sovrastato da un faro e circondato da antiche mura. Per la gente del posto le sirene sono sacerdotesse, per altri raggi di sole, pericolose scogliere, cannibali del mare, per altri ancora sono simboli di attrazione e spiriti planetari, è nella splendida luce di questi luoghi che Ulisse incontrò le Sirene, in uno di quei periodi di pesante ristagno estivo, conosciuti da queste parti come scirocco chiaro. Quando la sirena è adirata il suo canto è come l'urlo del vento che soffia nella tempesta. Talvolta la si può vedere emergere dalla spuma delle onde o guizzare sulla cresta dei marosi, per questo si ritiene che una delle sue caratteristiche maggiori sia il suo grande amore per la danza. Vi sono sirene in tutti i mari del mondo. In inglese la sirena è detta "mermaid", in tedesco "meriminni" o "meerfrau", in islandese "marmenill", in danese "maremind", in irlandese "merow" e così via, parola che, tradotta letteralmente, significa "ragazza del mare". Vi sono echi della sua storia anche in Oriente. Le "matsyanaris", figure che talvolta si trovano scolpite sui templi indiani, sono ninfe con la coda di pesce, ed i marinai cinesi superstiziosi credon fermamente nell'esistenza di tali creature nei mari della Cina. Dalle molte descrizioni più o meno fantastiche, che sono state fatte di questi straordinari esseri umani, i biologi moderni hanno creduto di poter identificare le sirene con alcune particolari specie di foche dal naso rigonfio o genericamente con grosse forme acquatiche dell'ordine dei mammiferi. Esse abitano le insenatura tranquille del mare e gli estuari e si nutrono prevalentemente di materie vegetali. Comprendono il "dugongo", i "lamantini" e la "ritina"; di queste specie le prime due sono ancona viventi, l'ultima è completamente estinta. E' interessante notare che il dugongo ha un modo quasi umano di drizzare la parte superiore del corpo fuori dall'acqua e guardare intorno; inoltre mette al mondo di solito un solo nato per volta e se ne prende cura con grande affetto; porta il piccolo sotto la pinna anteriore esattamente come una donna tiene il suo bambino tra le braccia. La sirena è, sotto molti aspetti, un essere assai patetico. Il suo sguardo è soffuso di profonda malinconia, forse per il crudele destino che la condanna a far parte della specie degli animali. Essa compare nelle acque dei mari tropicali attratta dalla musica che proviene dalle navi e non si stanca di danzare intorno ad esse. Oppure, per una notte, assume forma umana e viene sulla spiaggia ad unirsi ai ballerini dei villaggi in festa; ma essi la riconoscono perché l'orlo del suo vestito è sempre bagnato e la cacciano via. La sua grande aspirazione è di possedere un'anima umana, ma questo le è negato. Per quanto bella e sontuosa possa essere la sua casa sotto le acque verdi del mare, sa che senz'anima non potrà mai avere un'altra vita, e che che quando morrà, sarà per sempre dimenticata.Quindi non meravigliatevi che le sirene attirino le navi fra gli scogli e soffino sulle onde durante le tempeste. Lo fanno forse per vendicarsi contro gli uomini che riconoscono in esse soltanto strane forme di fauna marina. Se voi foste creature meravigliose, brave a cantare e a danzare, non vi seccherebbe che "un esperto" dicesse che non siete altro che mostri marini?

 

Il Mostro di Montauk

«Montauk monster»: ecco quello che decine di migliaia di navigatori americani digitano compulsivamente in Google per trovare qualche informazione sul fenomeno web del momento. Una vera mania scatenata da un paio di immagini che inquadrano una "creatura" misteriosa ritrovata sulla spiaggia di Montauk, a Long Island (New York).

