Fonte: Sancara * |
Seppur oramai praticata in pochi gruppi etnici africani (oltre che in Nuova Guinea e tra gli aborigeni australiani) quella della scarificazione è una singolare e, per certi versi, antica tradizione.
La scarificazione (il cui termine deriva dall'inglese scar, ovvero cicatrice) altro non è che una cicatrizzazione della pelle che, attraverso varie tecniche, viene indotta ad essere ipertrofica (abnorme). In termini medici la cicatrice così prodotta si chiama cheloide.
In pratica si incidono gli strati più superficiali della pelle, spesso più volte, con strumenti quali conchiglie, pietre affilate, frecce, coltelli o lamette e non lasciano guarire normalmente. Si inseriscono, dopo aver sollevato i lembi con ami da pesca, a volte pezzi di legno, semi o cenere in modo da rigonfiare la cicatrice o, in altre occasioni, la si incide più volte. Altre volte vengono utilizzati - inserendoli nella ferita - coloranti naturali. Il risultato è quello che si può vedere in queste fotografie tratte dalla rete.
La scarificazione ha origini antiche poichè sono stati ritrovati dipinti risalenti a quasi 10.000 anni fa in cui sono ritratti uomini con scarificazioni corporee o descritte tecniche per effettuarle.
Le scarificazioni sono ancora oggi legate a riti di passaggio in classi di età differenti - una sorta di iniziazione - e allo stesso tempo rispondono a canoni estetici precisi. Tra i Shilluk del Sudan la pelle liscia è vista in modo negativo ed è adatta solo ai bambini.
Inoltre particolari peculiarità dei disegni e delle forme che vengono scarificate costituiscono una sorta di "carta d'identità stampata sulla pelle" che differisce gruppi appartenenti a diverse etnie.
Infine vi sono alcuni antichi rituali magici che fanno in alcuni gruppi, come i Boscimani, delle scarificazioni un sistema di protezione o di rafforzamento delle capacità di caccia.
Tra i diversi gruppi etnici che ancora oggi praticano la scarificazione - da piccoli segni sul volto a veri e propri disegni corporei - oltre ai già citati Shilluk, ricordiamo i Mursi dell'Etiopia, i Boscimani, i Dinka, gli Yoruba, i Sokoro, i Mongo, i Bobo, i Mossi, gli Yakoma, i Sanga e i Baulè, tanto per citarne solo alcuni.
Il processo per ottenere risultati come quelli definitivi è lungo, per certi versi doloroso e certamente non privo di complicanze, quali ad esempio le infezioni.
In termini occidentali la scarificazione (che trova sempre più appassionati) rientra in quella che viene definita la body art allo stesso modo dei tatuaggi e del piercing.
Nonostante alcuni timidi tentativi da parte dei governi per proibirle, le scarificazioni restano ampiamente tollerate.
La Scarificazione
E' tradizionalmente il metodo più antico per ottenere delle cicatrici. In pratica vengono eseguite delle incisioni molto profonde ed irritate ad esempio con aceto o con carbone. E' una tecnica ancora usata in molte tribù primitive soprattutto in Africa e da dei risultati stupefacenti sia per la regolarità con cui si presentano le cicatrici, sia per la complessità dei disegni eseguiti.
In generale comunque è bene sapere e ricordare che tutte le tecniche di scarificazione sono molto pericolose e la possibilità di contrarre infezioni è molto alta.
Per farvi un esempio della pericolosità di queste tecniche vi riportiamo la notizia apparsa sui giornali qualche tempo fa di una giovane ragazza tedesca svenuta mentre gli veniva praticato il branding davanti alle telecamere per la registrazione di un talk-show. Fanny, questo il suo nome, 21 anni, si era prestata per farsi marchiare a fuoco a 1200 gradi per quello che doveva essere il primo branding mai trasmesso da un emittente tedesca. Lo show, ovviamente, e' stato sospeso e non andra' in onda e la responsabile e' stata licenziata.
La pratica della scarificazione è molto pericolosa e si consiglia vivamente, se proprio si è intenzionati a praticarla, di affidarsi a mani esperte e di non provare ad eseguire queste tecniche in maniera amatoriale. Le conseguenze potrebbero essere disastrose.
Per scarificazione si intendono tutte quelle pratiche volte a lasciare cicatrici (scar in inglese) permanenti nel corpotramite varie tecniche e strumenti. Le cicatrici ottenute saranno in rilievo (cheloidi) e formeranno dei motivi o dei disegni più o meno complessi.
Il Branding (tatuaggio a fuoco)
Per branding si intendono le cicatrici ottenute attraverso delle serie di bruciature provocate da oggetti riscaldati (di solito acciaio o ceramica) posti a contatto con la pelle. Il risultato come è facile immaginare sono delle cicatrici in rilievo di un colore più scuro rispetto al tono della pelle.
Questa pratica fu pubblicizzata per la prima volta negli Stati Uniti appena una decina di anni fa dalla rivista "Modem Primitive" e subito esportata in Olanda, Germania e Inghilterra. In Italia gli studi attrezzati sono ancora pochissimi.
Un branding non viene eseguito in una volta sola (come la marchiatura degli animali per capirci) ma il disegno viene diviso in più parti e vengono creati i vari pezzi che lo comporranno con il metallo (o il materiale scelto).
Solitamente si è portati a pensare che sia una pratica molto dolorosa perché prevede delle bruciature. Invece non è così in quanto le parti roventi bruciano anche le terminazioni nervose facendo scomparire la sensazione di dolore che così dura pochissimo.
La parte più noiosa invece è la guarigione perché la ferita si irrita facilmente. A volte per ottenere delle cicatrici più evidenti questa irritazione è provocata volontariamente.
Degli effetti molto simili al branding possono essere raggiunti anche grazie alle bruciature da freddo ottenute da materiali ghiacciati (ice kiss) come l'azoto liquido.
Il Cutting
Viene praticato usando strumenti molto affilati come dei bisturi chirurgici, senza andare molto in profondità (un paio di millimetri), permettendo così un buon controllo sul disegno. Una volta guarito un cutting si presenta come una sottile cicatrice in rilievo. Per accentuare l'effetto è possibile eseguire dei tagli perpendicolari nei bordi interni della ferita appena creata, massaggiare con dell'inchiostro da tatuaggio la ferita, forzarne il ritardo della guarigione come per il branding.