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13 maggio 2012 7 13 /05 /maggio /2012 06:28

 Il numero di macchie solari è brevemente aumentato quando una sagoma alata ha attraversato il disco solare mentre veniva osservato da Hampshire, Regno Unito. James West stava guardando il Sole con un filtro solare al telescopio quando si è verificato il transito :

ISS in transito davanti al disco solare

 

"La Stazione Spaziale Internazionale passava proprio davanti al gigantesco gruppo AR1476", spiega West. "Il cielo era parzialmente nuvoloso, ma sono riuscito ugualmente a riprendere il transito."

L' evento è stato una sorpresa per West. Era però stato previsto in precedenza da CalSky.org. I lettori che desiderano riprendere questo tipo di foto dovrebbero controllare CalSky per le predizioni di transito e leggere i consigli di osservazione.



Photo details: Canon Eos 5D Mark II; Focal length:700mm; Exp: 1/8000 sec; F/40; ISO:50

SUNSPOT SUNRISE: Sunspot AR1476 è così grande che la gente se ne dovrebbe accorgere anche senza l'aiuto di un telescopio solare. Il colosso appare all'alba e al tramonto quando la luce del Sole meno forte e quindi più alla portata della visibilità umana.
Stefano De Rosa ha pubblicato questa foto da Torino, Italia.
"Questa mattina la vista del maestoso gruppo di macchie solari AR 1476 è stato visibile non appena il Sole stava sorgendo accanto alla prospettiva della Basilica di Superga!" dice De Rosa.

La macchia solare assomiglia come forma alle isole Hawaii, ma è molto più grande della Terra. Da un capo all'altro la regione attiva è circa 160.000 km, o se preferite una dozzina di volte più grande rispetto al nostro intero pianeta. Se si dispone di un telescopio con FILTRO (!!!), dare un'occhiata è meritevole.

fonte

 

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11 maggio 2012 5 11 /05 /maggio /2012 21:52
Quando Venere passerà davanti al Sole, il telescopio Hubble punterà gli occhi sulla Luna, che funzionerà come uno specchio. Una prova per capire se questa tecnica può funzionare nella caccia ai pianeti alieni

 

Dopo la superluna del weekend appena trascorso ( qui gli scatti più belli), il nostro satellite nei prossimi giorni sarà ancora protagonista di un raro spettacolo astronomico, pur non avendo un ruolo di primo piano, per così dire, nell’evento. Infatti, durante il transito di Venere davanti al Sole (tra gli spettacoli spaziali da non perdere per il 2012, che in Italia però non potremmo ammirare dal vivo), previsto tra il 5 e il 6 giugno, gli astronomi punteranno il telescopio spaziale Hubble sulla superficie del nostro satellite. Il motivo? Utilizzare la superficie lunare come uno specchio, per analizzare la composizione dell’atmosfera venusiana sulla base della luce solare che vi passa attraverso e che viene riflessa dal satellite.

Come spiega la Nasa, in realtà l’atmosfera di Venere non è un mistero, e le osservazioni di Hubble serviranno più come test, una prova del nove insomma, che come vero e proprio esperimento. Lo scopo infatti è quello di capire se la tecnica possa essere utilizzata per determinare la composizione atmosferica di Venere e quindi, per estensione, anche di esopianeti simili alla Terra, nella continua caccia a quelli candidati a ospitare la vita. Venere infatti è il corpo celeste giusto per mettere alla prova la tecnica, visto che ha massa e dimensioni prossime a quelle terrestri. Ecco allora che, non potendo puntare Hubble verso il Sole (l’intensità luminosa distruggerebbe le strumentazioni a bordo) gli scienziati hanno pensato di utilizzare la Luna come sorgente luminosa. Così, il mese prossimo, l’Advanced Camera for Surveys, la Wide Field Camera 3, e il Space Telescope Imaging Spectrograph del telescopio spaziale terranno gli occhi puntati sulla superficie lunare per sette ore, catturando radiazioni elettromagnetiche di diverse lunghezze d’onda, dagli ultravioletti al vicino infrarosso, e cercando di ricavarne informazioni sulla composizione dell’atmosfera venusiana.

