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26 aprile 2012 4 26 /04 /aprile /2012 21:28
 
 

  Cinque anni di dati gravitazionali mappatura Mars Express stanno fornendo informazioni uniche in ciò che sta sotto più grandi vulcani del Pianeta Rosso. I risultati mostrano che la lava si facesse più densa nel tempo e che lo spessore degli strati rigidi esterni del pianeta varia in tutta la regione Tharsis. Le misurazioni sono state fatte mentre Mars Express è stata a quote comprese tra 275-330 km sopra 'bulge' Il vulcanico Tharsis durante la i punti più vicini della sua orbita eccentrica, e sono stati combinati con i dati della NASA Mars Reconnaissance Orbiter.

Il rigonfiamento Tharsis comprende Olympus Mons - il più alto vulcano del sistema solare, a 21 km - e le tre Tharsis Montes più piccoli che sono distribuiti uniformemente in una riga.

La regione è pensato per essere stato vulcanicamente attiva fino a 100-250 milioni di anni fa, relativamente recente su una scala temporale geologica.

La grande massa dei vulcani causato piccole oscillazioni dei 'nella traiettoria di Mars Express mentre volava in testa, i quali sono stati misurati dalla Terra tracciamento via radio e tradotto in misure di variazioni di densità sotto la superficie.

 
Tharsis Montes trio e Olympus Mons

Nel complesso, l'alta densità dei vulcani corrisponde ad una composizione basaltica che è in accordo con le meteoriti marziane tanti che sono caduti sulla Terra.

I nuovi dati rivelano anche come la densità di lava cambiato durante la costruzione dei tre vulcani Tharsis Montes. Hanno cominciato con una leggera andesitica di lava che si può formare in presenza di acqua, e sono quindi state sovrapposte con la più pesante lava basaltica che costituisce la superficie visibile della crosta marziana.

"Combinata con l'altezza variabile dei vulcani, possiamo dire che Arsia Mons è la più antica, poi Pavonis Mons formata e, infine Ascraeus Mons", spiega Mikael Beuthe dell'Osservatorio reale del Belgio e autore principale dello studio pubblicato sul Journal of Geophysical Research.

A Ascraeus Mons, tuttavia, la densità della lava diminuita in una fase successiva, in modo che la parte superiore del vulcano è di minore densità. "

La transizione potrebbe riflettere i cambiamenti nei sistemi di riscaldamento sotto la superficie sotto forma di un manto di piume singoli - uno risalita delle rocce anormalmente caldo dal più profondo all'interno del mantello viscoso, creato in un processo che può essere paragonata ad una lampada di lava, ma su scala gigantesca - che lentamente spostato lateralmente per creare ognuna delle tre Tharsis Montes, a sua volta. Questo è l'esatto opposto della Terra in cui le placche si muovono 'di crosta di sopra di un pennacchio stazionaria per formare catene di vulcani, come le isole Hawaii.


Olympus Mons topografia
 

I dati descrivono anche lo spessore della litosfera - l'involucro esterno del pianeta, inclusa la porzione superiore del mantello - e trovare sorprendenti variazioni laterali tra Olympus Mons e le Tharsis Montes, con i tre vulcani più piccole aventi una densità più alta sotterranea ' root 'di Olympus Mons.

Queste radici possono essere sacche densi di lava solidificata o di una rete antica delle camere magmatiche sotterranee.

"La mancanza di una alta densità radice sotto Olympus Mons indica che è stato costruito su una litosfera di elevata rigidità, mentre gli altri vulcani parzialmente sprofondò in una litosfera meno rigida," dice il co-autore Dehant Veronique, anche dell'Osservatorio Reale del Belgio . "Questo ci dice che ci sono grandi variazioni spaziali del flusso di calore dal mantello al momento della loro formazione".


Poiché i tre Tharsis Montes sedersi sulla parte superiore del Tharsis, mentre Olympus Mons si trova sul bordo, il maggiore spessore della crosta terrestre al centro può aver agito come un coperchio isolante per aumentare la temperatura, la creazione di una litosfera meno rigida. Magma Qui aumento interagito con il pre-esistente rigonfiamento, mentre il magma di formazione Olympus Mons ascese attraverso la crosta più vecchio che sta sostenendo il rigonfiamento Tharsis, magari creando le differenze di densità osservate tra i vulcani.

"Questi risultati mostrano che i dati sul l'interno Marte sono la chiave per comprendere l'evoluzione del Pianeta Rosso", afferma Olivier Witasse, Project Scientist dell'ESA Mars Express. "Una delle possibilità per una futura missione su Marte sarebbe una rete di piccole landers, misurare simultaneamente l'attività sismica, al fine di sondare l'interno.

http://www.esa.int/

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26 aprile 2012 4 26 /04 /aprile /2012 21:03
La Nasa ha fotografato una gigantesca astronave vicino al Sole? Se lo è chiesto, con un titolo sparato nella sua edizione online, il quotidiano britannico Daily Mail pubblicando l’immagine ripresa nei giorni scorsi dall’ Osservatorio Solare ed Eliosferico (conosciuto con la sigla in inglese SOHO): a poca distanza dalla corona del nostro astro, compare un oggetto misterioso dalla forma simile ad una nave spaziale in stile hollywoodiano.


L'IMMAGINE RIPRESA DAL TELESCOPIO SOLARE SOHO, CON IL PRESUNTO "UFO" SULLA SINISTRA
La foto è presto diventata un cult su Internet, rilanciata da un sito all’altro come prova di un imminente arrivo, nel nostro sistema solare, di una flotta aliena. Il primo a parlarne è stato News Gather con queste parole: “Un enorme Ufo dalla forma insolita è stato avvistato dal telescopio Soho e postato in un video su Youtube.

L’oggetto volante non identificato, che non assomiglia a nulla avvistato in precedenza vicino al Sole, in qualche modo riesce a resistere al calore emesso dall’attività solare e alle temperature incredibilmente elevate emanate dalla fusione nucleare generata sulla superficie della stella. Di cosa si tratta?”
Già, cos’è? Gli appassionati di ufologia non hanno dubbi: è proprio un’astronave. Nell’immagine ingrandita, si vede una sagoma che sembra composta da alcuni “bracci”- forse tre- collegati ad un corpo centrale: uno di essi presenta un’angolazione di 135 gradi. La struttura ricorda tanto quelle immaginate nei film di fantascienza, tipo Guerre Stellari. Dal filmato, poi, nel quale l’oggetto enigmatico appare per un brevissimo istante, le dimensioni si direbbero davvero galattiche…

UN INGRANDIMENTO DELL'IMMAGINE RIPRESA VICINO AL SOLE
“Il video mostra quello che sembra una navicella spaziale metallica, articolata, di un’ampiezza gigantesca- si legge sempre sul web. E ancora:” Non è possibile pensare che questo oggetto sia fatto di vapore, visto che la sua forma è rigidamente lineare e scanalata, sembra essere stato fabbricato in qualche modo. Anzi, sembra che sia frutto di un disegno intelligente, lo deve aver creato una tecnologia superiore a quella umana.”

