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26 aprile 2017 3 26 /04 /aprile /2017 21:39

Fu distrutto da una delle più cruente battaglie della guerra civile. I repubblicani fermarono il Caudillo, che, a conflitto finito, vi costruì a fianco un nuovo villaggio, trasformando l'originale in un memoriale del suo trionfo. Oggi, a più di 40 anni dalla scomparsa del dittatore, è una delle ghost town più visitate.

 

 

 

 

Questa è Belchite, una piccola cittadina spagnola a una trentina di chilometri da Saragozza che fu teatro, nell'agosto del 1937, di una cruenta battaglia tra fascisti e repubblicani che culminò nella sua distruzione e in un immenso massacro. Potrebbe sembrare uno dei molti villaggi-fantasma, di quelli un tempo gloriosi e poi decaduti e via via abbandonati al loro destino e al loro degrado, sino al punto in cui paradossalmente la fatiscenza ha finito per restituir loro l'attrattiva di un tempo, se non addirittura ad accrescerla. Belchite, però, è un caso a parte. Il villaggio aragonese, situato a una cinquantina di chilometri a sud di Saragozza (o se si preferisce, a poco più di 300 a Ovest di Barcellona, naturalmente nell'entroterra) è però un caso a parte, vuoi perché il degrado e l'abbandono sono stati tutt'altro che graduali (la stessa Petra, poi letteralmente scomparsa, impiegò alcune decadi prima di essere completamente abbandonata), vuoi per la ragione - o meglio le ragioni concatenate - che ce l'hanno tramandata esattamente così : la guerra civile spagnola. Belchite e il successivo desiderio del vincitore, Francisco Franco, di mostrarla al mondo così, a imperitura memoria della sua presunta grandezza.

Oggi, a quaranta anni dalla scomparsa del Caudillo, che morì il 20 novembre 1975, un fotoreportage che Afp (l'agenzia di stampa francese) ha scattato il 12 novembre, poche ore prima del multiplo assalto terroristico a Parigi e poi ha diffuso nelle ore immediatamente seguenti la tragedia, mostra queste immagini di una bellezza vagamente a sinistra, quasi a proporre un viaggio nella memoria.

Spagna. Il borgo di Belchite che Franco volle lasciare fantasma


Nell'estate del 1937, il villaggio fu teatro di una delle più violente e sanguinose battaglie della guerra civile, raccontata anche da Ernest Hemingway, che del conflitto fu testimone. I nazionalisti, che avevano avviato una campagna per conquistare le province del Nord, trovarono in Aragona una resistenza particolarmente strenua. E vennero temporaneamente bloccati dai repubblicani, che avevano scelto Belchite come base. Nello scontro morirono 3 mila persone, per ridurre il borgo allo stato in cui lo vediamo bastarono due settimane. Franco perse quella battaglia, ma alla fine, nel 1939 vinse la guerra, per governare fino alla morte. Per celebrarsi, e nonostante alcuni degli abitanti del borgo avessero scelto di non abbandonarlo, costruì la nuova Belchite a fianco di quella vecchia, che non toccò - e specificamente ordinò non fosse minimanente alterata - trasformandola in un memoriale della guerra, e, data la posizione, al cospetto della cittadina rinata, della sua vittoria, della "superiorità dell'ideologia nazionalista".

Da quasi 80 anni, il villaggio fantasma e il nuovo paese da circa 1.600 abitanti dimorano uno a fianco all'altro. Negli anni recenti, l'originale è diventato meta turistica.

fonte

 

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3 novembre 2016 4 03 /11 /novembre /2016 23:13

Quando si parlotta di ufo e Alieni viene quasi in spontaneo associare il mistero agli Stati Uniti d’America, i suoi presidenti e i vari impianti dei servizi segreti. L’Area 51, la Base di Dulce, l’avvenimento di Roswell del 1947, sono solo pochi dei punti chiave rimasti nella storia di questa discussa tematica. Ma gli Stati Uniti non sono gli unici ad avere gli x-files. Meno ostentati e molto più confidenziali, i russi sono stati ben più attenti a diffondere i loro oscuri segreti. Tra il 1940 e il 1950, perfino l’Unione Sovietica avrebbe avuto moltissimi incontri ravvicinati con esseri originari da altri mondi e, a quanto pare, non erano poi così benevoli. “I sovietici sono rimasti sconcertati del fatto che tanti UFO potessero attraversare le loro frontiere e fare ciò che desideravano, senza alcun controllo da parte del Cremlino. Ci sono stati molti più casi di incontri diretti che negli Stati Uniti, e tutto ciò che stava svolazzando sopra l’Unione Sovietica era molto affascinato agli impianti militari segreti, ha asserito il ricercatore e autore Paul Stonehill al tabloid Daily Star.

Le teorie dei complotti UFO più sconvolgenti della storia

teorie del complotto UFO Grazie alle infinite segnalazioni di incontri e avvistamenti, gli UFO sono ormai una delle icone della moderna cultura pop, grazie anche alla“ teoria del complotto UFO ”: molti appassionati ufologi sostengono che le prove riguardanti gli oggetti volanti non identificati e la presenza di alieni sulla terra …

Stonehill indagando tra gli archivi dei russi dal’epoca della Guerra Fredda ha individuato che ci sono stati molti incontri ravvicinati tra gli UFO e i soldati, che avevano ricevuto l’ordine di distruggere. Senza esito positivo, ovviamente. Il Cremlino è sempre stato cauto e ha da sempre preso molto seriamente la questione UFO, cercando di indurre l’opinione pubblica che gli avvistamenti fossero prodotti da armi dell’occidente. Come per il progetto Blue Book americano, i russi diedero il via al segretissimo piano SETKA per capire l’origine di questi fatti, dopo un avvistamento massivo di 48 UFO accaduto nel 1977 a Petrozavodsk. I sovietici in relazione agli UFO ne sanno presumibilmente molto di più di qualsiasi altra nazione, e molti dei documenti super segreti seguitano ad essere non avvicinabili e forse non vedranno mai la luce. Fatto sta che Stonehill ha scoperto che gli scontri tra i soldati e questi oggetti volanti non identificati sono stati assidui, una vera e propria guerra con gli alieni.

I russi cedono agli UFO

In seguito i russi capirono di trovarsi di fronte a qualcosa di inverosimilmente forte e fuori dalle loro capacità, così conclusero nel 1960, di diffondere un comunicato ufficiale che imponeva ai soldati di non aprire il fuoco contro nessun oggetto non identificato, per cercare di terminare questa assurda guerra con gli alieni. Questa storia ha davvero dell’assurdo, ma i servizi segreti russi del KGB potrebbero essere entrati in relazione con esseri alieni e aver ottenuto informazioni di cui il mondo è ancora oggi totalmente all’oscuro.

Sarà l' ennesima stranezza che incontriamo nel web?

​fonte

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13 settembre 2016 2 13 /09 /settembre /2016 22:48
 Storia e cronologia del Necronomicon


Il titolo originale dell'opera è Al Azif: ?Azif? è l'allocuzione usata dagli arabi per indicare gli strani suoni notturni (dovuti agli insetti) che si supponevano essere l'ululato dei dèmoni.

L'autore è Abdul Alhazred, un poeta folle di Sanaa, capitale dello Yemen, che si dice sia vissuto nel periodo dei Califfi Ommaiadi, nell'ottavo secolo dopo Cristo. Fece molti misteriosi pellegrinaggi tra le rovine di Babilonia e le catacombe segrete di Memphis, e trascorse dieci anni in completa solitudine nel grande deserto dell'Arabia meridionale il Raba El Khaliyeh, o ?Spazio vuoto? degli arabi antichi, e Dahna, o ?Deserto Cremisi? dei moderni, ritenuto dimora di spiriti maligni e mostri mortiferi. Di questo deserto coloro che pretendono di averlo attraversato, narrano molte strane ed incredibili meraviglie.

Nei suoi ultimi anni Alhazred abitò in Damasco, dove venne scritto Al Azif, e del suo trapasso o scomparsa (nel 738 d.C.) si raccontano molti particolari terribili e contraddittori. Riferisce Ibn Khallikan (un biografo del dodicesimo secolo), che venne afferrato in pieno giorno da un mostro invisibile e divorato in maniera agghiacciante di fronte un gran numero di testimoni gelati dal terrore.

Anche la sua follia è oggetto di molti racconti. Egli affermava di aver visitato la favolosa Irem, la Città dalle Mille Colonne, e di aver trovato fra le rovine di un innominabile villaggio desertico le straordinarie cronache ed i segreti di una razza più antica dell'umanità. Non seguiva la religione musulmana ma adorava delle Entità sconosciute che si chiamavano Yog e Cthulhu.

Intorno all'anno 950, l'Al Azif, che era stato diffuso largamente, anche se in segreto, tra i filosofi dell'epoca, venne clandestinamente tradotto in greco dall'erudito bizantino Teodoro Fileta, col titolo di Necronomicon, cioè, letteralmente: ?Libro delle leggi che governano i morti?.

Per un secolo favorì innominabili esperienze, finché non venne soppresso e bruciato intorno al 1050 dal vescovo Michele, patriarca di Costantinopoli. Dopo di ciò il suo nome fu solo furtivamente sussurrato ma, nel tardo Medioevo (1228), il danese Olaus Wormius ne fece una traduzione latina, basata sulla versione greca di Fileta, che vide la stampa due volte: una alla fine del quindicesimo secolo, in caratteri gotici (evidentemente in Germania); poi nel diciassettesimo (probabilmente in Spagna).

Entrambe le edizioni sono prive di qualsiasi segno di identificazione, e possono essere localizzate nel tempo e nello spazio solo in base a considerazioni riguardanti il tipo di stampa.

L'opera, sia in latino che in greco, venne posta all'indice nell' Index Expurgatorius sin dal 1232 da papa Gregorio IX, cui era stata mostrata l'edizione di Wormius. A quell'epoca l'originale arabo era già andato perduto, come mostra la prefazione alla prima versione latina (vi è tuttavia un vago indizio secondo cui una copia segreta sarebbe apparsa a San Francisco in questo secolo, e sarebbe andata distrutta nel famoso incendio del 1906).

Nessuna notizia si ebbe più della versione greca - che fu stampata in Italia fra il 1560 e il 1570 - fino al resoconto del rogo cui fu condannato nel 1692 un cittadino di Salem con la sua biblioteca. Una traduzione in inglese fatta dal dottor John Dee intorno al 1580, non venne mai stampata, ed esiste solo in alcuni frammenti ricavati dal manoscritto originale.

Delle versioni latine attualmente esistenti, una (del quindicesimo secolo) è custodita nel British Museum, mentre un'altra (del diciassettesimo secolo) si trova nella Bibliothèque Nationale a Parigi. Altre edizioni del diciassettesimo secolo sono nella Widener Library ad Harvard, nella biblioteca della Miskatonic University ad Arkham e presso l'università di Buenos Aires. Comunque esistono certamente numerose altre copie presso dei privati ed in proposito circola con insistenza la voce che un esemplare del testo in caratteri gotici del quindicesimo secolo faccia parte della collezione privata di un celebre miliardario americano.

Sembra che anche presso la famiglia Pickman di Boston sia presente una copia del testo greco stampato in Italia nel sedicesimo secolo: se è vero, questa è comunque certamente svanita insieme col pittore R. U. Pickman di cui si sono perse le tracce dal 1926.

Il libro è posto all'indice da tutte le religioni del mondo. La sua lettura determina conseguenze terribili. Si dice che sia appunto da vaghe notizie su quest'opera (della cui esistenza una ben piccola parte della gente è al corrente), che lo scrittore R. W. Chambers abbia tratto spunto per il suo celebre romanzo The King in Yellow, il cui filo conduttore dell'opera è un libro iniziatico la cui lettura provoca follia.

- Edizioni del Necronomicon, con le date di pubblicazione e le varie traduzioni.

Versioni:

* Originale arabo: tre copie manoscritte risalenti al 730-738.
* Teodoro Fileta (traduzione greca): una copia manoscritta, risalente al 950, in Costantinopoli. Versione ricavata dal testo arabo.
* Olaus Wormius (traduzione latina): una copia manoscritta, del 1228 circa, nello Jutland. Versione ricavata dal testo greco di Fileta.
* John Dee (traduzione inglese) una copia manoscritta, del 1580, in Londra. La versione probabilmente è ricavata dal testo di Fileta.

Edizioni:

* Edizione tedesca: testo in latino, impresso in caratteri gotici, riproducente la versione di Olaus Wormius. Non ha data né luogo di pubblicazione: è stato stampato probabilmente a Norimberga alla fine del secolo XV.
* Edizione italiana: il testo è in greco, e riproduce la versione di Teodoro Fileta. Senza data né luogo di pubblicazione: è stato probabilmente stampato a Roma, intorno al 1567.
* Edizione spagnola: il testo in latino riproduce la versione di Olaus Wormius. Privo di data e di luogo di pubblicazione. Stampato probabilmente a Madrid, intorno al 1623.

Non è mai stata fatta nessun'altra edizione in stampa del Necronomicon almeno ufficialmente. La versione inglese di John Dee esiste solo in frammenti manoscritti ricopiati dall'originale.

- Elenco degli esemplari del Necronomicon dei quali è data per certa l'esistenza. Oltre a questi però ne esistono altri che sono detenuti segretamente.

* Il British Museum custodisce nei suoi archivi riservati una copia del testo in caratteri gotici, completo.
* Un miliardario americano sembra che possieda una copia del testo in caratteri gotici.
* La Bibliothèque Nationale a Parigi è in possesso di un esemplare dell'edizione spagnola.
* La Miskatonic University di Arkham, Massachussets, possiede una copia dell'edizione spagnola.
* La Biblioteca dell'università di Buenos Aires possiede anch'essa una copia dell'edizione spagnola.
* La Widener Library di Harvard ha un'altra copia spagnola.
* La Biblioteca dell'Università di Lima nel Perù possiede una copia dell'edizione italiana.
* La Kester Library di Salem, Massachussets, custodisce una copia del Necronomicon in caratteri gotici.
* La Central Libray della California State University, Los Angeles, possiede una copia dell'edizione spagnola.
* In una collezione privata del Cairo si trova un esemplare dell'edizione italiana.
* La Biblioteca Vaticana possiede una copia del testo in caratteri gotici ed una dell'edizione italiana.
* In una Località sconosciuta della Cina, esiste una copia manoscritta del testo arabo.
* Nella Città senza Nome, in Arabia, si trovano alcuni frammenti del manoscritto originale.

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5 settembre 2016 1 05 /09 /settembre /2016 21:22
LE MISTERIOSE INCISIONI SUL MONTE CONERO
LE MISTERIOSE INCISIONI SUL MONTE CONERO
LE MISTERIOSE INCISIONI SUL MONTE CONERO
LE MISTERIOSE INCISIONI SUL MONTE CONERO

Si dice che all'interno del Monte Conero, ci sia un ingegnoso sistema di stretti e articolati cunicoli sotterranei, strade scavate nella roccia che si perdono nel buio della montagna. Una di queste condurrebbe ad un altare dietro al quale si troverebbe una chioccia d'oro attorniata da 12 pulcini d'argento, a guardia di un forziere ricco di tesori.

Chi riuscisse ad arrivare in questo punto e provasse a portar via anche un solo pezzo del famigerato tesoro, non farebbe più ritorno alla luce della superficie, a meno di non indovinare il nome del demone che abita i cunicoli e scriverlo sull'altare con il proprio sangue.

L'entrata a questa grotta, una fessura che lacera la roccia del monte, si trova alle pendici del Conero, tra il paese di Camerano, noto per la sua misteriosa città sotterranea, la frazione di di San Germano e quella del Poggio di Ancona.

Questa affascinante e spaventosa leggenda, stuzzica da sempre la curiosità degli abitanti della Riviera del Conero e dei tanti curiosi che, impavidi, intraprendono l'inizio del cunicolo per poi fermarsi quasi subito e tornare indietro, anche perché la strada è ostruita da frane e non è assolutamente praticabile.