E non sarà affatto facile considerando che solo 1/100000 della luce solare passerà attraverso l’atmosfera di Venere e sarà riflessa dal nostro satellite. In vista dell’atteso appuntamento di giugno – il prossimo transito di Venere sul Sole sarà infatti solo nel 2117 - Hubble ha scaldato i motori già a gennaio, cominciando a guardare la Luna, in cerca delle condizioni migliori per osservarla. Tra quello che ha visto c’è anche la splendida immagine del cratere d’impatto Thyco, formatasi qualcosa come 100 milioni di anni fa.
 
 di Anna Lisa Bonfranceschi
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10 maggio 2012 4 10 /05 /maggio /2012 22:04

NASA - È la prima luce di un pianeta alieno. L’ha raccolta il telescopio spaziale Spitzer della Nasa e viene emessa da una super-Terra che ruota attorno alla stella 55 Cancri in 18 ore, lontana da noi 41 anni luce. Il pianeta che porta la sigla “55 Cancri e” era già stato scoperto diventando noto per le sue caratteristiche che lo descrivevano come un pianeta roccioso con acqua in superficie in uno stato supercritico tra il liquido e il gassoso. Il tutto circondato da una compatta atmosfera gassosa. Finora un metodo adottato per rilevare la presenza di un pianeta intorno ad una stella era quello di valutare l’attenuazione della sua luminosità provocata dal passaggio del corpo planetario. Adesso, invece, Spitzer è riuscito a misurare quanta luce infrarossa viene emessa direttamente dal pianeta stesso.

“Il rilevamento rappresenta un passo storico
nella ricerca dei segni della vita su altri pianeti”, ha commentato Bill Danchi , lo scienziato alla guida delle ricerche col telescopio. Attraverso la valutazione dei dati raccolti si è precisato meglio anche il suo identikit: è il doppio della nostra Terra ma ha una massa otto volte superiore. Inoltre volge alla stella madre sempre la stessa faccia, come per noi la Luna, per cui su di essa la temperatura è stata calcolata in circa 2000 gradi Kelvin, circa 1727 gradi centigradi. La faccia nascosta e scura ha una temperatura decisamente più bassa perché gli astronomi ritengono che l’atmosfera troppo esile del pianeta non sia in grado di trasportare il calore dalla faccia calda a quella buia.

L’osservatorio Spitzer era stato lanciato il 25 agosto 2003 e la sua sensibilità era stata concepita soprattutto per studiare le atmosfere dei pianeti extrasolari. Funzionando molto bene, la sua vita in orbita era stata estesa oltre il periodo stabilito ed alla Nasa sono contenti della decisione perché ha consentito di raggiungere un risultato molto importante. Ora aspettano il lancio del supertelescopio “James Webb” che partirà nel 2018 e che, specializzato nell’osservazione infrarossa, potrà scandagliare ancora più dettagliatamente il mondo alieno di “55 Cancri e” regalandosi, speriamo, qualche sorpresa in più.

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8 maggio 2012 2 08 /05 /maggio /2012 21:59

Diversi tipi di crateri fotografati insieme in questa nuova immagine ottenuta da Dawn, della superficie di Vesta. Credit: NASA


Sin dal suo arrivo in orbita intorno a Vesta, Dawn ci ha mostrato che questo corpo è tutt'altro che il sasso monotono che ci si poteva aspettare. Si tratta infatti non tanto di un asteroide qualsiasi ma di un proto-pianeta. E' quello che sarebbe diventato un pianeta se l'enorme gravità di Giove non avesse fermato la crescita planetaria nella zona della Fascia di Asteroidi. Abbiamo quindi un fantastico esemplare di un corpo risalente alla formazione stessa dei pianeti nel Sistema Solare! Una delle cose però più intriganti che abbiamo scoperto è che Vesta ha sulla sua superficie molte strutture che non vediamo da nessun'altra parte nel sistema solare. Un'esempio sono questi crateri sopra, alcuni molto chiari e altri pieni di materiale molto più scuro.
 
Il cratere al centro è Laelia, ed è circondato da piccoli crateri molto scuri, in particolare uno che ha dei spettacolari raggi scuri. In cima a destra c'è il più grande cratere Sextilia, che è ricco di materiale molto chiaro, visibile lungo il bordo interno.

 

 

Immagine ravvicinata del cratere Laelia, su Vesta. Il materiale scuri è associato a piccoli crateri grandi meno di 1 km in diametro. Uno di questi, particolarmente spettacolare, presente in basso a destra, ha anche dei grandi raggi intorno. L'immagine ha una risoluzione di circa 68 metri per pixel ed è stata acquisita durante la fase HAMO della missione di Dawn (da 700 km di altezza). Credit: NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA

Un'altro cratere particolare si trova in basso a sinistra, quasi orizzontalmente rispetto a Laelia (nella foto in apertura). Si tratta del cratere Elena, con la sua struttura "a farfalla". Mostra al suo interno sia materiale chiaro che materiale molto scuro. Quest'ultimo si vede sia verso l'interno del cratere che fuori dal suo bordo. Elena ha un diametro di circa 22 km.