 

A spegnere tutti gli entusiasmi degli aspiranti ufologi, però, ci ha subito pensato Joseph B. Gurman, scienziato della Nasa e una delle “menti” del progetto di ricerca Soho. Ecco la spiegazione tecnica che ha inviato, via mail, all’Huffington Post che lo ha interpellato: Insomma, per il momento l’invasione aliena è rimandata: garantisce la Nasa.
 
 
 
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25 aprile 2012 3 25 /04 /aprile /2012 22:41

Illustrazione di operazioni di miniera sulla superficie di un'asteroide. Credit: Planetary Resources


La scorsa settimana, una nuova compagnia privata americana, con alle spalle alcuni dei più grandi multi-miliardari del settore hi-tech del mondo, ha annunciato come proprio obbiettivo niente di meno che creare un nuovo settore industriale per intorno agli asteroidi e processi per minarli, raccogliendo preziose risorse naturali. "Questa nuova innovativa start-up cambierà per sempre il modo l'umanità pensa alle risorse naturali" ha dichiarato il gruppo. E a quanto traspare dalle dichiarazioni, non è neanche una cosa nata da poco, ma sono già 3 anni che il gruppo sta intensamente lavorando per preparare il loro piano. Ma vediamo meglio di che cosa si tratta.
 
Prima di tutto, come già detto, la nuova compagnia ha alle spalle alcuni investitori notevoli, tra cui Peter Diamandis, fondatore e CEO del famosissimo X PRIZE, ma anche Eric Anderson, fondatore della compagnia aerospaziale privata "Space Adventures. Ci sono anche i presidenti esecutivi di Google: K. Ram Shriram, Larry Page ed Eric Schmidt, oltre al regista James Cameron e al ex-architetto software della Microsoft Charles Simonyi. A questi si aggiungono anche moltissimi altri, tra cui tanti ex-astronauti, ingegneri che hanno lavorato alla NASA e scienziati di varie università.

 

Phil Plait, astronomo e blogger presso discovermagazine.com, ha intervistato Lunedì Chris Lewicki, che è il Presidente di Planetary Resources ed è anche Capo Ingegnere del team. La sua carriera è davvero eccezionale, avendo lavorato per moltissimi anni con la NASA come Direttore di Volo per i rover Spirit e Opportunity, su Marte, e anche come Manager della missione Mars Phoenix Lander, sempre della NASA, atterrato nelle regioni del polo nord del pianeta rosso.
"Questo è un tentativo di creare una posizione sicura e permanente nello spazio" ha spiegato nell'intervista. "Renderemmo realizzabile questa fase di esplorazione umana e questi grandi passi avanti nel campo spaziale, usando le risorse che ci sono la fuori." Il piano ha una struttura che ricorda quella del periodo Apollo: avere un grande obbiettivo in mente, ma fare passi graduali, pratici e utili al fine.

 

Alcuni dei più famosi asteroidi e comete che sono stati visitati dalle sonde spaziali finora.

Credit: NASA

Il punto è che il loro piano non prevede semplicemente di andare a minare un'asteroide per le sue risorse preziose e fare miliardi di dollari, anche se è questo il target finale. Ma se fosse l'unico obbiettivo, costerebbe troppo farlo, sarebbe troppo difficile e probabilmente non converrebbe. Invece, quello che faranno è dar vita ad una serie di piccole missioni calcolate che con il tempo cresceranno come dimensioni e obbiettivi, per arrivare gradualmente a creare l'infrastruttura necessaria.
Ecco le principali fasi in cui si struttura il progetto:

FASE 1:

La prima cosa da fare è creare una serie di piccoli telescopi spaziali per osservare e caratterizzare in dettaglio gli asteroide. Lewicki ha spiegato che il primo di questi telescopi sarà un Arkyd 101, da 22 cm di apertura, che sarà lanciato in bassa orbita terrestre a bordo di una piccola navicella grande 40 x 40 cm. Date le piccole dimensioni, potrà essere lanciato anche insieme ad altri satelliti, diminuendo i costi della missione (un'idea che ritorna spesso nei piani del team).
Questo telescopio sarà usato sia per cercare asteroidi vicini alla Terra che osservare altri conosciuti. Nel caso può anche essere fatto girare verso la Terra per operazioni diverse.
Saranno lanciati diversi di questi telescopi, ed il primo dovrebbe partire già entro la fine del prossimo anno, nel 2013. Attualmente la missione è in costruzione e potrebbe essere lanciato facilmente con un razzo Atlas, o Delta o anche l'Ariane della ESA, o il GSLV del'India o persino il Falcon 9 della SpaceX.

Una volta che la prima missione è andata bene, e sono state testate tutte le principali strumentazioni, altri simili piccoli osservatori saranno lanciati ma con una piccola differenza: un satellite li porterò fino in un'orbita geosincrona molto più alta, a 40.000 km. Il trucco sarà equipaggiare questi telescopi con un piccolo motore che potrà spingerli da li fino a qualche vicina destinazione, come asteroidi di passaggio.
Fare questo conviene perché la velocità orbitale geosincrona qui è di 3 km/sec, quindi basta accelerare di un'altro 1km/s per spingere una sonda via dalla Terra, e questo tipo di accelerazione può facilmente essere raggiunta da un piccolo motore.

Illustrazione delle piccole sonde che esamineranno l'asteroide scelto in dettaglio,per cercare

 i depositi di minerali. Credit: Planetary Resources

Molti asteroidi passano vicino alla Terra con una velocità così bassa che una di queste sonde potrebbe tranquillamente raggiungerli. Alcuni sono persino più facili da raggiungere della Luna! Qualsiasi sonda diretta verso un'asteroide sarà anche equipaggiata con sensori e strumenti necessari per un'osservazione dettagliata che esamini la composizione minerale. In futuro si potranno persino creare missioni per atterrare sugli asteroidi e riportare campioni sulla Terra o fare missioni itineranti che esaminano un'asteroide poi partono alla ricerca di un'altro.

FASE 2:

Una volta che è stato trovato l'asteroide giusto, l'idea non è quella di andare subito a minare e raccogliere i metalli preziosi. Lewicki ha spiegato che la prima cosa da fare sarà raccogliere i volatili, cioè quei materiali con un punto di ebollizione molto basso, come l'acqua, l'ossigeno, l'azoto etc. Questi materiali serviranno da rifornimenti per ulteriori missioni nello spazio.

