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17 settembre 2013 2 17 /09 /settembre /2013 21:39

 

 

La città sacra di Caral rappresenta la civiltà più antica d’America: si sviluppò quasi contemporaneamente alle civiltà della Mesopotamia, dell’Egitto, dell’India e della Cina. Risulta che questa civiltà fu anteriore a quella del Centro America. Ci troviamo a 182 Km al nord della città di Lima, nella Valle di Supe, provincia di Barranca. L’insediamento urbano di Caral per la sua estensione - 66 ettari - e per la complessità architettonica è considerato come il principale tra quelli rinvenuti nel nuovo mondo tra il 3000 e il 2000 a.C  grandi risultati raggiunti dalla civiltà Caral – Supe nel campo agricolo e della pesca si tradussero nella produzione e lavorazione del cotone nelle società costiere, che si dedicarono alla produzione di indumenti e reti per la pesca massiva e permise un certo grado di specializzazione professionale e un intenso intercambio tra gli insediamenti agricoli e quelli dei pescatori. Ciò rese possibile una intensa produzione che fu la base per la divisione sociale del lavoro.
La società gerarchica che si sviluppò fu dominata da un governo centrale che riuscì a muovere grandi masse di lavoratori e grazie a complesse reti di intercambio riuscì ad ottimizzare i benefici derivanti da una produzione eccessiva in un territorio esteso.

Parallelamente si svilupparono le scienze, la tecnologia e l’arte. Le conoscenze astronomiche, aritmetiche, biologiche etc, si tradussero nella elaborazione di un calendario e di un sistema metereologico, nelle costruzioni pubbliche, nel miglioramento delle tecniche di coltivazione e sfruttamento del suolo, nella medicina, nell’amministrazione pubblica e nel confezionamento di oggetti cerimoniali. Il complesso sistema di credenze miti e simboli fu la forza di controllo in assenza di una struttura militare.



La forma di organizzazione sociale e politica della civiltà Caral – Supe costituì la base delle strutture politiche tipiche delle civiltà delle Ande Centrali. Inoltre tale cultura si sviluppò, a differenza delle culture dell’America Centrale, in totale isolamento e raggiunse nonostante ciò un alto grado di sviluppo.
Caral è un ritrovamento recente che deve essere investigato a fondo per poter essere apprezzato e compreso nella sua importanza. A ciò si sta dedicando il Progetto Speciale Archeologico Caral – Supe /I.N.C: (Istituto Nazionale di Cultura, n.d.r.). Si tratta di una istituzione statale – fattore già di per se straordinario – che prevede un’investigazione archeologica integrale. Si lavora parallelamente allo studio dei monumenti rinvenuti, alla loro conservazione e valorizzazione in una prospettiva di sviluppo socio – economico delle popolazioni di Supe e della Provincia di Barranca. Lo scopo è convertire il prezioso patrimonio culturale della civiltà di Caral – Supe in uno strumento che permetta di migliorare le condizioni di vita dei locali.


(Testo tratto da:” Caral Supe, La Civilizaciòn màs Antigua de America, di Ruth Shady Solìs”)

 


Piramidi di Caral contemporanee alle piramidi d'Egitto

tratto da: http://www.antikitera.net

 Datate con certezza le piramidi di Caral: risalgono a 4600 anni fa. A questa conclusione sono giunti gli archeologi che stanno studiando il sito, grazie alle analisi effettuate sulle fibre di giunco delle ceste ritrovatevi, in cospicuo numero. Esse venivano utilizzate dagli operai per portare sul luogo le "mattonelle " di pietra, con cui fu costruito il complesso cerimoniale, da una cava distante molti chilometri.

La nuova datazione fa di Caral la più antica città-stato sorta in America, antecedente ai primi insediamenti degli Olmechi. Si affianca così ad almeno 5 altri punti focali di "civilizzazione" già localizzati in Mesopotamia, Egitto, India, Cina e Centro-America.

Caral si estende su circa 60 ettari nelle colline desertiche fra la costa peruviana e la cordigliera delle Ande, a circa 200 Km a nord di Lima. Si tratta di un complesso architettonico imponente, che parte con un anfiteatro dal quale, con una grande scala e diversi passaggi, si accede a una piramide a gradini che copre una superficie pari a quattro campi da calcio, alta circa 20 metri. Sulla piattaforma, in cima alla piramide, i resti di un atrio e un grande focolare per le cerimonie religiose. Le analisi effettuate sul focolare hanno evidenziato abbondanti tracce di fosforo, che gli archeologi hanno attribuito all'utilizzo di grandi pesci sottoposti ad elevate temperature.