La NASA ha annunciato che il 10 Maggio 2012, alle 11 a.m. PDT (2 p.m. EDT) saranno presentate nuove analisi riguardo a questo misterioso corpo e potremmo sentire gli astronomi stessi del team di Dawn mostrare le attuali ipotesi per spiegare questa geologia.

L'evento potrà essere seguito in diretta qui: http://www.nasa.gov/ntv. ma anche qui: http://www.ustream.com/nasajpl2

http://www.jpl.nasa.gov/news/news.cfm?release=2012-126

http://photojournal.jpl.nasa.gov/target/Other?subselect=Mission%3ADawn%3A

http://www.link2universe.net/

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7 maggio 2012 1 07 /05 /maggio /2012 22:10

 

 

 

 

Il Hubble Space Telescope ha osservato il Cratere Tycho sulla Luna per prepararsi alle speciali osservazioni del transito di Venere che averà a Giugno 2012. Credit: NASA/ESA/D. Ehrenreich (Istituto di Planetologia ed Astrofisica di Grenoble)/CNRS/Università Joseph Fourier


Questo che vedete sopra è il gigantesco Cratere Tycho, sulla Luna. Si tratta di uno dei più spettacolari crateri presenti sulla Luna, ed è qui visto dal telescopio Hubble. Gli scienziati però non hanno puntato il telescopio spaziale verso Tycho per studiare il cratere ma per prepararsi ad osservare il transito di Venere davanti al Sole, tra il 5 ed il 6 Giugno! In questo momento potrebbe sembrarvi una cosa senza senso, ma prometto che verso la fine dell'articolo tutto sarà più comprensibile.
 
Il fatto è che Hubble non può essere puntato direttamente verso il Sole, le sue ottiche sono pensate per tutt'altro tipo di o

 

 

sservazioni, e puntarlo verso il Sole lo rovinerebbe. Così, gli astronomi hanno in mente di usare un geniale trucco per osservare comunque il transito di Venere. Guarderanno la Luna, usandola come un gigantesco specchio per catturare quanta più luce solar riflessa e isolare la piccola frazione di luce che passa attraverso l'atmosfera di Venere prima di colpire la Luna.

 

    Impressa in quella piccolissima frazione di luce ci sarà l'impronta della composizione chimica atmosferica del pianeta. Queste osservazioni sembrano pazzesche ma sono già state fatte nel caso di pianeti giganti in orbita intorno ad altre stelle, osservando però direttamente la luce della loro stella mentre passa attraverso l'atmosfera. Nel caso del transito di Venere, gli astronomi sanno già la composizione della sua atmosfera, quindi a cosa serve questa tecnica?

 

Schema che mostra come Hubble osserverà la luce del Sole, che passa attraverso l'atmosfera di Venere, e viene riflessa dalla superficie della Luna. Credit: NASA/STScl/Hubble

 

 

Servirà appunto per sviluppare modelli ed algoritmi migliori su come funzionano simili osservazioni spettroscopiche così che quando troveremmo altri pianeti nella giusta posizione davanti alle loro lontane stelle, potremmo cercare di capire come sono composte le loro atmosfere.

 

 

Quando un giorno riusciremmo a trovare un pianeta simile alla Terra in un'orbita abitabile intorno alla sua stella, per poter capire se ci sono o meno segni di vita, dovremmo cercare di analizzare la sua atmosfera e cercare di determinare com'è composta. Se per esempio è non in equilibrio, con magari grandi quantità di metano in un'atmosfera ricca di ossigeno (come sulla Terra), può essere un'indizio forte riguardo a esseri viventi basati sul carbonio che stanno rilasciando metano, come quelli terrestri. Per riuscire a fare questo, dobbiamo però diventare più bravi ad analizzare le atmosfere dei corpi celesti da molto molto lontano, basandoci su molto poco. E questa prova di analisi usando la luce riflessa sulla Luna sarà un grande test per molti modelli.

http://hubblesite.org/newscenter/archive/releases/solar-system/venus/2012/22/

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3 maggio 2012 4 03 /05 /maggio /2012 22:06