L'idea dietro questo ragionamento è quella di raccogliere questi materiali e creare depositi di rifornimenti. L'acqua per esempio è molto pesante e non può essere compressa, quindi sarebbe molto difficile lanciare dalla Terra dell'acqua nello spazio (Lewicki ha spiegato che attualmente il prezzo per portare l'acqua nello spazio è di 20.000 dollari al litro!) Ma l'acqua dovrebbe essere abbondante su alcuni asteroidi, sotto forma di ghiaccio o come parte di composti minerali. In teoria non dovrebbe essere così difficile poterla raccogliere per creare un deposito.

Questo grafico mostra tutti gli asteroidi conosciuti, nel Sistema Solare Interno, aggiornati al

5 Luglio 2011. In rosso ci sono gli asteroidi potenzialmente pericolosi per la Terra, in giallo

quelli meno pericolosi eppoi in verde gli asteroidi che non passano nell'orbita Terrestre. :

 SpaceWeather/Armagh Observatory, College Hill

Futuri astronauti potranno usare questi rifornimenti per permettere tempi di permanenza più prolungati. I depositi potrebbero essere anche posizionati in modo da incontrare la traiettoria degli astronauti in arrivo dalla Terra o in orbite strategiche per future missioni intorno agli asteroidi. Lewicki non è stato molto specifico a riguardo, ma questi depositi, creati privatamente, potrebbero poi essere venduti alla NASA. Una compagnia come Planetary Resources potrebbe fare un sacco di soldi così, facendo risparmiare anche la NASA stessa che non dovrebbe sviluppare tutto il programma necessario.

FASE 3:

L'ultima fase è ovviamente raccogliere i metalli preziosi e riportarli sulla Terra. Come esattamente avverrà questo in dettaglio, non è ancora chiaro, ma per il momento non c'è neanche bisogno che sia molto chiaro perché con un procedimento a gradi in questo modo, i metodi di estrazione più convenienti saranno determinati ad hoc in base al target e come sono andate le altre precedenti missioni. Tuttavia, le idee che ci sono adesso parlano di un possibile lancio di equipaggiamento verso l'asteroide scelto e già esplorato. Una volta li future missioni useranno gli strumenti per scavare in sezioni precise dell'asteroide.
Un'altra idea è quella di usare una navicella per inglobare un'asteroide di piccole dimensioni, tipo qualche metro in diametro, e riportarlo sulla Terra.

Illustrazione del modulo di cattura di piccoli asteroidi.

Questo sistema potrebbe riportare a casa interi asteroidi, per minarli sulla Terra.

Credit: Planetary Resources

 

 

Quest'idea non è nuova e qualche anno fa fu già presentato uno studio dettagliato riguardo a come poter fare una cosa del genere. Uno degli autori di quella ricerca era infatti proprio Lewicki. Un'asteroide potrebbe anche essere portato ad orbitare la Luna (cosa più facile da fare in termini di combustibile) e potrebbe essere minata da li. O si potrebbero fare entrambe le cose, una piccola operazione può aver inizio mentre l'asteroide si avvicina verso l'orbita, e il resto quando è già arrivato.

FASE 4

E ora è il momento di parlare di profitto. Phil Plait ha chiesto a Lewicki di parlare di più dell'eventuale ritorno monetario. Alcuni asteroidi potrebbero essere molto ricchi in materiali ormai scarsi sulla Terra. Infatti potrebbero esserci interi depositi di metalli del gruppo del Platino, dal valore di centinaia di miliardi di dollari, ma serviranno miliardi di dollari per rendere questi scavi una realtà e serviranno anche molti anni.
Ma perché non farlo sulla Terra? scavando magari più in profondità o altrove? In altre parole, qual'è l'incentivo per questi investitori? Questa è forse la cosa su cui la maggior parte delle persone sono scettiche. Lewicki ha risposto a sorpresa dicendo che "Gli investitori non stanno prendendo una decisione in base ad un piano d'affari o ad un investimento con un certo ritorno. Stanno basando la loro decisione sulla nostra visione."

Può sembrare strana come decisione. Infondo siamo abituati che nessuno investe così tanti soldi senza l'idea di fare subito profitto. Ma in realtà negli ultimi anni ci sono state anche molte eccezioni alla regola. Per esempio, Elon Musk, presidente di PayPal, ha usato centinaia di milioni dei propri soldi per dar vita alla compagnia spaziale SpaceX. E anche se ha incredibili successi, ci vorranno ancora molti anni per avere un netto ritorno economico dagli investimenti. Il fondatore di Amazon, Jeff Bezos, ha fatto lo stesso, fondando una compagnia spaziale chiamata Blue Origin. Tra l'altro Bezos sta anche lavorando per tirare fuori dai fondali oceanici i motori che hanno spinto la missione Apollo 11 verso la Luna, e lo fa spendendo solo i propri soldi. James Cameron, regista di film come Terminator2, Aliens, Titano e Avatar, fa lo stesso pagando enormi quantità di soldi per esplorare i fondali oceanici, e ora investirà per questo nuovo progetto.
Il punto è che questi miliardari non stanno facendo questi investimenti per il profitto ma perché sono degli esploratori. E' il senso dell'esplorazione che ripaga più di ogni altra cosa una simile avventura. E come sappiamo bene, lo spazio e l'ultima grande frontiera.

Infine, Lewicki, parlando del piano ha dichiarato che "All'inizio ero molto scettico, ma quando i fondatori della compagnia, Peter Diamandis ed Eric Anderson, mi hanno mostrato il loro piano e come intendono creare e portare avanti quest'impresa sono arrivato alla conclusione che era un piano logico e che il gruppo era capace di renderlo realtà." Nella dichiarazione stampa ha anche aggiunto che "Non solo la nostra missione servirà per aumentare le risorse di base a disposizione dell'umanità, ma espanderemmo anche l'accesso delle persone a queste risorse. Inoltre, migliorerà la nostra conoscenza e comprensione del nostro pianeta e del Sistema Solare." Quest'ultima parte è di grande interesse anche per tutta la comunità scientifica. Ovviamente l'esplorazione scientifica è fondamentale a prescinder,e perché servirà per poter comprendere la natura dei vari asteroidi e dove trovare specifiche risorse.
Inoltre, conoscere meglio gli asteroidi sarà fondamentale nel caso in cui, in futuro, avremmo bisogno di deviarne uno pericoloso per il nostro pianeta.

http://blogs.discovermagazine.com/badastronomy/2012/04/24/breaking-private-company-does-indeed-plan-to-mine-asteroids-and-i-think-they-can-do-it/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+DiscoverSpace+%28Discover+Space%29&utm_content=Google+Feedfetcher

http://www.reuters.com/article/2012/04/24/us-space-asteroid-mining-idUSBRE83N06U20120424

http://www.wired.com/wiredscience/2012/04/planetary-resources-asteroid-mining/

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25 aprile 2012 3 25 /04 /aprile /2012 20:15
   
 
 
Il pianeta Saturno e il suo anello torna ad incuriosire la mia attenzione in questi giorni, con delle particolari immagini fornite dalla sonda Cassini, la quale riprende delle strane luminescenze voluminose che attraversanol'anello si Saturno.Gia in un servizio passato avevo esposto una particolare attenzione su oggetti non identificati proprio nel pianeta con immagini che definisco eloquenti.L' ufologo Massimo Fratini, avrebbe gia' parlato di cosa ci sia in quell'anello, vi riporto un piccolo pezzo di un suo testo:

SU SATURNO CI SONO GIGANTESCHI VELIVOLI SPAZIALI!!

