Crediamo di sapere cosa siano i bambini indaco? Sostanzialmente, sappiamo ben poco e le notizie a riguardo sono piuttosto basilari, specie nel definirli bambini speciali anche se diviene difficile spiegarne il perchè in modo approfondito; I bambini indaco sono così chiamati a causa del colore dell’aura individuato negli anni ’70 dalla veggente americana Nancy Ann Trapp, che nell’82 ha poi scritto un libro sui colori dell’aura. Alcuni erano nati per la verità negli anni ’40, ‘50, ’60, con il ruolo di apripista, per iniziare a sensibilizzare le persone sulla Nuova Era, incontrando grandi difficoltà, a causa di un’assenza totale di punti di riferimento culturali e sociali. “Sono stati i leader della Nuova Terra, i primi Bambini Nuovi”, scrive Celia Fenn (www.starchildascension.org/starchild/), che sarà a Milano in settembre ospite del Karma I. in Mondadori. “La loro missione era cominciare il processo di domande e di sfida. E, in questo periodo, molti di questi primi indaco stanno servendo come leader ed aiutanti per lo spostamento della coscienza che è parte del processo d’Ascensione e di Transizione“.
Ebbene oggi sono un esercito, indaco, ma anche cristallo, figli delle stelle, arcobaleno, (vedi box). Sono i bambini della Nuova Era, scesi sulla terra per iniziare il processo di ascensione e trasformare il livello energetico di questo pianeta, portandolo dal piano materiale, ancora dominante, a quello spirituale, collegato al divino, al di là delle religioni organizzate. In questa ottica questi bambini, i nostri figli, spinti da una spiritualità propria degli esseri risvegliati, sono i nostri maestri, ci indicano la strada del futuro, anche se finché sono piccoli hanno il diritto di vivere l’infanzia come tutti gli altri, per quanto sia possibile a esseri “diversi”.
Una grande consapevolezza e sensibilità
Che siano indaco lo rivelano fin dalla prima infanzia. Intanto sono molto sensibili, percepiscono l’energia delle persone e dell’ambiente, sanno leggere dentro le persone, e rifiutano l’ipocrisia e il potere costituito. Molti vedono i parenti trapassati, ma anche gli angeli o le guide spirituali, ai quali parlano come se fosse normale (per loro lo è!).
Questi bambini si sentono grandi in un corpo piccolo e spesso parlano con una proprietà di linguaggio sorprendente. Inoltre molti ricordano le loro vite passate, che raccontano o vivono al presente, senza usare il termine reincarnazione. <Una volta giocando con mio nipote, che aveva meno di un anno e mezzo, gli ho lanciato un aereo di carta>, racconta Roberta, di Milano. <E lui si è buttato a terra, coprendosi la testa con le mani come a proteggersi da un’incursione aerea>.
< La prima volta che mia figlia è salita a cavallo ho messo una mano sulla groppa, come per rassicurarla>, dice Luigi, di Roma. <Lei si è voltata e, con un atteggiamento altero che non le ho mai visto prima, mi ha detto, con il tono di una principessa che si rivolge al suo scudiero: “Non permetterti mai più di toccare il mio cavallo quando sono insella”.
Spesso queste frasi – quando ero grande, quando abitavo in un’altra casa, in un altro posto, quando avevo un’altra mamma (o un altro papà) – possono turbare i genitori, come i racconti di un amico o un fratello invisibile. <Andrea parla ripetutamente di una certa Clelia>, aggiunge Roberta. <Se gli chiedo chi è risponde deciso “mia figlia”>.
Molti bambini raccontano di venire da un’altra dimensione, a volte parlano di un luogo pieno di luce, dove ci sono tanti bambini in attesa di scendere, o degli angeli che li hanno aiutati a scegliere i loro genitori
Quale bambino hai?
Vediamo che caratteristiche hanno questi nuovi bambini, secondo Elizabeth Vitali.