L'anfiteatro, che poteva contenere diverse centinaia di spettatori, era adibito a rappresentazioni di spettacoli, anche musicali, come dimostra il ritrovamento di 32 flauti realizzati con ossa di condor e pellicano. I flauti producono sette note musicali diverse. Su di essi sono rappresentate figure di scimmie, felini, uccelli e serpenti con due teste dai lineamenti umani.

Ruth Shady Solis, dell'Università peruviana di San Marcos, direttrice degli scavi, sostiene che questa città-stato sia nata e si sia sviluppata grazie al commercio, soprattutto con la produzione e la vendita di cotone, come rivelano i ritrovamenti di semi di cotone, di fibre e di tessiture. La produzione di reti da pesca permetteva lo scambio con i popoli della costa, distante 50 Km, con pesce e molluschi, i cui resti sono stati rinvenuti in quantità ragguardevole. Quasi tutti gli alimenti erano importati, come patate e fagioli, provenienti dall'area amazzonica e dalle Ande. Dagli scavi non sono emerse tracce di ceramica, ma sono venute alla luce grandi quantità di zucche, che fungevano da recipienti e probabilmente anche da galleggianti per le reti da pesca.

Caral prosperò per mille anni, su una rotta di scambi commerciali fra gli indios delle Ande e quelli della costa.

 






 

L’enigma dell'antica città di Caral:
intervista all'archeologo Pedro Novoa Bellota

tratto da: http://www.yurileveratto.com
di: YURI LEVERATTO

Per raggiungere il sito archeologico di Caral si deve viaggiare da Lima a Huacho, città costiera situata a circa tre ore di bus dalla capitale. Quindi, con una buseta stracolma di passeggeri si giunge al paese di Supe, da dove, con un taxi collettivo, si arriva finalmente a Caral, a circa venti chilometri dalla costa, in una stretta valle.
Arrivando in auto si notano da lontani alcuni imponenti edifici piramidali e ci si rende conto che l’ntera zona archeologica è molto grande, e comprende altri siti in fase di studio.
Quando poi si cammina tra le antiche rovine di Caral ci s’immerge in un atmosfera magica, impregnata di spiritualità e mistero.

Durante il percorso s’apprezzano vari edifici piramidali, utilizzati sia per motivi spirituali che amministrativi, alcuni resti di edifici usati come come abitazioni dalla casta alta dei sacerdoti, vari altari cerimoniali e una piazza circolare il cui livello è ribassato rispetto al quello del terreno, probabilmente utilizzata dai sacerdoti e dall’elite politica della città per cerimonie e celebrazioni.
Da alcune evidenze archeologiche (tessuti di cotone e shicra, un tipo di giunco utilizzato per contenere alcune pietre), che sono state datate con il metodo del carbonio 14, si è giunti alla conclusione che il sito di Caral è stato occupato a partire dal 3000 a.C.
La cosidetta civiltà Caral-Supe (alla quale appartengono altri siti archeologici delle vallate vicine), viene cosí ad essere antica quasi quanto la civiltà dei Sumeri (3700 a.C.).



Gli archeologi dell’equipe di Ruth Shady Solís, la responsabile del progetto Caral-Supe, hanno comprovato che la città di Caral era interconnessa con altri importanti centri urbani e cerimoniali della costa, come Bandurria e Aspero, alcuni della sierra, come Huaricoto e La Galgada, e della selva come Piruro e, in epoca più recente, Kotosh, con il suo enigmatico tempio.
Si pensa pertanto che fosse sviluppato un vivace commercio tra la costa, con i suoi prodotti marini e la frutta, la sierra, con i cereali andini come la quinua e la quihuicha e la selva con le sue piante come il tutumo e piume d’uccelli come il páucar. La popolazione totale di Caral potrebbe aver raggiunto le 3000 unità, ma stime più prudenti indicano in non più di 1000 il numero d’abitanti.
Uno degli enigmi di Caral è il fatto che furono trovate delle statuine d’argilla non cotta. La cultura Caral appiartiene pertanto al cosidetto periodo pre-ceramico. Come fu possibile che una civiltà gerarchica, capace di costruire strutture piramidali alte fino a trenta metri, il cui sistema sociale era differenziato e che dominava un territorio di circa 87.000 chilometri quadrati, non abbia conosciuto la ceramica?