"I misteriosi segnali captati dalle sonde spaziali come le vecchie Voyager 1 e 2 e la super tecnologica Cassini Huygens, sono la dimostrazione della presenza di Giganteschi veicoli spaziali che sono operanti nelle vicinanze di Saturno, il secondo pianeta più grande del nostro sistema solare. E non solo!
La presenza di tali veicoli ET è sicuramente uno dei più importanti ... Segreti di scoperte fatte nello spazio.
Grandi veicoli cilindrici, appartengono ad una sconosciuta e altamente sofisticata civiltà extraterrestre; questi sono presenti anche nelle regioni di Marte e Luna." (N. Bergrun)

Una enorme ombra di un astronave aliena che si proietta sul suolo di Marte

Nel 1996, il nostro grande telescopio spaziale Hubble era alla ricerca di nuove Lune su Saturno e Giove. ma quel giorno il telescopio ha avuto modo di fare delle fotografie a infrarossi di Saturno e proprio sulle quelle fotografie, sono stati scoperti misteriosi veicoli, di origine sconosciuta, che potrebbe essere Astronavi madri o comunque, un certo tipo di grandi vettori di trasporto alieni.

foto scattate dallo Space Hubble Telescope nel 1996

Una di queste misteriose astronavi sembra avere un diametro vicino a quello della Terra e un altra ha più di cinquanta mila chilometri di lunghezza! Nel suo libro "Ringmakers di Saturno" il dottor Norman R. Bergrun, in collaborazione con Walter Vincenti, professore emerito di aeronautica e astronautica presso la Stanford University, ha descritto gli anelli di Saturno e che in realtà non sono del tutto naturali, ma artificialmente costruiti dalle gigantesche astronavi cilindriche ET - veicoli operanti nelle vicinanze di Saturno. Chi sta facendo creando questi anelli e altri dispositivi artificiali nel nostro sistema solare? Quale è il motivo di tutto questo? Non dimentichiamoci che il Col. Philip Corso nel 1947 ebbe un incontro con un essere ET. In questo incontro Corso chiese da quale pianeta venissero e quali erano i loro scopi. La risposta era: Noi siamo I CREATORI" Noi siamo anche chiamati IGIGI. Loro sono quindi i creatori di Mondi? Se leggiamo gli antichi testi Sumeri (Enuma Elish) i famosi Nephilim erano descritti come i Guardiani e Creatori dei Mondi.
Gli scienziati che lavorano con le immagini della sonda Cassini della NASA, hanno scoperto strani oggetti che sfrecciano velocissimi attraverso il bizzarro anello F di Saturno, lasciando dietro di sé una coda luminosa. ”L’anello F di Saturno è molto particolare e molto più dinamico di quanto si pensasse”, ha osservato il britannico Carl Murray, della Queen Mary University di Londra, che lavora ai dati della missione Cassini. ”Questo anello – ha aggiunto – è uno zoo ‘affollato’ di oggetti bizzarri, che vanno da un diametro di un chilometro a circa 100 chilometri, come la luna Prometeo, protagonisti di spettacoli meravigliosi”. Gli scienziati sono a conoscenza del fatto che oggetti relativamente grandi come Prometeo, possono essere responsabili di canali, increspature, onde, vortici e mulinelli. Ma vista la loro difficoltà di osservazione è la prima volta che questi oggetti vengono individuati. Scoprire questi oggetti, che sembrano essere grandi ‘sassi’ ghiacciati, non è stato infatti semplice. ”L’anello F ha una circonferenza di 881.000 chilometri e le scie di questi oggetti sono anch’esse di difficile osservazione” ha rilevato Nick Attree, della Queen Mary University. ”Abbiamo setacciato 20.000 immagini raccolte in sette anni da Cassini – ha aggiunto – e abbiamo trovato circa 500 esempi di questi oggetti”. L’effetto osservato nelle immagini della sonda ricorda le palle di neve lanciate a tutta velocità. Alcuni vengono distrutti dalle collisioni o dalle forze mareali nella loro orbita attorno a Saturno, ma gli scienziati hanno dimostrato come quelli più piccoli sopravvivono. Questi piccoli oggetti sembrano collidere con l’anello F a velocità molto dolci, qualcosa come 2 metri al secondo. Le collisioni producono scintillanti particelle di ghiaccio che formano una ‘coda’ luminosa che si allunga da 40 a 180 chilometri e che i ricercatori chiamano ‘mini getti’. Per Linda Spilker, del Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della NASA, ”al di là della bellezza dell’anello F, lo studio ci aiuta a comprendere che cosa succede quando i sistemi solari evolvono a partire da dischi di polveri simili agli anelli di Saturno, ma ovviamente molto più grandi”. “Non possiamo fare altro che aspettare di vedere cos’altro ci mostreranno gli anelli di Saturno”, conclude la ricercatrice. I risultati saranno presentati domani al meeting dell’Unione europea di geoscienze a Vienna, Austria.
   
 
 
 
 
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23 aprile 2012 1 23 /04 /aprile /2012 21:54


La storia evolutiva del Sole ci dice che, oltre 4 miliardi di anni fa, il nostro astro emanava il 30% in meno di luce ed energia. Col tempo, la stella a iniziato a brillare con più forza, ma all'alba del Sistema solare la radiazione stellare non era tale da mantenere allo stato liquido l'acqua del pianeta Terra.