Il vento sulla Terra. Immagine d'archivio

Il vento, amico di tutti noi quando spira a regime di brezza nelle calde giornate estive o terribile nemico nelle tempeste più forti, non è una caratteristica relegata solo al nostro pianeta. Due caratteristiche uniche della Terra sono la presenza di oceani di acqua e l’esistenza di grandi quantità di ossigeno libero nell’atmosfera. Agendo come immensi serbatoi di calore, gli oceani attenuano le variazioni generali di temperatura, e vi è un continuo scambio di energia fra gli oceani e l’atmosfera, nella quale le nuvole giocano un ruolo importante per la distribuzione di vapore acqueo. Creati dai movimenti atmosferici, i sistemi di nubi di grandi dimensioni rispecchiano gli spostamenti di masse d’aria. Ora cerchiamo di capire cosa accade su altri mondi. La dinamica che crea il vento è la stessa? Su Venere ad esempio, i venti sulla superficie sono deboli (pochi km/h), ma nella fitta coltre di nubi accelerano bruscamente fino a circa 400 Km/h. Le nubi più alte fanno il giro del pianeta in un periodo di circa 4 giorni e questa rapida rotazione (60 volte più veloce della stessa rotazione planetaria), combinata con il flusso d’aria d’alta quota dall’equatore verso i poli, produce delle formazioni caratteristiche a Y e C di nubi e ‘collari’ polari. Su Marte le grandi differenze di temperatura tra l’equatore ed i poli marziani creano una potente circolazione atmosferica. In entrambi gli emisferi i contrasti si attenuano in estate (quando il polo è inclinato verso il Sole) e aumentano in inverno. In primavera le elevate differenze di temperatura ai confini della calotta polare in ritiro possono produrre venti particolarmente forti, che sollevano grandi quantità di polvere molto in alto nell’atmosfera. La polvere assorbe così la luce solare, mentre l’atmosfera si riscalda, e ciò a sua volta accelera i venti che sollevano quantità notevoli di polvere. Venti che superano i 300 Km/h e sollevano la polvere che avvolge l’intero pianeta e che non si deposita per mesi (le tremende tempeste di sabbia marziane sono ben visibili anche con piccoli telescopi). E’questa la polvere che regala al cielo di Marte la classica colorazione rossastra.

La grande macchia rossa su Giove

Le zone luminose di Giove sono regioni in cui la convezione spinge verso l’alto aria umida e calda, mentre nelle bande si verifica una discesa di gas freddi e asciutti. Come risultato della rapida rotazione del pianeta, il movimento da N a S dei gas che traboccano dalle zone viene deviato in forti correnti a getto da est ad Ovest, con velocità di circa 400 Km/h, lungo i confini tra fasce e zone. Saturno presenta venti zonali molto più forti di quelli di Giove. La corrente equatoriale, in particolare, soffia alla terribile velocità di 1800 Km/h: quattro o cinque volte superiore all’equivalente gioviano!!! Le correnti sono molto ampie e, curiosamente, non sembrano avere alcun rapporto con i confini tra zone e fasce che sono più indefiniti. La loro caratteristica più notevole, è di essere completamente simmetrici rispetto all’equatore: i venti dell’emisfero meridionale sono un’immagine speculare di quelli del Nord. Tutte queste correnti, vortici e macchie in interazione presenti in modo violento nell’atmosfera di Saturno, testimoniano la presenza delle correnti convettive che salgono dall’interno di questo mondo affascinante. Un po’ meno violenti, ma pur sempre devastanti, risultano i venti su Urano, altro gigante gassoso del nostro Sistema Solare. E’ stato appurato che i venti sul grande pianeta possono raggiungere i 900 Km/h. I venti su Nettuno sembrano variare da circa 72 Km/h, sino agli 846 Km/h, con punte di 2160 Km/h. Sulla cima delle nubi, i venti predominanti variano in velocità dai 1440 Km/h lungo l’equatore ai 900 Km/h sui poli. Molti dei venti di Nettuno si muovono in direzione opposta rispetto alla rotazione del pianeta. Abbiamo dimostrato come il vento non sia un fenomeno meteorologico presente soltanto sul nostro amato pianeta, e come i pianeti del Sistema Solare ospitino vere e proprie tempeste inimmaginabili sulla Terra. Ma non sarà facile al prossimo uragano terrestre, immaginare di essere più fortunati di altri mondi…!

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2 maggio 2012 3 02 /05 /maggio /2012 21:52

Credit: NASA, S. Gezari (The Johns Hopkins University, Baltimore, Md.), A. Rest (Space Telescope Science Institute, Baltimore, Md.), and R. Chornock (Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, Cambridge, Ma.)

L’esistenza di un enorme buco nero, due milioni di volte piu’ grande del Sole, e’ stata rivelata dal ”grido” della stella che stava per essere ingoiata: le potenti radiazioni emesse dalla stella hanno permesso di localizzare la presenza di un colosso del cosmo che finora era sfuggito ai telescopi. La scoperta, pubblicata su Nature, si deve al gruppo coordinato da Suvi Gezari, dell’Universita’ Johns Hopkins di Baltimora. L’analisi di questo imponente fenomeno spaziale ha consentito di ottenere informazioni sulla stella in balia del buco nero, ovvero la sua massa, il tipo di stella e in quanto tempo e’ stata assorbita.