Il bambino indaco è un guerriero, che si incarna con una missione spirituale, umanitaria. E’ un bambino psichico, medianico, accede a più dimensioni, ed è più consapevole dell’Unità e della realtà del Tutto. E’ poco radicato in questa realtà fisica e non accetta l’autorità (nell’Unità non esiste la sottomissione, ma l’interscambio) e per questo inevitabilmente quando non si sente compreso, o quando viene ostacolato accumula nel corpo emozioni e impulsi negativi e fatica a relazionarsi. Può diventare un ribelle, senza sentire sensi di colpa>
Il bambino cristallo invece è un messaggero. E’ più delicato, ha problemi di confini, o meglio non li ha proprio, ha bisogno di stare a lungo in una campana di vetro. La sua qualità è la purezza, comunica attraverso gli occhi e la gestualità. Ci vuole calma, pazienza e silenzio. Non attua, non agisce (l’indaco sì). E’ puro, trasparente, sta in silenzio, è come se vivesse in meditazione, è ancora in un altro mondo. Quando viene al mondo ha un’aura di pura luce, che si colora nel tempo. Il suo problema: vive in una dimensione senza emozioni e da piccolo è sempre debole e malato. Quando la società richiede di indossare la corazza, lui non ce la fa. Per questo per lui sono indicate le arti marziali che rafforzare il suo equilibrio.
Il bambino arcobaleno ha una missione verso se stesso, deve esprimere la propria creatività. Ha un’aura piena di colori, che proietta da tutte le parti. E’ il meno problematico, porta pace, creatività, allegria. E’ pieno di risorse se ha libertà di movimento. Se viene represso, potrebbe diventare un ribelle e perfino uscire dalla legalità. Più mentale dell’indaco, per lui va bene il teatro e la pittura.
I bambini raccontano….
<Mio figlio è sempre stato un bambino originale e ha un carattere solare, meraviglioso>, racconta Mirella. <Era incredibilmente riflessivo. Una volta mi ha detto: “Se quando moriamo andiamo in Paradiso, significa che quando nasciamo veniamo dal Paradiso”. Uno dei suoi argomenti preferiti è la felicità: in un tema ha scritto che essa non dipende da quello che si è, ma è un comportamento. In quarta elementare ha tenuto per i suoi compagni un corso sulla felicità, sostenendo che tutti dobbiamo essere felici. Una volta che ero preoccupata mi ha detto: “se hai un brutto pensiero, pensa alle cose belle, la tua casa, i figli, il terrazzo. E se non riesci a essere felice, devi correre”. Sua nonna gli ha detto: “ma , alla mia età, io non posso” “Bé, tu chiudi gli occhi e immagina di correre”.. Un giorno stavo raccontando in casa che quando non riesco a dormire faccio il training autogeno. “Che scoperta dell’America, io lo faccio tutte le sere. Prima ammorbidisco il corpo e poi ascolto il respiro”.
<Quando aveva 11 anni, mio padre si è ammalato gravemente, e abbiamo cercato di preparare mio figlio al trapasso. Un giorno torno a casa e lo trovo che sta facendo una specie di cerimonia, tira fuori una fotografia di papa Woytila, accende delle candele, mette lì vicino le sue biglie. “Mamma, ascolta, devi farmi un favore. Chi veste il nonno? Tu? Allora metti una biglia nella tasca del nonno, ma non chiedere perché e non dirlo a nessuno”. Dopo qualche giorno vede la nonna: “Nonna, non devi piangere, perché il nonno sta meglio. Ho trovato un metodo per comunicare”. Le dà una biglia. “Un mio agente segreto ha messo nella sua tasca una biglia collegata alla tua, se tieni la biglia è come se fossi col nonno>.
Memorie di saggezza
< Nel momento del concepimento, ho visto una luce che scendeva su di me e ho avuto la consapevolezza che la sua anima stava arrivando e mi guardava>, racconta Angela, una mamma… indaco. <I primi giorni di vita Luca parlava con gli occhi, occhi scuri, profondi, non sembravano quelli di un neonato, facevano pensare ad un’anima antica. Ha sempre manifestato una consapevolezza incredibile per la sua età, esprimendosi come un adulto: spesso ho la percezione che sia come ispirato, in contatto con la sua parte saggia. Fa tante domande, vuole sempre sapere il perché, vuole capire e anche a scuola non ha mai dato per scontato quello che gli viene detto. Mi fa anche ragionare sulle mie caratteristiche, il mio modo di fare. A volte sembra che i ruoli si invertano, come fosse lui il genitore. Ha un forte senso della giustizia e della morale, ha discernimento, sa se una cosa è bene o male, ma poi non giudica, tende a capire le persone.