C'è poi chi non crede alla leggenda della chioccia d'oro e sostiene che il buco del diavolo sia uno degli ingressi ad una fantomatica base militare segreta, che si troverebbe all'interno del Monte Conero. Vero è che gran parte del monte è zona militare invalicabile.

Leggende a parte, con ogni probabilità, i cunicoli in questione sono un ingegnoso sistema idraulico risalente all'età romana o addirittura preromana. Un'eccellente opera di ingegneria, capace addirittura di portare acqua sino alla città di Ancona.

Come detto in precedenza il buco del Diavolo è un luogo non sicuro, spesso interessato da piccole frane che occludono di volta in volta i passaggi. Vi consigliamo perciò di non addentrarvi in ricognizioni avventurose e lasciare intatto l'alone di mistero che circonda questo luogo.Il Monte Conero è un promontorio di 572 metri s.l.m.m. situato sulla costa delle Marche, proprio a metà della regione. E’ costituito da imponenti falesie calcaree a strapiombo sul mare e fitte aree boschive. Nel 1991 è stato istituito il Parco Regionale del Monte Conero allo scopo di proteggere una zona davvero unica nel suo genere.

Quello di cui vi voglio parlare, invece, è un luogo situato nel mezzo della macchia mediterranea del Monte e avvolto, ancora oggi, dal mistero.

Poco sopra Pian dei Raggeti, seguendo il sentiero 1 in salita verso la cima del Monte Conero, all’altezza del segnale “Sculture Rupestri” inoltratevi sulla sinistra lungo una traccia appena evidente. Giusto qualche minuto di cammino e vi ritroverete nel luogo in questione.

Sul terreno, in mezzo al bosco, spunta un lastrone di pietra di circa 75 metri quadrati solcato da diverse incisioni scavate inequivocabilmente dalla mano dell’uomo in epoca remota. A quanto pare queste incisioni sembrano essere le più antiche raffigurazioni preistoriche di tutto il territorio marchigiano e la loro età può essere stimata tra il 10.000 e il 7.000 a.C. Le incisioni sono formate da canaletti rettilinei e circolari, piccole vasche e altri enigmatici segni. Sono state realizzate, probabilmente, mediante percussione con pietre più dure e la profondità varia tra i 2 e i 6 centimetri (escludendo le vaschette). Molto probabilmente una parte è sepolta sotto circa 50 centimetri di materiale organico. Infatti, il lastrone di pietra è più esteso di quello che si vede ad un primo sguardo.

Particolare delle incisioni rupestri | © Nicola Pezzotta 2011. All rights reserved.

Non si sono trovati al riguardo nessuna notizia storica o fonti documentarie che riveli la funzione di una tale opera per cui gli studiosi si sono sbizzarriti con le ipotesi più disparate. Appoggiandosi anche a ritrovamenti simili avvenuti in altre parti d’Italia, o addirittura del Mondo, hanno cercato di fare luce al mistero.

L’ipotesi che sembrava più plausibile è che queste canalette e vasche avessero come scopo la raccolta dell’acqua piovana. Sembra infatti che, come scrive la Gimbutas,

“i motivi predominanti nelle grandi rocce modificate dall’uomo in tutta Europa, […] sono piccoli incavi rotondi, le cosiddette coppelle. Esse compaiono a centinaia, da sole o associate ad occhi di serpenti […] Il loro significato è suggerito dal fatto che le coppelle hanno conservato parte del loro simbolismo nella sub-cultura contadina europea dei nostri giorni che attribuisce poteri curativi all’acqua piovana che vi si raccoglie. Paralitici e altri infermi cercano la guarigione bevendo l’acqua sacra e lavandovisi […]. Una coppella è l’equivalente di un pozzo sacro in miniatura. Nella preistoria e nel folklore il pozzo e la coppella erano intercambiabili, simboli entrambi della forza vitale della Dea […]”.

In tal senso le incisioni rupestri e le coppelle del Conero, che in alcuni loro tratti richiamano sia l’occhio che il serpente citati, potrebbero essere interpretate come un antico luogo di culto dell’acqua piovana.
Studi successivi, però, hanno verificato che la disposizione e la geometria sembrano essere poco funzionali alla raccolta dell’acqua piovana e perciò si è andata sempre più escludendo questa interpretazione.

Particolare delle incisioni rupestri | © Nicola Pezzotta 2011. All rights reserved.

Un'altra, scartata molto rapidamente, è che i fori laterali fossero utilizzati per infilarci dei pali che sorreggessero delle capanne. Ma l’ubicazione, il tipo e la profondità di questi fori non sembrano adatti a tale mansione.

Altre ipotesi avanzate recentemente riconoscerebbero nell’insieme dei segni una sorta di mappa geografica antica dei siti di notevole importanza nel passato, ubicati nella zona del Monte Conero o un remoto rudimentale strumento per la misurazione del tempo e per le rilevazioni astronomiche.

Particolare delle incisioni rupestri | © Nicola Pezzotta 2011. All rights reserved.

Appare sempre più verosimile, invece, che dette incisioni siano state realizzate per scopi rituali in una ipotetica antica area sacrificale. Ad avallare ciò sono avvenuti ritrovamenti simili in altre parti d’Italia e del Mondo: nei pressi della Grotta del Fico a Nardò, vicino Lecce; le canalette e i solchi che alimentano la vasca quadrangolare scavata nella roccia nel Duomo di San Leo, nel Montefeltro; su una balza di difficile accesso sopra la grotta Buco Cattivo sul Monte Valmontagnana, tra Genga e Fabriano; sulle colline di Canaan, in Palestina; in Valtellina, in provincia di Sondrio.
In tutti questi luoghi la funzione di tali canalette e vasche era di convogliare e raccogliere il sangue delle vittime di antichi riti e sacrifici cruenti. Lo scorrere del sangue nelle canalette sarebbe servito ad interpretare il volere delle divinità cui il sacrificio era dedicato. In alcuni di questi casi, la funzione rituale delle coppelle è rafforzata dalla presenza di croci ed altri segni religiosi aggiunti in epoche più recenti (Medioevo).

In attesa di ulteriori studi, se ci saranno, vi consiglio di visitare il luogo e farvi permeare dal mistero che aleggia su di esso.

http://www.coninfacciaunpodisole.it/aree-protette/83-parco-conero/162-le-misteriose-incisioni-sul-monte-conero

http://www.rivieradelconero.tv/news/32/il-buco-del-diavolo-sul-monte-conero.aspx

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1 maggio 2015 5 01 /05 /maggio /2015 22:51
Storia dell' universo e antimateria

~~ Nelle classi prime della scuola secondaria di secondo grado, quando si inizia un corso di chimica di base si spiega cos’è la chimica, di cosa si occupa e si forniscono cenni sulla storia di questa scienza. Sul piano didattico la chimica si può suddividere in varie parti a seconda del campo d’indagine specifico, perciò si ha la chimica generale, quella inorganica, organica, biologica, fisica ecc. Si aggiunge che la chimica si occupa della materia, delle sue proprietà, delle sue trasformazioni e dei fenomeni che le accompagnano. Per materia intendiamo noi stessi, tutto ciò che ci circonda, che ha una massa e che occupa uno spazio.

Ma se ogni corpo è fatto di materia, cos’è l’antimateria? Sull’argomento ho già scritto alcuni anni fa, ma è intrigante e voglio ritornarci. Le prime ipotesi sull’esistenza di “antiparticelle” furono fatte nel 1928 dal fisico Paul Dirac (1902-1984), Premio Nobel nel 1933 insieme ad Erwin Schrodinger (1887-1961). Dirac, tra i suoi numerosi lavori, nel 1930 formulò l’equazione che prevedeva l’esistenza di uno stato energetico opposto a quello dell’elettrone e che portò alla scoperta del positrone (stessa massa dell’elettrone: 9,110*10-28g, ma carica opposta). Da allora è stato scoperto che tutte le particelle hanno un’antiparticella con la stessa massa ma carica opposta. Per cui esiste l’antiprotone, con massa pari a quella del protone (1,673*10-24g) ma carica elettrica negativa.

Anche le particelle neutre per quanto riguarda la carica elettrica, come il neutrone (massa = 1,675*10-24g), hanno una corrispondente antiparticella. Questa, non potendo avere carica opposta (l’opposto di zero è zero) hanno però le altre proprietà di segno cambiato, ad esempio il momento angolare intrinseco o più comunemente spin.

Lo spin indica il momento di rotazione delle particelle sul loro asse e, in base al tipo di spin le particelle vengono suddivise in bosoni [il termine vi ricorda qualcosa, vero?] (a spin intero) e fermioni (a spin semintero). Questi ultimi soddisfano il principio di esclusione di Pauli. L’antiprotone e l’antineutrone furono osservati per la prima volta solo negli anni ’50 del secolo scorso, a Berkeley in California, con acceleratori in grado di sviluppare sufficienti energie per le collisioni. Osservazioni di ulteriori antiparticelle furono fatte nei decenni successivi con gli acceleratori del CERN di Ginevra e di Serpukhov in Russia.

Il modello Standard prevede anche altre classificazioni delle particelle, a seconda delle loro masse e delle interazioni che le caratterizzano. In questo corso non è il caso di approfondire concetti tanto teorici, non sarei neanche in grado di farlo. L’Universo, secondo la teoria del Big Bang, ha avuto origine circa 15 miliardi di anni fa da una grande esplosione che produsse uguali quantità di materia ed antimateria. Perché ora è così difficile osservare l’antimateria e dov’è?

Oppure che fine ha fatto tutta quella che corrisponde alla materia che ci circonda? Nessuno è un grado di dirlo. E se l’antimateria si è progressivamente ridotta per qualche motivo, fino quasi a scomparire, perché la materia è rimasta? Perché oggi c’è (o noi riusciamo solo a osservare) questa “asimmetria” materia-antimateria? O da qualche parte nell’universo o in un universo “parallelo”, inosservabile per i nostri strumenti, ci sono antigalassie con antistelle?

video correlato http://www.loguardoconte.info/storia-dell-universo-e-antimateria-8347

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17 settembre 2014 3 17 /09 /settembre /2014 21:32