La "creatura" di Montauk
MARKETING - Un essere dall'aspetto vagamente demoniaco, un po' cane e un po' rapace, sul quale si sono buttati a pesce i teorici della cospirazione, che su Internet vanno a nozze. Il blogger che per primo ha pubblicato la foto ha subito sottolineato che il "mostro" è stato trovato non lontano dalla "Plum Island Animal Research Facilities", struttura del governo americano che si occupa di malattie animali. In breve il caso sembrava chiuso con l'ipotesi più ragionevole, quella di uno scherzo legato a una campagna di marketing virale per una nuova serie animata di Cartoon Network. Ma la tv ha negato decisamente, chiudendo la pista.

URBAN LEGEND - D'altronde l'origine stessa delle immagini è tipica delle leggende metropolitane. «Ero a una festa questo fine settimana e ho incontrato una coppia che era disorientata da questa foto». I soliti non meglio precisati "amici" che alimentano tutte le "urban legend" (una tv locale ha poi intervistato tre amiche che sostengono di aver scattato le immagini in questione). Diverse ipotesi restano in pista al momento, ma nessuna sembra essere del tutto convincente: un cane, una tartaruga senza guscio, un procione, una nutria. Oltre a quelle più fantasiose (un esperimento su animali andato male, un gargoyle, un alieno) e al suggerimento più sensato (la "photoshoppata"), che resta in cima alla lista. La caccia alla verità resta aperta.

 

Altre Info. Su Nessie

Il lago di Loch Ness. Lungo 39 chilometri e largo 2, ha una profondità media di 150 metri, che in alcuni punti raggiunge i 300 metri. E' uno dei laghi più famosi del mondo e deve la sua fama non tanto all'ancestrale bellezza dei paesaggi che lo circondano, quanto al mistero che contiene.
I primi avvistamenti del mostro, chiamato affettuosamente Nessie, risalgono al 565 d.C., quando la Cronaca di San Colombiano ci parla di un uomo assalito ed ucciso da una creatura mostruosa uscita strisciando dalle acque del lago. Si tornerà a parlare del mostro solo dopo qualche secolo, agli inizi del '900. Chi lo vede attraversare la strada con una pecora in bocca per poi tuffarsu nel lago, chi mette una taglia sulla sua testa, chi individua due grandi orme, simili a quelle di un ippopotamo, sulla riva del lago. E poi ci sono gli oltre 4000 avvistamenti, le foto ed alcuni filmati amatoriali.

Molte prove sono risultate false: le orme, ad esempio, sono state opera di un burlone in possesso di due zampe di ippopotamo imbalsamate. Ma il mistero non si scioglie. Molti sono gli avvistamenti assolutamente concordanti, raccontati da più persone non in contatto tra loro. Purtroppo tutte le prove fotografiche e filmate, a causa della scarsissima qualità, non permettono una analisi accurata. Le descrizioni ricavate dai testimoni oculari lo vogliono simile ad un enorme rettile anfibio, con il collo lungo e la testa piccola. Una creatura che ricorda i plesiosauri del mesozoico, creature estinte ormai da milioni di anni.
Dagli anni Sessanta, la tecnologia ha permesso l'effettuazione di numerosi rilevamenti radar e sonar. Nel 1962 viene fondato il Loch Ness Investigation Bureau, che intraprende la perlustrazione del lago con le più moderne attrezzature. Ma per la mancanza di fondi, e per non aver fotografato nulla, l'ufficio viene chiuso nel 1972. Lo stesso anno, tramite sonar e apparecchi di ripresa, si ricava una foto nella quale si vede quella che sembra essere una pinna del presunto mostro. Nel 1975 il lago viene nuovamente perlustrato. Fra le numerose fotografie ricavate, solo in una si vede quella che sembra essere una creatura con un collo lungo e due corna sulla testa.
Ma questi sono solo alcuni esempi. In alcuni casi gli studiosi hanno rilevato la presenza di grandi animali che nuotano velocemente sul fondo del lago. Dall'analisi dei rilevamenti è stato esluso si trattasse di uno o più branchi di pesci. Quindi Nessie non sarebbe solo, anche perchè, in questo caso, dovrebbe essere una creatura immortale! Insomma, Nessie pare destinato ad alimentare la nostra fantasia ancora per molto tempo.