E soprattutto ha molta energia, a volte mi dice che si sente una specie di febbre. Quando si concentra, chiude gli occhi e dirige l’energia nelle mani, trasmettendola nel punto dolente, una cosa che fa d’instinto, perché non l’ha mai visto fare da nessuno. “Mamma, io so curare con le parole, con le mani e con il cuore”
A volte sogna l’argomento di una materia che la maestra spiegherà il giorno dopo. “E io lo so già”. Mi dice anche che per ricordare qualcosa bisogna usare i cassetti del cervello: “Li apri e c’è l’argomento che ti serve. Richiudi il cassetto e l’argomento rientra” (incredibilmente il sistema dei cassetti della memoria veniva usato da Giordano Bruno e i neoplatonici, n.d.r.)>.
< Non so se mio figlio sia un indaco o no>, dice Claudia, madre di un bimbo di quattro anni. <Ci sono alcune caratteristiche che mi lasciano pensare ad una sorta di particolarità. Se è vero che ci scegliamo i genitori, posso pensare che lui abbia scelto me come madre interessata a questo nuovo mondo che sta per nascere.
Fin da quando è piccolo lui si è sempre dimostrato abbastanza indipendente e dotato di una forte volontà. Prima di parlare (ha iniziato tardi) sono arrivati i numeri. Dall’età di due anni, aiutato da giochi come la lavagna magnetica di lettere e numeri, ha incominciato ad impararli in maniera spontanea, senza che nessuno lo forzasse a farlo. Una mattina ha cominciato a leggere i numeri della sveglia, comprese le decine: ma quando le aveva imparate? come aveva capito il meccanismo? Con altrettanta naturalezza ha imparato i colori e le lettere dell’alfabeto, componendo sulla lavagnetta magnetica semplici paroline. Non so come fa, ma lui conosce i simboli di tutti i segni zodiacali e i pianeti, il nome di ogni auto che vede in giro, credo che riconosca il simbolo della casa automobilistica (glieli ha insegnati il padre e lui li ha memorizzate subito) e i nomi in inglese di tutti i trenini con cui gioca, modellini di metallo di trenini con la faccia, uguali a quelli che vede in televisione in un cartone animato e ognuno ha un nome (Henry-Thomas-Lady-Gordon-Neville-Daisy…ecc); se scrivo questi nomi lui sa leggere tutti>
Ma ci sono anche tanti problemi
< A scuola però mi hanno segnalato la sua tendenza all’isolamento>, continua Claudia <a stare in un mondo suo. Diciamo che ama giocare più da solo, anche se ha scelto alcuni bambini come amici. Secondo la loro scala di valutazione del suo livello sociale ed emotivo, si comporta in classe come un bimbo più piccolo, un po’ da anarchico, a volte risponde male o non risponde affatto all’adulto che lo interpella ed è come se escludesse quelli che non lo interessano, in maniera che forse può apparire poco diplomatica. Eppure a casa non è così, forse è un po’ testardo, ma affettuoso e giocherellone, proprio speciale. Io lo osservo anche da un punto di vista spirituale, anche se solo chi sa di queste cose mi capisce…>
Ecco, siamo arrivati al punto dolente. Se gli indaco sono bambini davvero speciali, dotati di grande sensibiltà (anzi, di grande sensitività) e di grande creatività, quando non si sentono compresi si isolano e si chiudono, a scuola rifiutano di seguire le maestre, sviluppando un atteggamento ribelle, schedato come problematico. Molti hanno disturbi dell’attenzione, sono dislessici (come la maggior parte dei geni dell’umanità: tuttavia la dislessia non è una malattia, ma l’inversione dei due emisferi cerebrali), oppure iperattivi (altra finta malattia: un tempo si parlava di argento vivo e si prescriveva ginnastica, sport, vita all’aria aperta). Qualche volta maestre non consapevoli li classificano addirittura come handicappati, bisognosi di un intervento psicologico o, peggio, psichiatrico.