Già 116 anni fa c’era la visione di un mondo con l’energia pulita e libera o free energy, gratuita da non misurare con un contatore per poi mandare una bolletta da pagare a ogni singolo cittadino. In questa visione era contemplata la libertà dal giogo delle multinazionali, un nuovo modo di vivere in un mondo moderno con l’energia fornita liberamente da Madre Terra. L’oligarchia economica di allora, sostanzialmente la stessa di adesso, non volle assolutamente rinunciare ai suoi stratosferici profitti che provenivano dall’imporre ad ogni cittadino di pagare una quota per cucinare, illuminare la sua casa, scaldarsi, lavarsi, viaggiare, in definitiva per vivere nel mondo civilizzato. Per mantenere il suo strapotere non esitò ad impiegare ogni mezzo per screditare, annientare economicamente e moralmente l’uomo che costituiva una reale minaccia per i suoi profitti indiscriminati, anche se quello stesso uomo avrebbe potuto rendere il mondo di allora assai migliore e anche per tutte le generazioni a venire. Quell’uomo è il genio Nikola Tesla, che brevettò invenzioni che hanno comunque cambiato il mondo e morì solo e in miseria in una stanza di albergo. Molte delle sue invenzioni stanno riemergendo e sono in grado di migliorare ulteriormente la tecnologia del nostro tempo. Nikola Tesla è stato un fisico, inventore e ingegnere serbo naturalizzato statunitense nel 1891, nato a Smilijan il 10 Luglio del 1856 e morto a New York il 7 Gennaio del 1943. è conosciuto soprattutto per il suo rivoluzionario lavoro e i suoi numerosi contributi nel campo dell'elettromagnetismo tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento. I suoi brevetti e il suo lavoro teorico formano la base del moderno sistema elettrico a corrente alternata (CA), compresa la distribuzione elettrica polifase e i motori a corrente alternata, con i quali ha contribuito alla nascita della seconda rivoluzione industriale. Negli Stati Uniti Tesla fu tra gli scienziati e inventori più famosi, anche nella cultura popolare. Dopo la sua dimostrazione di comunicazione senza fili (radio) nel 1893, e dopo essere stato il vincitore della cosiddetta "guerra delle correnti" insieme a George Westinghouse contro Thomas Alva Edison, fu riconosciuto come uno dei più grandi ingegneri elettrici statunitensi. Molti dei suoi primi studi si rivelarono anticipatori della moderna ingegneria elettrica e diverse sue invenzioni rappresentarono importanti innovazioni. Le scoperte di Tesla furono realmente rivoluzionarie per l’epoca e incredibilmente moderne. Alcune di esse avrebbero, se realizzate, cambiato completamente il volto del mondo garantendo energia pulita e gratuitamente a tutta l’umanità già oltre un secolo fa, risolvendo molti dei problemi ambientali e di accesso alle risorse a cui assistiamo oggi. In che modo? Sfruttando l’etere come fonte e veicolo di energia. Significativo l’episodio descritto dall’articolo tratto dal numero di Maggio-Giugno di Nexus Gold del 2005 firmato da Igor Spajic. La città di Buffalo, nel nord dello stato di New York negli USA, fu silenziosa testimone di un fatto straordinario nel corso di una settimana durante l'estate del 1931. Nonostante la depressione economica avesse compromesso la produzione e i commerci, la città nondimeno rimaneva una fucina di attività. Un giorno, tra le migliaia di veicoli che ne percorrevano le vie, una lussuosa automobile si fermò accanto, al marciapiede presso il semaforo di un incrocio. Un passante notò come si trattasse di una berlina Pierce-Arrow ultimo modello, coi fari che s'integravano con grazia nei parafanghi nel tipico stile di questa marca. Quello che caratterizzava l'auto in quella fredda giornata estiva era l'assoluta assenza di emissione di vapore o fumi dal tubo di scarico. Il passante si avvicinò al guidatore e attraverso il finestrino aperto commentò l'assenza di fumi dallo scarico. Il guidatore ringraziò il passante per i complimenti sottolineando che era così perché l'automobile "non aveva motore". Questa dichiarazione non è stravagante o maliziosa come potrebbe sembrare. C'era una certa verità in essa. Infatti, la Pierce-Arrow non aveva un motore a combustione interna; aveva invece un motore elettrico. Se l'autista si fosse preoccupato di completare la sua spiegazione al passante, avrebbe potuto dirgli che il motore elettrico non era alimentato da batterie – ma da nessun tipo di "carburante"!!! L'autista era Petar Savo, e nonostante stesse guidando quell'auto non era il responsabile delle sue incredibili caratteristiche. Queste erano il lavoro dell'unico passeggero, un uomo che Petar Savo conosceva come uno "zio": non altri che il genio dell'elettricità Nikola Tesla. Negli anni '90 del 19' secolo Nikola Tesla aveva rivoluzionato il mondo con le sue invenzioni per sfruttare l'elettricità, dandoci il motore elettrico a induzione, la corrente alternata (AC), la radiotelegrafia, il radiocomando a distanza, le lampade a fluorescenza ed altre meraviglie scientifiche. In realtà fu la corrente alternata polifase di Tesla e non la corrente continua di Thomas Edison ad inaugurare la moderna epoca tecnologica. Tesla non rimase a dormire sugli allori ma continuò a fare scoperte fondamentali nei campi dell'energia e della materia. Scoprì i raggi cosmici decenni prima di Millikan e fu il primo a sviluppare i raggi-X, il tubo a raggi catodici e altri tipi di valvole. Comunque, la scoperta potenzialmente più significativa di Nikola Tesla fu che l'energia elettrica può essere propagata attraverso la Terra ed anche attorno ad essa in una zona atmosferica chiamata cavità di Schumann. Essa si estende dalla superficie del pianeta fino alla ionosfera, all'altezza di circa 80 chilometri. Le onde elettromagnetiche di frequenza estremamente bassa, attorno agli 8 hertz (la risonanza di Schumann, ovvero la pulsazione del campo magnetico terrestre) viaggiano, praticamente senza perdite, verso ogni punto del pianeta. Il sistema di distribuzione dell'energia di Tesla e la sua dedizione alla free energy significavano che con l'appropriato dispositivo elettrico sintonizzato correttamente sulla trasmissione dell'energia, chiunque nel mondo avrebbe potuto attingere dal suo sistema. Torneremo più avanti su questo aspetto. Lo sviluppo di una simile tecnologia rappresentava una minaccia troppo grande per gli enormi interessi di chi produce, distribuisce e vende l'energia elettrica. La scoperta di Tesla finì con la sospensione dell'appoggio finanziario alle sue ricerche, l'ostracismo da parte della scienza ufficiale e la graduale rimozione del suo nome dai libri di storia. Dalla posizione di superstar della scienza nel 1895, Tesla nel 1917 era virtualmente un "signor nessuno",, costretto a piccoli esperimenti scientifici in solitudine. Nei suoi incontri annuali con la stampa in occasione del suo compleanno, una figura sottile nel cappotto aperto di stile anteguerra avrebbe annunciato ai giornalisti le scoperte e gli sviluppi delle sue idee. Era un triste miscuglio di ego e genio frustrato. Nel 1931, Nikola Tesla compì 75 anni. In una rara dimostrazione di omaggio da parte dei media, la rivista Time gli dedicò la copertina e un profilo biografico. L'anziano ingegnere e scienziato appariva emaciato anche se non sofferente, i suoi capelli ancora di un nero lucido e lo stesso sguardo lontano nei suoi occhi di sognatore. Durante l'estate del 1931, Tesla invitò Savo a Buffalo, nello stato di New York, per mostrargli e collaudare un nuovo tipo di automobile che aveva sviluppato di tasca sua. Casualmente, Buffalo è vicina alle cascate del Niagara - dove era entrata in funzione nel 1895 la stazione idroelettrica a corrente alternata di Tesla che lo aveva innalzato al culmine della stima da parte della scienza ortodossa. La Westinghouse Electric e la Pierce-Arrow avevano preparato questa automobile elettrica sperimentale seguendo le indicazioni di Tesla. (George Westinghouse aveva acquistato da Tesla i brevetti sulla corrente alternata per 15 milioni di dollari all'inizio del 20' secolo.) La Pierce-Arrow adesso era posseduta e finanziata dalla Studebacker Corporation, e utilizzò questo solido appoggio finanziario per lanciare una serie di innovazioni. Tra il 1928 e il 1933 l 'azienda automobilistica presentò nuovi modelli con motori ad 8 cilindri in linea e 12 cilindri a V, i futuristici prototipi Silver Arrows, nuovi stili e miglioramenti di tecnica ingegneristica. La clientela reagì positivamente e le vendite della Pierce-Arrow aumentarono la quota aziendale nel mercato delle auto di lusso, nonostante nel 1930 quest'ultimo fosse in diminuzione. In una situazione così positiva, progetti "puramente teorici" come l'auto elettrica di Tesla erano all'interno di questa sfera concettuale. Nella tradizionale mistura di arroganza e ingenuità dell'azienda, niente sembrava impossibile. Così, per le sperimentazioni era stata selezionata una Pierce-Arrow Eight del 1931, proveniente dall'area di collaudo dell'azienda a Buffalo, nello stato di New York. Il suo motore a combustione interna era stato rimosso, lasciando intatti la frizione, il cambio e la trasmissione verso l'asse posteriore. La normale batteria da 12 volt rimase al suo posto, ma alla trasmissione era stato accoppiato un motore elettrico da 80 cavalli. Tradizionalmente, le auto elettriche montavano motori a corrente continua alimentati da batterie, dato che quella continua è il solo tipo di corrente che le batterie possono fornire. Si sarebbe potuto utilizzare un convertitore corrente continua/corrente alternata, ma a quei tempi tali dispositivi erano troppo ingombranti per essere montati su un'automobile. Il crepuscolo delle auto elettriche era già passato da tempo, ma questa Pierce-Arrow non venne dotata di un semplice motore a corrente continua. Si trattava di un motore elettrico a corrente alternata progettato per raggiungere 1.800 giri al minuto. Il motore era lungo 102 centimetri con un diametro di 76, senza spazzole e raffreddato ad aria per mezzo di una ventola frontale, e presentava due terminali di alimentazione indirizzati sotto il cruscotto ma lasciati senza collegamento. Tesla non disse chi costruì il motore elettrico, ma si ritiene che fu una divisione della Westinghouse. Sul retro dell'automobile era stata fissata un'antenna di 1,83 metri . Petar Savo raggiunse il suo famoso parente, come quest'ultimo gli aveva chiesto, e a New York salirono assieme su un treno diretto verso il nord dello stato omonimo. Durante il viaggio l'inventore non commentò la natura dell'esperimento. Arrivati a Buffalo, si recarono presso un piccolo garage dove trovarono la nuova Pierce-Arrow. Il Dr. Tesla sollevò il cofano e fece qualche regolazione sul motore elettrico a corrente alternata sistemato al suo interno. In seguito si recarono a predisporre gli strumenti di Tesla. Nella camera di un hotel delle vicinanze il genio dell'elettricità si mise a montare il suo dispositivo. In una valigia a forma di cassetta si era portato dietro 12 valvole termoioniche. Savo descrisse le valvole “di costruzione curiosa", sebbene in seguito almeno tre di esse siano state identificate come valvole rettificatrici 70L7-GT. Furono inserite in un dispositivo contenuto in una scatola lunga 61 centimetri , larga 30,5 e alta 15. Non era più grande di un ricevitore radio ad onde corte. Al suo interno era predisposto tutto il circuito elettronico comprese le 12 valvole, i cablaggi e le resistenze. Due terminali da 6 millimetri di diametro e della lunghezza di 7,6 centimetri sembravano essere le connessioni per quelli del motore. Ritornati all'auto del l'esperimento, misero il contenitore in una posizione predisposta sotto il cruscotto dalla parte del passeggero. Tesla inserì i due collegamenti controllando un voltmetro. "Ora abbiamo l'energia", dichiarò, porgendo la chiave d'accensione a suo nipote. Sul cruscotto vi erano ulteriori strumenti che visualizzavano valori che Tesla non spiegò. Dietro richiesta dello zio, Savo mise in moto. “Il motore è partito", disse Tesla. Savo non sentiva alcun rumore. Nonostante ciò, coi pioniere dell'elettricità sul sedile del passeggero, Savo selezionò una marcia, premette sull'acceleratore e portò fuori l'automobile. Quel giorno Petar Savo guidò questo veicolo senza combustibile per lungo tempo, per circa 80 chilometri attorno a Buffalo, avanti e indietro nella campagna. Con un tachimetro calibrato a 190 chilometri orari a fondo scala, la Pierce-Arrow venne spinta fino a 145 km/h, e sempre con lo stesso livello di silenziosità del motore. Mentre percorrevano la campagna Tesla diventava sempre più disteso e fiducioso sulla sua invenzione; cominciò così a confidare a suo nipote alcuni suoi segreti. Quel dispositivo poteva alimentare le richieste di energia del veicolo per sempre, ma poteva addirittura soddisfare il fabbisogno energetico di un'abitazione - e con energia in avanzo. Pur se riluttante, inizialmente, a spiegarne i principi di funzionamento, Tesla dichiarò che il suo dispositivo era semplicemente un ricevitore per una "misteriosa radiazione, che proviene dall'etere" la quale "era disponibile in quantità illimitata". Riflettendo, mormorò che "il genere umano dovrebbe essere molto grato per la sua presenza". Nel corso dei successivi otto giorni Tesla e Savo provarono la Pierce-Arrow in percorsi urbani ed extraurbani, dalle velocità estremamente lente ai 150 chilometri all'ora. Le prestazioni erano analoghe a quelle di qualunque potente automobile pluricilindrica dell'epoca, compresa la stessa Pierce Eight col motore da 6.000 cc di cilindrata e 125 cavalli di potenza. Tesla raccontò a Savo che presto il ricevitore di energia sarebbe stato utilizzato per la propulsione di treni, natanti, velivoli e automobili. Alla fine della sperimentazione, l'inventore e il suo autista consegnarono l'automobile in un luogo segreto, concordato in precedenza - il vecchio granaio di una fattoria a circa 30 chilometri da Buffalo. Lasciarono l'auto sul posto, ma Tesla si portò dietro il suo dispositivo ricevitore e la chiave d'accensione. Questo romanzesco aspetto dell'affare continuò. Petar Savo raccolse delle indiscrezioni secondo le quali una segretaria aveva parlato delle prove segrete ed era stata licenziata. Ciò spiegherebbe un impreciso resoconto sulle sperimentazioni che apparve su diversi quotidiani. Quando chiesero a Tesla da dove arrivasse l'energia, data l'evidente assenza di batterie, egli rispose riluttante: "Dall'etere tutto attorno a noi". Alcuni suggerirono che Tesla fosse pazzo e in qualche modo collegato a forze sinistre e occulte. Tesla fu incensato. Rientrò assieme alla sua scatola misteriosa al suo laboratorio di New York. Terminò così la breve esperienza di Tesla nel mondo dell'automobile. Questo incidente dell'infrazione nella sicurezza può essere apocrifo, dato che Tesla non disdegnava di utilizzare la pubblicità per promuovere le sue idee ed invenzioni, sebbene quando questi dispositivi mettevano in pericolo lo status quo dell'industria egli aveva ogni buona ragione per essere circospetto nei suoi rapporti. L’energia dell’etere a cui si riferiva Tesla è una forma di energia che i nostri antenati sembravano già conoscere; possiamo trovarne delle descrizioni simili collegate alla spiritualità e all’essere umano nei testi vedici sanscriti di migliaia di anni fa. Le intuizioni dello scienziato Nikola Tesla erano decisamente avanzate rispetto al tempo in cui visse. Le sue invenzioni ed i suoi studi non furono sempre incompresi (o ignorati) perché troppo al di là della media conoscenza delle leggi e dei fenomeni fisici. A distanza di anni, si vedono i risultati del suo lavoro. Chi studia Tesla, ammette che riuscì a comprendere nozioni che attualmente si iniziano solo ad intuire. Ciò che lui realizzò era il frutto di studi avanzati, tant'è che fu appena compreso dai suoi collaboratori. Forse, per le sue ricerche tanto rivoluzionarie da richiedere un approccio diverso alla fisica, ebbe la necessità di assimilare dalle discipline orientali un nuovo modo di spiegare e comprendere la realtà della natura. Tesla, certamente per questa motivazione, incluse l'antica terminologia sanscrita nelle sue descrizioni dei fenomeni naturali. Fin dal 1891 delineò l'Universo come un sistema cinetico riempito di energia imbrigliabile in ogni luogo. I suoi concetti durante gli anni successivi furono enormemente influenzati dagli insegnamenti di Swami Vivekananda, il primo di una serie di Yogi orientali che portarono la filosofia e la religione Vedica in Occidente. Dopo l'incontro con Swami e dopo aver continuato lo studio della visione orientale dei meccanismi che guidano il mondo materiale, Tesla iniziò ad usare le parole sanscrite Akasha e Prana, ed il concetto di etere luminifero (portatore di luce) per descrivere la fonte, esistenza e costituzione della materia. Concetto questo largamente impiegato in passato per spiegare molti fenomeni naturali, ma non si riuscì mai a definire matematicamente l'etere, come tessuto infinito e comune che permea tutto nell'Universo. Tali concetti propri dei moderni studi fisici sono affrontati nei Veda, una collezione di antichi scritti indiani composti da inni, preghiere, miti, cronache, dissertazioni sulla scienza, la natura ed il mondo reale, risalenti almeno a 5000 anni fa. La natura della materia, dell'antimateria e le concezioni sulla struttura atomica vengono descritte nei testi Vedici, con grande modernità di spiegazioni e dissertazioni. Generalmente tutti i timidi tentativi d'interpretazione della natura in testi di culture del passato peccavano di ingenuità concettuale, cosa assolutamente assente nei Veda, scritti in Sanscrito, la cui origine non è stata ancora capita totalmente. Studi condotti da linguisti occidentali suggeriscono che tale idioma sia nato sull'Himalaya e nel sud dell'India da migrazioni della cultura Indo-Ariana. Paramahansa Yogananda ed altri storici, comunque, dissentono, ritenendo non ci siano sufficienti prove in India per sostenere tale tesi. Ci sono parole in Sanscrito che descrivono concetti totalmente sconosciuti agli occidentali e singoli vocaboli richiederebbero interi paragrafi per la traduzione in una lingua occidentale. Tesla, dunque, utilizzava i termini vedici per cercare una chiave esplicativa delle sue idee sull'elettromagnetismo e la natura dell'Universo. Ma dove apprese i concetti Vedici e la terminologia Sanscrita? Molti sostengono attraverso la sua collaborazione con Swami Vivekananda. Nato a Calcutta, in India nel 1863, Vivekananda fu ispirato dal suo maestro, Ramakrishna, a mostrare all'uomo ogni manifestazione visibile del Divino. Nel 1893 intraprese un viaggio in Occidente, atteso dal Parliament of Religions tenuto a Chicago. Durante i tre anni nei quali girò gli Stati Uniti e l'Europa incontrò molti dei più conosciuti scienziati del tempo, inclusi Lord Kelvin e Tesla, il quale, specializzato nel campo dell'elettricità,rimase molto impressionato nell'ascoltare da Swami la sua spiegazione della cosmogonia Samkhya e la teoria dei cicli dati da Hindus. In particolare per la somiglianza fra la teoria di Samkhya sulla materia e l'energia e quella della moderna conoscenza scientifica. Fu ad un party in casa dell'attrice Sarah Bernhardt che avvenne il primo incontro fra Tesla e Vivekananda. In effetti, in una lettera ad un suo amico, datata 13 Febbraio 1896, il maestro annotò quanto segue: "… Mr. Tesla è rimasto catturato sentendo parlare del Vedico Prana, Akasha e il Kalpas, ed in accordo con lui sono convinto che siano le uniche teorie che la scienza moderna potrebbe appoggiare… Mr. Tesla pensa poi di poter dimostrare matematicamente che la forza e la materia siano riducibili ad energia potenziale. La prossima settimana gli farò visita per vedere