I buchi neri sono gli unici oggetti celesti che non possono essere studiati direttamente in alcun modo, dato che non emettono radiazione di nessun tipo. Solo le nostre conoscenze di fisica e matematica ci permettono di immaginare come sono fatti. La loro esistenza, infatti, è prevista dalla teoria della Relatività generale di Einstein.

 Nel corso delle osservazioni i ricercatori hanno rilevato una forte e luminosa emissione di raggi X, proveniente dal nucleo di una galassia inattiva. Il bagliore di questa radiazione proveniva dai resti di una stella lacerata ed attratta dalla potenza di un gigantesco buco nero, ossia da un corpo con un’eccezionale attrazione gravitazionale e al quale nemmeno la luce puo’ resistere. Un primo brillamento era stato notato nel maggio 2010, grazie alle immagini fornite dal telescopio a infrarossi dello Sky Survey del Regno Unito e dal Galaxy Evolution Explorer (GALEX) della Nasa.

 

 E’ stato poi registrato un picco di energia in luglio, seguito da un calo d’intensita’ nel settembre dello stesso anno. L’analisi della curva di luce ha permesso agli scienziati di calcolare i tempi in cui e’ avvenuto questo evento con una precisione che puo’ variare al massimo nell’arco di due giorni. Inoltre, in base ad una scansione spettroscopica sui resti della stella, e’ stato possibile capire la composizione del suo nucleo, composto principalmente da elio. Oltre a permettere di realizzare un modello della massa e del raggio della stella disintegrata, i dati hanno consentito di calcolare la massa del buco nero, pari a circa due milioni di masse solari, e di individuarne la posizione. Le esplosioni di radiazioni causate dall’assorbimento delle stelle fungono da marcatori di questi enormi buchi neri, regioni invisibili dello spazio dove la materia sprofonda su se stessa. Corpi celesti che altrimenti resterebbero in posizioni sconosciute nel cuore di lontane galassie. Tuttavia questi eventi sono molto rari da osservare e nella maggior parte dei casi e’ possibile captarne soltanto le fasi conclusive. Una condizione, questa, che ostacola la possibilita’ di ricavare dati piu’ precisi sui tempi in cui accadono questi eventi e sulle caratteristiche delle stelle coinvolte.

 

 

http://www.meteoweb.eu/2012/05/grido-di-una-stella-smaschera-enorme-buco-nero/132259/

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1 maggio 2012 2 01 /05 /maggio /2012 22:00

Illustrazione artistica di una nana bruna simile a J1047+21. Credit: R. Hurt/NASA


Un gruppo di astronomi della Penn State University, usando Arecibo, il più grande radio-telescopio al mondo, ha scoperto dei spettacolari lampi di emissioni radio provenienti da una piccola nana bruna, con temperature da record, tanto da essere solo poco più calda di Giove. Per essere un oggetto sub-stellare, la sua temperatura è davvero incredibilmente bassa!
Il team di astronomi è stato guidato da Alex Wolszczan e fa parte del Centro per gli Esopianeti e Mondi Abitabili, del Dipartimento di Astronomia e Astrofisica della Penn State University. Alex Wolszczan ha anche un'altra fama particolare: è stato il primo a scoprire pianeti fuori dal nostro sistema solare.
 
Gli astronomi hanno usato il gigantesco telescopio da 305 metri in diametro per cercare segnali radio provenienti da una classe di oggetti conosciuti come nane brune. Questi oggetti sono quasi stelle, molto piccole, che rappresentano la fase di tramite tra i pianeti molto massicci, come Giove e più, e le stelle vere e proprie, che hanno processi di fusione al loro interno. Le nane brune non sono proprio stelle perché non hanno una fusione in atto, ma non sono neanche pianeti, perché non hanno nessuno dei comportamenti dei pianeti, ma una struttura e superficie molto più simile a quella delle stelle.

 

La grande scoperta fatta dagli astronomi, che hanno trovato questa singolare nana bruna chiamata J1047+21, a 33.6 anni luce da noi nella direzione della Costellazione del Leone, potrà aumentare le possibilità di trovare vita altrove nell'universo.

Matthew Route, studente laureato alla Penn State e primo autore della pubblicazione, ha spiegato che "Questo oggetto è la nana bruna più fredda che abbiamo mai rilevato che emette onde radio, ha una temperatura che è metà di quella che precedentemente era la più fredda, cioè è solo 5 volte più calda di Giove."