Il problema non è affatto nuovo, e si è meritato la definizione di "paradosso del Sole giovane debole": secondo il modello standard sull'evoluzione del Sole, la Terra di 4 miliardi di anni fa non riceveva una quantità di luce sufficiente a mantenere l'acqua allo stato liquido.
In base al ciclo evolutivo della nostra stella, il nostro mondo sarebbe dovuto essere una palla di ghiaccio nello stesso periodo in cui, secondo i geologi, la superficie del nostro pianeta era solcata da fiumi e parzialmente coperta da oceani, i futuri brodi primordiali.
Una delle spiegazioni fornite in passato è che il paradosso del Sole giovane debole non sia, in realtà, un vero paradosso: le prime simulazioni volte a spiegare il problema erano state eseguite partendo dall'ipotesi che la Terra di 4 miliardi di anni fa possedesse caratteristiche atmosferiche simili a quelle di oggi.
In quell'epoca, le grandi quantità di diossido di carbonio e di metano potrebbero aver contribuito a creare un effetto serra estremamente potente e di portata planetaria, alzando sensibilmente la temperatura globale della Terra. Anche i vulcani contribuirono al mantenimento dell'acqua liquida grazie a miliardi di tonnellate di gas serra immessi nell'atmosfera.
Questo scenario, tuttavia, non sembra essere in grado di spiegare completamente le temperature necessarie a mantenere l'acqua liquida sulla Terra in presenza di un Sole così debole. In realtà, si è scoperto che in particolari situazioni il mix di metano e diossido di carbonio potrebbe aver creato uno smog fotochimico capace di abbassare ulteriormente le temperature globali.
David Minton della Purdue University sostiene di avere la risposta al paradosso. Una risposta che, secondo lo stesso Minton, susciterà inevitabilmente accese discussioni.
Minton ha proposto che la Terra delle origini era più vicina al Sole rispetto ad oggi, e che pian piano si sia spostata verso la posizione attuale. L'orbita del nostro pianeta era di 9,7 milioni di km più vicina al Sole, e la sua prossimità alla stella potrebbe aver contribuito a mantere liquida l'acqua terrestre.
"I pianeti non si limitano a rimanere fermi, amano spostarsi" spiega Minton, riferendosi alle ormai abbondanti osservazioni di pianeti extrasolari che migrano da orbita ad orbita, o addirittura si sganciano dal loro sistema solare d'appartenenza.
Secondo Milton, nell'arco di 1-2 miliardi di anni il nostro pianeta si sarebbe spostato verso la sua attuale orbita per effetto di "giochi gravitazionali" con una stella in espansione, una sorta di biliardo gravitazionale tra Sole e Terra.
Se questo scenario sembra sfidare i modelli standard sull'evoluzione del Sistema solare, aspettate di sentire il resto: le migliaia di simulazioni effettuate (che, seppure con un certo grado di approssimazione, possono calcolare questo genere di giochi gravitazionali) prevedono anche la presenza di un terzo elemento in gioco, un pianeta aggiuntivo all'interno del Sistema solare interno, della massa compresa tra quella marziana e quella venusiana.
La sorte di questo ipotetico pianeta (ripeto, ipotetico) non è molto chiara: potrebbe essere stato espulso dal Sistema solare, aver cozzato contro il Sole o, peggio ancora, contro un altro pianeta.
Secondo le simulazioni effettuate da Milton, l'ipotetico terzo pianeta potrebbe aver colpito Venere circa 2-3 miliardi di anni fa, una collisione dagli effetti così devastanti da spingere la Terra nella sua attuale posizione.
Per stessa ammissione di Minton, "il modello della collisione con Venere è un'idea plausibile, ma molto orientata alla fantascienza". Ma la sue simulazioni non fanno solo proiezioni rivolte al passato, ma possono sbirciare nella sfera del futuro plausibile.
In una su 2500 simulazioni sull'evoluzione del Sistema solare, Mercurio, attualmente in orbita quasi stabile, sarà espulso dal sistema planetario nei prossimi 5 miliardi di anni. Questa sua espulsione comporterà una collisione con Venere e successivamente con la Terra, eventi che sposteranno Marte ben lontano dal Sole.
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21 aprile 2012 6 21 /04 /aprile /2012 21:17

Una meteora particolarmente brillante

Le meteore, conosciute dal grande pubblico come ‘stelle cadenti’, solcano il cielo notturno attraverso scie luminose che meravigliano l’uomo da sempre. Si tratta di frammenti di roccia delle dimensioni di un granello di sabbia, che entrano nella nostra atmosfera a velocità molto elevate, e che sfiorano i 253.000 Km/h. La scia si rende visibile in quanto l’attrito con le molecole dell’aria li riscalda sino all’incandescenza. Bruciano generalmente ad una quota di 80 Km, nella nostra Ionosfera e quando assumono una luminosità molto elevata si definiscono “bolidi”, un termine utilizzato comunemente dagli appassionati ma non accettato dalla comunità scientifica, la quale non classifica questi oggetti a seconda della loro luminosità. Non tutte le meteore sono associate a veri e propri sciami, ed in questo caso si parla di meteore sporadiche, granelli di polvere casuale che orbitano nel sistema solare intorno al Sole, e che in modo imprevedibile possono finire sul cammino del nostro pianeta. Eppure, gran parte dei meteoroidi che raggiungono il suolo, e che quindi prendono la denominazione di meteoriti, appartengono proprio a questa categoria. Probabilmente questo accade in quanto questi frammenti appartenevano ad asteroidi ormai disgregati, mentre gli sciami rappresentano i resti di antiche comete che viaggiano lungo il nostro Sistema Solare. La polvere si estende lungo l’orbita della cometa e forma un percorso ellittico di detriti che attraversa l’orbita dei pianeti a cadenza annuale. Alcuni sciami meteorici durano solo poche ore, altri durano diversi giorni. La durata dipende da quanto ampio sia il percorso di polvere, e dalla larghezza più o meno ampia dello sciame. La luce del Sole e le particelle del vento solare, un flusso di ioni caldi che viene continuamente soffiato verso l’esterno dal Sole, può spingere la polvere lontano dall’orbita della cometa. Più piccola è la particella, più essa può essere spostata. Il risultato è che più è ampio il percorso da attraversare attraverso questi detriti, più tempo è necessario affinchè lo sciame termini. Dalla Terra, le ‘stelle cadenti’ sembrano provenire sempre da una stessa direzione del cielo, che prende il nome di radiante. Questo punto varia in relazione allo sciame, e prende il nome della costellazione dalla quale sembrano irradiare. Questo non significa che per osservarle si debba guardare solo in quel punto. Arretrando la sua scia, sembra che parta dal radiante, ma può rendersi visibile in ogni parte dei cielo. Ogni anno vengono scoperti centinaia di sciami meteorici, ma è difficile, almeno per il momento, che possano divenire più brillanti di quelli comunemente conosciuti. Le meteore producono percorsi di gas ionizzato nella nostra atmosfera, visibili in alcune circostanze addirittura per qualche minuto dopo il relativo passaggio. Questo gas riflette le onde radar e di conseguenza le meteore possono anche essere rilevate durante il giorno. Recentemente il Dr. Peter Brown e i suoi collaboratori presso l’Università dell’Ontario, hanno utilizzato radar terrestri per identificare 13 nuove piogge meteoriche. Uno sciame brillante può produrre sino a un centinaio di meteore per ora, il cosiddetto numero di ZHR. Di tanto in tanto lo ZHR supera le 1000 meteore all’ora, divenendo una vera e propria tempesta di meteoroidi. La tempesta meteorica delle Leonidi del 2002 è stata eccezionale, con oltre 3000 meteore all’ora per circa mezz’ora.