questa dimostrazione matematica". Vivekananda sperava che Tesla riuscisse a dimostrare che ciò che noi chiamiamo materia non è altro che energia potenziale, in quanto questo avrebbe riconciliato gli insegnamenti dei Veda con la scienza moderna. Swami arrivò alla conclusione che "in questo caso, la cosmologia Vedica sarebbe basata su sicuri fondamenti scientifici". Ricostruire la teoria dell'Energia cosmica di Tesla è spesso difficile. I suoi documenti così come i suoi progetti sono stati rubati e ben nascosti, per poi divenire "riservati per motivi di sicurezza nazionale", mentre i suoi 700 brevetti, al cui interno troviamo sporadicamente dei riferimenti, sono stati resi introvabili, come se si fossero dissolti nel vuoto, o nel forzieri delle società degli Illuminati. In occasione del suo 79° compleanno, nel 1938, cinque anni prima della sua morte, annunciò la più grandi scoperte della sua vita e disse che presto le avrebbe donato a tutto il mondo, non appena avesse completato lo sviluppo degli aspetti più segreti. Tesla si riferiva alla Teoria Dinamica della Gravità e all'Energia del Cosmo, che era poi la scoperta di una Verità fisica nuova, non c'è energia se non quella che riceviamo dall'ambiente. Nella sua breve introduzione alla teoria Tesla precisò che si riferiva a molecole ed atomi così come ai più grandi corpi stellari, "... a tutti i corpi presenti nell'universo in ogni fase della loro esistenza dalla formazione all'ultima disintegrazione". La teoria della relatività spesso si riferisce ad "energia pura" in qualche "forma", ma in realtà l' energia è un "potenziale" astratto che è sempre nel futuro. Come si può distinguere le forze dell'universo in ciò che è puro o ciò che ha una forma?! Nei suoi scritti troviamo spesso espressioni poetiche, dall'enfasi di un vero visionario, come quella che descrive la terra come la "stella della nascita umana", e che usando il "fulmine di Giove", ( dio del cielo Indoeuropeo ) l'uomo "annichilisce il tempo e lo spazio", alludendo one all'uso dell'elettro-propulsione ("fulmini"), per viaggiare velocemente e annullare tempo e spazio . Tesla dunque ha delineato la sua Teoria Dinamica della Gravità in una prosa onirica, di straordinaria bellezza. "L'etere è portatore di luce e riempie ogni spazio, l'etere agisce come forza creativa che dà la vita. Viaggia in "turbini infinitesimi" ("micro eliche") prossime alla velocità della luce, divenendo materia misurabile. La sua forza diminuisce e arriva a terminare del tutto, regredendo in materia, secondo una specie di processo di decadimento atomico. Gli uomini possono dunque imbrigliare questi processi di passaggio dall'energia alla materia, e dunque può catturare materia dall'etere, alterare la grandezza della Terra, controllare le stagioni, guidare la rotta della terra attraverso l'Universo, come una navicella spaziale, e poi causare collisioni di pianeti per produrre nuovi soli e stelle e dunque, calore e luce. L'uomo può originare e sviluppare la vita infinitamente." Tesla si riferiva ad un' energia illimitata, catturata dall'ambiente che ci circonda, e la sua scoperta viene da un'altra ben più grande, quale la possibilità di convertire l'energia ad una forza più forte - mediante l'elettropulsione, che viene usata per controllare la forza di gravità più debole. Ma cos'è l'etere di Tesla? Non era né etere "solido" di Maxwell e Hertz, né quello gassoso di Lorentz. L'etere di Tesla consiste in "cariche immerse in un fluido isolante" che riempie ogni spazio. Le sue proprietà variarono a seconda del suo movimento relativo e dalla presenza di massa e di un ambiente elettrico o magnetico: l'etere di Tesla veniva irrigidito variando rapidamente forze elettrostatiche, e viene coinvolto così in effetti gravitazionali. "La terra è - come ha spiegato Tesla, una palla di metallo caricata che si muove attraverso spazio" e che crea un'enorme quantità di energia variando rapidamente forze elettrostatiche, che diminuiscono di intensità". Lui illustra come i moti meccanici sono prodotti da una forza elettrostatica diversa che agisce attraverso un mezzo gassoso, che è eccitata dai cambi rapidi di potenziale elettrostatico. Se si presume che enormi stress elettrostatici agiscano, attraverso questo mezzo, variando rapidamente di intensità, si potrebbe muovere un corpo attraverso di lui. L'etere è normalmente neutrale elettricamente, e penetra ogni materia solida. "L'energia" non esiste in forma fisica, ma è "il potenziale di lavoro" è "tempo" che è una misurazione arbitraria della percentuale di moto della materia che attraversa lo spazio pieno di etere. Tutti gli eventi accadono nel presente, ed il "passato" e "futuro" sono soltanto metafore. Questa energia gratis che è illimitata è universalmente lavoro potenziale, creato dal moto perpetuo della materia e dal cambio perpetuo di forze più forti e più deboli attraverso le quale viene mantenuto l'equilibrio dell'universo. Quando la materia solida viaggia attraverso lo spazio, subisce il "vento dell'etere" e le differenze in potenziali elettrici provocano dei cambiamenti nel dislocamento elettromagnetico all'interno della massa ed del vento dell'etere. Il campo elettrico della terra crea il dislocamento magnetico all'interno dell'etere e lo accumula all'interno del campo elettrico di terra. La differenza tra il dislocamento magnetico all'interno di una massa ed il dislocamento magnetico fuori della massa dell'etere è la "gravità". Il Governo Segreto ha finora controllato la tecnologia di elettropulsione per difendere gli interessi dei monopolisti internazionali. Le navi ad elettropulsione sono nascosti attraverso "effetti speciali", e la disseminazione di false origini "aliene", attraverso i gruppi di "UFOlogia" condotti da agenti segreti del governo. L'accesso alla verità consentirà la creazione della free energy che ci porterà alla conquista dell'indipendenza e alla sopravvivenza, e nonostante la confusione delle grandi bugie, e l'abuso giudiziale e socio-economico dallo stato sociale, noi possiamo riportare alla luce la scienza e la tecnologia vera. Ed è per lo stesso motivo che non verrà mai rivelato al mondo il segreto contenuto nella grande piramide, ovvero la torre djed (o zed) che altro non è se non una antichissima “Torre di Tesla”, ovvero quello strumento in grado di ricevere e inviare informazioni e potenza senza fili comunicanti propagando in tutto il pianeta l’energia così ricavata. Sostanzialmente la centrale energetica di tutto l’impero di Atlantide. Da sinistra a destra: posizione dello zed all’interno della grande piramide, rappresentazione pittorica della torre zed (torre di Tesla), torre/bobina di Tesla che fornisce energia alla “Lampada di Dendera” Anche Tesla cercò di costruire un simile apparecchio: La Wardenclyffe Tower (1901-1917), anche conosciuta come la Torre di Tesla, era una delle prime torri aeree senza fili intesa a dimostrare l’abilità di ricevere e inviare informazioni e potenza senza fili comunicanti. L’apparato del nucleo non fu mai completamente operativo e non fu completato a causa di problemi economici. La torre fu chiamata così dopo che fu acquistata da James S. Warden, un avvocato e banchiere dell’ovest che comprò possedimenti in Shoreham, Long Island, circa 60 miglia da Manhattan. Qui costruì una comunità di ritrovo conosciuta come Wardenclyffe-On-Sound. Warden credeva che con la messa in funzione del sistema mondiale di Tesla sarebbe nata nell’area una “città della radio”, e offrì a Tesla 200 acri (81 ettari) di terra vicino alla ferrovia su cui costruire la torre per telecomunicazioni senza fili e le attrezzature del laboratorio. L'edificio di mattoni di 94 per 94 piedi fu progettato dall'architetto Sanford White. La torre fu completata nel 1904 ma il trasmettitore non fu mai completamente finito a causa di problemi economici. Mentre lavorava per sviluppare una spiegazione per i due effetti osservati, menzionati sopra, Tesla comprese che l’energia elettrica poteva essere inviata fuori nello spazio e poteva essere scoperta da uno strumento ricevente nella vicinanza generale della fonte, senza il bisogno di alcun filo comunicante. Lui sviluppò due teorie riferite a queste osservazioni, in base alle quali: 1. Usando due fonti di primo tipo, posizionate in punti distanti della superficie della terra, è possibile incitare un flusso di corrente elettrica tra loro. 2. Incorporando una porzione della terra, come parte di un potente oscillatore di secondo tipo, il disturbo può essere impresso sulla terra e può essere rilevato "a grande distanza o anche su tutta la superficie del globo.” Tesla suppose, inoltre, che la Terra è un corpo carico vagante nello spazio. Grande importanza avrebbe, prima di tutto, stabilire cosa è la capacità della terra? e che carica contiene, se è elettrificata? Sebbene noi non abbiamo nessuna evidenza positiva di un corpo carico che esista nello spazio, senza altri corpi di carica opposta che sono vicini, esiste la probabilità che la terra sia un tale corpo, per quale che fu il processo di separazione da altri corpi - e questa è la visione accettata della sua origine - ha dovuto trattenere una carica, come accade in tutti i processi di separazione meccanica. Tesla era familiare con dimostrazioni che comprendevano la carica di bottiglia di Leida e sfere di metallo isolate con macchine di influenza elettrostatiche. Portando questi elementi molto vicini e facendoli toccare direttamente, per poi separarli, la carica può essere manipolata. Lui aveva certamente questo in mente, nella creazione della sua immagine mentale, non potendo sapere che il modello dell'origine della Terra era impreciso. Il modello, al momento, accettato di origine planetaria è quello dell'accrescimento e collisione. «Se fosse un corpo carico isolato nello spazio, la sua capacità dovrebbe essere estremamente piccola, meno di un millesimo di farad.» Noi, ora, sappiamo che la terra è un corpo carico, in seguito a processi -almeno in parte- relativi all'interazione tra il fascio continuo di particelle cariche chiamate vento solare, che fuoriesce dal centro del nostro sistema solare e la magnetosfera della Terra. E noi sappiamo anche che la stima della capacità di Tesla era corretta: la capacità della Terra è di circa 710 μF. "Ma gli strati superiori dell'aria sono conducenti e così, forse, lo è il mezzo nello spazio libero oltre l'atmosfera e possono contenere una carica opposta. Così la capacità dovrebbe essere incomparabilmente più grande." Noi sappiamo, ora, che uno degli strati superiori dell'atmosfera della Terra, la ionosfera è conducente. "In ogni caso è della più grande importanza avere un'idea di quanta elettricità la Terra contenga." Un'altra cosa, di cui noi ora siamo consapevoli è che la Terra possiede una carica negativa esistente in natura riguardo alla regione che conduce dell'atmosfera, che comincia ad un'altezza di circa 50 km. La differenza potenziale tra la terra e questa regione è sull'ordine di 400 000 volt. Vicino alla superficie della terra c'è una campo elettrico diretto decrescente ed onnipresente di circa 100 V/m. Tesla si riferì a questa carica come il "niveau elettrico" o livello elettrico. "è difficile dire se noi mai acquisiremo questa conoscenza necessaria, ma c'è da sperare di sì, ed ovvero, per mezzo della risonanza elettrica. Se mai noi possiamo accertare a che periodo la carica della terra, quando disturbata, oscilla rispetto ad un sistema oppostamente elettrificato o circuito noto, noi certamente conosceremo un fatto della più grande importanza, per il benessere dell'umanità. Io propongo di cercare il periodo, per mezzo di un oscillatore elettrico o una fonte di corrente elettrica alternata..." Più di diecimila anni fa i nostri antichi padri, durante l’età dell’oro erano già in possesso delle conoscenze necessarie per farlo… Il perché oggi non si sia arrivati ad usare sistemi che "sfruttino" le free energy può essere inquadrato in due modi: uno scientifico-accademico e l'altro economico. Il primo tirerebbe in ballo innumerevoli principi fisici (in testa quello di conservazione dell'energia) che "matematicamente" escluderebbero la possibilità dell'esistenza di fonti di energia infinite e utilizzabili. Il secondo, vedrebbe entrare in campo un principio, forse non scritto, che vale nell'Economia: un prodotto, o un servizio, è sfruttabile quando è monopolizzabile ed esauribile. In altre parole, se esiste un prodotto, o un servizio, che non fa guadagnare nessuno non potrà mai essere messo a disposizione di qualsiasi utente. A monte di tutto: "Qualcuno deve guadagnare". Le energie libere, quindi, per definizione non sarebbero commercializzabili: nessuno potrebbe vendere energia prodotta gratis o infinita poiché ognuno sarebbe indipendente e non avrebbe necessità di soggiacere alle leggi dell'economia mondiale. Se Tesla (o chi ne ha carpito e sfruttato le scoperte) avesse individuato il modo di generare infinita energia, per le motivazioni appena descritte, è normale che oggi non se ne sappia nulla e che ufficialmente non se ne parli. Lo stato attuale dell'economia è fondato proprio sulla necessità di un monopolizzatore che guadagna e un utente finale che spenda. La banalità di questo concetto è tale che purtroppo tutti ne sono consapevoli e ne intuiscono le probabili conseguenze. Le free energies annienterebbero i vari monopoli, non essendo più indispensabili lo sfruttamento delle fonti di energia naturali né il denaro utile al loro possesso da parte di pochi. Purtroppo per gli "scienziati ufficiali", il concetto delle free energies, e il conseguente eventuale loro impiego, non è assolutamente in contrasto con alcuna legge fisica. Forse non a caso Tesla non accettava completamente le teorie di Einstein: la Relatività, non esclude la possibilità di energia infinita praticamente gratis, ma la rende inutilizzabile poiché incontrollabile (la nota equazione E=mc2 di fatto conduce a conclusioni del genere). Tesla forse intuì, grazie allo studio delle concezioni scientifiche Vediche, che l'energia libera è uno stato della materia, piuttosto che un risultato di una sua manipolazione. Compatibilmente con Einstein, comunque, era sicuro che la materia fosse energia. Qual è allora la differenza fra il modo di vedere la natura in Occidente e quello in Oriente? I Veda contengono tutte quelle concezioni e quel vasto corredo di termini scientifico-filosofici che Tesla studiò e con i quali descrisse la natura così come lui la vedeva, realizzando i progetti tecnologici che da ciò scaturirono. Inoltre contengono le cronache e le descrizioni di eventi storici avvenuti più di 5000 anni fa in India e personaggi e mezzi che vi presero parte. I velivoli descritti in battaglie e scontri epocali sono i Vimana, macchine volanti con una tecnologia avanzatissima per l'epoca storica a noi nota e rivoluzionaria per la nostra civiltà, in quanto messaggio cifrato di conoscenze tramandate da millenni. La commistione percepibile nei testi Vedici fra filosofia e scienza, mondo spirituale e mondo fisico, con termini (fra i quali quelli acquisiti da Tesla) comuni all'uno o all'altro campo, fa intuire che vi fosse una mentalità all'epoca degli eventi descritti (non più considerabili, a questo punto, come mitici) completamente diversa e in sintonia con la Natura. Ne è esempio il concetto orientale dei Chakra (vortici di energia) sul corpo umano, portali energetici (amplificatori) fisici e psichici, del tutto simili alle descrizioni dei sistemi di propulsione adottati dai Vimana. Disegno di Shakuna Vimana Vortici di materia (mercurio) incendiati con il fuoco (energia), che genererebbero una sorta di lenti amplificatrici di energia, in grado di far sostentare nell'aria questi ordigni, fanno intuire, come allora in India non vi fossero differenze fra mondo spirituale e fisico. Se guardiamo, invece, alla storia dell'Occidente, tale dicotomia è presente da sempre. Che Tesla avesse trovato nei termini Vedici totale correttezza descrittiva delle sue teorie, fa capire che avesse immaginato ciò che, oggi, predicano i fautori della free energy. Il mondo materiale e spirituale sottostanno ad uguali leggi che governano anche il microcosmo ed il macrocosmo. Questi sistemi di propulsione del tutto innovativi potrebbero essere stati applicati nell’ambito della ricerca e progettazione aeronautica nazista, proseguita dopo la seconda guerra mondiale negli Stati Uniti. In questi ultimi anni vi è un'espandersi del fenomeno ufologico, da una parte all'altra del globo, che non pare abbia precedenti statistici. E' pur vero che l'aumento degli avvistamenti è oggi più evidente grazie (o a causa) dalla rete web, che mette in grande risalto filmati (veri o fasulli), da siti, blog e forum nati ad hoc, ma tutto questo induce comunque ad una constatazione in relazione agli UFO: non conosciamo tutta la verità. Una verità che potrebbe essere taciuta soprattutto dal settore della ricerca e tecnologia militare, all'interno della quale potrebbe essere finalmente spiegata l'origine degli oggetti volanti non identificati. Per l'appunto, si ipotizza la disponibilità da parte dei militari di una tecnologia segreta, tutta terrestre, con la quale si è riusciti a costruire velivoli le cui fattezze sono del tutto simili agli oggetti che da decenni volerebbero sulle nostre teste. Tesla scrisse: "come affermato in una precedente occasione, quando fui studente all’Università, io concepii una macchina volante, abbastanza diversa da quelle presenti. Il principio sottostante era solido, ma non poté essere messo in pratica perché volli un movente primario di sufficientemente grande attività. Negli anni recenti, ho risolto questo problema e sto ora pianificando una macchina aerea “priva di piani di sostentamento, alettoni, propellenti ed altri attacchi esterni, che saranno capaci di immense velocità e saranno molto probabilmente in grado di fornire potenti argomenti per la pace nel prossimo futuro." Nikola Tesla scrisse questo ad un manager della Westinghouse Electric Company nel 1912. "Non dovrete sorprendervi affatto se un giorno mi vedrete volare da New York a Colorado Springs in un apparecchio che somiglierà ad un fornello a gas e peserà tanto uguale e, se necessario, sarà in grado di entrare e partire attraverso una finestra". In realtà, il “fornello volante” di Tesla usava un sistema di elettropropulsione, che doveva essere alimentato da alimentatori esterni e dal sistema wireless di trasmissione dell'energia o con un generatore di potenza interno al mezzo. In un articolo del 1911 su The Sun Tesla descrive la sua macchina volante: "Il Dr. Nikola Tesla la notte scorsa si poggiò comodamente alla sua poltrona a Waldorf, e parlò con calma di aeromobili senza ali, propellenti o altri meccanismi degli aeroplani ora familiari che si muovevano nello spazio a incredibili velocità, o più lentamente portando pesanti carichi, e in ogni caso sempre con sicurezza, come il più prosaico dei veicoli a ruote". “L'applicazione di questo principio darà al mondo una macchina volante diversa da qualsiasi cosa sia mai stata esistita in precedenza. Non avrà ali, reattori o strumenti del genere usato fino adesso. Sarà piccola e compatta, straordinariamente veloce e, soprattutto, perfettamente sicura nella più grande tempesta. Può essere costruita di qualsiasi misura e portare qualsiasi peso si desideri”. Chi abbia familiarità con i principi operativi del cosiddetto "aeroplano convenzionale" comprende che la macchina volante di Nikola Tesla descritta in questi passi del 1911 deve essere un veicolo con "anti-gravità" quindi un vero "disco volante". Ipotesi di macchina volante immaginata da Tesla Molto simili per descrizione e funzionamento agli Haunebu disegnati dai nazisti.

