Certamente un titolo forte ma che rende esattamente la situazione che si vuole introdurre di prepotenza senza che nessuno possa intervenire per bloccare queste manovre. Se Cipro ha dato il proprio sangue per uscire da una situazione disastrosa con il ''contributo'' di ogni cittadino, sembra che il sistema per farlo anche in altre nazioni voglia funzionare: si illude la massa popolare che non ci sono problemi per una crisi e di punto in bianco, ci si ritrova con i conti bloccati e il prelievo forzoso per...salvare il proprio paese. Nel 2011 questo problema in Spagna era già stato reso pubblico e indetto pure un bel referendum,,,vi ricordate? L' anno scorso si leggeva: ''“Ci stanno conducendo dritti al fallimento seguendo i diktat imposti da Francia e Germania” dice davanti a un’assemblea improvvisata alla sede del Parlamento catalano uno dei manifestanti che nell’ultima domenica di agosto ha partecipato alle mobilitazioni contro la riforma della Costituzione. I cortei, convocati in tutta fretta, hanno portato migliaia di persone nelle strade di decine di città. Per moltissimi spagnoli l’estate è già finita. In molti sentono l’urgenza di non perdere il terreno conquistato con giorni di presenza nelle piazze. Le decisioni dei vertici politici fanno paura. La rabbia è riesplosa con la repentina decisione del premier José Luis Rodriguez Zapatero di modificare la Carta Costituzionale per introdurre alcuni criteri di controllo sul deficit, in modo da porre un limite all’indebitamento pubblico.''Una riforma tanto rapida non è proprio nella tradizione della Spagna. Da sempre i vertici alla guida del paese hanno agito con cautela ad ogni minima modifica della legge fondamentale del paese. Ora Francia e soprattutto Germania premono perché Madrid introduca una riforma in tempi stretti. Si tratta di equilibrare i propri budget per controllare – ha detto Zapatero – “il deficit strutturale e il debito e permettere di rafforzare la fiducia a medio e lungo termine nell’economia spagnola”. In Spagna verrebbe così modificato l’articolo 135 della Costituzione per fissare il tetto del debito a 0,4% del Pil a partire dal 2020.
Il contagio e' gia' in atto. Mentre il ministro spagnolo dell'Economia Luis De Guindos ha proclamato in Senato che "i depositi in banca sotto i 100 mila euro sono sacri e che i risparmiatori non si devo allarmare", la Spagna ha cambiato una norma costituzionale che consente una tassa sui depositi delle banche. Una norma prima proibita per legge, che potrebbe in caso di bisogno aprire la strada a un prelievo forzoso una tantum dai conti bancari, nella forma di una tassazione dei risparmi. Il concetto e': se le banche vengono tassate dallo Stato, a chi faranno pagare il conto se non ai correntisti? In Italia anche se in modo differente, con il decreto Salva-Italia è stato immesso dal 2011 la tassazione sui risparmi, pari allo 0,1% del capitale nel 2012 e allo 0,15% del capitale nel 2013: cambia il metodo ma la sostanza rimane la stessa.
Per il momento lo stato sostiene che tale tassa, che gli istituti dovranno pagare allo Stato in proporzione all'entita' dei propri depositi, "non sara' molto piu' alta dello 0%" e che e' rivolta a quelle regioni che "non hanno compiuto alcuno sforzo per raccogliere entrate fiscali".
Nel frattempo l'esecutivo in Nuova Zelanda sta valutando l'ipotesi di imporre in futuro una confisca in stile cipriota dei risparmi, per evitare un eventuale crack delle banche.
Come riporta il quotidiano spagnolo El Pais, il ministro della Pubblica Amministrazione,Cristobal Montoro ha difeso la misura, sottolineando che la sua presenza nella costituzione e' giustificata dalla volonta' di uniformare la pressione fiscale tra le varie regioni della nazione indebitata.
Il governo sta preparando una proposta di legge sull'ammontare che le banche dovranno versare alle casse pubbliche. Anche se una misura simile potrebbe rappresentare una violazione dei movimenti liberi di capitale in Europa, e quindi essere bloccata dalla Commissione Ue, cosi' com'e' strutturata lascia la porta aperta a una tassazione dei risparmidei cittadini, che potrebbe tradursi in un imposta patrimoniale in stile cipriota.
A proposito di capitali, per scongiurare la fuga dei ricchi patrimoni russi, Cipro sta studiando il varo di un piano di emergenza che prevede il controllo dei capitali, tra cui l'imposizione dilimiti sui prelievi giornalieri dai conti bancari e di un tetto alle somme di denaro che possono essere prelevate per via elettronica dal paese. Nonche' l'introduzione di controlli di frontiera piu' severi, nel tentativo di mettere un freno alla fuoriuscita di capitali dal paese mediterraneo.
Il tutto mentre jet carichi di denaro appartenente agli oligarchi russi stanno volando via dalla piccola isola, che con la sua crisi finanziaria ha aperto il vaso di Pandora in Europa.