La cometa Hale bopp. Credit: USNO

LE ORIGINI DELLE METEORE – Gli sciami di meteore sono il risultato della disgregazione di antiche comete. Si tratta di piccoli corpi composti principalmente da ghiaccio con un pò di sabbia o ghiaia. Il tipico nucleo di una cometa misura pochi chilometri di diametro. Questi corpi trascorrono la maggior parte del loro tempo in un’orbita ellittica del sistema solare esterno, dove il nucleo è freddo e in gran parte inattivo. Ad esempio, la cometa di Halley ha un periodo di rivoluzione di 76 anni e nel suo punto più lontano è oltre l’orbita di Nettuno. Qui la temperatura della superficie della cometa è molto fredda. Ma durante il passaggio vicino al Sole la sua superficie si scalda, parte del ghiaccio evapora e viene rilasciata la polvere che in parte la compone. Ogni cometa ha due code, una composto da polvere, l’altra di gas. Entrambe le code si estendono fuori dal nucleo e con verso in direzione opposta a quella del Sole. Questo perché le particelle molto calde provenienti dal Sole (vento solare) spingono le code verso l’esterno, a prescindere dalla direzione del movimento del nucleo. I flussi di polvere possono apparire uniformi, ma di solito sono costituiti da diversi flussi individuali, come i fili di una corda. Ogni filamento è stato prodotto da un passaggio diverso della cometa attraverso il sistema solare interno. Il flusso di particelle ellittiche si sposta anche molto leggermente di anno in anno grazie al campo gravitazionale di Giove. Intorno al 2099 l’orbita della cometa Tempel-Tuttle (fonte delle Leonidi) non intersecherà più l’orbita della Terra, per cui questo sciame non sarà più visibile. Le comete sono all’origine di buona parte delle piogge di meteoroidi, ma alcune provengono da asteroidi o comete molto vecchie. Attualmente si verificano palle di fuoco nel cielo dovute anche ai detriti spaziali artificiali. Queste possono essere riconosciute in quanto viaggiano molto più lentamente rispetto a quelle naturali.

 

http://www.meteoweb.eu/

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20 aprile 2012 5 20 /04 /aprile /2012 21:49
Effimeri laghi su Titano e la Terra
Effimeri laghi su Titano e la Terra
 

 

 

 

 

 

 

 Una regione sulla luna di Saturno, Titano è stato trovato per essere simile al Pan Etosha in Namibia, Africa. Entrambi sono laghi effimeri -. Grandi depressioni che a volte riempiono di liquido Ontario Lacus è il lago più grande dell'emisfero meridionale della luna di Saturno, Titano. E 'un po' più piccola rispetto al suo omonimo, il lago Ontario in Nord America, ma si differenzia da esso altrimenti in qualche modo importanti.

 

E 'pieno di idrocarburi liquidi, non di acqua, ed è a soli pochi metri di profondità al massimo, che si trova in una depressione estremamente superficiale in un bacino sedimentario piatto, circondato da catene montuose di piccole dimensioni.

Inoltre, un nuovo studio dimostra che queste morfologie e le condizioni climatiche della regione sono simili a quelle di regioni semi-aride del pianeta, come le saline del sud Africa.

Le osservazioni sono state fatte da l'orbiter Cassini, nell'ambito della missione NASA, ESA e Agenzia Spaziale Italiana Cassini-Huygens al sistema di Saturno.

Mentre Ontario Lacus è stato precedentemente pensato per essere permanentemente riempito di metano liquido, etano e propano, queste ultime osservazioni, pubblicato sulla rivista Icarus, suggeriscono il contrario.

Combinando i dati provenienti da immagini di Cassini, gli strumenti spettroscopici e radar - ognuno dei quali ha osservato Ontario Lacus due volte - gli scienziati guidati da Cornet Thomas dei Nantes Université de, in Francia, ha trovato prove per i canali incisi nel fondo del lago all'interno del confine meridionale della depressione. Questi canali sono rimasti visibili tra il dicembre 2007 e gennaio 2010, ogni volta che la risoluzione spaziale è stata in grado di risolverli.

"Concludiamo che il pavimento solido di Ontario Lacus è probabilmente esposta in quelle zone", dice Cornet.

Inoltre, Cassini mostra sedimenti vicino Ontario Lacus che indicano anche il livello del liquido è stato più elevato in passato.

Questo è simile a laghi effimeri sulla Terra. I ricercatori suggeriscono che il suo cugino più vicino è l'Etosha Pan in Namibia. Questo bed lago salato si riempie con acqua strato superficiale, a condizione che dalla crescita della falda acquifera durante la stagione delle piogge, prima di evaporare per lasciare sedimenti come segni di marea in evidenza l'entità precedente dell'acqua.

Cornet e colleghi hanno quindi credo che l'Ontario Lacus è anche il risultato di fluidi di idrocarburi nel sottosuolo di tanto in tanto che zampilla per la depressione e le inondazioni, prima di allora parzialmente asciugare di nuovo.

Oltre la Terra, Titano è l'unico altro mondo conosciuto per portare liquidi stabili sulla sua superficie. Nei casi in cui la Terra ha un ciclo dell'acqua, Titano ha un ciclo completo di idrocarburi a base di idrogeno, carbonio e azoto, che si svolge tra l'atmosfera, la superficie e il sottosuolo. Titan I laghi sono parte integrante di questo processo.

"Questi risultati sottolineano l'importanza della planetologia comparata in moderne scienze planetarie: trovare note caratteristiche geologiche su mondi alieni come Titan ci permette di testare le teorie che spiegano la loro formazione", dice Nicolas Altobelli, ESA Cassini-Huygens scienziato del progetto.