Le Apparizioni Di Nessie

1917: Il mostro appare e terrorizza due fratellini.
E' la prima vera apparizione moderna di Nessie. In un giorno d'agosto, la piccola Winifred Cary, di 11 anni, stava pescando col fratello Douglas su una barca, a pochi metri dalla riva.
Un vento stranamente caldo agitava leggermente le acque del lago; ed ecco una gigantesca gobba, simile a un isolotto galleggiante, emergere dalle onde e dirigersi velocemente verso la barca.
Terrorizzati, Winifred e Douglas si misero a remare disperatamente verso riva; giunti in salvo, videro che la gobba era sparita, ma ancora sconvolti dallo spavento raccontarono piangendo l'accaduto ai grandi, ricevendo per tutta risposta un sano predicozzo sulle "traveggole" e qualche sorriso divertito.
Eppure, la storia dei due bambini fece in un lampo il giro della Scozia e arrivò sulle pagine dei giornali di tutto il Regno Unito.

1934: Dalle acque emerge il collo del mostro.
Era il primo ritratto del mostro di Loch Ness. Vi si vedeva, preciso e netto, il collo lunghissimo di un gigantesco bestione, con la sua tozza e appiattita testa di rettile simile a un dinosauro, emergere dalle acque grigie e immobili dal lago.
E, accanto al collo, un'altra macchia scura affiorante dall'acqua, facilmente interpretabile come la gobba del mostro: la stessa gobba, forse, che quattordici secoli prima (secondo una leggenda assai radicata nel folclore delle Highlands scozzesi) era apparsa al santo abate Colomba, l'evangelizzatore della tribù celtica dei Pitti.

1960: Per la NASA il mostro esiste.
Vi furono molti altri avvistamenti dopo il 1934, ma la vera svolta scientifica nella storia di Nessie ebbe luogo molti anni dopo, nel 1960, quando l'ingegnere aeronautico Tim Dinsdale riuscì a filmare un gigantesco animale che nuotava in mezzo al lago. 
Gli scettici gridarono alla truffa, ma la Nasa, l'ente spaziale americano, con un vero colpo di scena sottopose il film a esame e lo autenticò. 
Per Nessie fu un trionfo. 
Ma ebbero inizio anche i veri guai. Gli scienziati di mezzo mondo cominciarono a interessarsi alla faccenda, fu creato l'Ufficio di investigazioni sui fenomeni del Loch Ness", e il partito dei non credenti reclamò a gran voce una "prova scientifica" dell'esistenza del mostro. 
Si tentò in vari modi di portare nelle profondità del lago una telecamera, le acque del Loch Ness, troppo scure, non si prestavano affatto allo scandaglio visivo.

1985: Col sonar a caccia di Nessie.
La soluzione fu trovata negli anni '80: il sonar. 
Si condussero le prime ricerche nel 1982, con apparecchi di modello un po' antiquato. Ma senza nessun risultato. 
Poi, nell'85, il naturalista Adrian Shine (del partito degli scettici) partì decisamente alla carica per il colpo grosso: cercò gli sponsor (e ne trovò in abbondanza), prese contatti con la "Lowrance Electronics" americana produttrice dei più sofisticati sonar del mondo, e nel giro di un anno e mezzo riuscì a organizzare una grandiosa e spettacolare "battuta di caccia" scientifica. 
Ventiquattro barche a motore, ciascuna dotata di un sonar "Lowrance X-16", avrebbero setacciato il lago per tre giorni e tre notti consecutivi, procedendo in formazione allineata, fianco a fianco, a distanza di una cinquantina di metri l'una dall'altra, in modo da coprire tutta la larghezza del lago. 
Nemmeno un pesce di due centimetri alla profondità di cento metri sarebbe potuto sfuggire a quegli strumenti. Furono registrati solo tre forti contatti con un grosso oggetto non identificabile che si muoveva ad una profondità di 180 metri, ma il mistero di Nessie rimane.

1989: Fallisce la missione di un sub italiano.
Un orafo milanese, Angelo Sesana, quarantenne appassionato di immersioni subacque, si tuffò con una speciale muta termica nel lago, e lo attraversò nuotando a varie decine di metri di profondità. 
Assicurò di non aver visto altro che trote e salmoni.