 

L'immagine è un'illustrazione artistica delle relative dimensioni e colori di vari oggetti.

In ordine: Il Sole, una nana rossa (classe-M), una nana bruna più calda (classe-L) e una nana bruna più fredda (classe-T),

 simile a J1047+21. Infine, Giove. Credit: NASA/IPAC/R. Hurt (SSC)

Questa nuova sorgente radio è molto più piccola e fredda del nostro Sole, e per molti versi più simile a Giove. E' molto scarsamente visibile in luce ottica, ma i suoi fortissimi lampi radio sono stati osservati da Arecibo che mostra come sia in possesso di un campo magnetico intensissimo, e questo implica che potrebbe essere una caratteristica comune anche ad altri simili oggetti.

Wolszczan, professore di astronomia e astrofisica, ha dichiarato che: "Si tratta di un risultato davvero eccitante. Speriamo che in futuro potremmo trovare anche nane brune più fredde e forse anche pianeti giganti intorno ad altre stelle."
Quello a cui si riferisce è la possibilità di trovare altri pianeti cercando segnali radio causati dai loro intensi campi magnetici. Questa possibilità ha grandi implicazioni per la scoperta di vita altrove nella Via Lattea. "Il campo magnetico della Terra protegge la sua superficie dalle dannose particelle del vento solare." Ma se guardiamo nel nostro sistema solare, dei pianeti terrestri, solo la Terra e Mercurio hanno un campo magnetico attivo e soltanto la Terra ne ha uno in grado di proteggere la propria atmosfera e superficie. "Riuscire a capire se i campi magnetici planetari sono una cosa comune o meno nella galassia ci aiuterà a comprendere meglio le possibilità di trovare vita simile alla nostra fuori dal Sistema Solare."

La scoperta di segnali radio provenienti da J1047+21 apre un nuovo mondo di possibilità per aiutare gli astronomi a studiare le atmosfere e la struttura interna di questi piccoli e lontani corpi, usando segnali radio come strumento. Data la temperatura bassa di questa nana bruna, la sua atmosfera è probabilmente composta da gas neutri. I segnali radio trovati sono compatibili con la loro presenza. Quindi, l'energia per alimentare questi segnali è probabilmente proveniente dai campi magnetici nelle profondità della stella. Monitorando questi lampi radio provenienti dalla J1047+21, gli astronomi saranno in grado di stabilire quando è stabile il suo campo magnetico nel tempo, e, in base alla durata dei lampi, potranno stabilire quanto è grande il corpo che lo emette.
Questi primi risultati sono stati pubblicati nell'edizione di Marzo della Letters Section dell'Astrophysical Journal.

http://science.psu.edu/news-and-events/2012-news/Wolszczan4-2012

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30 aprile 2012 1 30 /04 /aprile /2012 21:51

Per chi segue con dedizione il cielo stellato e la sua magnificenza, si avvicina sempre di piu' l'allineamento che a breve ormai avra' tutto il suo splendore, per cui, maggio sarà un mese  estremamente interessante per tutti coloro  che vogliono ammirare il  cielo notturno. : l'unico problema che abbiamo e' legato proprio al meteo che sembra non voler dare molto spazio alle stelle.Cosa avremo quindi nel mese di maggio di tanto particolare?

PIANETI DELLA SERA

Venere fa la sua discesa verso l'orizzonte occidentale subito dopo il tramonto.Si può scorgere con un telescopio. A tarda sera, Saturno e Marteinvece faranno la loro entrata nel cielo australe. Potrete vederli muoversi in occidente con il progredire della notte.

Costellazioni e oggetti del cielo profondo

 

 

 

 

 

Spettacolare Sombrero Galaxy

 

Cani da Caccia rappresentano i cani da caccia degli dèi.

La stella più luminosa in Cani da Caccia è Cor Caroli, il Cuore di Carlo, prende il nome da Carlo 1 d'Inghilterra.

 

Costellazione della Vergine

 

M51, in Cani da Caccia, è conosciuta  come il Galaxy Whirlpool. Si tratta di una delle più belle sulla faccia spirali nel cielo.

Astronomia date da ricordare maggio

6 Mag 2012 - Pioggia di Meteore Aquaridi.

Se si guarda a est-sud-est poco prima dell'alba è possibile vedere questo sciame meteoritico delle  Aquaridi.

Il risultato di cio' parte dalle particelle di polvere che sono state rilasciate dalla cometa di Halley in una eruzione come si avvicinava al Sole circa 4000 anni fa.