Secondo voci mai confermate, le SS E-IV (Entwicklungsstelle 4), le occulte SS del Sole Nero (Schutze Sonne) sotto la guida del Reichsfuhrer SS Hans Kammler, sviluppando i progetti della JFM produssero un motore magnetico che gestiva la gravità come spinta propulsiva. Nel 1939 venne prodotta la RFZ-5 e le prove vennero effettuate nello stabilimento segreto Vril Arado di Brandeburg. Dallo sviluppo della RFZ sarebbe nato l'Haunebu I, di 24 metri di diametro, con motore Thule Tachyonator il cui prototipo volò ad una velocità di 4.800 Km/h con possibilità di evoluzione fino a 17.000 Km/h. Per resistere alle incredibili temperature prodotte dalle altissime velocità che tali mezzi permettevano, le SS E-IV fecero sviluppare uno speciale materiale resistente al calore, denominato Victalen. Il prototipo successivo, l'Haunebu II del diametro di circa 30 metri, poteva volare da 6.000 Km/h fino ai teorici 21.000 Km/h. L'autonomia era sempre limitata a pochi minuti di volo. L'Haunebu III avrebbe avuto un diametro di 70 metri e una velocità di 7.000 Km/h fino ad una possibilità teorica di 40.000 Km/h.

L'ultima, Haunebu IV del diametro di 120 metri, con autonomia superiore alle 20 ore, in grado addirittura di viaggiare nello spazio, sarebbe rimasta solo un progetto sulla carta. I nazisti avrebbero voluto utilizzare questi strumenti come armi, per vincere la guerra. Tesla aveva obiettivi più nobili, fornire all’umanità la possibilità di usufruire di energia pressoché illimitata e soprattutto in forma libera, gratuitamente, così come era durante l’età dell’oro. Nessuno riuscì nel suo intento. Probabilmente oggi per sapere che fine hanno fatto questi progetti bisognerebbe chiedere ai servizi americani, detentori delle conoscenze tecnologiche raggiunte dai tedeschi in virtù della nota operazione Paperclip. I disegni degli Haunebu http://www.progettoatlanticus.net/

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Le scoperte nascoste di Nicola Tesla
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14 settembre 2014 7 14 /09 /settembre /2014 21:58

LA GUERRA OCCULTA ALLA GHIANDOLA PINEALE

RIPORTIAMO QUESTO ARTICOLO RIGUARDANTE LA GHIANDOLA PINEALE. Di cui abbiamo parlato anche in altre occasioni, perché essa rappresenta uno dei campi di battaglia occulta più centrali nella nostra epoca: se osserviamo infatti il progressivo ottundimento delle masse ed il loro uniformarsi alla logica di gregge, possiamo comprendere le ragioni profonde di come sia stato reso possibile un processo così generalizzato solo se teniamo conto del progressivo, massiccio e continuo sabotaggio delle funzioni fondamentali di questo organo (in concerto con sabotaggi attraverso frequenze nello spettro non udibile ed altre metodiche complementari) attraverso la chimica, in particolare con l’uso dei composti di Fluoro usati come additivi nelle acque, bevande, alimenti e presidi medici comuni, come i dentifrici.

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LA GUERRA OCCULTA ALLA GHIANDOLA PINEALELA GHIANDOLA PINEALE (detta anche corpo pineale, epifisi cerebri, epifisi o “terzo occhio”) è una piccola ghiandola endocrina nel cervello dei vertebrati. Essa produce la melatonina, derivato della serotonina, un ormone che influenza la modulazione di veglia/sonno e le funzioni dei modelli stagionali. La sua forma assomiglia ad una piccola pigna (da cui il nome), e si trova vicino al centro del cervello, tra i due emisferi, nascosta in una scanalatura in cui aderiscono i due corpi arrotondati dell’ipotalamo.

 

LA GUERRA OCCULTA ALLA GHIANDOLA PINEALETOP SECRET- CIO’ CHE NON VOGLIONO FARVI SAPERE. In ogni essere umano la Ghiandola Pineale o terzo occhio può essere attivato a frequenze del mondo spirituale e vi permette di avere il senso della conoscenza del tutto, dell’euforia divina e dell’unità intorno a voi. La ghiandola pineale, una volta sintonizzati su frequenze proprie con l’aiuto della meditazione, yoga o vari esoterici metodi occulti, permette ad una persona di viaggiare in altre dimensioni, popolarmente conosciuti come viaggio astrale o proiezione astrale o visione remota.Con la pratica avanzata e i metodi antichi è anche possibile controllare i pensieri e le azioni di persone nel mondo fisico. Sì, è bizzarro, ma gli Stati Uniti, i governi dell’ex Unione Sovietica e le varie organizzazioni occulte hanno fatto questo tipo di ricerca per età e hanno avuto successo ben oltre la nostra immaginazione.La Ghiandola pineale è rappresentata dalla Chiesa Cattolica Romana, ecco nell’immagine il “cortile della pigna” nei Musei Vaticani. Le società antiche come gli Egizi e Romani ne conoscevano i benefici e l’hanno esemplificato nelle loro vaste simbologie contenenti il simbolo di un occhio.Un riferimento alla ghiandola pineale è anche sul retro della banconota da un dollaro negli Stati Uniti con quello che viene chiamato “occhio che tutto vede”, che si riallaccia alla capacità di un individuo (o gruppo di individui) di utilizzare questa ghiandola per andare verso l’altro lato (nel mondo spirituale) e, eventualmente, controllare i pensieri e le azioni di persone nel mondo fisico sapendo cosa stanno pensando in ogni momento nel nostro mondo fisico.Varie ricerche condotte fino ad oggi confermano che ci sono alcuni periodi nella notte, tra l’una e le quattro del mattino in cui vengono rilasciate sostanze chimiche nel cervello che provocano sentimenti di connessione alla propria fonte superiore.

LA GUERRA OCCULTA ALLA GHIANDOLA PINEALECOME STANNO UCCIDENDO LA NOSTRA GHIANDOLA PINEALE. Alla fine degli anni ’90, uno scienziato di nome Jennifer Luca realizza il primo studio sugli effetti di fluoruro di sodio sulla ghiandola pineale. E determina che la ghiandola pineale, situata al centro del cervello, è stata un obiettivo per fluoruro. La ghiandola pineale semplicemente assorbe più fluoro rispetto a qualsiasi altra parte fisica del corpo, anche le ossa.La ghiandola pineale è come un magnete per il fluoruro di sodio. Questo calcifica la ghiandola e ne blocca la fondamentale funzione di bilanciare gli interi processi ormonali nel corpo.Varie ricerche sul fluoruro di sodio hanno dimostrato che esso va ad accumularsi proprio nella pineale, che di gran lunga è la ghiandola più importante nel cervello. Il fluoro è l’unica sostanza in grado di attaccare il centro più importante del cervello. Il Fluoruro è di sodio è prevalente negli alimenti, nelle bevande e nell’acqua potabile e da bagno: è messo nel 90% delle acque di approvvigionamento degli Stati Uniti. I filtri per l’acqua che si acquistano nei supermercati non tolgono il fluoro dall’acqua. Solo la distillazione e il processo di osmosi inversa è in grado di farlo. Il modo più economico per evitare il fluoruro è quindi quello di acquistare un distillatore d’acqua.Il Fluoruro di sodio è nel nostro approvvigionamento di acqua, cibo, pepsi, coke e letteralmente instupidisce le masse. Il fluoruro è stato introdotto in acqua dai nazisti e dai russi nei loro campi di concentramento per rendere la popolazione del campo docile e non in discussione con le autorità.Io non sono un teorico della cospirazione, ma credo che se si disattiva la sede dell’anima, questa disconnette la nostra unità con il nostro Dio e la potenza della nostra fonte di spiritualità e ci trasforma in uno schiavo mondano di società segrete, di organizzazioni occulte che controllano mostruosamente il mondo delle imprese.

*Mi piace concludere il mio articolo con questa citazione …

“Non credere in qualcosa semplicemente perché l’hai sentito. Non credere in qualsiasi cosa semplicemente perché se ne parla da parte di molti. Non credere in qualsiasi cosa semplicemente perché si trova scritto nei tuoi libri religiosi. Non credere in qualsiasi cosa soltanto per l’autorità dei tuoi insegnanti e degli anziani. Non credere nelle tradizioni perché sono state tramandate per molte generazioni. Ma dopo l’osservazione e l’analisi, quando scopri che qualcosa è d’accordo con la ragione e favorisce il bene e beneficio di tutti, allora accettala e vivi su di essa.“-Buddha-

>Fonte< 

Redatto da Pjmanc http:/ ilfattaccio.org

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12 settembre 2014 5 12 /09 /settembre /2014 21:14

Rubrica Psicoanalisi

La raccolta nel corso di 20 anni di lavoro di una serie di casi di telepatia, cioè di trasmissione di informazioni a distanza al di fuori degli usuali canali percettivi sensoriali, mi aveva ovviamente incuriosito, ma le comprensibili riserve di prudenza che il trattamento di tale materiale implica mi avevano indotto a lasciare nel cassetto del poi materiale prezioso.
E’ stata la rilettura periodica che compio delle opere complete di Freud che mi ha indotto a chiedermi se, nel lasciare in ombra tale tipo di materiale, non si ceda alla pressione di un certo moralismo sociale che pervade il mondo scientifico.
Perché, per parlare con la voce del Maestro: “E’ praticamente certo che l’occuparsi di fenomeni occulti porterà ben presto alla conferma che un certo numero di essi si verifica effettivamente; c’è tuttavia da presumere che ci vorrà molto tempo prima che si giunga ad una teoria accettabile riguardo a questi fatti nuovi.” 1
Sigmund Freud ha esposto in modo diretto le sue convinzioni in tema di telepatia in due scritti: “psicoanalisi e telepatia” e “Sogno e telepatia” entrambi redatti nel 1921.
Il primo, in forma di manoscritto, letto ai membri del cosiddetto “Comitato” durante un’escursione in montagna, fu ritrovato tra le sue carte e pubblicato postumo. Mentre Freud pubblicò il secondo, ben più prudente del primo, originariamente una relazione da leggersi alla Società Psicoanalitica di Vienna, sulla rivista Imago nel 1922.
In entrambi è esplicita la preoccupazione di delimitare gli argini tra la giovane scienza psicoanalitica ed i cosiddetti “occultisti”: Egli riconosce fondamentalmente una vicinanza tra i due mondi, non fosse altro per la difficile posizione di entrambi di occuparsi di fenomeni che la scienza ufficiale del tempo “annovera tra quelle cose che stanno tra cielo e terra”. Ma, individuando il prefigurarsi degli sviluppi, Freud sottolinea come la stragrande maggioranza degli occultisti non sia spinta da brama di sapere, bensì da una fede acritica, residuo dell’antica fede religiosa che nel corso della storia dell’umanità è stata erosa dal progresso delle conoscenze scientifiche. E paventa la possibilità che un minimo riconoscimento scientifico dell’esistenza di fenomeni non spiegabili con le procedure di trasmissione sensoriali usuali, possa consentire agli occultisti di proiettarsi al di sopra della scienza, salutati con esultanza come i liberatori dalla costrizione intellettuale della ragione, facendo raccolto di tutta la facile credulità che sopravvive dall’infanzia della storia umana e dagli anni infantili (il pensiero magico) dei singoli individui.
In entrambi gli scritti Freud riconosce esplicitamente l’esistenza di fenomeni di trasmissione del pensiero, ponendola come spiegazione ultima dei cosiddetti fenomeni di divinazione. Egli tratta vari casi di previsione del futuro e conclude che, in verità, il Veggente non abbia letto nel futuro degli avvenimenti, bensì in conoscenze e tendenze che l’esaminato possedeva al momento del consulto e che non aveva trasmesso con gli usuali sistemi sensoriali al sensitivo. Trattando di un caso il Maestro scrive: “L’evento si spiega perfettamente se siamo disposti a supporre che questo sapere si è traslato da lui a lei, presunta profetessa, per vie sconosciute, e con esclusione delle modalità comunicative a noi note. La nostra conclusione dovrebbe dunque essere che esiste la trasmissione del pensiero” 2
Io credo che chiunque abbia una sufficiente esperienza del lavoro analitico non abbia difficoltà alcuna a constatare che la percezione extrasensoriale di contenuti psichici è un fenomeno frequentissimo. Spesso le associazioni dell’analizzato, di frequente dopo un momento di barrage, ripartono proprio dai contenuti ideativi dell’analista senza che quest’ultimo abbia minimamente trasmesso in alcun modo, verbale o gestuale, l’informazione all’analizzato. Vi riporterò, a titolo esemplificativo, solo le ultime esperienze che ho raccolto in ordine di tempo.
Il giorno prima della seduta che vi descriverò ero andato ad accompagnare un carissimo amico alla stazione di Anagni-Fiuggi. Mentre aspettavamo l’arrivo del treno eravamo rimasti colpiti dalla bellezza di un antico gazebo realizzato in ferro battuto, completamente ricoperto da una splendida vite americana messa ad ombreggiare una antica panchina di pietra. Una scena di indubbia poesia se messa a confronto con i freddi ed impersonali arredi delle attuali stazioni ferroviarie.
L’indomani il ricordo di quella scena, seguendo imperscrutabili percorsi associativi, mi tornò in mente in seduta. Ecco, a distanza di pochi secondi, le associazioni dell’analizzata: ”Ho avuto un’immagine velocissima, che non c’entra nulla con quello che sto dicendo, di una specie di panchina di paglia con delle donne sedute sopra. Una donna bionda, quasi bianca, con labbra rosse. Sembra una donna dell’ 800 ed è come se fossero sedute in una piccola stazione ferroviaria”.
A questo proposito dirò che il manifestarsi di fenomeni telepatici in seduta è direttamente proporzionale all’osservanza delle due regole speculari delle libere associazioni per l’analizzato e dell’ascolto fluttuante per l’analista. Come tutti coloro che si occupano di psicoanalisi ben sanno, mentre l’analizzato si impegna a dire in libere associazioni e senza sottoporre a critica alcuna tutto ciò che pensa e prova, l’analista esercita una particolare qualità d’ascolto, chiamata attenzione fluttuante, consistente nel fare astrazione da tutto ciò che egli pensa o prova e nel seguire il materiale analitico senza privilegiare nulla. Proprio nel lavoro “psicoanalisi e telepatia” Freud fa un’indiretto riferimento a tale tecnica quando cerca di spiegare come possa essersi prodotta una trasmissione di informazioni da un cliente ad una presunta indovina che utilizza le consuete tecniche di divinazione astrologia: “Il lavoro astrologico dell’indovina consisterebbe in questo caso in un’attività intesa a deviare le sue stesse forze psichiche e a tenerle occupate in qualcosa di innocuo, talché essa possa diventare ricettiva e permeabile agli effetti dei pensieri altrui, ossia possa trasformarsi in una vera e propria “medium”. 3
Un altro analizzato un giorno portò in seduta un sogno nella cui parte finale figurava la scena seguente: “Arriva un signore e ci comunica che nel suo giardino, confinante con la casa, un albero, forse un salice, sta morendo, e vuole sapere se noi ne abbiamo colpa”. Come spesso avviene, la seduta ebbe uno svolgimento che non consentì un lavoro sistematico di interpretazione del sogno. Ma nella seduta successiva, l’analizzato, visibilmente colpito, mi riferì che un suo cugino che risiedeva a più di mille chilometri di distanza e che non sentiva da mesi, gli aveva telefonato, il giorno dopo la seduta del sogno in oggetto, per lamentarsi dell’abbattimento di un albero, posto a confine tra le case di vacanza dei due cugini, deciso dalla sorella dell’analizzato a sua totale insaputa. E’ evidente che il sogno aveva veicolato nello psichismo dell’analizzato una informazione su un accadimento oggettivo che avveniva o era appena avvenuto a distanza.
Ora vorrei introdurvi il resoconto dettagliato di due esperienze che acquisiscono un’importanza fondamentale, in quanto la trasmissione dell’informazione ha coinvolto sincronicamente più membri della stessa famiglia che risiedevano a centinaia di chilometri di distanza.