< Come molti altri bambini, a scuola mio figlio ha difficoltà di concentrazione, è leggermente dislessico, disgrafico, ipercinetico, disortografico>, interviene Mirella. <E’ anche stato sfortunato, le insegnanti non l’hanno capito, e neppure gli specialisti. Il decifit non era così evidente nel rendimento scolastico, perché nonostante le problematiche ce l’ha fatta: quando sbagliava in classe era perché non venivano rispettati i suoi tempi e le sue modalità, ma a casa i suoi compiti erano perfetti. A 6 anni mi ha detto di essersi adeguato alla scuola “per spirito di sopravvivenza”. Quando l’ho affidato a uno pricomotricista che gli ha fatto un massaggio bioenergetico, è avvenuto un miracolo, in quarta elementare aveva tutti ottimo>.
Un cervello e un DNA diverso?
< Oggi ci sono molti bambini ipercinetici, che non stanno mai fermi e hanno una scarsa capacità attentiva, quasi un denominatore comune>, afferma Rossana Merli, insegnante di lettere scuola media a Balso (RE). <Certo, vi sono fattori sociali e ambientali, legati a una schizofrenia quotidiana, prodotta da modelli culturali propinati ai bambini dalla Tv e dalla famiglia, causati anche da un impoverimento dell’alimentazione, calo di magnesio. In ogni caso ai bambini bisogna saper trasmettere calma e tranquillità, dolcezza, creando un rapporto di complicità e di fiducia>.
Un intervento interessante, che contiene una soluzione e insieme una critica, è quello di Patrizia Adamoli, docente alla facoltà di scienze della Comunicazione all’Università di Macerata. <I primi disagi si manifestano alle elementari. Ormai tutti i bambini, non solo quelli denominati indaco, fanno fatica a inserirsi a scuola, una struttura che prevede regole che non sono in linea con la trasformazione avvenuta nei bambini, tutti nati all’interno di un sistema mediatico e di altissima comunicazione. Loro hanno capacità tattili, hanno cioè bisogno di toccare, mentre la tattilità è un senso che la nostra civiltà nega, perché è moralmente sbagliato. Invece questi bambini usano il tatto come noi l’udito e la vista. Inoltre la capacità di apprendimento di questi bambini non è più quella degli anni ‘50-‘60, dove l’alfabetizzazione era lineare, (destra/sinistra, su/giù); la mente dei bambini nati dopo il ’70 lavora come uno scanner, ha costruzioni a blocchi, loro vedono e sentono per immagini, colori, fotogrammi. E invece trovano maestre che li obbligano a impugnare un arnese medievale come la matita. E se loro sono capaci di entrare nei processi mentali dgli adulti, molte insegnanti non sono in grado di capire questi nuovi bambini e tendono a normalizzar, appiattire, schiacciare, far stare tutto dentro righe e quadretti. La maggior parte dei bambini sono adattivi, accettano e si adeguano, soprattutto se vengono da un contesto famigliare rigido che li ha abituati a regole e disciplina, e sono più preparati a riconoscere l’autorità. Ma i bambini, e ancora più gli indaco, hanno bisogno di amore, di passione, di ascolto, altrimenti diventano disadattati>.
Psicofarmaci a otto anni?!!!
E qui accade qualcosa di molto grave. Per tenere questi bambini sotto controllo, oggi si tende a somministrare loro degli psicofarmaci, il Prozac (permesso in Italia dagli 8 anni) e il Ritalin, che crea dipendenza. Sappiamo dalla letteratura americana che i ragazzi cui è stato somministrato questo farmaco, sono addicted, dipendenti, e passano direttamente dal Ritalin alle droghe pesanti.