Il fatto che la cultura Valdivia dell’odierno Ecuador abbia realizzato meravigliose creazioni ceramiche fin dal 4000 a.C. ci fa domandare perché questo tipo di tecnologia non si sia sviluppato a Caral. Inoltre, a complicare la nostra ricerca sta il fatto che a Caral furono trovati degli esemplari di spondylus, un mollusco bivalve tipico dell’Ecuador.
Un altro dei misteri di Caral è che a tutt’oggi non si è trovato un cimitero: si sono recuperati solamente i resti ossei di due persone.
La mancanza di un cimitero nella zona potrebbe far pensare che Caral fosse solo un centro cerimoniale, ma gli edifici abitativi fanno scartare questa ipotesi. Si spera che con le prossime ricerche sul campo, condotte con sofisticati metodi tecnologici, si possa trovare il cimitero, che fornirebbe ulteriori importanti informazioni sulla vita di questo antico popolo.

A Caral non si utilizzava il bronzo e neppure il rame o l’oro. Era una società agreste, basata sul baratto, ma che disconosceva l’uso dei metalli e della ceramica. Non dobbiamo pensare che una società sia meno avanzata di un altra perchè non utilizzava queste tecnologie che vennero dopo, semplicemente per loro non era indispensabile quel tipo di sviluppo, e si concentrarono nell’affinare altre conoscenze, come per esempio l’uso delle piante medicinali e dei tessuti. A tale proposito va detto che il telaio non era conosciuto e per la creazione di tessuti si utilizzavano rudimentali tecniche d’intreccio.
L’influenza della cultura Caral nella valle di Supe durò fino al 1800 a.C., quando, per cause ancora ignote, andò lentamente declinando e i suoi abitanti emigrarono verso altre terre, probabilmente più fertili e umide.

Una volta rientrato nella capitale del Perú, ho fissato un appuntamento con l’archeologo Pedro Novoa Bellota, uno dei responsabili del progetto Caral-Supe, allo scopo di ottenere più informazioni sulla più antica civiltà d’America.

Ecco il testo dell’intervista:

Yuri Leveratto: Dottore, in base a quali datazioni scientifiche considerate Caral come la più antica città d’America?

Pedro Novoa Bellota: Dagli scavi effettuati si sono potuti recuperare vari tessuti e resti di shicra (tipo di giunco), che sono stati datati con il metodo del carbonio 14 e risalgono a circa 3000 anni prima di Cristo. Naturalmente il metodo del carbonio 14 non è una datazione assoluta, ma non si discosta molto da quella che è la realtà.

Yuri Leveratto: Come fu possibile che una civiltà che costruisce grandi edifici piramidali, non conosca la ceramica, anche in considerazione che probabilmente vi furono dei contatti con le culture dell’odierno Ecuador, come la Valdivia, che utilizzava la ceramica fin dal IV millennio prima di Crsito?

Pedro Novoa Bellota: La ceramica è stata introdotta nelle Ande centrali a partire dal 1800 a.C. A Caral, che appartiene al periodo pre-ceramico, sono state trovate delle statuine antropomorfe d’argilla non cotta. Il fatto che a Caral sono stati trovati degli esemplari di spondylus, un mollusco tipico dell’attuale Ecuador, fa pensare che i commercianti siano venuti in contatto con oggetti di ceramica, però la società di Caral non fece proprio l’uso della terracotta né come oggetto cerimoniale per l’elite, né come oggetto destinato all’uso quotidiano (come recipiente). Non vi fu la necessità di adottare la ceramica, in quanto per immagazzinare l’acqua si utilizzavano le scorze secche di alcune verdure.

Yuri Leveratto: Qual’è la sua opinione del perchè non furono utilizzati i metalli, che invece per esempio s’incontrano nella cultura Paracas (rame, oro)?

Pedro Novoa Bellota: Come per la ceramica, l’uso dei metalli nelle Ande centrali fu molto posteriore a Caral: le prime lamine di rame che sono state trovate risalgono al 1500 a.C. Questa tecnologia non fu utilizzata perché non si conosceva; durante l’epoca di Caral per modellare le pietre si utilizzavano altre pietre più dure e per quanto riguarda l’agricoltura, i campi relativamente morbidi permettevano di ararli utilizando dei profondi pali di legno ricurvo.