Questo sciame benché possieda uno ZHR vicino a 60 è composto da diverse grandi meteoriti ed è anche molto veloce (66 Km/s), si è quindi sperato di poter riprendere qualche bagliore.Quest’anno le Eta Aquaridi hanno colpito il lembo occidentale illuminato della luna e l’area ottimale per osservare il fenomeno andava dal meridiano centrale al terminatore anche se la fase (tra i due e gli otto giorni) offriva un’area oscura molto più vasta dove sarebbero potuti comunque verificarsi dei flash.

05-06 maggio, 2012 - piu 'vicina e più brillante luna piena per 100 anni!

Alle 1 del mattino del 6 maggio, i transiti della  luna piena (si trova verso sud)  in quel momento la sua distanza dal centro della Terra sarà 356954 km. Questa è la Luna Piena più vicina alla Terra dal gennaio 1912. Sarà così  più grande in cielo che in qualsiasi momento da allora.L’orbita lunare descrive un percorso che presenta un punto di Apogeo e uno di Perigeo i quali sono rispettivamente la massima e la minima «distanza dalla Terra».
Quando la Luna si trova nel punto di «Perigeo» essa ci appare nel cielo più nitida ed estesa a causa della sua vicinanza. Viceversa nel momento di «Apogeo». La sua influenza sulla Terra è direttamente proporzionale alla distanza da essa.
  



 

20 Maggio 2012 - Saturno e le sue lune.

Il 20 aprile senza luna nel cielo e un telescopio di dimensioni ragionevoli c'è un bel gruppo dei satelliti di Saturno potra'  essere visto in tarda serata. Anche il più piccolo dei telescopi mostrera' la nona magnitudine di Titano.Saturno ha 31 lune note – più di ogni altro pianeta del sistema solare ad eccezione di Giove. Una di essi, Titano, è di dimensioni planetarie, ma gli altri sono molto più piccoli. La maggior parte di queste lune sono ghiacciate e coperte da numerosi crateri rotondi di differenti dimensioni. Questi sono stati scavati dall'impatto di comete e meteoriti rocciosi.



Dopo il tramonto il 22, è possibile, dato un orizzonte basso occidentale e cieli limpidi, in grado di individuare Venere di magnitudine -4,5 sopra una sottile falce di luna. E ' cosi' raro che si sarà in grado di vedere due lamette  sottili in una sola volta! Cercate la  "luce cinerea" che illumina il "lato oscuro" della Luna - spesso chiamato la "Luna vecchia tra le braccia della Luna nuova".

Non dimenticare di osservare Saturno nel cielo serale!

Saturno è nel cielo meridionale, durante la serata. Si trova nella costellazione della Vergine nei pressi della sua luminosa stella Spica.

Gli anelli sono ora ~~~V 13 gradi dalla linea del sito e quindi Saturno apparira'  più luminoso per un paio d'anni, ma non sarà piu' cosi' fino al 2018.

Si tratta di uno degli oggetti più belli nel cielo e anche se non vedrete mai tutti i dettagli che viene mostrato nelle immagini di Cassini, la prima vista di Saturno e dei suoi anelli non sarà mai dimenticato.

 

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30 aprile 2012 1 30 /04 /aprile /2012 21:44


Grazie all'analisi di immagini satellitari, lo studente laureato Andrew Ryan, ha annunciato in un articolo pubblicato il 27 aprile 2012 su Science, la scoperta di misteriose spirali sulla superficie di Marte.

"Ero interessato ai famosi canali di deflusso di Marte ed ero particolarmente affascinato dalle Athabasca Valles e Cerberus Palus, entrambi parte della regione Elysium", spiega Ryan, che è al suo primo anno come studente laureato nella Scuola ASU della Terra e per l'esplorazione dello spazio, parte del College of Liberal Arts and Sciences. Philip Christensen, docente di Scienze Geologiche Regents dell'ASU, è il secondo autore del documento. "Athabasca Valles ha una storia molto interessante," dice Ryan. "C'è una vasta letteratura sulla zona, grazie alla presenza di una variegata combinazione di caratteristiche apparentemente fluviali e vulcaniche". Tra le caratteristiche vi sono lastre di grandi dimensioni che ricordano i banchi di ghiccio rotti nel Mar Glaciale Artico sulla Terra. In passato, alcuni scienziati hanno sostenuto che le piastre della Elysium fossero infatti di ghiaccio d'acqua.