Primo caso:

Trattasi di un analizzato che definiremmo normale (cioè esente da nuclei patogeni), con cultura scientifica universitaria, e fonte di assoluta affidabilità, che sta conducendo alcune sedute di richiamo a distanza di anni dalla fine della sua analisi personale.
Nel periodo precedente l’esperienza telepatica l’analizzato aveva trascorso numerose notti agitate, legate alla sensazione di percezione, nella stanza dove dormiva, di presenze non meglio identificabili. La sistemazione razionale data alla percezione era che “sentiva” i morti di famiglia che tentavano di dargli un avvertimento circa un pericolo incipiente.
Arrivando presso il mio studio, vedendo un’autocisterna piena di carburante, l’analizzato aveva affrettato il passo, colto dall’inusuale timore che il carburante potesse esplodere.
Nel corso della seduta aveva riferito di essere invaso da potenti ed inequivocabili sensazioni di pericolo imminente connesse ad una forte esplosione, o un incendio, comunque una situazione di impatto pericoloso e dalla sensazione che la vita del padre, che viveva a più di mille chilometri di distanza, fosse in pericolo. In particolare, a più riprese aveva percepito l’immagine visiva di un globo di luce, o di fuoco, o di energia che sovrastava la scena.
Preciso che il signore non sentiva da più di un mese il genitore, attenendosi scrupolosamente alla consegna analitica, che a volte si rende necessaria, di interrompere, per un breve periodo, i contatti telefonici o epistolari con i familiari.
Contemporaneamente la moglie dell’analizzato aveva provato delle strane sensazioni angosciose che qualcosa stesse accadendo all’anziana nonna. In concreto temeva che fosse in imminente pericolo di vita; la signora telefonò ad alcuni parenti che la rassicurarono, ma nonostante ciò, continuò ad essere turbata da angosciose sensazioni di pericolo.
L’indomani l’analizzato trascorse una notte di grande sofferenza, passata praticamente insonne per l’insorgenza di un’affezione dolorosissima, che presentava il quadro sintomatico di un’attacco di periartrite scapolo-omerale, fatta eccezione per una sintomatologia inusuale: un dolore intollerabile, che interessava tutto il lato destro del corpo, dalla spalla alla punta del piede, talmente forte da fargli esprimere il timore di rimanere vittima di un infarto.
La stessa notte la moglie fa un sogno angoscioso del quale ricorda solo una spiacevole marcata sensazione: una mano estranea posata sulla sua spalla che all’improvviso si rilascia.
Dopo la notte insonne, visibilmente provato, l’analizzato si reca a comprare delle aspirine benché il dolore sia inspiegabilmente quasi del tutto scomparso. Appena usciti dalla farmacia la moglie, di solito scevra da lapsus o sbadataggini, lascia cadere le chiavi della macchina. Qui occorre fare una precisazione che sembrerà pittoresca: l’analizzato mi riferisce che le chiavi dell’automobile, contenute in un portachiavi di pelle color bordeaux, vengono letteralmente risucchiate da un tombino stradale. La situazione è talmente inusuale, che l’analizzato pensa che “qualcuno” voglia avvertirlo che esiste un pericolo connesso all’automobile. Dopo non pochi sforzi comunque riesce a recuperare il portachiavi che, essendo totalmente ricoperto di melma, viene lavato. Essendo stato evidentemente tinto, il portachiavi inizia a stillare gocce del tutto sovrapponibili nell’aspetto a sangue: la pelle del portachiavi è grondante di sangue.
L’indomani, il padre dell’analizzato rimane vittima di un incidente stradale da cui riporta una estesa ferita lacero-contusa alla volta cranica che richiederà l’applicazione di sessantacinque punti di sutura e varie ferite soprattutto a carico del lato destro del corpo. L’unico particolare che l’anziano signore ricorda prima dell’impatto è la visione di un globo di luce che lui riferisce ad un fenomeno di abbagliamento. Nei confusi ricordi dell’immediato dopo trauma ricorda solo di aver manifestato più volte ai soccorritori il timore che la macchina si incendiasse per la fuoriuscita del carburante. Fumatore incallito, aveva smesso di fumare una settimana prima dell’incidente.
La stessa notte la sorella del padre dell’analizzato fa un sogno angoscioso in cui avverte una mano, staccata dal corpo, posata sulla spalla destra che la guida; come si vede un contenuto manifesto quasi del tutto sovrapponibile a quello della moglie dell’analizzato che si trova a più di mille chilometri di distanza. Il risveglio, per entrambe, si associa al distacco angoscioso del contatto della mano.

Secondo caso:

Due fratelli, quasi coetanei, legati da un intenso rapporto affettivo retto, in realtà come sovente, se non sempre accade, da potenti gittate inconsce di attaccamento omosessuale, risiedono per la prima volta nella loro vita a circa seicento chilometri di distanza per un lungo periodo (un anno poiché il maggiore dei due, che chiameremo Ulisse, ha contratto una grave patologia che può essere curata solo in un grande nosocomio universitario lontano dal luogo abituale di residenza).
Qualche mese prima della separazione la nonna paterna dei due giovani uomini, che nutre un rapporto privilegiato per Ulisse, si ammala di una grave forma tumorale e va incontro ad un lento decadimento. Nel corso dei mesi che passano ripete più volte che prima di morire vorrebbe rivedere l’amato nipote: sembra quasi che questo suo obbiettivo in qualche modo alimenti la forza vitale che ancora si oppone al male. L’attesa si protrae ma Ulisse non può tornare a salutare la nonna poiché deve sottoporsi ad un trattamento terapeutico specialistico quotidiano. La consuetudine di famiglia non è incline a frequenti telefonate o contatti epistolari: i telefoni cellulari erano ancora di là dal venire e Ulisse ed il fratello, che chiameremo Achille, erano legati da un rapporto affettivo talmente profondo che si sentivano sempre in contatto.
La nonna inevitabilmente si aggrava finché al giovane Achille non giunge una telefonata da parte dei parenti che lo avvertono che la fine della Signora è ormai questione di ore se non di minuti. Achille si mette in viaggio per raggiungere la nonna che abita a circa trenta chilometri di distanza, in un ameno paesino. Quando giunge sull’uscio della camera della moribonda, questa, che era in uno stato comatoso da circa dieci ore, improvvisamente si desta e trova la forza di alzare il capo e dire: “Ulisse?!” Qualcuno, forse improvvidamente le dice:”E’ Achille che è venuto a trovarti…” Di lì a pochi secondi la donna muore: il campanile del paese, che suona i quarti, batte le 23 e 30. Achille è colpito dalla sincronia dell’evento e, consultando il suo orologio, prende nota mentalmente dell’ora.
L’indomani Achille viene svegliato da una telefonata concitata del fratello Ulisse che gli chiede, senza dargli il tempo di interloquire, se sia mai accaduto qualcosa alla nonna poiché, la sera precedente, poco dopo il suo addormentamento era stato svegliato da alcuni colpi alla porta della stanza. Ancora nella confusione del sonno Ulisse aveva chiesto “Chi è?” e dall’altra parte dell’uscio:”Sono nonna, Ulisse, sono venuta solo a salutarti”. Ulisse recuperò di soprassalto il risveglio lucido con il cuore in gola, inevitabilmente, come può accadere a tutti, guardò la radiosveglia posta sul comodino: ore 23 e 30. Achille era stato il medium tra il fratello e la nonna.
Nessuno meglio di me, che viene dagli studi universitari di medicina, fondati su un rigido razionalismo meccanicistico, può comprendere l’automatico scetticismo che si desta venendo a conoscenza di simili accadimenti: ma ripeto che i casi che vi ho descritto sono solo i più eclatanti e provengono da fonte sulla quale non posso nutrire il benché minimo dubbio.
In altra sede mi sono già espresso sulla necessità che gli studi universitari di Medicina e Psicologia si aprano, tanto per fare un esempio, alla fisica quantistica: non comprendo sinceramente il perché se le nozioni della relatività ristretta e della fisica dei campi vengono tenute in debita considerazione dagli scienziati della NASA o dell’Agenzia Spaziale Russa per progettare i loro vettori spaziali, non possano entrare nel bagaglio della formazione mentale del futuro medico o psicoterapeuta.
Ma se originariamente il mio intendimento era quello di esporre le conoscenze della microfisica che permettono di avere un conforto nell’ammettere l’esistenza di trasmissioni di informazioni a distanza, la rilettura reiterata delle opere di Freud mi ha consentito di restare in un campo più classico.
Perché è sufficiente la condivisione profonda di alcune delle nozioni base della Psicoanalisi per accettare l’esistenza di tale fenomenologia e darle la dignità di oggetto di ricerca e sperimentazione.
Sorge qui la necessità di una breve digressione sul fenomeno dell’isolamento se non della negazione e del diniego delle conoscenze analitiche che sovente, interessa sia gli analizzati che gli analisti. Chi ha fatto un training analitico degno di questo nome sa bene quanta parte di questo lavoro interessi il processo di ridimensionamento dell’io ideale ed il tentativo di ridurre ai minimi livelli possibili la proiezione per aderire ad una visione scevra da fenomeni di ideologizzazione della realtà: un impresa titanica che non cessa mai. Freud stesso, illustrando la cosiddetta resistenza dell’inconscio, lo aveva messo in risalto. La psicoanalisi non è una casa in multiproprietà di cui si affitta ora quello ora quell’altro appartamentino per le proprie convenienze: o si acquista e si utilizza l’intero edificio o è meglio rinunciare a definirsi psicoanalista. D’altronde nessuno lo impone e, al giorno d’oggi, a giudicare dalla corsa al distinguo ed alla revisione cui stiamo assistendo, la “schiera dannata” si assottiglia sempre più. Io, al contrario, non provo alcuna vergogna, anzi sono fiero di potermi definire freudiano.
Quali sono dunque i concetti freudiani che ci consentono di accettare l’esistenza dei fenomeni telepatici?
Innanzitutto la definizione di processo primario data dal Maestro.
In secondo luogo il meccanismo efficiente dell’inconscio definito come identificazione.
Occupiamoci in primo luogo del processo primario.
“I processi nell’inconscio o nell’Es obbediscono a leggi diverse che i processi nell’Io preconscio. Queste leggi nella loro totalità le chiamiamo processo primario, in contrapposto al processo secondario, che regola i decorsi nel preconscio, nell’Io”. 4
E ancora: “Abbiamo appreso come i processi psichici inconsci sono di per sé “fuori del tempo”. Ciò significa innanzitutto che non sono cronologicamente ordinati, che il tempo non li altera e che la concezione del tempo non può essere loro applicata”. 5 
L’inconscio freudiano è per definizione aspaziale e atemporale: è per questa ragione per esempio che possono convivere nella mente di un individuo percezioni e sentimenti di sé assolutamente incompatibili dal punto di vista del processo secondario: tanto per fare l’esempio più semplice la stessa persona può viversi come dotata di fallo ed avere al tempo stesso dei potenti vissuti di castrazione. L’assenza degli operatori logici e di spazio-tempo spiegano inoltre l’apparente assurdità del sogno, il suo aspetto surreale. Nel sogno i luoghi, le epoche, le fogge, gli usi, spesso anche la lingua si mescolano in un calderone caotico in cui coesistono i contrari, l’indeterminato ed il concreto, le contraddizioni e le impossibilità.

Ora tutti sappiamo come sia il sogno l’attività psichica privilegiata per lo studio dell’inconscio. E qui bisognerà fare una precisazione: l’inconscio è inconoscibile per definizione: si situa, per dirla con Pierre Codoni “in un altro livello di realtà rispetto al nostro mondo psicomateriale” 6 dopo il superamento del setaccio deformante delle censure. D’altro canto condividiamo, come amo ripetere spesso, lo stesso disagio dei microfisici che studiano l’inconoscibile postulato dal principio di indeterminazione di Werner Heisemberg osservando le perturbazioni indirette che i campi subatomici determinano sugli oggetti materiali.
Freud nel definire i contenuti dell’inconscio ha disciplinato sistematicamente la tendenza speculativa che pure gli aveva consentito di gettare fasci di luce sulle tenebre del sapere della sua epoca, considerandolo soprattutto costituito di rappresentazioni rimosse nel corso dello sviluppo psicosessuale infantile e dalla memorizzazione delle caratteristiche quantitative e qualitative delle esperienze pulsionali soggette alla rimozione. Ma nel Compendio di Psicoanalisi , forte della seconda topica e della definizione del concetto di es, Freud afferma tra l’altro:”1) La memoria del sogno è molto più vasta della memoria dello stato vigile. Il sogno porta ricordi dimenticati da colui che sogna, ricordi che nello stato di veglia gli erano inaccessibili. 2) Il sogno fa un uso illimitato di simboli linguistici il cui significato è per lo più sconosciuto a colui che sogna. Noi però possiamo confermare il loro significato con la nostra esperienza – e infine – …il sogno porta in primo piano - fate attenzione! - contenuti che non possono derivare né dalla vita matura né dall’infanzia dimenticata di colui che sogna. Siamo costretti a considerarli come una parte dell’eredità arcaica che il bambino influenzato dall’esperienza degli avi porta con sé al mondo prima di ogni esperienza”. 7
Come si vede un’apertura sconfinata alle infinite potenzialità del sogno che richiama le note di Pierre Codoni: “…lo studio del sogno ci collega direttamente con l’infinito dell’inconscio e l’infinito del vuoto. Ci fa cogliere il processo primario, l’energia libera che si sposta e si condensa senza limiti, l’assenza di spazio, di tempo e di logica, la coesistenza dei contrari, la complessità dell’istantaneità. Ciò significa, dunque che il sogno stesso è infinito, che il suo studio è infinito, come quello dell’inconscio, come quello dell’universo” 8
Ed ora vorrei esporvi una breve riflessione sull’identificazione.
Nella sua definizione classica l’identificazione è quel “processo psicologico con cui un soggetto assimila un aspetto, una proprietà, un attributo di un’altra persona e si trasforma, totalmente o parzialmente, sul modello di quest’ultima.” 9 Io credo che l’identificazione non sia solo un meccanismo psicologico, bensì un meccanismo somatopsichico talmente profondo da coinvolgere i processi cellulari. L’elaborazione patologica del lutto, cui spesso fa seguito l’identificazione all’oggetto perduto e la contrazione di una affezione morbosa simile a quella dello scomparso ne è l’esempio più eclatante. Così come le patologie contratte da bambini che hanno compiuto il loro sviluppo psico-sessuale a contatto con un genitore, soprattutto la madre, gravemente malata. In piccola scala il fenomeno dell’identificazione è osservabile in ogni analisi: sono, ahimè, frequenti contaminazioni patologiche analista-analizzato e viceversa che solo un attento lavoro sulla dinamica transfert-controtransfert può neutralizzare, e consentire, tra l’altro, un’utilizzazione brillante ai fini dell’avanzamento del lavoro analitico. Per citare ancora un esempio, la svolta risolutiva di un difficile caso borderline in cui l’unico tema dominante era la percezione persecutoria di un Segreto indefinito che incombeva sul destino del soggetto, avvenne in concomitanza di un mio disturbo organico: una fastidiosa irritazione prepuziale. Come per incanto l’analizzato imboccò un sentiero associativo che lo condusse al pieno rivissuto di una operazione di plastica prepuziale per fimosi, avvenuta all’età di tre anni, totalmente rimossa, nonché celata dall’entourage familiare.
Vi dirò, tra l’altro che il nucleo del lavoro dell’analizzato che aveva percepito l’incidente paterno, consistette appunto nello scioglimento delle gittate identificative al genitore.
Per concludere, potete vedere, che non vi ho portato alcuna teoria definita che possa spiegare, in termini scientificamente accettabili, il fenomeno telepatico; credo però che il riscontro di fenomeni di trasmissione di informazioni al di fuori degli usuali canali meriti una sua dignità di studio, che la psicoanalisi possa offrire un fertile terreno di riflessione e che la scienza dovrebbe iniziare una ricerca sistematica, rispondente ai moderni criteri di scientificità, di tali fenomeni per sottrarli al dominio dell’occulto.
L’anomia che governa la nostra società, la disgregazione totale dei valori e dei riferimenti sociali hanno da tempo aperto le porte a visioni irrazionali, se non deliranti della realtà: milioni di persone passano le loro giornate ad esercitare un’attività voyeuristica di massa scrutando quattro giovanotti e giovanotte chiusi in una casa. Le televisioni, in prima linea quella pubblica che investe i soldi dei cittadini, fanno a gara nel proporci trasmissioni che promettono di farci entrare, con metodo pseudoscientifico, nei Misteri dell’umanità.
Non posso che far mie le parole del Maestro, come sempre profetiche: “…(Gli occultisti) verranno salutati come chi è venuto a liberarci della pesante costrizione intellettuale, e tutta la credulità che ancora sopravvive dai giorni infantili della storia umana e dagli anni infantili dei singoli individui si farà loro incontro con esultanza. Potrà allora essere imminente uno spaventoso collasso del pensiero critico…” 10