In uno studio della DEA (ente governativo USA) si legge: “All’uso prolungato di metilfenidato sono stati associati episodi psicotici, illusioni paranoiche, allucinazioni e comportamenti anomali, simili alla tipica tossicità delle anfetamine. Sono state riportate gravi conseguenze fisiche e la possibilità di morte”. Tra gli effetti collaterali, “cambiamenti di pressione sanguigna, angina pectoris, perdita di peso, psicosi tossica. Durante la fase di astinenza c’è la possibilità di suicidio”.
Tutto questo per avere bambini che “non danno fastidio” a casa e in classe… insomma tutti automi, allineati, “normali”! Eppure se imparassimo ad ascoltare quello che ci trasmettono, potremmo imparare anche da loro che esistono dimensioni della mente e dell’anima che ci permettono di conoscerci meglio e di fare un salto evolutivo.
Norme sulle sostanze psicotrope su bambini e adolescenti
Seguendo l’onda statunitense, ben 82 centri italiani sono stati accreditati per la diagnosi e cura dell’ADHD (disturbi dell’attenzione), che in molti casi vengono curati con psicofarmaci. Molti medici e psicologi prescrivono Prozac e Ritalin a bambini considerati “difficili” (molti dei quali semplicemente ragionano con la loro testa, non accettano passivamente l’autorità e non riescono a stare fermi nel banco per quattro ore di fila), senza tener conto delle conseguenze.
La Regione Piemonte il 30 ottobre scorso ha varato una legge senza precedenti in Europa e approvata all’unanimità al fine di vietare i test ADHD nelle scuole, che auspichiamo venga ripresa in altre regioni, in merito alle: “Norme in materia di uso di sostanze psicotrope su bambini ed adolescenti”,
Il dr. Roberto Cestari, medico e presidente del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (CCDU), ente promotore dell’iniziativa legislativa, dichiara: “Questo provvedimento legislativo rappresenta un grande passo avanti per la protezione dell’infanzia e delle famiglie a fronte di una campagna di marketing che cerca di vendere nuove malattie senza alcun fondamento scientifico. Non si tratta di negare aiuto a chi soffre, ma ogni bambino ha diritto alle soluzioni appropriate. Qui ci confrontiamo con diagnosi ove si confondono sintomi con malattie. Il tutto in assenza di ogni fondamento scientifico adeguato. Se a questo aggiungiamo la conseguente somministrazione di psicofarmaci, il quadro è perfino grottesco. Non dimentichiamo che la diffusione della somministrazione di psicofarmaci ha raggiunto negli USA ben 11 milioni di bambini e adolescenti, alcuni dei quali si sono successivamente resi responsabili delle stragi in diverse scuole americane. Noi non vogliamo che ciò accada anche in Italia. L’unico modo per tutelare i bambini è rappresentato dalla corretta informazione alle famiglie e insegnanti attraverso un fermo NO all’introduzione ed effettuazione nelle scuole italiane di test per effettuare diagnosi sull’ADHD o altre presunte malattie mentali e un migliore controllo e maggiori avvisi agli utenti in relazione a farmaci che presentano gravi rischi per la salute di chi li assume, nonché di essere utilizzati come droghe e conseguentemente spacciati>.
Giampiero Varetti: favorire la creatività
< Per fortuna Bologna è un’isola felice, in cui gli psichiatri sono contrari a dare farmaci ai bambini>, interviene Giampiero Varetti, psicoterapeuta. <Una chiave per aiutarli è favorirne la creatività, lo sfogo, infondere un’importanza delle regole perché vivranno nella società. Io svolgo l’attività di cinema al collegio privato san Luigi di Bologna, giro cortometraggi con i bambini, ne abbiamo appena fatto uno sul bullismo. Utilizzo il cinema per offrire diverse opportunità di mettersi in gioco, qualcuno crea la storia, altri la interpretano, altri disegnano lo story-board. La formula per aiutarli è rispettarli, non dare per scontato “io so e tu devi imparare”, dialogare, fare progetti insieme, insegnando le modalità per collaborare, facendo superare il narcisimo dell’età evolutiva. Loro hanno spesso qualcosa da comunicare, o qualità interessanti da scoprire, per cui anche l’adulto può imparare. L’obiettivo è abituarli a una rete.