Tale possibilità spinse Ryan a studiare l'area. "Il mio obiettivo iniziale," dice, "era quello di modellare le temperature notturne a raggi infrarossi delle piastre. Poi sono rimasto affascinato dal terreno compreso tra le piastre ed i modelli poligonali presenti". Questo lo portò a guardare da vicino ogni immagine disponibile della regione.
"Ho esaminato probabilmente 100 immagini fatte da HiRISE della zona", dice, riferendosi alla macchina da presa ad alta risoluzione montata sul Mars Reconnaissance Orbiter. Inoltre egli ha studiato attentamente le immagini a infrarossi diurne e notturne provenienti dal sistema del Thermal Emission Imaging (THEMIS), la fotocamera dell'orbiter Mars Odyssey. (Christensen è ricercatore principale THEMIS) e le immagini scattate con la fotocamera Context (CTX) montata sul Mars Reconnaissance Orbiter, l'High Resolution Stereo Camera (HRSC) sul Mars Express, e la Mars Orbiter Camera (MOC) sul Mars Global Surveyor.

"Una sera," Ryan racconta: "Stavo facendo un secondo passaggio sulle immagini di HiRISE, quando ho notato degli strani motivi a spirale in un'immagine in prossimità del margine meridionale della Palus Cerberus. In realtà all'inizio le avevo quasi trascurate, pensando che non potessero essere molto utili, essendo lontane dalla zona studio posta più a nord. Le bobine si possono osservare in pieno nell'alta risoluzione delle immagini di HiRISE. Esse tendono inoltre ad integrarsi con il resto del terreno grigio, cioè, per cui era necessario aumentare un pó il contrasto".

"Trovo sorprendente che queste strutture siano state trascurate in passato".

Sulla Terra, le bobine di lava si trovano sulla Big Island delle Hawaii. Sono stati riscontrati anche in colate laviche sottomarine nei pressi della Rift Galapagos sul pavimento dell'Oceano Pacifico. Come Ryan spiega: "Le bobine si formano sui flussi dove c'è uno sforzo di taglio. Scorrono una accanto all'altra a velocità diverse o in direzioni differenti sui pezzi di crosta di lava plastico staccandosi e fisicamente arrotolandosi, o su rughe sottile di crosta lavica che si arrotola attorno". Allo stesso modo, egli nota che gli scienziati hanno documentato la formazione simile di pezzi di crosta oceanica medio-dorsale. "Poiché la superficie dei laghi di lava attivi, come quelli sulle Hawaii, può modellare la crosta, è ipotizzabile che le bobine di lava si possano essere formate anche su Marte in modo simile, ma in scala più piccola".


Le dimensioni delle bobine marziane sono state una vera sorpresa: "Su Marte la bobina di lava più grande ha circa 30 metri di diametro, più grande rispetto a qualsiasi bobina di lava conosciuta sulla Terra," dice. Lo studio di Ryan e Christensen ha inventariato circa 200 bobine di lava nella regione Cerberus Palus. Guardando al futuro, Ryan dice: "Tali bobine possono essere presenti in altre province marziane vulcaniche o in canali di deflusso ammantate dalle caratteristiche vulcaniche. Mi aspetto che che ne troveremo un bel pó di più in Elysium, quando la copertura delle immagini di HiRISE crescerà nel tempo."

E se fossero artificiali?
Quando ho letto e tradotto questo articolo per NPR, sono rimasto molto colpito e ho deciso di approfondire l'argomento. La spirale, è un simbolo molto noto nella cultura preistorica umana, essendo stato utilizzato dagli uomini di ogni continente.
Non è mia abitudine insinuare che su Marte ci siano stati esseri intelligenti capaci di scolpire il terreno per glorificare gli dei, come probabilmente fecero i Nacza in Perù:



In basso spirale scolpita su pietra a Cabeceras de Izcagua, La Palma, nelle isole Canarie.



Oppure queste spirali presenti nella location australiana di Alice Springs, Northern Territory, Australia (-23° 46' 39.00", +133° 52' 38.00").



Spirali artificiali di grandi dimensioni per la vista unicamente aerea, sono presenti in tutti i continenti e fanno parte della cultura antica dell'uomo.

La spirale è anche un simbolo fortemente cosmico. Basta pensare alle galassie a spirale che popolano il vicino Universo. Tuttavia è anche un simbolo che si produce autonomamente in natura. Molti molluschi sviluppano gli esoscheletri a spirale e i fluidi subiscono spesso la gravità a spirale.


Foto Di Apertura:
Questa immagine mostra le colate laviche a spirale nella regione chiamata Cerberus Palus. (Credit: NASA/JPL-Caltech/UA)

Traduzione E Considerazioni A Cura Di Arthur McPaul

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