1990: Su Nessie viene posta una taglia di 250.000 sterline.
Nel 1990 un'organizzazione di allibratori britannici, la "Willliam Hill", mise una taglia sul mostro per chi avrebbe portato prove certe dell'esistenza di Nessie. 
Ancora oggi il premio attende di essere ritirato.

1992: Un'ombra scura torna a solcare le scure acque del lago.
L'ultimo avvistamento è dell'agosto del 1992 e fra i visitatori del castello di Urquhart si levò improvvisamente un grido: "Il mostro, il mostro!". 
I testimoni furono almeno una ventina. 
Il più fortunato di loro riuscì a filmare "quella cosa strana" con una videocamera, e la scena (si vede un'ombra solcare le acque del lago) fu trasmessa dalle tv di molti Paesi del mondo, nonché studiata dai soliti scienziati, che come al solito non riuscirono a dedurne alcunché di positivo.

 

1996
Staff ed ospiti del Letterfinlay Lodge Hotel videro una non identificata
creatura che si muoveva in uno strano modo attraverso l'acqua del lago Lochy
opposto l'albergo.

1997
Alastair Stevenson, un guardacaccia locale ha raccontato che una creatura
lunga 15 - 20 piedi aveva preso la sua canna e la sua attrezzatura mentre stava
pescando nel lago. Egli disse che era qualcosa simile ad un barca a remi.

2007
"Non credevo ai mei occhi quando ho visto questo animale di colore nero, lungo circa 15 metri, che si muoveva piuttosto rapidamente" Ha detto il 55enne Gordon Holmes, autore della clip finita sotto la lente d'ingrandimento degli esperti. "All'inizio pensavo potesse essere una grossa anguilla, hanno caratteristiche morfologiche simili ai serpenti e potrebbero spiegare molti degli avvistamenti fatti negli ultimi anni".

 

MAPPA DEGLI AVVISTAMENTI DI NESSIE :

mappa avvistamenti nessie lochness

Scarica la "voce" di Nessie
Tra il rumore delle onde si ascolta un "ruggito" quasi preistorico come la teoria che Nessie sia un dinosauro sopravvissuto all'estinzione.
lochnessmonster.mp3
File audio MP3 [139.7 KB]
Download            
Trovato mostro marino in Scozia

Stavano passeggiando tranquillamente sulla spiaggia marito e moglie con i loro cani quando da lontano la signora Margaret Filippence (55 anni) scorge uno strano oggetto sulla spiaggia, una volta avvicinatasi videro la carcassa di un mostro marino in avanzato stato di putrefazione, credo possiate immaginare lo sconvolgimento che un tale ritrovamento possa aver causato alla coppia.

Dopo il ritrovamento la signora avvertì la guardia costiera (dopo aver scattato alcune foto dell’animale) di Bridge of Don paese vicino ad Aberdeen, una volta sul posto gli addetti della guardia costiera hanno prelevato il corpo che risulta ancora essere nelle mani di esperti che stanno cercando, mediante analisi accurate, di comprendere di che cosa si tratti.

Ovviamente questo ritrovamento non poteva non rispolverare il mitologico nome di Nessie il mostro di Loch Nes complice la somiglianza apparente tra il cadavere di questo essere e i racconti riguardanti il leggendario animale, anche se ovviamente questo ritrovamento non ha nulla a che fare con Nessie.

  http://tuttomistero.jimdo.com/

Condividi post
Repost0
16 febbraio 2014 7 16 /02 /febbraio /2014 22:36

etna_eruzione

Etna è il nome di una dea della mitologia greca. Era considerata figlia di Urano e Gaia.

Il drago Tifone, si supponeva, vivesse nelle viscere del vulcano omonimo e ne causava le distruttive eruzioni.

Il vulcano era conosciuto in età romana come Aetna, il nome deriva dalla parola greca aitho (bruciare) o ancor prima dalla parola fenicia attano.

