In questi ultimi anni, Julian Assange ha fatto discutere il mondo intero perchè ha divulgato scomode notizie, legate all' America.
Nel 2013 continueremo a resistere contro i prepotenti". Così il fondatore di WikiLeaks Julian Assange, che in serata ha tenuto un discorso ai sostenitori dal balcone dell'ambasciata dell'Ecuador di Londra, dove è rifugiato da giugno di quest'anno, da 185 giorni, come ha ricordato lui stesso all'inizio del discorso. "Il governo dell'Ecuador e i governi dell'America latina - ha aggiunto - hanno dimostrato come cooperare attraverso valori condivisi possa incoraggiare i governi a resistere contro i prepotenti e sostenere l'autodeterminazione. I loro governi non minacciano nessuno, non attacco nessuno, e non mandano droni contro nessuno. Ma insieme rimangono forti e indipendenti".
Nelle sue periodiche ”cotte” per questa o quella star, ora Hollywood impazzisce per Julian Assange. Due anni e mezzo dopo la piu’ grande fuga di segreti di Stato nella storia americana, Dreamworks e’ scesa in campo con un film sul ‘signore’ di Wikileaks.
La pellicola diretta da Bill Condon, il regista dei due ultimi capitoli di Twilight, e’ basata sulla sceneggiatura di Jos Singer e su due libri: ‘Inside WikiLeaks: My Time with Julian Assange at the World’s Most Dangerous Website’ dell’ex collega e portavoce tedesco dell’australiano Daniel Domscheit-Berg, e ‘WikiLeaks: la battaglia di Julian Assange contro il segreto di Stato’ dei giornalisti britannici David Leigh e Luke Harding.
Il primo ciak e’ previsto per il prossimo gennaio: l’attore californiano Jack Renner dovrebbe avere la parte di Julian, assieme alla bella Alicia Vikander. A meta’ tra ‘Tutti gli Uomini del Presidente’ e ‘The Social Network’, il film dello studio di Steven Speilberg non e’ il solo in cantiere sull’hacker antisegreti: Assange, protagonista anche di un ‘discorso di Natale’, il secondo nei sei mesi dell’auto-esilio nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, sta diventando la nuova musa di Hollywood.
Intrighi, sesso, politica, spionaggio: la vita del boss di Wikileaks ha tutti gli ingredienti per affascinare i vip della mecca del cinema. Anche il canale tv via cavo Hbo ha in programma un film su Julian anche se il progetto – ha detto una portavoce – per il momento e’ stato rinviato. E tra i nomi eccellenti che vogliono mettere le mani sulla rocambolesca saga di Julian c’e’ anche Marc Boal, sceneggiatore e produttore di ‘Zero Dark Thirty’, al lavoro su un dramma per il grande schermo basato sull’articolo di Bill Keller, l’ex direttore del New York Times, pubblicato su magazine domenicale del quotidiano.
‘The Boy Who Kicked the Hornet’s Nest’ era intitolato, sulla falsariga del titolo inglese della ‘Regina dei Castelli di Carta’, l’ultimo romanzo della trilogia Millennium dello svedese Stieg Larsson. Il primo film a vedere la luce su Assange e’ dietro l’angolo: un documentario su Wikileaks, ‘We steal secrets’ (Rubiamo segreti), e’ in calendario al festival di Sundance nello Utah dal 17 al 27 gennaio e subito dopo dovrebbe uscire nelle sale.
Lungo due ore, ripercorre la storia dell’hacker dalle prime gesta sotto il mome di ‘Mendax’ (da Orazio, ‘splendide mendax’), al primo arresto da hacker negli anni Novanta, all’ascesa come ‘signore’ di Wikileaks. Il documentario dovrebbe contenere anche rivelazioni sul processo legale che potrebbe portare Julian in Svezia per essere interrogato su reati sessuali ma il regista Alex Gibney per ora tiene la bocca cucita.
Assange ha quindi lodato l'atteggiamento del presidente dell'Ecuador Rafael Correa che, contro le minacce internazionali, aveva dichiarato: "I principi dell'Ecuador non sono in vendita". "Noi - ha continuato il fondatore di WikiLeaks - dobbiamo unirci per difendere il coraggioso popolo dell'Ecuador contro le interferenze alla sua economia e le interferenze alle elezioni del prossimo anno".
"La vera democrazia non è la Casa Bianca. Non è Canberra. La vera democrazia è la resistenza dei popoli armati della verità, contro le bugie, da Tahrir a Londra. Ogni giorno la gente comune ci insegna che la democrazia è libertà di parola e dissenso". Così il fondatore di WikiLeaks Julian Assange, che questa sera ha parlato ai sostenitori dal balcone dell'ambasciata dell'Ecuador a Londra, dove è rifugiato da giugno di quest'anno. "La forza delle persone che parlano e resistono insieme - ha continuato - terrorizza le potenze corrotte non democratiche. A tal punto che la gente comune in Occidente è ora il nemico dei governi, un nemico da tenere d'occhio, da controllare e da impoverire".
Nel suo discorso dall'ambasciata dell'Ecuador di Londra, Julian Assange ha ricordato diversi attivisti sottoposti a procedimenti penali e ha lodato Bradley Manning, giovane soldato statunitense accusato di aver passato migliaia di documenti segreti a WikiLeaks. Il 25enne, ha detto Assange, "ha mantenuto la sua dignità dopo aver passato oltre il 10 per cento della sua vita in prigione, parte di questo tempo in gabbia, nudo e senza i suoi occhiali". Manning, arrestato nel 2010, è accusato di 22 reati, tra cui aiuto al nemico. In merito alla sua permanenza nell'ambasciata dell'Ecuador, iniziata a giugno di quest'anno, Assange ha quindi dichiarato: "Mentre continua questa immorale indagine, e mentre il governo australiano non difenderà il giornalismo e la pubblicazione di WikiLeaks, io devo rimanere qui". Assange durante un discorso di 15 minuti dal balcone dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra. I documenti confidenziali, ha detto Assange riguarderanno “tutti i paesi del mondo”.