Written by: Quirino Zangrilli © Copyright

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Notes:

1 – Sigmund Freud, Psicoanalisi e Telepatia, 1941, Opere, Vol. 9, Boringhieri, Torino.
2 – Sigmund Freud, Psicoanalisi e Telepatia, 1941, Opere, Vol. 9, Boringhieri, Torino. 
3 – Sigmund Freud, Psicoanalisi e Telepatia, 1941, Opere, Vol. 9, Boringhieri, Torino. 
4 – Sigmund Freud, Compendio di Psicoanalisi , 1938, Opere, Vol. 11, Ed. italiana: Boringhieri, Torino. 
5 – Sigmund Freud, Al di là del principio di piacere, 1920, Opere, Vol. 9, Ed. italiana: Boringhieri, Torino. 
6 – Pierre Codoni, Psicofisiologia del sogno, Bollettino dell’Istituto Italiano di Micropsicoanalisi, n°27-28, 1999, Tirrenia Stampatori, Torino. 
7 – Sigmund Freud, Sogno e telepatia, 1941, Opere, Vol. 9, Ed. italiana: Boringhieri, Torino. 
8 – Pierre Codoni, L’interpretazione del sogno, Bollettino dell’Istituto Italiano di Micropsicoanalisi, n°19, 1995, Tirrenia Stampatori, Torino. 
9 – Laplanche, Pontalis, Enciclopedia della psicanalisi, 1968, Laterza, Milano. 
10 – Sigmund Freud, Psicoanalisi e Telepatia, 1941, Opere, Vol. 9, Boringhieri, Torino. 

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11 settembre 2014 4 11 /09 /settembre /2014 21:33

Sono tanti i paradossi della Luna. Non ha campo magnetico ma alcune rocce lunari sono magnetizzate. In alcune zone del suolo vi sono concentrazioni di massa che vengono chiamate mascons, sono circolari, ad alta densità e con forte gravità. Per i satelliti orbitanti attorno alla Luna e per le missioni spaziali, le mascons rappresentano un pericolo invisibile perché alterano improvvisamente ed imprevedibilmente il campo gravitazionale, in quanto potrebbero portare fuori rotta un veicolo spaziale di passaggio.

Nel 2013 la NASA grazie alla missione GRAIL è riuscita a mappare con precisione i luoghi dove si trovano le mascons, rendendo più sicura la navigazione lunare dei satelliti.

Lo scrittore Don Wilson nel suo libro “la nostra misteriosa astronave Luna”, descrive le mascons non solo come zone ad alta concentrazione di massa ma anche come probabili costruzioni artificiali presenti soprattutto nelle pianure chiamate mari. Inoltre non c'è una spiegazione scientifica sulla presenza dei mari lunari che si trovano soprattutto nella faccia visibile mentre ce ne sono pochi in quella nascosta. In definitiva qual'è la ragione di tali differenze tra le due facce?

Già molto prima delle missioni spaziali gli astronomi, nell'osservare il nostro satellite, avevano visto dei fenomeni innaturali, come ad esempio le luminosità chiamate “Fenomeni Lunari Transitori” o F.L.T. L'astronomo sir John Herschel nel 1783 e nel 1787 le osservò con il suo telescopio, l'astronomo G.H. Schroeder vide un oggetto bianco luminoso vicino le Alpi lunari presso il cratere Plato, l'astronomo Nevil Maskelyne vide un oggetto simile nel 1794.

I professori Swift Haines e Zentmayer nel 1869 notarono strane luci che formavano figure circolari e triangolari vicino il Mare della Crisi. L'astronomo X.P. Wilkens nel 1944 avvistò una luce inspiegabile mentre si spostava vicino al Cratere Plato.

Vediamo dettagliatamente i diversi tipi di F.L.T. o Lunar Transient Phenomena.

Le Lunar Flashes o bagliori estemporanei sono luci improvvise che compaiono per pochi secondi in una regione lunare. Luci stazionarie fisse o tremolanti, di colore bianco, rosso o blu, risultano visibili in specifiche aree lunari e possono durare da pochi minuti, fino a qualche ora.

I Fogging o annebbiamenti improvvisi, si manifestano all'interno o sui margini dei crateri per brevi periodi, tramite momentaneo innalzamento della polvere lunare che offusca la visibilità del suolo fino a quando non si deposita. Gli Extra Lunar Objects sono oggetti poggiati sulla superficie lunare che sembrano immobili. I Fast Moving Objects o oggetti in rapido movimento, si muovono rapidamente davanti al disco lunare.

Non esiste inoltre una valida spiegazione per il fenomeno dei massi rotolanti, fotografati per la prima volta nel 1967 dal Lunar Orbiter 5, dove se ne vedono due che hanno lasciato evidenti tracce sul suolo anche in entrata e uscita dai crateri.


Le fasi lunari

Nel 1953 il redattore scientifico del “New York Herald Tribune” J.J. O.Neill utilizzando un telescopio rifrattore di 100 mm che offre immagini nitide e contrastate, scoprì un gigantesco ponte naturale collocato nella parte orientale del Mare della Crisi, che collega due montagne distanti tra loro due miglia circa. O'Neill chiese conferma al famoso selenologo H.P. Wilkins, noto al pubblico per la sua mappa lunare di 7,5 metri, che convalidò la scoperta dell'importante manufatto.

Il Luna 9 che allunò il 3 febbraio 1966 nell'Oceano delle Tempeste, fotografò delle costruzioni somiglianti a torri. Nel 1966 dal satellite Lunar Orbiter II e nel 1968 dall'Orbiter III, furono scoperte nel Mare della Tranquillità delle strutture simili ad obelischi, uno di questi era più alto di 45 metri, e la loro disposizione sul territorio è uguale a quella delle tre piramidi di Giza in Egitto. Il Dr. Farouk El-Baz in proposito disse: “Ci sono parecchi oggetti inspiegabili, ma queste ombre incredibilmente lunghe causate da enormi guglie che si trovano dappertutto sulla Luna sono interessantissime. Ai nostri occhi questi oggetti rappresentano sensazionali anomalie – ombre immense che si espandono per miglia e si assottigliano come aghi.

Alcune di queste guglie sono alte solo poco meno di 100 metri; altre sono più alte dei più alti edifici della Terra – spesso due o tre volte di più. Il loro colore è molto più chiaro rispetto ai circostanti mari o campi di lava, il che conferisce loro un'ulteriore aura di mistero. Sembrano essere costituiti da un materiale differente.”

Richard Hoagland, ricercatore statunitense ed ex scienziato della NASA, ha dichiarato che sul nostro satellite vi sono evidenti indizi di civiltà aliene. Nel suo libro “Dark Mission – la storia segreta della NASA”, inedito in Italia, racconta che sul suolo lunare vi sono torri trasparenti e cupole dalla forma geometrica di origini non naturali, visibili su alcune fotografie e filmati in seguito probabilmente manipolati o in alcuni casi ufficialmente smarriti dall'Ente Spaziale Americano.

Hoagland, nel corso delle sue ricerche, ha analizzato in particolare tre anomalie lunari. La ciclopica colonna chiamata “Shard” o guglia, che sembra formata anche da materiale riflettente e si trova nel piccolo Mare Sinus Medi. È stata fotografata per la prima volta dalla sonda sovietica Zond 3 nei primi anni 60, e nonostante la scarsa risoluzione, nella foto poteva essere ben individuato il profilo affusolato e luccicante che emergeva dalla superficie per un chilometro e mezzo. Nel 1967 lo “Shard” fu fotografato anche dalla sonda americana Lunar Orbiter III. La famosa struttura chiamata “Castello” scoperta dall'Apollo 10 nei pressi del Cratere Copernicus, il più famoso della faccia visibile, composto da numerose unità cilindriche ed una struttura porosa, ma anche costruzioni in vetro come ad esempio una cupola trasparente che si innalza sopra il bordo del cratere. Intorno a Copernicus sono visibili anche degli scavi. Ed Infine “l'anomalia di Lobachevschy” consistente in una misteriosa cavità che sembrerebbe un'apertura su un mondo sotterraneo situata ai bordi dell'omonimo cratere, la quale a sua volta sarebbe circondata da una struttura colonnare con caratteristiche simili ai Menhir celtici.

“L'anomalia di Lobachevschy” fu fotografata dall'Apollo 16 e vent'anni dopo dalla sonda Clementine. Il confronto tra le foto ha evidenziato dei cambiamenti come se nella cavità fossero in corso dei lavori. Inoltre sono state individuate anche strutture dalla geometria somigliante a rovine di città lunari viste dall'altezza di 5 o 8 chilometri, piramidi trasparenti e ancora cupole.

I membri dell'equipaggio dell'Apollo 16 allunato nel 1972 presso l'altopiano Descartes, raccontano di incredibili cupole e di gallerie.


Lunar Flashes, bagliori estemporanei che compaiono all’improvviso sulla superficie lunare

Nel 1969 lo studioso americano George H. Leonard nel suo libro “Qualcun altro è sulla Luna” riporta i suoi studi sulle fotografie lunari delle missioni Apollo; tra le numerose stranezze che egli riscontrò, vi sono uno strano macchinario fermo nell'Oceano delle Tempeste, geroglifici nel Cratere Tycho e mosaici e ragnatele nell'Humboldt.

Sempre vicino Tycho, considerato il cratere ombelico del lato visibile, a nord di Clavius c'è il Cratere Porter più piccolo, che è un cerchio perfetto. Ai piedi delle Alpi lunari nel nord dell'emisfero visibile, all'interno del Cratere Cassini si trovano due crateri più piccoli con ombre inusuali che fanno pensare alla presenza di entrate cilindriche verso le viscere del satellite.

Vicino al Cratere Lambert c'è un manufatto circolare che ricorda Stonehenge.

Nella regione circostante il Cratere Plato, nel Mar del Freddo il cui diametro è di 109 chilometri, ci sono molti simboli lineari che somigliano a muri. Presso il Mare Nibium, tra i crateri Birt e Thebit, è visibile “il Muro Dritto” o Rupes Recta, visto anche dagli astronomi del XIX secolo, che in base ai più recenti calcoli sembrerebbe lungo 134 chilometri per 300 metri di altezza. È difficile pensare che un tale manufatto possa essere di origine naturale.

Il Cratere Aristarchus, il più luminoso di tutti perché circondato da una zona bianca formatasi da materiali eruttati forse dopo l'impatto con un meteorite, è attorniato da formazioni di muri. Proprio attaccato al Cratere Lichtenberg c'è un altro cerchio perfetto che non è un cratere, dell'apparente diametro di 30 km. I Crateri Galvani e Repsold sono attraversati da una linea che li collega, forse una strada?

E queste sopra riportate sono soltanto alcune delle anomalie lunari...

 

 

Le missioni spaziali: ci hanno detto tutto?

Nell'ottobre del 1959 la faccia segreta della Luna fu fotografata per la prima volta dalla sonda sovietica Luna 3 ma a causa della scarsa tecnologia dell'epoca le foto non erano di buona risoluzione, mentre gli americani la fotografarono solo negli anni successivi con le missioni Apollo.

Nel 1968 i membri dell'equipaggio dell'Apollo 8, mentre stavano scattando delle foto alla superficie lunare, notarono un enorme oggetto dell'apparente diametro di 16 chilometri.

Anche gli astronauti dell'Apollo 10, mentre erano intenti a controllare il primo modulo lunare di prova scendere sulla Luna, scattarono la foto di un oggetto non identificato che si levava dalla superficie per andare loro incontro. Tom Stafford, Gene Cernan e John Youn, l'equipaggio dell'Apollo 10, sentirono anche uno strano rumore, simile ad una musica, provenire dal lato nascosto della Luna. L'accaduto è confermato anche da documenti ufficiali della NASA, grazie alla trascrizione delle conversazioni degli astronauti.


Il Rover lunare di Apollo 17, l’ultima missione americana sulla Luna

Ma gli avvistamenti di oggetti volanti sconosciuti hanno accompagnato tutte le missioni spaziali, fino ad oggi.

Nell'estate del 1969 il modulo lunare dell'Apollo 11 allunò nel Mare della Tranquillità mentre l'astronave di comando rimase in orbita. Secondo le relazioni non ufficiali Neil Armstrong e Edwin Aldrin, i primi uomini a calpestare il territorio lunare, videro degli UFO subito dopo aver toccato il suolo, ma il dialogo tra gli astronauti e la base di Houston venne subito interrotto per svariati minuti, con la scusa di una telecamera surriscaldata, al fine di non far trapelare cosa stava realmente accadendo.

Per fortuna i radioamatori riuscirono a by passare la codifica della NASA ed ascoltarono la conversazione tra Armstrong e Houston che verteva proprio sugli oggetti non identificati presenti sul suolo lunare, secondo una delle ricostruzioni la voce terrorizzata di Armstrong gridava, questa ne è una sintesi: “Questi oggetti sono spaventosi... enormi... non ci credereste... ci sono delle sonde spaziali laggiù... sono in fila sul fondo del cratere sul lato opposto al nostro...”

Successivamente un membro del team spaziale della NASA confermò che mentre Armstrong ed Aldrin passeggiavano ad una certa distanza dal LEM, videro delle navi spaziali allineate sul bordo lontano del cratere che sembravano avere l'intenzione di controllare i loro movimenti. Inoltre sembrerebbe che alcuni visitatori sconosciuti si siano anche avvicinati per guardare gli strumenti usati dagli astronauti.