Yuri Leveratto: Che pensa del fatto che ancora non si sia trovato il cimitero di Caral?

Pedro Novoa Bellota: Effettivamente, dopo tredici anni di lavoro a Caral non abbiamo ancora trovato un cimitero che si possa associare a detta cultura. In effetti la ricerca è abbastanza difficile perché lo spazio dove cercare è molto grande. In altri antichi siti archeologici vi sono tombe presso o sotto le abitazioni stesse, ma non a Caral. Esiste la possibilità che gli abitanti di Caral abbiano scelto un luogo particolare per il loro cimitero, forse vicino al mare come si vede a Paracas o Ancon, in ogni caso stiamo lavorando per localizzarlo, anche con metodi tecnologici molto avanzati, come radar che studiano il terreno senza necessità di scavarlo.

Yuri Leveratto: I due resti umani trovati a Caral sono stati sottoposti a studi di antropologia morfologica? In Brasile l’equipe dell’archeologa Niede Guidon ha sottoposto a studi similari i crani ritovati nel Piauì e sono state riscontrate delle chiare origini africane (Homo Sapiens arcaico).

Pedro Novoa Bellota: Si, anche qui sono stati fatti degli studi similari e si è giunti alla conclusione che i crani erano del tipo Amerindo. Pertando gli antichi abitanti di Caral furono i discendenti dei gruppi di umani di origine asiatica che popolarono l’America circa 12.000 anni fa.

Yuri Leveratto: Cosa si sa della lingua parlata da questi antichi americani?

Pedro Novoa Bellota: A questo proposito, il linguista peruviano Alfredo Torero, sostenne negli anni 70’ del secolo passato, che il quechua derivasse proprio dalle vallate di Supe, Pativilca y Fortaleza. Soprattutto studiando la toponimia, i nomi dei luoghi, giunse alla conclusione che il quechua si originò in quella zona. Dopo le ricerche di Ruth Shady su Caral divulgò che nella zona di Caral si parlava il proto-quechua.

Yuri Leveratto: Cosa pensate degli scambi commerciali con la sierra e la selva?

Pedro Novoa Bellota: Dalle evidenze archeologiche ritrovate a Caral e in altri luoghi come Chupacigarro, Miraya, Lurihuasi, Allpacoto, Áspero y Vichama, si nota che vi furono numerosi scambi con la sierra e la selva: in particolare furono trovate: resti di ossa di camelidi andini, pelli di scimmie dell’Amazzonia, resti di achiote (bixa orellana), pianta tipica della selva, e vari esemplari di megalobulimus grandis (detto congompe), un grosso gasteropodo dell’Amazzonia.

Yuri Leveratto: Fino a che periodo questa antica civiltà ha prosperato e, secondo lei, quali furono le cause della sua scomparsa?

Pedro Novoa Bellota: A mio parere le civiltà non scompaiono, è azzardato dire che dall’oggi al domani una cultura declina e si perde nell’oblio, meglio parlare di trasformazione. Credo che la ragione più plausibile del declino di Caral possa essere stata una fortissima siccità, che, intorno al 1800 a.C., costrinse i sopravvissuti a spostarsi in altre vallate o magari emigrare verso zone più a nord o più verso la sierra, ricche d’acqua. Di fatto i discendenti di Caral crearono altre culture pre-incaiche che s’integrarono con altre già presenti nel territorio.

Yuri Leveratto: Cosa mi può dire del vostro progetto Caral-Supe? Ho visto che avete formato varie guide turistiche, credo che sia un buon metodo per creare un sentimento di appartenenza a una popolazione che dispone di poche risorse economiche.

Pedro Novoa Bellota: Si, abbiamo formato, guide turistiche, ragazzi che ora hanno un lavoro e che si sono appassionati alla Storia della loro terra, abbiamo creato corsi di artigianato e accoglienza turistica, e così facendo abbiamo contribuito a dare un senso di orgoglio a questa gente, che inizia a dare valore alle tradizioni e alla Storia.

Yuri Leveratto: Bene, la ringrazio di avermi concesso questa intervista, con il vostro lavoro state contribuendo a svelare uno dei più grandi misteri della Storia dell’uomo, la preistoria del Nuovo Mondo.

Pedro Novoa Bellota: Grazie a lei e arrivederci.

YURI LEVERATTO
Copyrights 2009
tratto da: http://www.peruresponsabile.it
 www.yurileveratto.com


 

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