 

 

http://www.esa.int/

 

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19 aprile 2012 4 19 /04 /aprile /2012 20:54

Cassini esamina l'emisfero nord di Saturno, che è stato dominato da una gigantesca tempesta per tutto il 2011. Qui visibili ci sono anche ben 4 lune: Janus, Epimeteo, Mimas ed Encelado. Credit: NASA/JPL/Carolyn Porco


I

 

l team di Cassini ha rilasciato tante nuove immagini ottenute dalla sonda in orbita intorno a Saturno e le sue lune. Le nuove immagini comprendono anche un passaggio estremamente ravvicinato sopra la superficie di Teti ed Encelado e nel caso di quest'ultimo, la sonda è anche passata in mezzo ai suoi spettacolari geyser. L'immagine sopra mostra non solo Saturno ed i suoi anelli, ma anche Janus, 179 km in diametro, ed Epimeteo, 113 km in diametro, che si vedono appena. Il primo è sull'estrema destra ed il secondo e nella parte sinistra dell'immagine. In mezzo abbiamo le più grandi Mimas, 396 km in diametro ed Encelado 504 km in diametro. L'immagine è stata scattata dalla sonda Cassini da circa 2.8 milioni di km da Saturno, l'11 Febbraio 2012, usando un filtro sensibile alla luce nel vicino-infrarosso.
Ecco anche le altre nuove immagini rilasciate:
 

Immagine di Rhea, vista dalla sonda Cassini durante il suo incontro ravvicinato. Credit: NASA/JPL/Cassini


Q

 

uest'immagine di Rhea è stata ottenuta il 10 Marzo 2012, mentre la sonda Cassini era distante circa 41873 km dalla luna. Questo mondo è il secondo satellite naturale di Saturno per dimensioni e fu scoperto nel lontano 1672 dall'astronomo italiano Giovanni Domenico Cassini. La sonda che l'ha visitata da vicino porta proprio il suo nome.
Il nome particolare proviene da una titanide, di nome Rea. Ha una densità bassa che indica che oltre ad un nucleo roccioso, che occupa meno di un terzo di tutta la massa, il resto è ghiaccio d'acqua!

 

 

Superficie di Rhea vista dalla sonda Cassini durante un sorvolo ravvicinato. Credit: NASA/JPL


L'immagine sopra mostra in dettaglio parti della superficie ghiacciata e piena di crateri di Rhea. Qualche anno fa, una linea di detriti lungo l'equatore di Rhea fu scoperta da Cassini e questo fece pensare che magari c'erano degli anelli. La sonda rilevò anche dei sospetti blackout nelle onde radio che passavano nelle vicinanze di Rhea, che potevano far pensare ad anelli di materiale, ma non sono mai state trovate prove della loro esistenza. La superficie è dominata principalmente da crateri ma in particolare ci sono due che hanno 400 e 500 km in diametro! Quest'ultimo si chiama TIrawa ed è il meno degradato. C'è un'altro cratere particolare, di 48 km e basta, chiamato Inktomi, che ha dei raggi enormi, e si pensa sia il più giovane cratere presente su una delle lune interne di Saturno.
Com'è visibile, l'immagine non è ancora stata ri-elaborata dai tecnici della NASA, ed è ancora nella versione rozza ottenuta dalla sonda Cassini.

 

 

Immagine ravvicinata della luna Elena, ottenuta dalla sonda Cassini. Credit: NASA/JPL/Cassini


Elena, vista qui sopra dalla sonda Cassini, è una delle lune Saturno ma è anche una luna troiana di Dione (questo significa che si trova nella stessa orbita di Dione, e la segue. Precisamente si trova nel suo punto Lagrange 4). E' davvero un corpo molto strano e non è del tutto chiaro come si siano formati i pattern che vedete sulla sua superficie. Forse ancor più strano è che su una parte è come la vedete sopra, mentre sull'emisfero opposto la luna è piena di crateri. Si pensa che la parte liscia sia così per via del passaggio attraverso anelli di polvere. La distanza dalla luna è di circa 7.000 km qui.

 

 

Immagine della piccola luna Janus, ottenuta dalla sonda Cassini, in orbita intorno a Saturno. Credit: NASA/JPL/Cassini


 

Sopra, un'immagine ancora rozza della luna Giano, visto qui il 27 Marzo 2012. Questa piccola luna occupa più o meno la stessa orbita di Epimeteo, ed è dominata da crateri anche più grandi di 30 km in diametro, con poche caratteristiche lineari qua e la. La superficie sembra essere più vecchia di quella di una simile luna chiamata Prometeo, ma molto più giovane di un'altra chiamata Pandora. Data la sua bassa densità e alto albedo, sembra che abbia una natura molto porosa e che sia composto in buona parte da ghiaccio d'acqua e spazi vuoti, come se fosse un'ammasso di detriti.

 

 

Immagine della luna Titano, vista dalla sonda Cassini da vicino nei primi giorni del Febbraio 2012. Credit: NASA/JPL/Cassini


 

 

Titano non è solo la più grande delle lune di Saturno, è una delle più grandi dell'intero Sistema Solare, ma è anche una delle più speciali. Si tratta infatti dell'unico altro mondo che conosciamo con un'atmosfera così simile, per composizione, a quella dell Terra. E' infatti composta in buona parte da azoto, con poi parti di anidride carbonica, metano ed etano. Un'altra cosa per cui è speciale è la densissima atmosfera. E' l'unica luna infatti ad avere un'atmosfera così. La distanza dal Sole, la rende una luna estremamente fredda, ma l'atmosfera garantisce temperature leggermente più alte di altri mondi. Per questo giusto equilibrio, il metano si può trovare qui in stato liquido, gassoso e solido. Ci sono infatti interi fiumi, laghi e mari di metano liquido. Piove metano e ci sono distese intere di metano ghiacciato. Si tratta di uno dei mondi più affascinanti e complessi che conosciamo, e la missione Cassini ha portato con se anche un lander, Huygens, che nel 2004 atterrò sulla superficie di Titano, rimandando alcune straordinarie immagini.

 

 

Immagine ravvicinata di una parte della superficie di Teti, vista dalla sonda Cassini. Credit: NASA/JPL/Cassini


Teti è una luna di circa 1.060 km in diametro, scoperta dall'astronomo italiano Cassini, nel 1684. Data la sua bassa densità sappiamo che è in buona parte composta da ghiaccio d'acqua, con un cuore più roccioso. Sulla superficie è stato trovato anche del materiale più scuro ma ancora di origine non identificata. Come potete vedere la sua superficie è dominata da crateri, in particolare alcuni hanno un diametro straordinario rispetto alla grandezza della luna stessa. Odisseo è il più grande, con un diametro di 445 km. Un'altra cosa caratteristica è un gigantesco canyon chiamato Ithaca Chasma, largo circa 100 km e lungo più di 2000 km! Queste due strutture potrebbero anche essere collegate, ma non è sicuro. La superficie è anche ricca di pianure molto lisce e chiarissime, che potrebbero essere coperte da materiale espulso durante un passato periodo criovulcanico. Un tempo, Teti potrebbe essere stata simile ad Encelado.