Neil Armstrong, capo dell'Apollo 11, in privato avrebbe poi ammesso di aver avuto contatti con gli alieni presenti sulla Luna e disse anche che, in quella occasione, gli sconosciuti sconsigliarono agli umani di costruire una stazione spaziale o una città sul nostro satellite. Del resto il luogo del primo allunaggio non è casuale, in quanto proprio nei pressi della zona del Mare della Tranquillità sono ubicati gli obelischi scoperti dai satelliti Lunar Orbiter, e nel passato furono osservati la maggior parte dei Lunar Transient Phenomena. In fondo è normale che videro delle navi spaziali, sarebbe stato strano il contrario!

Dal 1969 al 1972, seguirono 6 missioni con uomini a bordo che completarono il programma Apollo e portarono sulla Terra 384 kg di rocce lunari, anche se l'equipaggio dell'Apollo 13 nell'aprile del 1970, non completò il viaggio e dovette rientrare a Terra in anticipo a causa dell'esplosione di un serbatoio di ossigeno avvenuta mentre erano diretti verso la Luna. In seguito l'Ente Spaziale Americano cancellò, ufficialmente per motivi di budget e problemi organizzativi, le missioni Apollo 18, 19 e 20.

Ipotizza Giuliana Conforto che gli sbarchi sulla Luna rappresentano la prova concreta dei contatti tra il governo USA e alcuni scienziati della NASA, con gli extraterrestri abitanti della Luna. Mentre, per quanto ne sappiamo, i sovietici non mandarono equipaggi sul nostro satellite ma soltanto sonde che riportarono rocce lunari. Una rinuncia inspiegabile in quanto negli anni ‘60 il programma e la tecnologia spaziale dei russi era apparentemente più avanzata di quella degli americani, ed in fase di guerra fredda sarebbe stato molto prestigioso mandare i loro uomini sulla Luna.


Il cratere lunare Bullialdus

I russi chiamano i loro astronauti “cosmonauti” e la base spaziale dalla quale partivano aveva il nome di città delle Stelle, in russo Zvezdny Gorodok, ed era vicinissima a Mosca. Tutte le loro missioni erano avvolte da grande segretezza.

I sovietici seguivano sempre lo stesso iter: prima realizzavano il volo spaziale e se l'esito era positivo lo comunicavano alla stampa, come nel caso di Yuri Gagarin, il primo uomo che andò in orbita intorno alla Terra. Se per qualsiasi ragione la missione falliva, non comunicavano niente.

Due radioamatori torinesi, i fratelli Judica Cordiglia, alla fine degli anni cinquanta e inizio sessanta, captarono con la loro antenna ricevente le richieste di aiuto dei cosmonauti in difficoltà. Nel loro libro scrivono di ben 14 voli russi finiti male con astronauti periti nello spazio, a causa di errate manovre o durante la fase di rientro nell'atmosfera. Tutte le informazioni reperite dai fratelli Judica Cordiglia ovviamente non furono riconosciute dai sovietici, che anzi rilanciarono bollandoli come imbroglioni.

Nel libro “I Segreti della Luna” Don Wilson racconta del caso dello scienziato sovietico Lev Mochilin, che alla fine del 1969 dopo essere fuggito dal suo paese con il figlio, si rifugiò in Francia dove chiese asilo politico. Ottenuto rifugio per proteggersi dal KGB, Mochilin iniziò a parlare rilasciando una intervista ad una rivista francese dove riferì che i russi erano arrivati sulla Luna quasi un anno prima degli americani, con la sonda Marx 1 che partì il 5 giugno 1968 da una base spaziale segreta negli Urali, e dopo un viaggio di tre giorni allunò sul nostro satellite.

Lo scienziato sovietico rivendicò di aver fatto parte del programma spaziale e sulla missione, aggiunse che, nel momento in cui i due cosmonauti posero i loro piedi sulla Luna vennero attaccati da un essere meccanico sconosciuto che ne uccise uno, mentre l'altro, secondo Mochilin una donna, riuscì a tornare nella navicella e a rientrare sana e salva sul nostro pianeta. Forse l'incidente potrebbe essere la reale ragione della rinuncia dei russi a mandare altri uomini sulla Luna, mentre gli americani, pur essendo a conoscenza della grave sciagura, tacquero, ma a quel punto proseguirono indisturbati il loro programma spaziale. Oggi l'intervista originale di Mochilin è praticamente introvabile, può essere parzialmente letta soltanto nei testi di Don Wilson e di Sotiris Sofias. Comunque, se l'allunaggio dei sovietici con l'incidente fosse vero, costituirebbe uno dei fatti più importanti accaduti in una missione spaziale tenuto segreto all'opinione pubblica; ma come abbiamo visto, anche gli americani si sono dati molto da fare nel nascondere le scoperte più scottanti.

 

 

C'è acqua?

Apparentemente il nostro satellite sembra arido, ma gli astronauti dell'Apollo 16 raccolsero frammenti di rocce contenenti ferro arrugginito; è evidente che da qualche parte deve esserci l'acqua.

Nel 1971 degli strumenti per il rinvenimento di vapori acquei lasciati sul suolo lunare dalle sonde delle missioni Apollo, individuarono nubi di vapore acqueo che interessavano un'area di 100 miglia quadrate e che durarono 14 ore. I fisici della Rice University, John Freeman Jr. e Ken Hills, ipotizzarono che il vapore acqueo poteva provenire dalle profondità forse liberatosi a causa di un sisma. Farouk El-Baz, scienziato egiziano che ha collaborato con la NASA per l'esplorazione scientifica della Luna, disse: “Se il vapore acqueo proviene dall'interno della Luna, la faccenda è seria. Significa che l'interno lunare è molto diverso da quanto abbiamo visto in superficie.” Scrive Sofias Sotiris che nel 1972 dall'Apollo 17 partì una strana conversazione sulla visibilità del Cratere Al-Biruni situato sul Mare Marginis; gli astronauti riferivano di strane variazioni di luci e di albedo su piccole superfici della parte meridionale della zona, con una maggiore luminosità che attribuivano alla presenza di acqua che vedevano scorrere verso quella che sembrava una spiaggia, anche se non era individuabile la relativa sorgente.


Una eclisse totale di Sole. L'eclisse totale è possibile perché la Luna, che è circa 400 volte più piccola del Sole, si trova ad una distanza 400 volte inferiore. Questo è un caso, ma fa sì che il diametro della Luna sia praticamente identico a quello Sole, che viene quindi oscurato completamente

Nel 1994 la missione della NASA “Deep Space Program Satellitar Science Experiment” (Clementina), inviò dati che individuavano nel polo sud della Luna sacche di ghiaccio al riparo dal sole, sulle pareti dei crateri profondi. Nel 2008 la sonda Chandrayaan 1 dell'Agenzia Spaziale Indiana scoprì, all'interno di una quarantina di crateri delle regioni polari, strati di ghiaccio situati alla profondità di 2 metri.

Recentemente i sensori del Satellite LCROSS e il Lunar Reconnaissance Orbiter analizzando i crateri, sempre dalla parte in ombra, hanno scoperto cristalli di ghiaccio quasi puro, ed hanno mappato i depositi di acqua presenti in prossimità dei poli lunari. Nel 2013 un team di ricercatori dell'Università di Notre Dame coordinato da Hejiu Hui ha pubblicato un articolo sulla rivista “Nature Geoscience”, riguardo la scoperta di piccole quantità di acqua presente nelle rocce lunari; lo studio conclude che l'acqua si trovava già dai primordi nelle zone più interne della Luna, prima della solidificazione dello strato esterno. Mentre fino a qualche anno fa si riteneva che l'acqua presente sulle rocce lunari veniva soltanto dall'esterno portata da impatti di meteoriti, comete, o dal vento solare.

 

 

Conclusioni

Dopo il 1973 la NASA sospese le missioni Apollo e non mandò altri astronauti sulla Luna, perché?

Sulla Luna vivono gli extraterrestri? Ovviamente non abbiamo dati per rispondere a queste domande. Tanto meno sappiamo con certezza se la Luna è un’astronave parcheggiata in orbita attorno alla Terra. Ma i dubbi sono tanti ed alcuni ricercatori credono che la presenza della Luna nel cielo terrestre non sia una banale coincidenza, ma la volontà di una intelligenza aliena con l'intento di stabilizzare il nostro pianeta.

È comunque acclarato che la Luna ha una influenza notevole sulla Terra e su tutta la vita che la abita, difatti, come abbiamo visto, l'acqua è soggetta alla sua attrazione gravitazionale e considerando che il 99 per cento del nostro organismo è composto da liquidi, anche noi siamo inevitabilmente condizionati dalla sua gravitazione.

Aristotele, filosofo dell'antica Grecia e Plinio il Vecchio, storico romano, erano convinti che la Luna potesse condizionare il cervello, l'organo più umido del nostro corpo. Secondo l'Astrologia Vedica risalente all'antica cultura della Valle dell'Indo, la Luna governa la mente umana, i pensieri e le emozioni, i ricordi, le reazioni emotive ed il passato. Nella moderna astrologia la Luna è considerata come un pianeta ed il suo significato è speculare a quello del Sole, rappresentano l'aspetto passivo e quello attivo, la capacità ricettiva e la vitalità, notte e giorno, buio e luce, vuoto e pieno. Inoltre i continui cambiamenti del disco lunare per via delle fasi collegate alla sua influenza sull'acqua e sulla crescita delle piante terrestri, la fanno associare al mistero ed alla magia, alla sensibilità ed alla memoria.


Il logo della missione Apollo

La Luna ha anche un ruolo cruciale nelle tradizioni native. Nel libro di Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero “La via Spirituale delle Feste dei Celti”, tra le altre feste vi è quella della Vita o del Risveglio, Shuda Gere, celebrata con la prima luna piena dopo l'equinozio di primavera, oggi diventata la Pasqua del cristianesimo. La Festa del Risveglio è quindi legata al ciclo lunare ed ha il significato di rinascita individuale e sociale verso la spiritualità, sia nell'ambito personale che in quello collettivo, proiettando il festeggiante nel Mondo dei Viventi degli antichi Celti.

Ma anche il “Sole Nero” del druidismo è importantissimo per le tradizioni native europee, esso è raffigurato da un disco nero con un contorno di luce che rappresenta il sole occultato dalla Luna durante l'eclissi. In effetti il fenomeno dell'eclissi totale del Sole è veramente enigmatico, l'unico caso nel nostro sistema planetario di occultamento completo del disco solare da parte di un satellite, determinando sulla Terra l'inquietante fenomeno di buio e freddo della durata di 7 minuti, fino a quando il Sole uscendo dall'orbita lunare può tornare a risplendere e a riscaldarci.

Un richiamo, magari voluto, alla realtà trascendente ed alla speranza che alla fine la luce, la vita, vinceranno sempre sull'oscurantismo che in questo momento storico regna sul nostro pianeta; simbolico al riguardo il motto dei Druidi europei “Post Tenebras lux” ovvero “Dopo le tenebre la luce”.

Nel suo libro Sotiris Sofias aggiunge ancora delle riflessioni in merito agli extraterrestri che si suppone vivano sulla Luna: “Ubbidendo tuttavia alle leggi galattiche, essi hanno rispettato la vita che hanno trovato sulla Terra e non l'hanno estinta né colonizzata. Forse in certi momenti hanno persino aiutato il genere umano a risolvere difficili situazioni. Forse ci hanno regalato la conoscenza e la civiltà, e hanno rimarcato la loro presenza con i monumenti megalitici sparsi per il nostro pianeta a riprova della loro civiltà superiore: da migliaia di anni ci guardano mentre ci facciamo la guerra per futili motivi...”

Ma chi detiene il potere sul nostro pianeta teme il contatto con una eventuale civiltà esterna perché questo potrebbe aprire uno spiraglio evolutivo per l'umanità, al contrario, ha invece bisogno di uomini incapaci di sottrarsi alla sottomissione ed alle catene della schiavitù, umiliati nell'ignoranza.

Già nel passato le autorità hanno ampiamente dimostrato di essere disposte a tutto pur di evitare la diffusione della conoscenza, basta rammentare la feroce uccisione di Giordano Bruno, il frate filosofo del XVI secolo, giudicato eretico perché teorizzava l'universo infinito e l'esistenza di una pluralità di mondi.

Invece per molti di noi è importante guardare il cielo stellato e uscire dal pianeta chiuso, acquisire una conoscenza vera e non quella falsa che ci viene proposta, non limitare le nostre menti e liberarci dalle loro menzogne.

Del resto nessuno può impedire di esercitare la propria libertà di coscienza e di pensiero, necessaria a svelare poco alla volta, con curiosità e stupore, i tanti misteri dell'universo.

In definitiva è proprio il caso di dire che la Luna e le stelle ci osservano e presiedono alla realizzazione del nostro destino cosmico. In fondo siamo tutti figli delle stelle.


 

http://www.shan-newspaper.com/web/misteri/1152-i-misteri-della-luna-2.html

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11 settembre 2014 4 11 /09 /settembre /2014 21:13

L’enigmatico cerchio di pietre giganti di Stonehenge è sempre stato considerato dagli studiosi come un complesso isolato ai margini della piana di Salisbury. Ma gli archeologi della Birmingham University hanno scoperto che Stonehenge è il centro di una più vasta rete di monumenti religiosi. L’utilizzo della tecnologia di scansione radar del terreno ha permesso agli studiosi di individuare un grande complesso

di santuari nascosti appena sotto la superficie. I ritrovamenti includono l’esistenza di 17 strutture in legno o in pietra completamente sconosciute. L’indagine è durata quattro anni, con la mappatura di un area di circa 8 km², la più grande indagine geofisica mai intrapresa. Secondo quanto riporta The Independent, la scoperta altera drasticamente l’opinione prevalente secondo cui Stonehenge sarebbe l’unico sito del paesaggio. La scoperta, invece, presenta la piana di Salisbury come un centro religioso attivo con più di 60 luoghi chiave dove i popoli antichi svolgevano i loro rituali sacri.

“Questo non è solo un altro ritrovamento”, spiega il professor Vince Gaffney, dell’Università di Birmingham. “Si tratta di un cambiamento del modo in cui interpretiamo Stonehenge”. I ricercatori hanno presentato le loro scoperte al British Science Festival di Birmingham. Tra i ritrovamenti più significativi, la scoperta di 50 grosse pietre disposte su una linea lunga 330 metri a più di 4 metri di profondità. “Fino ad ora non avevamo assolutamente idea che fossero lì”, ha detto Gaffney.

Ogni pietra è lunga circa 3 metri e larga 1,5 metri ed è posizionata orizzontalmente, anche se gli esperti non escludono che in origine fossero verticali come quelle di Stonehenge. Le pietre dovrebbero essere state portate nel sito intorno al 2500 a.C. e pare formassero il braccio meridionale di un recinto per rituali realizzato a forma di “C”. Il monumento fu poi trasformato e reso circolare; ora è noto con il nome di “Durrington Walls” ed è stato definito il più grande complesso preistorico della Gran Bretagna: sembra fosse ben 12 volte più vasto di Stonehenge. Sono stati anche dissotterrati enormi pozzi preistorici, alcuni dei quali sembrano avere legami astronomici e solari con Stonehenge.

“Stonehenge è chiaramente parte di una struttura rituale molto grande, capace di attirare persone provenienti da molte regioni del paese”, continua Gaffney. Un’altra scoperta significativa è una collinetta situata tra Walls Durrington e Stonehenge, che poi si è rivelata essere una struttura in legno battezzata “Casa dei morti”. Gli archeologi hanno trovato tracce di pratiche rituali che prevedevano la scarnificazione del defunto, rito durante il quale la pelle e gli organi del defunto venivano rimossi.

Il team di ricerca è ora impegnato ad analizzare i dati, nel tentativo di ricostruire esattamente come i popoli del neolitico e dell’età del bronzo abbiano usato il complesso di Stonehenge. Utilizzando modelli computerizzati, si sta cercando di capire in che modo erano collegati tra loro tutti i monumenti scoperti. Al momento, le strutture non possono ancora essere datate con precisione, almeno fino a quando non verranno scavate, e qualsiasi decisione in merito spetta all’English Heritage.

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