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21 aprile 2014 1 21 /04 /aprile /2014 21:47

Caro Diario,

Quanto segue é estremamente personale. Non l'ho raccontato che a pochissimi Fratelli e Sorelle.
Ho deciso di condividerlo con tutti in quanto il momento é maturo.

UPDATE: Ripubblico questo articolo per favorire la riflessione sul momento che tutti prima o poi affronteremo: la morte.  In questa versione ho aggiunto le foto del luogo dell'incidente e una scansione di un articolo sui fatti uscito su un giornale locale.

Il 3 Agosto 1985 era uno di quei giorni Siciliani d'estate infinita. Stavo tornando dal mare. Il mio vecchio motorino di “settima mano” arrancava mentre si arrampicava per i paesini dell'Etna.
Mio cugino Marco, 15 anni, si teneva aggrappato a me con la brezza estiva fra i capelli ricci.
Tentavamo di raggiungere la localitá Viscalori, vicino a Viagrande dove eravamo in villeggiatura, ma il vecchio mezzo surriscaldato non ce la faceva proprio a tirarci su. A un certo punto, nella salita piú difficile, si spense. Decidemmo allora di prendere un altra strada, piú lunga ma con meno salita. Fu una scelta che si sarebbe dimostrata fatale.
Tornammo indietro, lungo la piccola strada contornata dai muri a secco di pietra lavica.
Fino all'incrocio.
una recente foto dell'incrocio. Ancora oggi il segno di stop per terra é invisibile e non vi é uno specchio per osservre le macchine in arrivo dalla sinistra. All'epoca dell'incidente la siepe sulla sinistra era molto piú evidente. 
Guardai a destra e sinistra. Non vedendo arrivare nessuno decisi di passare.
Accelerai per arrivare dalla parte opposta della strada e.... il motorino si spense di nuovo, lasciandoci nel bel mezzo della strada. 
Fu allora che, come nel peggiore degli incubi, vidi un automobile uscire dalla curva a velocità folle. Rimasi paralizzato dall'orrore: l'impatto era inevitabile.  Chiusi gli occhi sperando che si verificasse un miracolo. A qual punto il tempo sembró rallentare. L'autista - non ne ho mai saputo il nome-  ci vide e frenó... lasciando circa 16 metri di gomme sull'asfalto.
Il rombo dell'auto. 
...Lo stridore dei freni. 
...L'orrendo rumore dell'impatto.
...Sedici metri di frenata.
Nonostante questo, l'impatto fu devastante. 
Marco fu lanciato in alto, poi ricadde sulla la testa sfondando il parabrezza della macchina.
Nell'impatto l'auto mi prese in pieno, maciullandomi completamente la gamba sinistra. Mi lanció in aria lateralmente a 8-10 metri di distanza. Quando atterrai sul duro asfalto, entrambe le estremitá destre si spezzarono. La perizia certificò in seguito che l'automobile viaggiava a piú di 100 Km orari
Rimasi li, sull'asfalto, come una bambola spezzata per QUATTRO ore.
Il tre di agosto, di sabato, in Sicilia non si muove nulla. Tutte le ambulanze erano “in ferie”. Sapete, un altro di quei casi di “mala sanitá”.
articolo della "Sicilia" sui fatti
 