 

 

Mosaico del cratere Odisseo, sulla superficie della luna Teti. Credit: NASA/JPL/Cassini

Odisseo, visto qui molto da vicino dalla sonda Cassini, è il più grande cratere sulla superficie di Teti, grande 2/5 del diametro della luna. Se notate, il fondale del cratere non è molto profondo rispetto alla sua grandezza e questo è perché l'intera luna ha ritrovato con il tempo un equilibrio idrostatico, verso una forma sferica. Inoltre, dipende molto dalla superficie. In questo caso si tratta di una superficie composta da ghiaccio, che quindi ha caratteristiche di viscosità ben diverse dalla roccia. Il fondale comunque si trova a circa 3 km sotto il raggio medio della superficie della luna, mentre il bordo esteriore si trova a ben 5 km sopra il raggio medio. Questo significa che se vi trovaste sul fondale, davanti a voi avreste un muro alto dai 6.000 ai 9.000 metri. E' gigantesco ma non così tanto se pensate alla grandezza del cratere stesso. L'immagine ravvicinata vista qui sopra permette di notare anche in dettaglio le fratture nel ghiaccio, che si estendono anche per decine di km in larghezza e centinaia di km in lunghezza. Probabilmente sono fratture risalenti al periodo dopo l'impatto. Questo cratere si è formato in un'epoca in cui anche le altre lune venivano pesantemente bombardate, e troviamo simili crateri giganti, risalenti allo stesso periodo anche nelle lune Callisto e Ganimede, di Giove. Il fatto che il cratere dopo il collasso sia tornato su in questo modo, fa anche pensare che in quel periodo, Teti aveva oceani liquidi sotto la sua superficie. In altri casi, per esempio il cratere Herschel su Mimas, l'impatto ha lasciato un buco molto molto più profondo.

 

http://www.link2universe.net/

 

 

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18 aprile 2012 3 18 /04 /aprile /2012 22:26

La NASA con l'ausilio del telescopio SOFIA (Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy) ha ottenuto l’immagine di una stella di tipo solare che si sta avvicinando alla fase finale del suo ciclo evolutivo. Ha infatti terminato il suo lungo percorso sulla sequenza principale e si appresta a trasformarsi in nana bianca. L’oggetto in causa è la nebulosa planetaria Minkowski 2-9 o M2-9.

Nel corso di questa fase, la stella espelle una quantità di materiale che va a disporsi in due lobi contrapposti. Nasce così una nebulosa planetaria, termine fuorviante creato secoli fa dai primi astronomi che osservarono questi oggetti con dei piccoli telescopi nei quali apparivano come forma, dimensioni apparenti e colore simili a pianeti come Urano e Nettuno. Gli oggetti come M2-9 non hanno quindi niente a che fare con i pianeti. Il nome viene usato anche oggi per tradizione, anche se in realtà si tratta di nubi di gas e polveri proiettate nello spazio da una stella che sta vivendo le sue ultime fasi di vita. Talvolta il materiale che dà origine a questi oggetti si estende lungo direzioni opposte, apparendo come un cilindro, o una clessidra.

Si ipotizza che le nebulose planetarie con simili forme sono prodotte da flussi di materiale espulsi ad alta velocità in direzioni opposte, causati da un disco di materia che circonda la stella morente al centro della nebulosa. Poiché le nebulose planetarie rivestono un ruolo fondamentale nell’evoluzione chimica delle galassie, apportando nuovi elementi processati nel corso delle fusioni nucleari, la loro osservazione è di particolare importanza e in questo filone di ricerca SOFIA è uno strumento essenziale, ponendosi a metà strada fra un osservatorio al suolo e un satellite in orbita.

Le osservazioni di M2-9 sono state effettuate alle lunghezze d’onda medie di 20,24 e 37 micron con la camera infrarossa FORCAST (Faint Object Infrared Camera for the SOFIA Telescope) del telescopio aviotrasportato SOFIA, un riflettore di 2,5 metri di apertura, che, grazie a un Boeing 747 opportunamente modificato, può essere portato sino ad una quota di 14.000 metri. A questa altezza l’assorbimento provocato dal vapore acqueo sui raggi infrarossi è solo l’1% di quello esistente al suolo ed è così possibile registrare immagini a lunghezze d’onda particolarmente utili allo studio di questo tipo di oggetti.

Immagini dell'aereo che trasporta il telescopio SOFIA e della stella morente.

telescopio aereo morte stella

morte stella 2

http://www.meteoportaleitalia.it/

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18 aprile 2012 3 18 /04 /aprile /2012 21:48

È il primo sciame di cui si hanno osservazioni storiche, fu osservato per la prima volta dai Cinesi alcuni secoli A.C.Se si deve scegliere una sera da passare fuori a guardare il cielo notturno, lo si potrebbe fare  il 21 aprile:come avremo il cielo  tra pochi giorni? 

Potrebbe essere una notte meravigliosa. La pioggia annuale delle meteore delle LIRIDI raggiungerà il picco nei  cieli scuri e le condizioni possono essere l' ideale per la visione delle meteore.

 Le meteore delle LIRIDI provengono da cometa chiamata  Thatcher(chiamata anche C/1861 G1). Ogni anno a fine aprile la Terra passa attraverso un flusso di detriti della cometa vecchia, che sta portando le meteore vicine al nostro pianeta per almeno 26000 anni.

Potranno frantumarsi  in atmosfera a circa 110.000 chilometri all'ora, si potranno osservare da 15 a 20 meteore all'ora e nel  cielo notturno si potranno produrre alcune palle di fuoco meravigliose!

 

Pioggia di meteoriti è Lyrid clou di aprile per tutti gli astrofili! non è raro vedere palle di fuoco verso il cielo.

 

Data A.R. Decl. TOZ Levata % Luna
Massimo 273° 33° 18   0
21 di Aprile (ore 0 UTC) 269° 33° 4   5

Il significato delle colonne è il seguente:

  • A.R. e Decl.: Ascensione retta e declinazione del radiante nel massimo, di cui il ICRS.
  • TOZ: Tasso orario zenitale. È il numero massimo di meteora che un osservatore poteva osservare in un'ora in condizioni ideali, con cielo sereno e il radiante allo zenit. La TOZ è difficile da prevedere, e il tasso di data di oggi è una stima approssimativa.
  • Levata: Ora di levata di radiante, espressi in ora ufficiale. Il simbolo * indica un radiante circumpolare sulla vostra latitudine.
  • % Luna: Percentuale di illuminazione della luna a zero ore UTC.

 

Carissimi  questo è un evento da non perdere questo mese!

Ma naturalmente, questo non è l'unica occasione per ammirare splendidi pianeti e altre bellezze del cielo notturno. In realtà, cielo notturno aprile offre molte ore di gioia per tutti gli astrofili.

 

 

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