Gli arabi chiamavano la montagna Gibel Utlamat (la montagna del fuoco); questo nome fu più tardi storpiato in Mons Gibel e successivamente, nel Medio Evo, in Mongibello, che deriva dall'italiano "monte" e dall'arabo "djebel" che ha il medesimo significato e che è attualmente il nome della montagna, non del vulcano.

Le eruzioni regolari della montagna, spesso drammatiche, hanno reso l'Etna un argomento di grande interesse per la mitologia classica, la quale ha cercato di spiegare i terremoti e gli smottamenti tramite l'invenzione di dei e giganti.

Eolo, il re dei venti, si diceva che avesse imprigionato i venti sotto le caverne dell'Etna.

Oltre alle gesta degli dei, la mitologia legata alla Sicilia è ricca di leggende di amore, come quella di Aci e Galatea. Aci era un pastorello che viveva alle pendici dell'Etna. Galatea, che aveva respinto le proposte amorose di Polifemo, lo amava. Polifemo, offeso per il rifiuto della ragazza, uccise il suo rivale nella speranza di conquistare la sua amata. Ma Galatea continuò ad amare Aci.

Così Nereide, grazie all'aiuto degli dei, trasformò il corpo morto di Aci in sorgenti d'acqua dolce che scivolano lungo i pendii dell'Etna.

Non lontano dalla costa, vicino l'attuale Capo Molini, esiste una piccola sorgente chiamata dagli abitanti del luogo "il sangue di Aci" per il suo colore rossastro.

Sempre nei pressi di Capo Molini esisteva un modesto villaggio chiamato, in memoria del pastorello, Aci.

Nell'undicesimo secolo dopo Cristo un terremoto distrusse il villaggio, provocando l'esodo dei sopravvissuti che fondarono altri centri che, vennero chiamati Aci, in ricordo della loro città d'origine.

In particolare, molte storie sono riferite alla città di Catania e dintorni, quali la leggenda de "Il cavallo senza testa" o le storie legate al terremoto del 1693.

A questo evento realmente accaduto sono legate due leggende catanesi: quella di "Don Arcaloro" e quella del vescovo Carafa.

La prima narra di una fattucchiera che aveva aveva sognato Sant'Agata mentre supplicava il Signore di salvare la sua città dal terremoto, ma il Signore a causa dei peccati dei catanesi rifiutò la grazia. Il Barone Don Arcaloro si rifugiò in aperta campagna, dove attese che la profezia della strega si verificasse.

La seconda leggenda tratta del vescovo di Catania Francesco Carafa, capo della diocesi dal 1687 al 1692.

La leggenda dice che questo vescovo, mediante le sue preghiere, era riuscito per ben due volte a tenere lontano dalla sua città il terremoto. Ma nel 1692 egli morì e l'anno dopo Catania fu distrutta.

L'iscrizione posta sul suo sepolcro ricorda proprio tale evento ed il ruolo incisivo delle sue preghiere.

La leggenda di Aci e Galatea

Tale leggenda ha un’origine greca e spiega la ricchezza di sorgenti d’acqua dolce nella zona etnea.

Aci era un pastorello che viveva lungo i pendii dell’Etna.

Galatea, che aveva respinto le proposte amorose di Poliremo, lo amava. Poliremo, offeso per il rifiuto della ragazza, uccide il suo rivale nella speranza di conquistare la sua amata.

Ma Galatea continua ad amare Aci.

Nereide, grazie all’aiuto degli dèi, trasforma il corpo morto di Aci in sorgenti d’acqua dolce che scivolano lungo i pendii dell’Etna.

Non lontano dalla costa, vicino l’attuale Capo Molini, esiste una piccola sorgente chiamata dagli abitanti del luogo "il sangue di Aci" per il suo colore rossastro.

Sempre nei pressi di Capo Molini esisteva un modesto villaggio chiamato, in memoria del pastorello, Aci.