< Allo scopo di aiutare questi nuovi bambini ho elaborato il “progetto indaco”, che comprende l’inserimento nelle scuole primarie e secondarie come percorso scolastico dell’ LSE (Life Skills Education): con questo termine l’Organizzazione Mondiale della Sanità intende tutte quelle abilità e competenze indispensabili per relazionarsi con gli altri e per affrontare i problemi, le pressioni e gli stress della vita quotidiana, per insegnare a sviluppare la capacità di prendere decisioni e di risolvere i problemi,
creatività, il senso critico, una comunicazione efficace per le relazioni interpersonali, un’autocoscienza, empatia, gestione delle emozioni e dello stress>.
Progetti per un nuovo modo di fare scuola
Altri insegnanti o terapeuti stanno progettando un nuovo modo di fare scuola.
Quando a Prabhat (ex bambino indaco, oggi 42 anni, musicista di Torino) e alla sua compagna l’anno scorso è nata una bimba, hanno deciso di fondare un micronido e negli anni futuri anche una scuola materna e poi elementare per seguirla secondo i loro criteri rispettando la sua anima.
< Coloro che vengono a contatto con questi nuovi bambini chiedono a gran voce una scuola diversa, che tenga conto delle loro esigenze, con una disciplina meno formale, un rispetto per le loro idee, un’accoglienza più amorevole, con insegnanti preparati a comprendere queste anime più evolute ed esigenti>, ci dice Elisabeth Vitali, creatrice del Lifewings Method, che organizza corsi di formazione insegnanti. <La mia scuola è ancora in fase progettuale ed è un progetto educativo valido per tutte le Nazioni.. Comprenderà una casa maternità, un asilo nido e una scuola materna. Il primo punto è l’ambiente: sarà una scuola in mezzo al verde, costruita con materiali naturali, perché i bambini sono molto sensibili ai materiali sintetici, che chiudono i campi energetici. Abbiamo studiato anche dei tessuti naturali per le tute e i grembiuli. Per quanto riguarda il programma verrà rispettato quello scolastico ministeriale, ma ci saranno altre materie adatte ai nuovi tempi, come l’etica, inoltre verrà svolto molto lavoro creativo (scultura, pittura, patchwork, teatro) e corsi di consapevolezza in tutti i campi, compreso quello per una sessualità felice. Anche i genitori verranno assistiti con corsi di consapevolezza di sé e di equilibrio spirituale in senso loweniano, per trovare armonia e grazia nel corpo, nella mente e nell’anima. Gli insegnanti, che ho già individuato, oltre ad avere una laurea, devono aver seguito i corsi di Lifewings Method. La differenza con altre scuole simili, quella steineriana o la Montessori, sarà che qui gli insegnanti verranno formati in modo da conoscere la neutralità emozionale, avranno cioè una buona gestione delle proprie emozioni, in modo da non proiettare i propri problemi e conflitti sui bambini>.
Siete pronti a un mondo nuovo?
< I bambini di questi ultimi dieci anni nascono con maggiori conoscenze una una consapevolezza ancora maggiore>, conclude Patrizia Adamoli. <Non si isolano, non si lasciano ferire, non accettano di diventare vittime e hanno più strumenti>.
< Stanno lavorando per aiutare l’umanità ad aprire il chakra del cuore collettivo e ad abbracciare la nuova energia>, scrive Celia Fenn. <Affinché l’umanità fosse in grado di elevare la propria coscienza al livello richiesto per far nascere una nuova società ed una Nuova Terra, era necessaria una “spinta” potente. E i bambini nuovi hanno fornito questa spinta. Lavorano con l’umanità, per aiutarla ad aprire il chakra del cuore e rendere operativo il processo conosciuto come Ascensione. Il loro messaggio sta risvegliando l’umanità. Il loro lavoro è creare una nuova società basata sull’amore e sul potenziamento. È una società che esiste al di là della dualità, nel regno dell’Unità. È un progetto di gruppo dei bambini del pianeta, e serve per unire la famiglia umana nel concetto di nuova società o età dell’oro per il pianeta>.