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8 aprile 2012 7 08 /04 /aprile /2012 16:32

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Benché si pensi comunemente che lo spazio sia vuoto, la verità è ben diversa. La polvere, ad esempio, è dappertutto. Un nuovo programma di ricerca si è posto l’obiettivo di calcolare quanta di questa polvere attraversi l’atmosfera terrestre. I metalli contenuti nella polvere interplanetaria possono, in particolare, giocare un ruolo fondamentale nelle variazioni climatiche. Ancora una dimostrazione che la Scienza conosce ancora troppo poco per valutare e prevedere il futuro del clima. 

 


 

 

 

 

 

 

Il progetto dell’Università di Leeds prende il nome di CODITA (COsmic Dust In the Terrestrial Atmosphere).
Se tutto il materiale contenuto tra il Sole e Giove fosse raccolto e compresso, si formerebbe un corpo celeste di 25 km di diametro. La maggiore sorgente di polvere nel Sistema Solare sono le collisioni mutue tra gli asteroidi e il materiale che evapora dalle comete in prossimità del Sole. Le particelle che impattano la Terra hanno un “range” di velocità che va da 30 000 a 248 000 km/h, in funzione della direzione dell’impatto rispetto a quella di rivoluzione del nostro pianeta attorno al Sole.

Le particelle subiscono un rapidissimo riscaldamento nello scontro con le molecole dell’atmosfera e raggiungono temperature superiori ai 1600 °C. A questo punto fondono ed evaporano. Corpuscoli con diametri superiori ai due millimetri bruciano producendo meteore visibili. Tuttavia, la maggior parte delle particelle che attraversano l’atmosfera sono decisamente più piccole e possono essere individuate solo attraverso radar speciali. Fatto sta che la valutazione della massa giornaliera di polvere impattante la Terra è ancora ben poco conosciuta, con enormi differenze tra le varie ipotesi. Il compito di CODITA è proprio quello di risolvere questa ambiguità.

Le osservazioni da satellite suggeriscono che ogni giorno entrino in atmosfera dalle 100 alle 300 tonnellate di polvere cosmica. Questi valori sono confermati dai depositi di elementi rari, come l’osmio e l’iridio, nei fondali oceanici e nelle calotte polari. Tuttavia, altre misure (osservazioni radar delle meteore, osservazioni laser degli atomi del sodio e del ferro, misure del ferro nella stratosfera) forniscono un valore nettamente più basso, non più di 5 tonnellate al giorno.

Se il valore si aggirasse intorno alle 200 tonnellate, se ne dedurrebbe che le particelle sono trasportate attraverso l’atmosfera in modo più rapido di quanto previsto. Se, invece, fosse intorno alle 5 tonnellate, si dovrebbero rivedere sostanzialmente le nostre conoscenze sull’evoluzione e sul trasporto della polvere nella bassa atmosfera.

I metalli inseriti nell’atmosfera dall’evaporazione della polvere, sono fortemente legati a molti fenomeni connessi ai cambiamenti climatici.

La polvere cosmica è associata alla formazione delle nubi “nottilucenti”, le più alte nuvole atmosferiche, fornendo una superficie di appoggio per la creazione dei cristalli di ghiaccio. Queste nubi sono frequenti durante l’estate nelle regioni polari e sembrano essere ottimi indicatori del cambiamento del clima. I metalli, inoltre, influiscono sulla chimica dell’ozono della stratosfera. La quantità di polvere è anche legata all’aerosol solforoso che può contrastare un eventuale riscaldamento globale. La polvere di ferro può, infine, fertilizzare gli oceani, con conseguenze sul clima dato che il fitoplancton emette gas strettamente collegati alle variazioni climatiche.

I risultati della ricerca saranno inseriti nei futuri modelli atmosferici con importanti ricadute sulla chimica dell’atmosfera e quindi sulla climatologia. Come si vede, la scienza vera conosce i propri limiti e invece di gridare “al lupo, al lupo” cerca di migliorare le conoscenze troppo scarse per poter imporre qualsiasi tipo di previsione a medio termine.

 

 Il lavoro originario si può trovare a questo link

 

FONTE ASTRONOMIA.COM 

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