Nell’undicesimo secolo dopo Cristo un terremoto distrusse il villaggio, provocando l’esodo dei sopravvissuti che fondarono altri centri. In ricordo della loro città d’origine, i profughi vollero chiamare i nuovi centri col nome di Aci al quale fu aggiunto un appellativo per distinguere un villaggio dall’altro. Si spiega così, ad esempio, l’esistenza di Aci Castello (appellativo dovuto alla presenza di un castello costruito su di un faraglione che poi fu distrutto da una colata lavica nell’XI secolo) ed Acitrezza (la cittadina dei tre faraglioni).

Condividi post
Repost0

 FORUM

Cerca

nuovo sito conte critico

Archivi

Testo Libero

Articoli Recenti

  • Il 2021 tra le incognite del Covid. Ecco cosa dicono le profezie del Ragno nero
    Profezia del Ragno Nero del 2021. Una profezia che ha già nel passato dimostrato di essere attendibile. Basti pensare che l’anno scorso la profezia parlava sia del Covid che del Recovery found. Quest’anno l’anno sarà caratterizzato dalla “Corona di San...
  • Una lunga attesa
    Ciao a tutti, miei cari lettori. Il tempo passa, inesorabile, con la pandemia, senza una pandemia, che fuorvia una vita o meglio la destabilizza, fino a mutarla, con stressanti perdite di tempo e di idee che mutano come le varianti covid. Da tempo non...
  • Covid 19: il fuoco greco
    Analogia di un comportamento simile. Mi spiego: Wuang (Cina), nell' anno 2019,nei laboratori speciali dove si manipolano i ceppi virali, con molta probabilità inizia, tramite laboratorio, una lavorazione su di un virus con fattezze simili all' influenza...
  • I segreti del penultimo manoscritto di Qumran
    Un panorama ormai noto: le pareti a strapiombo sul Mar Morto nella zona di Qumran. (foto Franco56 / Wikimedia Commons) Due ricercatori universitari di Haïfa (Israele) hanno ricostruito i contenuti di uno degli ultimi rotoli di Qumran ancora da interpretare....
  • Cosa c’è alla fine del buco più profondo della Terra?
    Per rispondere a questa domanda basterebbe affermare: “rimuovi questo tappo di metallo arrugginito che vedi nella foto e troverai il buco più profondo della Terra”. Tuttavia, ed è davvero singolare, sappiamo molto di più su alcune galassie lontane che...
  • Sensazioni fantasma: il mistero di come il cervello tocca il processo
    Hai mai pensato che qualcuno ti avesse toccato il braccio sinistro quando, in effetti, avevano raggiunto la tua destra? Gli scienziati conoscono questo fenomeno come una sensazione fantasma e può aiutare a far luce su come i processi del cervello umano...
  • Abhigya Anand e la sua teoria sulla prossima catastrofe
    Saturno e Giove il 21 dicembre che è il giorno del solstizio ci appariranno vicinissimi, un allineamento che è stato visibile solo 800 anni fa, tra il 4 e il 5 marzo del 1226. Ultimo aspetto da sottolineare: Abhigya Anand avrebbe pure previsto il ritorno...
  • Alla scoperta delle Grotte Alchemiche nella magica Torino sotterranea
    Torino: la città magica, la città esoterica, la città occulta. E la città alchemica. Tra le mille narrazioni, simbolismi, leggende che permeano il capoluogo più misterioso d’Italia, la possibilità che nel suo sottosuolo si celino dei passaggi interdimensionali....
  • Commemorazione dei defunti: il 1 novembre
    Il 1 Novembre si celebra la festa di Ognissanti, una festività religiosa dedicata appunto a tutti i santi, quindi idealmente è il giorno dell’onomastico di chiunque porti un nome legato alla figura di un martire beatificato. Ognissanti è una solennità...
  • L' insostenibile leggerezza dell' essere umano
    Covid19, ultima frontiera: nonostante sacrifici e privazioni, lockdown, in casa, privati delle libere uscite, fondamentalmente per il bene primario della vita stessa e per rispetto di chi lavora negli ospedali in maniera sempre più oltre il limite della...

statistiche accessi

IL CONTE E IL DUCA

 

      thumbnail

 http://i.imgur.com/53qQJ.jpg