Nessuno osava muovermi, per timore di aggravare le mie condizioni.  Avevo 23 fratture esposte nella gamba sinistra, 12 nella gamba destra, il braccio destro spezzato. Continuavo a sanguinare da tutte queste ferite, l'asfalto era rosso di sangue. Alla fine ne persi qualcosa come quattro litri. In seguito i medici dissero che avevo perduto piú sangue di quanto un essere umano possegga. Vedevo mio cugino, anche lui immerso in una pozza di sangue, non so se era il mio o il suo. Quando l'ambulanza finalmente arrivó mi diedero per spacciato. 
Eppure sono qui a raccontarlo.
il segno di Marco
Mio cugino, invece, un ragazzino di 15 anni, aveva solo un polso spezzato. Ma la botta che aveva preso in testa si riveló mortale. Lasció il suo corpo fisico dopo cinque giorni di coma. Marco era un giovane sensibile alle tematiche sociali, geniale fumettista. I suoi genitori, straziati dalla perdita dell'unico figlio avuto in tarda etá, dedicarono il resto della loro vita allo stabilimento della fondazione Marco Montalbano per il fumetto.
Passai settimane fra la vita e la morte. Subendo diverse operazioni. I medici non riuscivano a credere che rimanessi in vita. Eppure accadde. Il recupero duró piú di un anno. Ancora oggi soffro delle conseguenze di quell'evento.
l'Esperienza della morte
Fin qui i fatti nudi e crudi. Ma il motivo per cui scrivo queste parole é per raccontare di qualcosa che va molto oltre.
Durante tutto il tempo dell'incidente rimasi cosciente.
A parte circa 10 minuti fra il momento dell'impatto e l'arrivo dei primi testimoni.
Questi pochi istanti hanno cambiato la mia vita. E non solo.
Quando il corpo fisico di Giuseppe si schiantó sull'asfalto, la sua essenza - alcuni la chiamano anima -  fu separata da esso.
Venne come risucchiata in un tunnel strettissimo, come una pallina in un tubo a vuoto. Era tutto velocissimo.
Io ero quell'essenza.
Avevo un forte senso di nausea e disorientamento, come quando si sta sulle montagne russe.
A circa ¾ del tunnel il viaggio vorticoso si fermó all'improvviso. Non era un luogo particolare, sembrava un qualunque pezzo del tunnel.
Lí inizió il Giudizio.
Era come vedere un film con il tasto fast foward premuto.
Una sequenza accelerata delle scene cruciali della mia vita, che si bloccava per un nano secondo per darmi la possibilità di decidere.
In quel momento avevo la facoltá di comprendere con esattezza se le scelte che avevo fatto in quei momenti fossero GiuSTe. Comprendevo chiaramente come il senso della vita consistesse proprio in una serie di questi "esami". Non vi era nessun dio a giudicarmi. Solo me, che osservavo spassionatamente il risultato di quella esistenza.
In alcuni casi la risposta corretta era evidente, in altri sorprendente. Proteggere la vita ed evitare la sofferenza non era sempre la strada da seguire, poteva anzi essere di ostacolo alla giusta armonia delle cose.
Ogni scelta veniva soppesata: da una parte quelle che avevano contribuito al mantenimento dell'armonia e al ritorno all'unità, dall'altra gli atti di separazione ed egoismo.
Alla conclusione del processo, nel mio caso le azioni GiuSTe pesavano sulla bilancia piú che quelle sbagliate.
Mica di tanto, eh...
Mi ero perso un sacco di buone occasioni.
Ma sembra che piú del 50% delle decisioni che avevo preso fossero corrette, che é la misura che contava.
Beh, avevo passato il Giudizio.
Il viaggio lungo il tunnel continuò, fino ad arrivare alla sua conclusione, una specie di portale tondo da cui traboccava Luce.
Sulla cui Soglia mi fermai. Fu il primo atto di volontà che avessi fatto da quando tutto questo era iniziato.
Sapevo che se avessi “messo piede” nella Luce non sarei piú potuto tornare.
Ma sapevo anche che non ero pronto per andare.
Vi era un qualcosa che dovevo fare nel Mondo prima di entrare nella luce: Una precisa Misione che doveva essere assolta.
Tornai cosí in quel corpo distrutto.
Conclusione
La morte non esiste. Vi é solo un passaggio, una trasformazione. La cosa piú importante é arrivare a quel momento avendo adempiuto al proprio dovere nella vita.

Durante i primi giorni della mia lunga degenza, mentre oscillavo fra la vita e la morte e i medici erano scettici sulle mie possibilitá di sopravvivenza, il mio spirito era alto. Benedicevo chiunque incontrassi, chiedendo a tutti perdono se gli avevo arrecato offesa e scherzando allegramente.
Sapevo che questa non era la fine della Storia, bensí il suo Inizio: la mia Iniziazione.
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